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Autore: Avery Silver    09/02/2014    7 recensioni
Questo è un one shot diviso in tre capitoli, dedicato a tutte quelle che vogliono arrivare dritte al punto e invece sono costrette a seguire una storia intera.
I capotoli sono divisi in:
• Dubbi e verità. ( l'inizio.)
• Chiarimenti e dritti al punto ( sesso )
• Il dopo. ( dopo sesso. )
È ambientata alla festa di Halloween, solo che l'ho ritoccato un pochino…

va bene l'ho cambiato completamente XD
Ho messo il ratings arancione ma vi avverto che in realtà dovrebbe essere rosso.
L'ho creato anche perché ho visto che non è stato pubblicato niente del genere.
Baci dalla vostra Katy =*
Genere: Erotico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie '🔥 Midnight Sun, the lightning ⚡ shadow ⚫️⚪️ '
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Who are they now?


AVVERTENZA STRAIMPORTANTE, NON IGNORATELA!
Sommario delle canzoni:
• The monster di Rihanna feat. Eminem
• Man down di Rihanna.
• Morning keep the streets empty for me dei Fever Ray
• Everybody wants the rule the world di Lorde
• Applause di Lady Gaga
A che cosa serve? Beh… lo scoprirete! XD



Mi appoggiai al muro, cercando di riprendere fiato.
Il petto si alzava e abbassava violentemente, il cuore mi pulsava con forza nel petto.
“ I'm friends with the monster. That's under my bed.” cantava Rihanna.
La mia anima sembrava voler uscire dal corpo, i muscoli piacevolmente doloranti ma rilassati, la pelle era tesa e imperlata di sudore fresco.
“ Get along with the voices inside of my head.”
La musica rimbombava dentro di me, scuotendo la mia anima e facendomi muovere il corpo quasi involontariamente.
“ You're trying to save me. Stop holding your breath. ”
Sentivo il mio respiro, spezzato e ansimante.
“ And you think i'm crazy! And you think i'm crazy! ”
Il mio sguardo vagava, cercando di riconoscere Uriè in mezzo a quelle pecore travestite da lupi, percorrevo la sala con gli occhi, tranquillamente. Una cinquantina di terreni si dimenavano e si spingevano a vicenda, ballando al ritmo della musica.
“ Well, that's no fair! ” 
Avevo quasi rinunciato a trovarla, in mezzo a quel pandemonio, quando il mio cuore si fermò. 
Completamente zittito.
Sentivo solo il battito della musica nella cassa toracica.
La luce della luna filtrava dalle leggere tende bianche e nere che incorniciavano i finestroni che componevano la parete. Uno era aperto e appoggiato al bordo, contro una colonna di marmo, c'era il corpo snello e atletico, la luce della luna impreziosiva il colore degli zigomi alti e le labbra… di Sulfus.
Kabalè non c'era e onestamente non mi interessava nemmeno dove fosse.
“ Well, that's no fair! ” ripeté Rihanna, finendo la canzone.
Sulfus mi fissava in un modo che mi fece quasi abbassare la testa, ma nessuno dei due distolse lo sguardo. 
 Un fuoco si accese dentro di me, bruciando in un emozione unica… travolgente, inconfondibile.
« Raf! » mi chiamò una voce che conoscevo da una vita, ma non volevo interrompere quel contatto, quell'emozione che si era creata fra di noi.
« Raf ti ho cercato dappertutto! » disse Nathan ridendo, malfermo sulle gambe.
« Mi ero solo fermata un'attimo per riposare… » sussurrai, muovendo appena le labbra. La musica si era zittita e quindi mi permisi il lusso di parlare a bassa voce.
Sulfus si stava infilando una sigaretta fra le labbra, facendo brillare la punta di un brillante rosso-aranciato. Spostò lo sguardo su Nathan che si stava appoggiando al muro, incrociando una gamba sull'altra, di fianco a me.
Soffiò una nuvoletta di fumo dalla bocca, socchiudendola appena.
« Pronto! Che cosa guardi? » chiese Nathan, cercando di seguire il mio sguardo.
Io abbassai la testa, imbarazzata.
« N-niente! Ero… ero solo soprappensiero! » balbettai nervosamente, spingendolo un po' sul petto, cercando di attirare la sua attenzione su di me.
« Ahahah! Calma calma! » rise lui alzando le mani con aria innocente.
« Sono calma. » sbottai ricomponendomi. Un'altra musica aveva iniziato a vibrare nell'aria.
« Uriè sta dando i numeri perché non riesce a trovarti, dovresti andarla a cercare! » mi gridò per farsi sentire da sopra la musica sparata a manetta.
« Cos'è successo? » chiesi, allarmata.
Lui scosse la testa, passandosi una mano tra i folti capelli castano chiaro.
Non lo sapeva nemmeno lui.
Io annuii per fargli capire che avevo afferrato, lui mi sorrise in risposta e mi diede un buffetto sulla guancia. Fece per allontanarsi ma io lo artigliai per un braccio e mi avvicinai al suo orecchio, per farmi sentire.
« Dov'era l'ultima volta che l'hai vista? » dissi, alzando la voce di quel tanto che bastava.
« Era vicino ai finestroni, accanto al tavolo delle bibite in cucina! » rispose, biascicando. 
Doveva aver bevuto… e neanche poco per di più.
