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Autore: Fake_Brit    10/02/2014    2 recensioni
[Sterek. Post 3x17. Quindi Spoiler ]
Non come nelle notti di luna piena, in cui Derek spariva e al suo posto compariva un lupo in preda alla rabbia. No, stavolta non era comparso niente. Non era rimasto niente.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When the Darkness comes

Scott gli aveva detto tutto ciò che era riuscito a scoprire sui problemi di sonno di Stiles – anche grazie a Lydia, secondo genio del gruppo. Il primo, per quanto iperattivo, era parecchio irritabile – e la situazione non gli piaceva per niente.

Non appena la bocca del Vero Alfa si chiuse, Derek ringhiò, il pugno diretto al muro e le zanne minacciosamente prominenti.

No, pensò. No, no, no. La mano era coperta di sangue, le nocche scorticate e, probabilmente, la pelle era sul punto di venire via, ma il dolore sembrava inesistente.

Avrebbe dato tutto, persino l’ultimo cimelio della famiglia Hale, per avere Peter lì. I suoi commenti – roba del tipo “Hey, nipote! Pensare all’astinenza fa male, huh?” – l’avrebbero distratto e, data la situazione di merda, gli avrebbe fatto perdere più di un dito, – per dirla come Stiles, lo avrebbe pestato a sangue per qualcosa di molto simile alla millesima volta – divertendosi quasi quanto si divertiva a provocare Stiles prima che bevesse la  sua dose giornaliera di caffè. Sorrise. In verità non c’era niente di più divertente che provocare uno Stiles assonnato.

Quella mattina, come tante altre, gli aveva fregato la tazza fumante sotto il suo naso iperattivo-perfino-nel-sonno prima di uscire. Usciva sempre prima che lo sceriffo venisse a buttare giù suo figlio dal letto, ma prenderlo in giro aveva la precedenza, visto e considerato che non l’avrebbe visto per più di un paio d’ore.

<< Derek Hale, giuro su Dio, se non posi quella tazza a trenta centimetri dal mio letto entro dieci secondi, ti uccido. >> aveva mormorato, aggrappandosi al cuscino.

Derek si era spostato, arrivando con la bocca vicino all’orecchio del ragazzo: << Altrimenti che fai, scusa? >> Un sussurro, come le prime parole dopo una luna piena.

Stiles si era irrigidito, e lo sapeva.

Il più giovane aveva voltato  la testa, ritrovandosi a fissare il lupo. Era davvero assonnato e ad un paio di secondi dallo scattare in piedi ed iniziare a misurare la stanza in passi. Aveva sospirato, cercando di calmarsi.

<< Altrimenti, >> aveva iniziato, il respiro caldo che minacciava di mandare al diavolo i buoni propositi di Derek di fare un semplice scherzo, << Ti mando in bianco, Sour Wolf. >> l’aveva guardato con una delle sue espressioni dannatamente serie, come quelle che faceva quando decideva di cacciarsi in qualche guaio per – sue testuali parole – “Aiutare il branco”. Diamine, gli aveva insegnato troppi trucchi.

Derek era uscito mezz’ora dopo, con un baffo di caffè agli angoli della bocca, e nessuna idea di cosa sarebbe successo.

<< Derek. >> la voce di Scott era calma, né bassa né alta, ma la sottile linea di preoccupazione lo distolse dal ricordo, che, ormai, sembrava appartenere a secoli fa.

Non rispose.

Stiles. Derek non l’aveva capito fino a quel momento, ma il suo corpo era una bomba, e, non appena collegò il Nogitsune – demone. Demone. Demone da uccidere – al suo ragazzo, esplose. Non come nelle notti di luna piena, in cui Derek spariva e al suo posto compariva un lupo in preda alla rabbia. No, stavolta non era comparso niente. Non era rimasto niente.

Stiles, Stiles, Stiles. Una cantilena, sussurrata disperatamente, era tutto ciò che rimaneva di Derek Hale.

*

L’odore di Stiles era vicino, talmente vicino da fargli pensare che sarebbe svenuto come un idiota. Dio, era peggio di un adolescente – o forse, dell’adolescente che era stato, il che significava che avrebbe sofferto come un fottuto Omega. Di nuovo. E chi avrebbe dovuto ringraziare per questo? Scott McCall, il migliore amico del suo ragazzo, – il quale era dannatamente incline a dare di matto quando si trattava di vita o di morte e, di conseguenza, a fare qualsiasi cazzata gli venisse in mente per evitare suddette situazioni. Provocandogli vari infarti al mese – che, al momento, era troppo occupato a convincere Kira di quanto fosse innocua per dire al suo migliore amico che aveva problemi a dormire perché una volpe demoniaca aveva preso in affitto il suo corpo nelle ultime settimane e che l’unico modo per evitare l’apocalisse predetta dalla mitologia giapponese era uccidere Stiles, lasciando l’onore a Derek. Ti voglio bene anch’io, Scott.

<< Stiles? >> chiese a voce bassa, così bassa che dubitò di essere udibile. Era ancora a pezzi. Il giorno dopo la luna piena sembrava una passeggiata, adesso. I tagli guarivano, la pelle ricresceva, la rabbia si ritirava. Il niente rimase.

