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Autore: Soqquadro04    10/02/2014    4 recensioni
[What if?/Post 5x13 | Spoiler!5x13 | Triste!Implied!Delena (?) | Possibile OOC]
«Dov'è?» non deve nemmeno chiamarlo ancora – il suo nome è una lama sulla lingua – e neppure qualcuno riesce a spiegarle prima che – il cigolare impazzito dei cardini le perfora i timpani, il ringhiare animale e sconosciuto echeggia nell'aria ed è qualcosa di crudele.
Non la trattengono quando scatta verso la cantina (anche se barcolla e ha la mente annebbiata – anche se lo sgomento le sbriciola l'anima) – potrebbero fermarla, potrebbero prepararla,
potrebbero (ma non lo fanno – non fanno nulla). [...]
Prima o poi Elena tornerà - e allora dovrà fare i conti con ciò che Katherine si è lasciata dietro.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: Soqquadro04
Fandom: The Vampire Diaries
Disclaimer: se fossero miei, non saremmo in questa situazione, potete giurarci.
Generi: Angst, Introspettivo, Sentimentale
Avvertimenti: What if?, possibile OOC, spoiler (5x13)
Rating: Verde
N/A - Note dell'Autrice:
Sono emotivamente distrutta - ho passato il week-end a piangere e sclerare sia dal vivo che virtualmente, sto amando Damon come non credo di aver mai fatto prima e odio il resto del mondo (ma se potessi, in particolare, strapperei a Katherine le ovaie. Con le unghie).
Diciamo che questa cosa è venuta fuori perché avevo bisogno di immaginare ulteriori scenari disastrosi - e considerato che devo lavorare ad almeno altre quattro OS, in teoria, è stata una cosa pure clandestina.

A presto,
la vostra disperata Soqquadro

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Lui non c'è

Il dolore non è affatto un privilegio, un segno di nobiltà, un ricordo di Dio. Il dolore è una cosa bestiale e feroce, banale e gratuita, naturale come l'aria.
Cesare Pavese

L'inferno è la sofferenza di non poter più amare.
Fëdor Dostoevskij



«Damon.»

Elena stringe l'aria – lui non c'è.
Non importa (invece sì) – lui non c'è, ma lei deve avvertirli, deve avvertirlo, deve dirgli di Katherine prima che torni, prima che...
Qualcuno le serra le braccia in una morsa – qualcuno di familiare.

«Damon.» è ancora il suo nome che le cade dalle labbra in un gemito confuso – senza che ci rifletta, senza che ci sia altra possibilità. Lui c'è sempre stato – perché dovrebbe essere diverso?
Eppure subito sa che c'è qualcosa che non va – che quello non è lui.

«Damon.» lo ripete (lo chiama) e aspetta – aspetta e inspira un odore che non è il suo.
La paura striscia in fondo alla gola e le spinge la bile nell'esofago, mentre lui non le risponde e il respiro accelera.

Dov'è?

Apre gli occhi.

«Damon!»

Non è lui – è Stefan che la sta tenendo stretta e le mormora qualcosa di rassicurante all'orecchio, è Caroline che le lancia occhiate preoccupate da sopra la sua spalla (è Jeremy che le accarezza la schiena).
E nei loro sguardi c'è sollievo, c'è rabbia, c'è dolore – ma non c'è lui,

Ora l'ansia è diventata terrore – lui c'è stato sempre ogni volta che si è svegliata, lui è stato il primo volto che ha sempre visto ogni volta che è sopravvissuta. Ma non c'è.
Non può pensarci – non c'è nemmeno tempo, davvero non c'è tempo, perché Katherine potrebbe tornare (Katherine tornerà), e allora mette da parte il gelo che le bagna le ossa di presagi e sussurra la sua paura con la voce roca di chi non parla da tempo.

«Katherine... lei...» fatica a parlare, la mente confusa e la bocca arida di inquietudine.

Stefan annuisce e la lascia, le si siede accanto (la fa respirare) – sono alla pensione e le fiamme crepitano e litigano accanto a loro.
Lo sguardo del giovane è duro – non c'è rimpianto e non c'è dispiacere, e se in lei aveva visto qualcosa ora non sembra importargli più.