« Non ti muovere di qui, io vado a cercarla. » dissi e gli diedi un bacio sulla guancia. Lui scosse la testa per schiarirsi le idee poi mi sorrise e annuì, unendosi ai Terreni che ballavano come degli assatanati.
“ Cause I didn't mean to hurt him. Coulda been sombadies son! ” cantavano in coro.
Questa casa era enorme, non sarebbe stato facile trovare la cucina.
Mi allontanai e percorsi la parete fatta di finestroni, per evitare di essere travolta. 
“ And i took is heart when. I pulled up that gun. Rum pum pum pum, Rum pum pum pum. Man down! ”
Alla fine, attaccata alla parete, trovai una scala larghissima, bianca e nera come i tasti di un pianoforte. Salii e mi ritrovai davanti a due corridoi, uno con il pavimento di marmo bianco, luminosissimo e uno con un pavimento di ossidiana nera, illuminato solo da candele. 
E adesso quale prendo? 
Nero o bianco? Luce o ombra?
Già… una domanda che mi faccio da una vita intera da qui a questa parte.
Alzai leggermente il mento e feci forse la scelta più istintiva e stupida di tutta la mia vita, corsi nel corridoio d'ossidiana, i piedi mi facevano male a causa dei tacchi altissimi che Dolce e Uriè si erano ostinate a farmi mettere. Una decina di porte incominciarono a comparire qua e là, nessuna mi sembrava una cucina ma le aprii lo stesso socchiudendole leggermente per poi richiuderle con cautela.
Fino ad ora scoprii che ci sono circa quattro camere da letto, due piscine una normale e l'altra con l'idromassaggio, due bagni giganteschi e una stanza strapiena di tele, colori e dipinti in cui il colore prevalente era il nero. 
“ Oh why? Oh why? Oh mama mama mama. I just shot a man down! In central station! ” finì la canzone.
La musica era così alta che si sentiva addirittura da qui. 
Wow, erano già passati tre minuti?
Il corridoio finiva in un grandissimo terrazzo che dava su un precipizio, sentivo il suono cristallino delle onde infrangersi contro gli scogli quindi immaginai che sotto ci fosse il mare. 
Mi avvicinai e mi sporsi sul parapetto alto fino alla vita, fatto di onice con filigrane dorate e impreziosito da gemme di ametista e rubino.
Era una sensazione stupenda…
Mi sembrava di essere sospesa in aria e allo stesso tempo toccassi il mare e la luna con le dita. Il vento mi accarezzava gentilmente i capelli sciolti sulla schiena, il peso dei nastri e delle gemme mi dava un po' fastidio ma non potevo togliermeli ora. 
Avevo raccolto le ciocche davanti, compresa la ciocca rossa, in due treccine che partivano dalle tempie e si univano sulla nuca, lasciandoli poi liberi e ondulati, decorati con nastri neri e gemme di tutte le tonalità di blu e azzurro. Certo… neanche il vestito era comodo. 
O meglio, era troppo leggero per tenermi al caldo.
Per creare il top avevo usato un foulard celeste che sui bordi diventava blu scuro, l'avevo avvolto intorno alla vita e avevo legato le due estremità dietro il collo, incrociandole prima, per coprirmi i seni. Sotto poi avevo dei pantaloncini formati da tanti strati di tessuto trasparente blu notte, come le estremità della mia sciarpa, e sopra all'altezza della vita erano cucite tre strisce vaporose di seta trasparente, nere con dei riflessi argentei intonate ai nastri che avevo tra i capelli, per ciascuna gamba. Ai piedi portavo dei tacchi con tanti cinturini blu notte con i ganci argentati, mi ero truccata con ombretto argentato, azzurro e blu, con un filo di matita nera, mascara e filigrane di glitter argentati che si estendevano fino alle tempie in intricati riccioli fantasiosi.

« Sei molto lontana dal tuo territorio, Angelo. » mormorò una voce dietro di me.
Sussultai spaventata e mi voltai di scatto.
Sulfus stava appoggiato al muretto, le mani in tasca e la testa lievemente inclinata. Gli occhi coperti da una ciocca morbida e ondulata di capelli corvini.
« P-perché? Siamo in forma terrena no? Non abbiamo “territori”. » balbettai presa alla sprovvista e francamente un po' offesa.
Lui non replicò, mi guardò e basta. 
Mi sentivo a disagio, come se fossi nuda davanti a lui. Lui alla fine distolse lo sguardo e fissò la luna. Giù avevano messo un'altra canzone, però questa era più lenta e sensuale… intima. Un ritmo che pulsava nell'aria come il battito del mio cuore.
“ Memory comes when memory's old ” cantava una voce di donna. Ed io tradussi in simultanea “ I ricordi ritornano quando si è ormai vecchi. ”
 “ I am never the first to know. Io non sono mai la prima a sapere le cose.  ”
Mi avvicinai un po' a Sulfus e lui non mi degnò di un'occhiata.
“ Following the stream up North. Inseguendo la corrente, verso nord. ” 
Appoggiai l'osso sacro sul muretto, in modo che dessi le spalle al mare, e alzai lo sguardo verso le stelle. 
“ Where do people like us float? Dove fluttuano le persone come noi? ”
Già… dove vanno le persone come noi…?
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla canzone.
« There is room in my lap. » cantai bisbigliando. “ C'è spazio nel mio grembo. ”
« For bruises, assess, handclaps. » continuai sussurrando. Lasciando scivolare le parole sulla lingua. “ Per lividi, stime e applausi. ”  tradussi mentalmente.
