Nessuno si ferma mai a Hogwarts per l'estate. Professori e studenti tornano a casa, a volte un po' malinconici ma tutto sommato contenti di godersi le sospirate vacanze. Fanno le valigie e prendono il treno, portandosi dietro il loro vociare confuso.


 Così il castello resta deserto. Nel silenzio più completo, attende il ritorno dei suoi abitanti. Una pace irreale regna incontrastata. Il sole penetra attraverso le finestre semichiuse, illuminando le aule vuote, immobili. Tutto è bloccato nell'indefinibile tempo dell'attesa. Persino Fanny è volata via, verso le isole più a sud, ma altri uccelli ne prendono il posto, posandosi sui rami più alti. Non cantano mai, cinguettano piano, o non cinguettano affatto, come se avessero paura di svegliare un'immensa creatura addormentata. Un albero in particolare è il loro preferito. Esteriormente identica alle altre, quella pianta, al limitare della foresta proibita, racchiude in sé un grande potere, ed è comprensibile che  i volatili ne siano attratti come le falene dalla luce. Impossibile dire quando o da chi sia stata piantata, forse è semplicemente sempre esistita, testimone immortale della scuola e di coloro che la vivono ogni giorno. Sotto la sua corteccia scorrono mille ricordi, mille promesse, mille minacce, mille destini intrecciati gli uni agli altri a formare quel grande telaio chiamato Vita.


C'è una giovane donna seduta sul manto erboso. Le vesti azzurre, con lo stemma di Corvonero ricamato sul petto, si gonfiano a un birichino vento primaverile. Lucenti capelli scuri le incorniciano il bel viso, per poi ricadere sciolti sulle spalle. Osserva con orgoglio la scuola. La sua scuola. Gli occhi chiari esprimono un affetto sconfinato, come una madre che guarda il figlio per la prima volta. Hogwarts ha un'aspetto diverso, le torri e i cortili sono appena abbozzati, come uno schizzo da cui deve ancora sorgere il vero dipinto.


C'è un tredicenne dalla pelle chiarissima appoggiato a un masso. È bello, ma di una bellezza terribile, con le iridi nere come la pece e gesti tanto perfetti e misurati da apparire sospetti. Farebbe anche un po' paura se non fosse per l'espressione contrita in cui il suo volto è costretto. Abbassa le palpebre e una piccola lacrima gli scivola lungo la guancia per atterrare sulla roccia grigiastra. Bisognerebbe raccoglierla, quella lacrima, impedirle di scorrere via e di essere assorbita dal terreno, perché sarà la prima e l'ultima che il giovane verserà. Ma non lo fa nessuno, e solo l'albero ne conserverà il ricordo.


C'è un ragazzino arrampicato sulla fronda più bassa del pino. I capelli unticci formano due tendine ai lati del volto. Osserva, fra rabbia e tristezza, due Grifondoro rincorrersi nel prato, un gioco piuttosto infantile in cui la chioma rossa di lei continua a far cascare gli occhiali di lui. L' albero non ha scordato il tuo rancore; tu liberati dalle tue pene, è compito suo ricordare.


E l'albero trattiene in sé molte altre storie, di tutti coloro che passarono per Hogwarts, e forse anche d'altri. E continuerà a farlo: per quanto? Nessuno può saperlo. Forse in eterno. E così, adesso, attende il ritorno del treno; come ogni estate, attende l'autunno, perché il sipario si rialzi e ricominci lo spettacolo.


Angolo dell'autrice
Ciao! Lo so, la storia è un po' strana, ma a me è parsa una buona idea...spero non sia troppo campata in aria e poi boh! Stabilite voi, io non ho molto altro da dire :) La giovane donna (mi auguro che sia abbastanza esplicito, anche se non ne sono sicura) è Priscilla Corvonero  p.s. Me la fate quel che recensione? Anche piccola :P