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Autore: IncompleteShadows    10/02/2014    1 recensioni
E' una storia legata alla passione per la danza, ed a una storia d'amore nata proprio in quelle stanze piccole che profumano di calze e di punte.
Giorgia è una ballerina classica di sedici anni compiuti, avvolta da indecisioni e imbarazzi dell'adolescenza, che la porterà a litigi con questo ragazzo di cui lei non se ne accorge, ma ne è completamente persa.
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Scesi le scale di casa mia in estrema fretta, non mi ero accorta dell'ora e i compiti mi avevano mandato in un altro mondo, quello della noia. Nella borsa misi calze, body, scarpette e forcine arrotolandoli e facendo imbestialire mamma, che aveva appena stirato tutto!
Chiusi con violenza la porta e iniziai a correre verso la mia scuola di danza, cercando di fare il più veloce possibile. Per fortuna abitavo vicino! L'avevo scelta apposta, oltre per il fatto di essere una delle più prestigiose scuole della mia città. Attraversai sulle strisce pedonali e varcai la soglia, entrando di fretta e salutando i ragazzi in segreteria, sempre simpatici e col sorriso stampato sulle labbra. In spogliatoio mi misi in fretta le calze, il body e mi raccolsi i capelli ricci color miele in uno chignon perfetto, fissandolo con forcine e lacca.
Pensavo di essere in estremo ritardo, e invece Emma entrò dopo di me col fiatone dopo aver corso anche lei da casa sua fin lì. Adoravo andare a danza: un posto tranquillo dove passavo la maggior parte dei pomeriggi a provare, imparare e faticare.. ma infondo, ballare è questo ed altro. Entrata in sala B, la mia insegnante mi salutò allegramente, chiedendomi come stavo dopo esser stata a casa una settimana per l'influenza.
"Ragazze, alla sbarra" disse lei, e ognuna si mise al proprio posto con lo sguardo rivolto verso lo specchio, come ogni volta.Una musichetta leggiadra e vivace accompagnava gli esercizi come i pliè, gli jetè e i developpè che sono esercizi base.
A metà lezione, Michela, l'insegnante, ci disse di indossare le punte, le scarpette più amate dalle ballerine classiche, insomma le scarpette per eccellenza. Ormai erano due anni che avevamo cominciato a metterle, le insicurezze erano di meno, ma l'equilibrio non era ancora perfetto. Al centro della sala, tutte iniziammo a ballare la coreografia per il saggio di fine anno, chi sicura e chi no, ma tutte con determinazione.  A fine lezione, Michela mi fermò mentre tutte le altre si diressero verso lo spogliatoio.
"Giorgia, ho varie idee per te" mi disse "dato che sei una delle più bravette, ho deciso di farti fare al saggio il Pas De Deux con un ballerino che preleverò attraverso una selezione da un'altra scuola di questa città". Il Pas De Deux è un balletto che si esegue con vari tipi di musica, non in gruppo ma in coppia, un ballerino e una ballerina. Tutto ciò mi rendeva felice, ma allo stesso tempo ero abbastanza indecisa sul fare un balletto con un mio coetaneo sedicenne sconosciuto o meno. Le dissi che c'avrei pensato, ma che la risposta probabilmente sarebbe stata si. La salutai e mi andai in spogliatoio per cambiarmi, mi misi il giubbotto o la sciarpona e mi diressi verso casa affamata.
Suonai il campanello e mi aprii la mamma, che mi salutò con un bacio facendosi raccontare com'era andata e chiedendomi aiuto in cucina. Allora mi tolsi scarpe, giubbotto e sciarpa, andai in bagno a rinfrescarmi il corpo, mi misi una tuta e scesi in cucina dalla mamma. "Laveresti l'insalata? Devo stare dietro alla pizza che vi ho preparato" chiese lei.  In punta di piedi aprii lo sportello delle pentole e misi l'insalata in un recipiente e lo riempii d'acqua per lavarla, tagliai i cetrioli e misi olio e aceto in tavola. Eravamo le donne di casa, mio fratello era a rugby e mio papà a lavoro, e a noi toccava sempre fare i lavori domestici. Ma ciò non ci dispiaceva, io e mio madre avevamo un bellissimo rapporto, ci raccontavamo tutto, dalle cavolate più grandi mai fatte, agli amori adolescenziali.