« I will never disappear... » “ Non scomparirò mai. ”
« … for forever, I'll be here. » “ Per sempre sarò qui. ” dissi arrossendo leggermente quando realizzai il significato di quel che avevo detto.
« Whispering. » “ sussurrando ”  cantò debolmente lui, facendomi riaprire gli occhi istintivamente, ma ero troppo imbarazzata per guardarlo quindi abbassai la testa.
« Morning, keep the streets empty… for me. » “ Mattino, lascia le strade vuote per me. ” cantò con tono più deciso. 
« Morning, keep the streets empty for me. » ripeté. Mi raddrizzai e alzai la testa. 
Mi stava parlando…
Stava comunicando attraverso la musica.
« I'm laying down, eating snow. » “ Ho imparato a non mangiare la neve. ” risposi, guardandolo di sottecchi. Lui mi guardava  con un'espressione indecifrabile, un misto tra curiosità e dolore.
« My fur is hot, my tongue is cold. » “ Il mio pelo è caldo, la mia lingua è fredda. ” ma la vera traduzione era nei suoi occhi: fuori sono caldo, ma dentro ho il gelo.
« On a bed of spider web. » “ Su un letto di ragnatele. ” continuai arrossendo.
« I think of how to change myself. » “ Penso a come cambiare me stesso. ” una nota di dolore vibrò nella sua voce.
« A lot of hope in a one man tent. » “ C'è molta speranza nella tenda di un uomo. ” risposi girandomi. 
« There's no room for innocence. » “ non c'è spazio per l'innocenza” scosse la testa lui.
« Take me home before the storm. » “ Allora portami a casa prima della tempesta. ” mi avvicinai e lo guardai negli occhi. In quegli occhi ocra e dorati come il miele. 
« Velvet mites will keep us warm. » “ Gli acari vellutati ci terranno al caldo. ” lui sollevò la mano, indeciso e con una domanda negli occhi. Io lo fissai con curiosità ma non dissi e non feci nulla. Aveva iniziato lui. E adesso lui finiva.
« Whispering. » cantò e mi accarezzò la guancia con il dorso della mano, prendendo la scossa. Ma non era per via del Veto, no…
Questa era una scossa calda, che mi percorreva tutto il corpo e che si concentrava in fondo alla pancia, in uno sfarfallio caldo.
Chiamatela pazzia, ma riuscii a sentire il momento esatto in cui la nostra pelle entrò in contatto.
« Morning, keep the streets empty… for me. » sussurrai chiudendo gli occhi. Il mio stomaco era completamente chiuso ma il calore della sua pelle mi infondeva sicurezza.
« Morning, keep the streets empty… for me. » ripetei e lui si unì a me, con mia grande sorpresa, cantando insieme.
Fece scendere la mano sul mio collo, sulla spalla, lungo il braccio. Un suono pulsava nell'aria fredda della notte, Sulfus mi prese la mano e mi attirò a sé, ancorandomi al suo petto. Mi sfuggì un sospiro sorpreso e gli strinsi il braccio.
Lui mi fissava. Le labbra socchiuse, il respiro accelerato. Feci scorrere il palmo della mano lungo il braccio diafano poi sull'avambraccio pieno e muscoloso, esplorai con le dita  le sue spalle forti e decise per poi passare al collo. Era caldissimo, sentivo quasi il sangue che gli scorreva nelle vene, il cuore pulsava forte nell'arteria. Uguale al mio.
Mi stringeva la spalla, le nostre braccia erano unite. Lui mi guardò con una scintilla maliziosa negli occhi e, quando il pulsare ritmico della musica si fece più forte e più ritmica e ipnotica, lui fece un passo avanti così che i nostri corpi si trovassero divisi solo da pochi millimetri. Le mie mani scivolarono involontariamente sul suo petto, all'altezza del cuore e lui rise sommessamente vedendo la mia espressione confusa. Poi capii. 
Voleva ballare? Bene, io ero pronta.
Con un sorriso lo spinsi via e mi allontanai di qualche passo, senza smettere di guardarlo, ora eravamo separati da due o tre metri.
Mi piegai leggermente, appoggiando le mani sulle ginocchia divaricate e lo studiai, la testa inclinata da un lato. Lui mi girò in torno, camminando lentamente, un piede dopo l'altro. Il suo sguardo assomigliava a quello di un cacciatore, o un predatore spietato.
Lo seguii con lo sguardo e quando completò un giro abbassai la testa, nascondendo il viso tra i capelli, e mossi il collo in modo circolare nel tornare eretta e ruotai i fianchi. Iniziai a camminare a ritmo, e ci girammo in torno in un cerchio che si accorciava sempre di più. I suoi occhi incatenarono i miei, i nostri sguardi assunsero la stessa espressione. Ora eravamo predatori che lottavano per non diventare le prede.
Nell'aria aleggiò il suono di un flauto e il ritmo aumentò. Ci avvicinammo, due passi avanti, poi uno indietro e adeguammo il passo al ritmo. La musica aumentò ancora , risuonando nel nostro cuore e nelle nostre anime. Poi tre passi avanti fino a ritrovarci occhi negli occhi, petto contro petto e continuammo a girarci intorno, senza mai  arrivare a toccarci veramente. Non ragionavo sui passi che dovevo fare ma ero totalmente concentrata sui movimenti del suo corpo. Ballavamo entrambi guidati dall'istinto. Finché il suono del flauto si fece più acuto e lì intrecciammo le mani, tenendole sospese.