«Katherine non tornerà più – va tutto bene, Elena. Siamo riusciti a scacciarla.» Jeremy la abbraccia e Caroline distende il volto – ma Stefan non sorride (e lei lo conosce, sa cosa leggere in quella fronte aggrottata).

Lui non c'è.

«Quanto tempo è passato?»
le sembra trascorso un soffio di secondi da quando l'ha stretto a sé – ma Katherine ha vissuto la sua vita e lei non sa nemmeno per quanto (giorni mesi anni secoli).
Un brivido le scuote la pelle e l'angoscia le irrigidisce il volto – gli occhi di Stefan ora sono quasi dolci, quasi comprensivi.

«Tre mesi.» è Caroline che risponde e si tormenta le dita, e non la guarda e sospira (il freddo sembra una ragnatela che le intrappola le viscere e sale, sale, sale fino a sfiorare il cuore).

«Dov'è?» non deve nemmeno chiamarlo ancora – il suo nome è una lama sulla lingua – e neppure qualcuno riesce a spiegarle prima che – il cigolare impazzito dei cardini le perfora i timpani, il ringhiare animale e sconosciuto echeggia nell'aria ed è qualcosa di crudele.

Non la trattengono quando scatta verso la cantina (anche se barcolla e ha la mente annebbiata – anche se lo sgomento le sbriciola l'anima) – potrebbero fermarla, potrebbero prepararla, potrebbero (ma non lo fanno – non fanno nulla).

Ed è un secondo prima che si ritrovi i suoi denti ad un respiro dal viso – le labbra deformate da un ghigno doloroso e dolorante di fame e follia.

Nemmeno la sua voce è più quella che ricordava – è un raschio basso che non riesce a riconoscere, un timbro incattivito che non ha mai posseduto.

«Cosa vuoi, Katherine? Cosa vuoi ancora?» non la fa rispondere e la guarda e – nei suoi occhi Elena vede l'inferno.

Indietreggia – quello non è lui (come può essere lui?).

Cos'è successo?

«Sono io, Damon. Katherine non c'è più – sono io.» bisbigli come carezze che attraversano le sbarre – e forse, forse il brillare sofferente di un ultimo brandello d'anima in fondo alle iridi sfinite (distrutte – dolore ricordi morte).
Cerca di capire – cos'è successo? –, e per un attimo pensa persino che sia ancora lui (ma all'improvviso lo sguardo si fa di vetro e i tratti del suo volto duri) e poi lui parla e fa male, fa così male – ancora una volta, fa così male.

«Elena è morta – e se anche fosse viva, non lo sarebbe per me.» è una stoccata precisa, studiata – un'iniezione di veleno che le distrugge il cuore e paralizza muscoli sangue pensieri.

Indietreggia ancora e non gli dà le spalle – neppure quando sbatte contro Stefan (Stefan che sospira e la accompagna di sopra, e il tonfo pesante della porta che si chiude dietro di loro e – lo sguardo vuoto di lui che li accompagna e il silenzio che impregna i respiri).
 

E poi le raccontano e le spiegano e le voci si accavallano le une sulle altre (fa così male) – e a volte Katherine è stata così ridicola che vorrebbe solo ridere, e a volte è stata così crudele che l'unica cosa che vorrebbe è ucciderla con le sue mani,

Le dicono di Jeremy – le dicono di lui e della sua vendetta risvegliata –, e vede Bonnie abbracciare suo fratello con lo stesso sguardo negli occhi e vorrebbe odiarlo, oh, quanto vorrebbe odiarlo (e lo odia, sì, ma c'è una parte di lei – e forse è molto piccola e forse è troppo grande – che riesce solo a pensare che fa così male, così tanto male, e lo capisce, e comprende ed è solo così triste, solo lo ama così tanto).

Si prende la testa fra le mani e – non sa più niente.

Ascolta – c'è silenzio attorno a lei (nessuno nemmeno respira – nessuno fa un gesto e può persino illudersi di essere sola).

C'è silenzio – silenzio attorno a lei, grida nella sua testa, dolore che semina i ricordi fra i pensieri.
C'è silenzio – abbastanza silenzio da farle udire una lacrima (una che è l'ultima) che cade.

Ma forse è solo un'illusione.

   
 
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