Alle otto in punto arrivarono sia Matteo sporco di fango dalla testa ai piedi, sia mio papà che mi baciò la testa. "Matteo vai subito a lavarti, così a tavola non ti siedi!" disse mamma ridacchiando. Lo aspettammo e scese le scale bello pulito, l'opposto di com'era rientrato a casa; ci sedemmo e si sa com'è, una fetta di pizza tira l'altra, fino ad arrivare al piatto completamente vuoto. "Ragazzi com'è andata oggi a scuola?" chiese papà. "Un bel sei in matematica e otto in inglese!" dissi io. Eh già, la matematica non era affatto la mia passione. Matteo invece, solito sfaticato, aveva preso un'insufficienza in tedesco, tanto per cambiare.
Finita la cena, sbarazzammo la tavola e papà si mise sul divano con la mamma e Matteo a guardare la partita di calcio, mentre io andai in camera a 'messaggiare' con amiche ed amici e ad ascoltare musica. Mi misi sotto le coperte e verso le 22.30 presi sonno, mi sistemai il cuscino e iniziai a dormire profondamente.
Il giorno dopo, mi svegliai alle sette meno un quarto bella riposata, mi lavii, mi vestii e scesi in cucina per fare colazione, dove trovai papà che leggeva il giornale sorseggiando una tazza di caffè. Misi in una pentola del latte e tirai fuori fette biscottate e marmellata, e nel frattempo che il latte cuoceva, chiesi a papà cosa ne pensava dell'occasione di cui mi aveva parlato il giorno prima la mia insegnante. "Gio, ogni volta che nella vita potrai avanzare, andare avanti, fare qualcosa di nuovo, non tirarti mai indietro" mi disse. In effetti aveva ragione, mai rinunciare alle offerte importanti; presi l'abbonamento e la cartella, salutai tutti e uscii di casa dirigendomi verso la fermata dell'autobus che arrivò nel momento preciso in cui arrivai io. Dentro trovai tanti miei amici e iniziammo a parlare e a ridere, ne avevo fatte di conoscenze in autobus! Scesi e mi feci qualche metro per arrivare a scuola, mi misi nell'atrio a parlare con tutti i miei compagni e a girare per il giardino della scuola, fino al suono della campanella. Entrammo tutti e ognuno si diresse verso la propria classe, visi stanchi ed annoiati, che aspettavano soltanto la fine delle lezioni.
Circa alle 13.00 uscimmo da scuola e ognuno si diresse a casa propria, chi a piedi e chi in bici, auto o autobus. Aprii la porta di casa con le chiavi, trovai la nonna che mi aveva preparato la pastasciutta e l'insalata dato che i miei genitori erano a lavoro e iniziammo a chiacchierare fino a fine pranzo. Sbarazzai la tavola e mi misi a studiare e fare i compiti, dato che verso le quattro avrei avuto danza e dovevo dire a Michela della mia scelta.
Dopo aver finito geometria e spagnolo, salutai la nonna e presi la borsa per poi dirigermi in palestra. Quel giorno non ero col mio solito gruppo, il martedì faceva lezione il gruppo baby e il gruppo delle grandi, ed io ero lì solo per provare.
"Ciao Giorgia! Allora, hai deciso?" mi chiese Michela.
"Sì! Lo faccio volentieri, credo sia una bella opportunità anche per fare un balletto diverso"
"Perfetto allora, adesso ti presento Federico, proviene dalla scuola Fifth ed ha la tua stessa età". Davanti a me avevo un ragazzo castano col ciuffo, con due occhi azzurri simili a due lampioni, con un fisico da ballerino professionista ed un sorriso davvero adorabile. Ehm, ops, volevo dire un bel sorriso. Mi strinse la mano e ci conoscemmo meglio, e ogni volta che Michela parlava, noi ci scambiavamo alcuni sguardi e qualche sorrisetto. Forse, fare quel balletto non era stata una brutta idea.

  
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