“ Whispering… morning, keep the street empty… for me. ” cantava ancora una voce dolce e roca.
Lui si mise dietro di me, incrociandomi le braccia sotto al seno. Sentii il suo naso accarezzarmi la giugulare, il calore del suo respiro, in contrasto con l'aria gelida della notte, mi fece rabbrividire di piacere. 
“ … morning keep the streets empty… for me. ”
Gemetti debolmente, il sangue che mi pulsava nelle orecchie, quando lui iniziò a baciarmi il collo. Mi lasciò i polsi e mi accarezzò i fianchi fino ad arrivare alla vita che mi strinse in modo possessivo e mi morse il lobo dell'orecchio.
« Uncover our heads and reveal our souls. » “ Scopri le nostre teste e rivela le nostre anime. ”
 Il calore del suo respiro mi stordì, costringendomi a chiudere gli occhi mentre sentivo le sue labbra muoversi lentamente sussurrando sulla mia pelle. Deglutii, mentre altre calde scosse mi percorrevano il corpo, fermandosi in mezzo alle gambe e stuzzicandomi i seni.
« We… we were hungry before we were born. » “ Eravamo affamati già prima di nascere. ” cantai debolmente.
Lo sentii sorridere sulla mia guancia. Stava vincendo lui e lo sapeva.
“ Uncover our heads and reveal our souls. ” ripeté la cantante.
“ We were hungry before we were born. ” 
No… questa volta volevo essere io, volevo essere io la predatrice.
Mi girai e lo spinsi via, snodando lentamente le nostre braccia incrociate nell'allontanarmi. 
“ Uncover our heads and reveal our souls. ”
Feci due passi indietro e iniziai a girargli intorno. Lui mi seguì con lo sguardo, gli occhi affamati, le labbra socchiuse e il respiro affannato.
“ We were hungry before we were born. ” 
Continuammo a girarci intorno ognuno alla estremità opposta del cerchio, lui cercava di avvicinarsi, scattando di tanto intanto verso di me ma io non lo feci avvicinare e mi allontanavo subito.
La canzone finì e entrambi ci fermammo, io davanti al corridoio che mi aveva portata da lui e lui davanti al parapetto di onice, ametista e rubino. 

« Brava Angelo. » rise sommessamente lui.
Mi imbronciai. 
« Maledetto. » borbottai e lui ghignò tristemente.
« Esatto… ma anche dannato o caduto se preferisci. Ma non avevi rotto con me, Angelo?» chiese abbassando un po' la testa e guardandomi con l'ombra di un sorriso sulle labbra.
Arrossii violentemente e pregai seriamente che lui non se ne accorgesse.
« Si rompe solo quando c'è qualcosa da rompere. » sbuffai. Lui si staccò dal muretto e mi venne più vicino, io non mi mossi ma rimasi in allerta.
« E tra noi non c'è niente. » concluse lui. Sì come no…
« Giusto? » chiese vedendo che non rispondevo.
« Certo… » risposi ma nella mia voce c'era una nota, anzi più di una nota, di indecisione.
Lui si sforzava di non sorridere e questo aumentava la mia confusione.
« Cosa c'è ? » chiesi.
E fece la cosa più inaspettata del mondo.
Scoppiò a ridere. 
E di gusto anche… una risata che nasceva dalla pancia e si diffondeva in tutto il corpo, fino a raggiungere i suoi meravigliosi occhi dorati. Quelle risate erano rare, mi pare che io non l'abbia mai visto ridere così e ciò accentuò ancora di più il mio rossore.
« Ma insomma che vuoi !?! » sbottai di nuovo.
« Calma Angelo, non ti ho ancora detto niente! » protestò lui.
Mi misi le mani sui fianchi e mi imbronciai, abbassando la testa. 
Insomma!
Lui sospirò e cercò la mia mano con la sua.
« Dai non tenermi il broncio… » la sua voce si era ammorbidita e io lo guardai sorpresa ma non alzai la testa, i suoi occhi si erano addolciti e uno sul volto aveva uno sguardo giocoso.
In effetti… questa situazione, da un certo punto di vista, era ironica. Un minuto fa stavamo ballando come due animali in calore e adesso stavamo a dire che non c'era niente fra noi, non mi sorprende che Sulfus si sia messo a ridere.
Un risolino scemo risalì pericolosamente nella mia gola e io mi tappai la bocca con la mano per non farla uscire. Lui trattenne un sorriso, temendo che mi offendessi ancora e allora non ce la feci più e scoppiai a ridere. Ci guardammo per un'attimo e scoppiò a ridere anche lui. Mi faceva male la pancia da quanto ridevo, appoggiai il viso al suo petto e risi più forte lui mi cinse le braccia con le sue. Sentivo il suo petto alzarsi e abbassarsi cercando aria.
« B…basta, n…non riesco… mi… » cercai di dire tra una risata e l'altra.
« Mi fa male… la pancia, non riesco a… resp… a respirare! » mi lamentai.
« E allora… allora smettila. » rise lui, ci guardammo e le risate si fecero ancora più forti.
« Io la smetto… se… se la smetti anche tu! » risi. I nostri petti si alzavano e si abbassavano violentemente.
Respirai a fondo per placare il dolore alla milza, coraggio Raf: respira, inspira, respira e inspira.
