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Autore: AngelAnderson15    10/02/2014    2 recensioni
Gli Warbler sono al loro ultimo anno di liceo quando Thad Harwood diventa inaspettatamente taciturno, perso nei suoi pensieri e terrorizzato da tutto ciò che lo circonda per colpa delle violenze del patrigno omofobo. Thad, troppo spaventato per denunciarlo decide di tenere tutto nascosto ma Sebastian Smythe, il suo compagno di stanza, inizierà ad investigare su Thad e finirà ben presto ad innamorarsi di lui. Thad riuscirà ad abbandonare le sue difese per aprirsi a Sebastian e Sebastian saprà curare tutte le ferite di Thad senza far peggiorare la situazione?
E' la mia prima long quindi beh spero vi piaccia. Grazie a chi leggerà
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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 L’ora della verità

P.O.V SEBASTIAN

-Come cazzo si fa a perdere una persona dentro ad un ospedale? !- urlai vicino ad un esaurimento nervoso; da quando ero arrivato non avevo fatto altro che urlare contro tutto e tutti: le pareti, le infermiere, le lacrime inutili di Jeff e gli ingombranti silenzi di Nick; ma soprattutto avevo urlato contro il suo letto freddo,vuoto e troppo candido per immaginarmelo lì: Thad era un tipo da rosso, una persona che arde e non se ne accorge mentre il bianco era morte,purezza e immobilità, tutto l’opposto di Thad.

 Guardando quella stanza pensai che era tutto sbagliato: avrei dovuto stargli accanto, avrei dovuto assicurarmi che quel bastardo ,che lui chiama padre, fosse rinchiuso in una cella così stretta da soffocare ma adesso Thad non si trovava e il mostro é in circolazione pronto a fargli del male.

I poliziotti non facevano nulla e forse era quella la cosa che mi faceva venire voglia di uccidere e urlare contro tutto e tutti, loro se ne stavano lì ,davanti a me, a sorseggiare stupidi caffè e bisbigliare tra loro come se si stessero svelando segreti mistici.

Loro ripetevano a chiunque chiedesse che “Il signor Thaddeus Harwood è al momento non rintracciabile, siamo in attesa di altri ordini, senza di essi non possiamo attivarci per ritrovarlo” e questo era il cumulo di stronzate più grande che avessi mai sentito, forse è per quello che mi misi a ridergli in faccia appena me lo dissero con la voce robotica di chi sa tutto a memoria .

-SMETTETELA- urlai dopo tre ore dalla sua scomparsa, i piedi mi facevano male e la testa sembrava scoppiarmi -Lui è scomparso e noi non stiamo facendo un cazzo- dissi trattenendomi a stento dal piangere.

Jeff sobbalzò continuando poi a singhiozzare mentre Nick mi guardò.

Gli occhi del moro parvero rianimarsi e -Alzati amore- disse dolcemente a Jeff togliendogli piano le lacrime secche dalle guancie.

Il mio stomaco si strinse dolorosamente a quella vista: i suoi occhi, la sua bocca, il suo modo di muoversi, tutto mi ritornava in mente a ripetizione.   Il moro mi fece un cenno con la testa e si incamminò verso il parcheggio ignorando le mie domande e quelle singhiozzate del suo ragazzo.

-Andiamo alla Dalton- disse solo dopo essersi messo al volante. Subito milioni di domande: Perché voleva andare alla Dalton? Voleva arrendersi? Voleva andare a farsi un sonnellino ristoratore per affrontare meglio la sua scomparsa e mettersi l’anima in pace? Oh ma io non ci stavo, sarei andato da solo a cercarlo lasciando quei due smidollati a fare la nanna come dei poppanti.

-Andiamo a cercarlo Sebastian ora molla la presa sul sedile- disse ancora Nick con i suoi modi pacati che tanto odiavo, sembrava avesse sentito tutti i miei dubbi e fui tanto stupito che -Leggi nel pensiero Duvall?- chiesi accasciandomi sul finestrino dell’auto, non ricevetti risposta alla mia domanda.

P.O.V THAD

Le pillole erano per terra, le avevo fatte cadere per sbaglio.

 Le finestre spalancate mi facevano sentire il rumore del vento che ululava, due occhi neri che odiavo mi guardavano.

-Che c’è Thaddy, pensavi che il tuo papino ti avesse dimenticato?- il cuore pompava impazzito, la pelle perdeva colore, la vista si annebbiava, il corpo tremava come una foglia e la testa mi diceva solo una cosa “Sei in trappola”.

Non mi ricordo molto del viaggio, le sue mani mi graffiavano e mi tiravano i capelli costringendomi a non perdere conoscenza perché “Thaddy devi stare sveglio per papà, altrimenti come fai a farmi divertire?” aveva detto, la macchina nera che sapeva di muffa si sbilanciava sempre verso sinistra.

I suoi occhi continuavano a guardarmi come se fossi una gazzella che scappa dal leone, come una gazzella con una zampa ferita e che perde sangue, come una persona condannata per farla breve.

Non mi ricordo neanche i calci e i pugni che incassò il mio corpo, mi ricordo l’odore di whisky sul tappeto, i suoi occhi che mi guardavano e il mio sangue che colava ovunque guardassi, ero insensibile ai suoi colpi, alle sue parole piene di disprezzo che meritavo di sentire ma che la mia mente non riusciva a capire né a registrare.

La testa diventava sempre più pesante eppure ero immobile, le mani, le gambe, i piedi e tutti i miei muscoli non si muovevano, sembravano paralizzati.

Stavo chiudendo gli occhi quando due iridi verdi mi guardarono, non riuscii a far altro che svenire.

  
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