Lui mi imitò, dentro fuori dentro fuori dentro… ops.
All'improvviso il mondo cominciò a girare e la vista mi si appannò per poi sparire.
« Oddio che giramento! » sussurrai premendo il viso contro il suo petto.
« Tutto a posto Raf? » mi chiese accarezzandomi i capelli, stando attento ai nastri e alle pietre.
« Sì, sto bene… » mormorai sorridendo. Tirai su la testa, ma lui aveva un'espressione seria. 
« Cosa stiamo facendo…? » sussurrò appoggiando la fronte sulla mia, impedendomi di vederlo bene in viso.
« E dai, non possiamo neanche ridere assieme ora? » 
Lui sorrise.
« Io non mi lamento di certo. » 
Non dissi niente, non mi mossi, non respirai nemmeno.
Sulfus aveva ragione…
Che cosa stavamo facendo?
Mi schiarii la voce e mi divincolai dal suo abbraccio, arrossii leggermente.
« Io devo… devo trovare Uriè. » sussurrai.
Lui annuì ma si avvicinò lo stesso.
Mi cinse la vita con le mani e accostò le labbra al mio orecchio.
« Ti devo parlare. » mi sussurrò.
Deglutii con le guance in fiamme e annuii.
« Però devo trovare Uriè… »
« Parlaci… e dopo ti trovo io… » mormorò lasciandomi andare.
Feci qualche passo indietro, guardandolo negli occhi e infine mi voltai.
Ripercorsi il corridoio d'ossidiana, a un certo punto in una delle camere risuonarono gemiti e il cigolio di un letto. Ma non arrossii neanche, mi sentivo a mio agio lì. Continuai a camminare finché non ritrovai la scala da cui ero venuta. Giù stava suonando un'altra canzone.
“ Welcome to your life. Benvenuta nella tua vita. ” cantava una voce graffiante.
Raggiunsi l'estremità del pavimento che divideva il pavimento d'ossidiana da quello di marmo bianco. Mi fermai, i piedi a un millimetro dalla linea di antracite.
Esitai e mi guardai alle spalle. Non volevo lasciare quel corridoio, mi ci ero trovata bene. E poi avevo l'impressione che se lo avessi fatto, avrei perso un pezzo di me. Una parte del mio cuore. 
“ There’s no turning back. Non si torna indietro. ”  

Feci un respiro profondo e entrai controvoglia nel corridoio bianco.
E come nell'altro corridoio iniziai ad aprire e chiudere le porte finché non trovai la cucina, cioè una stanza divisa a metà da un bancone da bar e con frigo, mensole, cassetti con dentro ogni genere di utensili.
“ Even while we sleep. Anche quando dormiamo. ” 
« Uriè… ? » chiamai.
« Raf! » strillò una voce dietro di me.
Mi girai spaventata e mi ritrovai avvolta da due braccia caffellatte e una nuvola di capelli ricci e marroni, un'odore di fiori di lillà e rugiada mi stuzzicò il naso.
“ We will find you. Noi vi troveremo. ”
Lei si scostò un po' e mi guardò, gli occhi color malva erano pieno di preoccupazione.
« Ma dov'eri ?!? Ti ho cercata dappertutto! » mi sgridò.
« Beh, è sempre così… quando ci si cerca non ci si trova mai. » sussurrai con le guance rosse a causa della bugia.
Che in realtà era una mezza verità perché io all'inizio la stavo veramente cercando mi avevano solo… ehm… intrattenuta ma non c'era bisogno che lei lo sapesse.
“ Acting on your best behaviour. Agendo in base al tuo miglior comportamento.
Turn your back on mother nature. Volta le spalle a madre natura.
Everybody wants to rule the world. Tutti vogliono governare il mondo.” cantò furiosamente e io quasi mi spaventai, sembrava un avvertimento, una minaccia nascosta dalle note della canzone. 
« Ma perché mi stavi cerc… » cercai di dire.
« Il prof. mi ha detto di dire a te, Dolce e Micky che non possiamo tornare a scuola questa sera. E che quindi dormiremo qui. » mi interruppe lei.
« Perché… » 
« L'ho già detto a Micky che lo stava andando a dire a Gas e adesso dovrei dirlo a Dolce che lo dovrebbe dire a Kabalè. E poi dovrei cercare anche Kabiria. Cavolo…! » sospirò esausta.
“ It’s my own design. È il mio progetto. ”
« Se vuoi io lo posso dire a Sulfus… » sussurrai dopo un minuto di silenzio e lei mi scoccò subito un'occhiata strana.
« Dai non pensare male!!!! » strillai rossa come un peperone.
« Ti posso fare una domanda…? » mi chiese Uriè, seria come la morte.
« O… ookay… » balbettai preoccupata ma anche incuriosita.
Lei fece un respiro profondo e mi guardò con decisione e tenerezza.
“ It’s my own remorse. È il mio rimorso. ” 
« Che cosa c'è tra te e Sulfus adesso? » mi chiese enfatizzando per bene l'ultima parola.
« Io… davvero Uriè… non… non… » balbettai imbarazzata. 
« Stai dando aria alla bocca. » mi fece notare lei, un po' divertita.
Sbuffai e abbassai la testa.
“ Help me to decide. Aiutami a decidere.” 
Lei sospirò e mi guardò con tenerezza.
“ Help me make the most. Aiutami a far rendere al massimo.” 
« Non riesci nemmeno a negare Raf… » mormorò sconsolata.
Deglutii e scossi la testa.
“ Of freedom… La libertà… ” 
« Io so che gli piaci. » mi disse ed io la guardai come se fosse impazzita.
Lei mi sorrise.
« Guarda che non sono cieca, lo vedo come ti guarda e se qualcuno ti nomina, salta. »
“ … and of pleasure. E il piacere. ” 
« Uriè, se mi fissa è perché sta pensando a come usarmi e poi gettarmi via. » sospirai con il cuore in gola.
“ Nothing ever lasts forever. Nulla dura per sempre. ”
« Lo so io come ti guarda. » mi disse piano Uriè e mi guardò dritta negli occhi.
« Come allora? » mormorai imbronciata.
“ Everybody wants to rule the world. Tutti vogliono governare il mondo. ”
« Ti mangia con gli occhi Raf e tu dovresti aver più stima in te stessa. » mi rimproverò.
« Ma che cosa posso avere io che Kabiria, Kabalè o qualsiasi altra Devil non ha? » protestai incredula, gli occhi lucidi.
Lei mi abbracciò, il mio vestito si intrecciò con il tessuto giallo del lungo vestito smanicato che indossava. I braccialetti dorati tintinnarono e i cerchi che portava alle orecchie si impigliarono tra i miei capelli.
“ There’s a room where the light won’t find you. C’è una stanza dove la luce non ti troverà.
Holding hands while the walls come tumbling down. Tenendoci per mano, mentre i muri crollano.
When they do I’ll be right behind you. Quando lo faranno, io sarò proprio dietro di te. ”
Ancora una volta mi spaventai di come questa canzone si intonava perfettamente alla situazione.
Ricambiai l'abbraccio e mi lasciai scappare una lacrima che rotolò sulla sua spalla calda e familiare.
“ So glad we’ve almost made it. Così felice che ce l'abbiamo quasi fatta.
So sad they had to fade it. Così triste che dovevano svanire.
Everybody wants to rule. Tutti vogliono governare. ”
« Sei giudiziosa, saggia, piena di vitalità ma anche divertente e comprensiva… devo andare avanti? » mi sorrise.
« Quelle due sono solo delle poco di buono che vedono nel sesso fonte di amore. »
Ridacchiai a quel modo gentile di dire che erano due puttane. 
“ Everybody wants to rule. Tutti vogliono governare. ” ripeté.
Rise anche lei e si scostò per guardarmi negli occhi.
« E poi hai quell'aria sexy da ragazza tormentata che hai ragazzi piace. » ghignò lei.
« Ma che dici Uriè! » la spinsi via e lei rise di gusto, ma c'era qualcosa che non andava, uno sbuffo, un spostamento nell'aria mi soffiò sul volto un'odore familiare. Ma non era di Uriè.
« Uriè… »
“ Everybody wants to rule… Tutti vogliono governare… ”
«… perché hai addosso il profumo di Nathan? » chiesi stranita.
“ …the world. Il mondo. ” finì la canzone.
Uriè arrossì violentemente.
« Ecco… i… io non… » farfugliò imbarazzata.
« Vi siete baciati? » chiesi trattenendo una risata. Poi mi venne in mente una cosa…
« Aaaaspetta… AVETE FATTO SESSO? » strillai incredula.
« SSSSHH, Vuoi farlo sapere a tutti?!? » sussurrò nervosa.
« Sì sì ma adesso voglio i fatti. Subito. » dissi abbassando il tono.
« Diciamo che è stata una notte molto produttiva. »
« Produttiva o riproduttiva? » sbottai fingendomi arrabbiata ma mi veniva da ridere e ciò non aiutava la situazione.
« Smettila! » farfugliò imbronciata.
« Non c'è molto da dire. Abbiamo iniziato a ballare poi siamo entrati qui perché eravamo entrambi assetati. E allora abbiamo iniziato a chiacchierare, poi lui mi ha detto che mi amava e che ci teneva molto a me, ci siamo baciati e beh… ci siamo lasciati andare e l'abbiamo fatto. » sussurrò diventando di un simpatico bordeaux. 
« Okay ma, ti prego, dimmi che avete preso precauzioni. Non vorrei mai che la mia migliore amica alla giovane età di 16 anni diventi madre. » dissi ridacchiando e storcendo un po' il naso per prenderla in giro.
Lei mi guardò spalancando gli occhioni malva.
« Non sei arrabbiata… » sussurrò con voce tremante.
« Perché mai dovrei esserlo! I miei due migliori amici si sono messi insieme, cosa ci può essere di così brutto? » protestai sorpresa.
Lei tirò un'enorme sospiro di sollievo.
« Credevo che non saresti stata più mia amica… dopotutto tu ci tieni a Nathan. » mormorò debolmente.
Le mi si le mani sulle spalle e la guardai dritta negli occhi.
« Io tengo a Nathan come un fratello maggiore ma non ci sarà mai niente tra me e lui. » chiarii.
Le mi sorrise e annuì. 
« Devo… devo andare a dire agli altri quello che mi ha detto Arckan. Potresti dirlo tu a Kabiria e Sulfus… » balbettò staccandosi da me.
Io la lascia andare ma poi la presi per una spalla e le diedi un bacio sulla guancia.
« Ti voglio bene, sei la sorella che non ho mai avuto e questo non cambierà mai. » le dissi solennemente. Lei mi strinse il braccio con gratitudine.
« Anch'io, sorella. » rispose con le lacrime agli occhi poi si girò e si incamminò nel corridoio portandosi dietro una scia di lillà e rugiada. Giù intanto era iniziata un'altra canzone. 

“ I stand here waiting for you to bang the gong. ” 
Sospirai e uscii dalla cucina percorrendo ancora il corridoio di marmo bianco. 
E io adesso Kabiria dove cavolo la posso trovare?
“ To crash the critic saying. Is it right or is it wrong? ”
Rallentai il passo quando il marmo iniziò a scurirsi leggermente fino ad arrivare alla linea antracite. Camminai su quella linea come facevo da piccola con i bordi dei marciapiedi.
“  If only Fame had an IV. Baby could I bare. ” 
Scesi le scale lentamente, lo sguardo incollato ai miei piedi e agli scalini bianchi e neri. I terreni si stavano ancora dimenando e in mezzo a quell'intruglio riuscii a distinguere tacchi alti, camicie sbottonate, minigonne, punch e sigarette.
“ Being away from you. I found the vein, put it in here. ”
Percorsi ancora la parete di vetro e uscii nel giardino davanti all'entrata della casa. Era pieno di alberi di mele e cespugli di rose di tutti i colori e appese alle colonne in stile antica Grecia erano appese fiaccole dove la luce fioca del fuoco illuminava il sentiero di sassi bianchi e neri. In aria volteggiavano delle lanterne di carta a forma di palla che illuminavano di colori caldi e fiochi i volti dei terreni e dei sempiterni che stavano ballando e chiacchierando. Altri addirittura stavano cogliendo i succosi frutti rossi e verdi dagli alberi.
“ I live for the Applause, Applause, Applause. I live for the Applause-plause. Live for the Applause-plause. ”
Aguzzai la vista, in cerca di Kabiria ma riuscii solo a intercettare Gas che parlava con un tizio alto e muscoloso, con occhi grandi e profondi, i capelli nerissimi e incolti.
« Gas! » lo chiamai venendogli incontro e lui smise di parlare con il tipo.
« Ehi Raf! » mi salutò, risposi al saluto e feci un cenno con la testa al tizio accanto a lui. Lui ridacchiò malignamente e incrociò le braccia al petto, guardandomi con curiosità.
“ Live for the way that you cheer and scream for me.The applause, applause, applause. ”
« Ascolta, hai visto Kabiria? » chiesi andando dritta al punto.
« Chi lo vuole sapere? » mi domandò il tipo.
Arricciai le labbra fingendomi infastidita.
« Una tipa coi capelli biondi e gli occhi azzurri che sta davanti a te. » 
“ Give me the thing that I love
(turn the lights on).
Put your hands up, make em touch
(make it real loud). ”
Gas rise e mi squadrò da capo a piedi.
« Vorrai dire una strafiga coi capelli biondi e gli occhi argentati che sta davanti a me. » mi corresse il tipo con un sorriso malizioso. Risi e scossi la testa.
“ Give me the thing that I love
(turn the lights on).
Put your hands up, make em touch
(make it real loud). ”
« Mi chiamo Gavrielle, amore. » disse porgendomi una mano.
Gavrielle? È il contrario di Gabrielle per caso?
« Raf. » dissi svogliatamente e gli strinsi la mano. Cavolo era caldissima!
“ A-P-P-L-A-U-S-E.
Make it real loud. ”
« Non ti starai già accalappiando un'altro dei nostri, vero Raf? » intervenne una voce dietro di me.
“ Put your hands up, make em touch, touch. 
A-P-P-L-A-U-S-E. ”
« Eccoti qua, Kay. » rise Gas.
Mi voltai e vidi Kabiria vestita di poco o di niente. Solo un top blu violaceo tenuto assieme da dei nastri neri dietro la schiena, tra la minigonna e le sue mutande, sempre ammesso che le portasse, ci doveva essere si e no cinque centimetri di distanza, le collant nere erano trasparentissime e addirittura tagliate in alcuni punti. 
“ Make it real loud.
Put your hands up, make em touch, touch. ”
Aveva tagliato i capelli e adesso le arrivavano sopra alle spalle, leggermente ondulati sulle punte. In più se li era colorati di blu, nero, viola e fucsia di ogni tonalità. Gli occhi erano truccati con l' ailainer nero allungato quasi fino alle tempie e le ricopriva tutte e due le palpebre, sia quella sotto sia quella di sopra, rendendo i suoi occhi blu elettrico ancora più grandi e luminosi, portava anche delle ciglia finta nere sulla radice e che sfumava poi in un blu un po' più scuro dei suoi occhi sulle punte.
“ I’ve overheard your theory.
Nostalgia’s for geeks. ”
« Tranquilla stavo solo arricchendo le mie conoscenze in ambito scolastico. » risposi.
« Che tradotto vuol dire che stava solo facendo amicizia. » rise Gavrielle facendo un cenno con la testa verso di me.
“ I guess sir, if you say so.
Some of us just like to read. ”
« Non mi avevate mica detto che aveva una aspetto così piacevole. » continuò scoccandomi un'altra occhiata.
« Siamo stati scortesi noi a non dirle quanto fosse spiacevole il tuo. » rise Gas e Gavrielle gli si gettò addosso facendolo cadere a terra, iniziando a colpirlo.
“ One second i’m a kunst.
Then suddenly the kunst is me. ”
« Dai ragazzi non ricominciate. » borbottò Kabiria e Gavrielle ci fece un sorriso da medaglia d'oro delle risse.
« Cristo Kay, a volte sei proprio una guasta feste del cazzo. » borbottò Gas tirandosi sù.
« Allora Raf, ti possiamo chiamare Fire? » mi chiese Gave.
“ Pop culture was in Art now ART’s in POP culture, in me! ”
« Lui ha il vizio di dare dei soprannomi a tutti quelli che incontra, io ad esempio vengo chiamata Kay. » mi spiegò Kabiria alzando gli occhi al cielo. 
« Va bene, per me è uguale. » dissi stringendomi nelle spalle.
« E poi se ci pensi ti sta a pennello visto che sai usare “Inflame” . » intervenne Gas.
Lo guardai con aria interrogativa.
Come faceva lui a sapere che sapevo usare...?
« Sulfus ci ha raccontato tutto, inflame compreso. » spiegò Kabiria.
« Ma che si faccia i fatti suoi mai eh ?! ? » sbottai.
Loro si misero a ridere e Kabiria mi mise un braccio sulle spalle.

« Allora. Di cosa volevi parlarci? » mi chiese.
Ah già!
« Volevo dirvi che stanotte dormiremo qua perché i prof ci hanno detto che non possiamo tornare a scuola. Tranne te Gave.» lui annuì e Kabiria e Gas mi guardarono, scettici.
“ I live for the Applause, Applause, Applause.
I live for the Applause-plause.
Live for the Applause-plause.
Live for the way that you cheer and scream for me.
The applause, applause, applause. ”
« Ma come faremo con il pigiama, gli spazzolini…>> chiese Kabiria.
<< Ce li darà la padrona di casa, penso. » risposi.
« Ah beh, allora tu e Sulfus farete festa stanotte, giusto Fire? » insinuò Gas.
Ecco… e adesso cosa dico?
“ Give me the thing that I love (turn the lights on).
Put your hands up, make em touch (make it real loud).
Give me the thing that I love (turn the lights on).
Put your hands up, make em touch (make it real loud). ”
« Ecco… io… » balbettai imbarazzata.
« Okay ragazzi!!! Qui urge una riunione tra femmine perciò  via, smammate! » disse Kabiria agitando le mani come per scacciare via una mosca.
Gave rise e si allontanò assieme a Gas, dirigendosi verso un albero di mele.
« Buona fortuna con quella lì, amore. » mi salutò Gave.
Kabiria lo ignorò, mi afferrò un braccio e mi prese da parte.
“ A-P-P-L-A-U-S-E
Make it real loud.
Put your hands up, make em touch, touch.
A-P-P-L-A-U-S-E
Make it real loud.
Put your hands up, make em touch, touch. ”
« Okay, ora ti farò una domanda e voglio che tu mi risponda sinceramente… » ribadì Kabiria.
Annuii rassegnata.
“ Touch touch.
Touch touch now. ”
« Cosa provi per Sulfus adesso? » mi chiese.
Sospirai e chiusi gli occhi. Beh, che senso aveva mentire a questo punto?
« Lo amo ancora, lo amo da impazzire. Morirei per lui. » ammisi e non me ne vergognai perché questa era la pura e semplice verità.
Kabiria annuì e mi sorrise.
« Ma…»
« Ma ho paura che lui non provi altro che semplice attrazione per me. E io non voglio questo da lui. » sussurrai  « Che fosse attratto da me lo sapevo, fin dall'inizio. Lo sentivo, capisci? Ma questo non vuol dire che io gli piaccia.» confessai.
Non sapevo perché lo stessi dicendo a Kabiria mentre a Uriè non avevo detto niente. Ma forse… era perché per lei anche solo dire una parolaccia o fare sesso era considerato un sacrilegio. Invece con Kabiria potevo dire tutto senza rischiare di essere giudicata male, lei era abituata a situazioni del genere.
Kabiria scosse la testa bonariamente e mi sorrise.
« Fire… io conosco Sulfus da quando eravamo in fasce e, dà retta a me, non l'ho mai visto interessarsi così a nessuna. Nemmeno per sesso, te lo assicuro. » mi informò.
« Kabiria ascolta… »
« Chiamami Kay, siamo amiche adesso. » mi interuppe sorridendo.
Annuii e risposi al sorriso.
« Kay… io non sono una Devil, non sarò mai in grado di dargli quello… quello di cui ha bisogno… » farfugliai rossa come un peperone.
Kay si mise a ridere e mi mise una mano sulle spalle.
« Ma a questo si può rimediare, ti insegnerò io! Tu devi solo essere disposta a imparare e ad ascoltarmi. »
Ero davvero disposta a imparare cose da Devil?
« Però… » intervenne Kay.
«… imparare a essere Devil non vuol dire che devi cambiare il tuo carattere. Sulfus di è innamorato di te, della tua anima. » mi avvisò.
Annuii, completamente d'accordo con lei.
« Quindi? »
Mi vergognavo ma…
« Va bene. » 
« Perfetto! » esultò Kay battendo le mani come una bambina davanti a una giocattolo nuovo « Innanzitutto bisogna rimediare al look! » disse trascinandomi dentro alla casa. Risi.
« Piano Kay, il braccio mi serve! » protestai giocosamente.
« Ops! » rise e mi prese per mano.
Ho l'impressione che mi divertirò un mondo!
  
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