<< Stiles, ci sei? >> alzò la voce, sebbene parlare sembrasse scalare il monte Everest durante l’eclissi lunare.

Silenzio.

A Derek parse che fossero passati anni mentre aspettava che il pensiero arrivasse. E se stesse dormendo?

Si ritrovò ad entrare in camera sua prima di ricordarsi che lo stava facendo dalla finestra, che quella era la casa dello sceriffo e che se l’avesse beccato ad entrare in camera del suo unico figlio, – senza sapere che: A) suo figlio era gay B) avevano una relazione non esattamente platonica e C) questo succedeva tutti i giorni – l’avrebbe scuoiato vivo sia da umano che da lupo e tanti saluti.

Cominciò a camminare verso il letto, cercando di non badare al fatto che l’odore di Stiles arrivasse da ogni direzione possibile, come se stesse facendo una doccia e fosse il suo bagnoschiuma – caffè e menta. Se avesse osato perseguitarlo, avrebbe trovato il modo di ucciderlo di nuovo.

<< Stiles? >> il battito era regolare, ma, per la prima volta, saperlo non lo tranquillizzava. Dannazione, Stilinski. Riusciva a vederlo, le ginocchia piegate e la mano che stringeva la coperta. Non sapeva cosa aspettarsi. Di sicuro, averlo trovato a letto era meglio che averlo trovato a scrivere messaggi ambigui o a tentare di uccidere… O qualunque cosa piacesse fare alle Volpi Demoniache.

<< Mh, Derek? >> era un bisbiglio in cui il suo nome era a malapena distinguibile, ma un peso, che, fino a quel momento, aveva occupato ogni muscolo del suo corpo, si dissolse.

<< Stiles, brutto idiota! >> non urlò, ma lo stava guardando dritto in faccia. Non sapeva neanche perché l’avesse detto, era semplicemente… sollevato. << Potresti, per favore, dare segni di vita? >> l’iniziale rabbia era svanita e la voce si spezzò sull’ultima parola.

<< Derek, che cavolo ti prende? >> sembrava che non dormisse da giorni e la sua lingua lunga stava peggiorando. << Sembra che tu sia uscito dall’inferno. E ritrovarsi il proprio ragazzo che da di matto dopo due ore di sonno scarse come se fosse uscito dall’inferno, che sembra aver preso possesso di Beacon Hills, non è bello, Hale. >> si fermò, gli occhi fissi sulla faccia di Derek.

<< Scusa… >> qualunque discorso avesse in mente sfumò. Doveva portargli l’inferno in casa, praticamente. Fantastico. << Stiles… >> fece un passo avanti, poi un altro, poi ancora un altro, fino a toccare il letto con le gambe. Si sedette. << A proposito di inferno, sembra che sia popolato da volpi, questo mese >> gli mise una mano sulla spalla, abbassandosi quel tanto che bastava perché tra le loro facce ci fossero circa quaranta centimetri.

<< Ha ha. Ne vuoi adottare una, lupacchiotto? >> nonostante avesse riso, qualcosa nell’espressione di Derek convinse Stiles a stare zitto.

<< No, ma… >> Hale, adesso o mai più. << Ce n’è una che è parecchio difficile da gestire… >> un'altra pausa.

<< Ancora sacrifici umani? Una volpe stizzosa vuole psicanalisti? >> un’altra battuta, un’altra risata spenta.

<< Un corpo. >> riuscì a dire, la gola che bruciava. Se le parole avessero avuto un aspetto, questa avrebbe avuto gocce di sangue dappertutto.

<< Huh? Sei serio? >>

<< Sì. >>

<< Il tuo, Stiles. >>

<< Bella questa, Hale, davvero. >>

La mano di Derek tornò sulla sua spalla, in silenzio. Mentre le parole si facevano strada nel cervello di Stiles.

Non dissero nulla, ma la stretta di Derek si allungò, finché Stiles non si ritrovò con la testa sulla spalla di Derek.

<< Devi combatterlo, Stilinski. >> la voce di Derek veniva da qualche parte sopra la sua testa, come se stesse parlando attraverso un cuscino. Dio, quella voce. Gli aveva detto che sarebbe stato la causa dell’apocalisse, ma, no, il suo cervello – che, in genere, aveva un bisogno maniacale di agire in caso di apocalisse – doveva far parlare l’adolescente controllato dagli ormoni adesso. Giustamente…

<< E dovrei farlo in che modo? >> la voce iniziava a colorarsi di panico. Stiles Stilinski, campione di tempismo!

La bocca di Derek si fece strada sulla sua fronte e, porca miseria, pensò che stesse per esplodere.

<< Credo che ti serva un’ancora. >> fu la considerazione del licantropo, a voce ancora bassa. Il niente c’era ancora e minacciava di mangiarlo vivo da un momento all’altro, ma il corpo che premeva sul suo stomaco era quello di Stiles, volpe o non volpe. E lo sapeva fin troppo bene, visto che aveva dormito così fin da quando era tornato in città.

<< Ci stai, Sour wolf? >> chiese, la voce tremante.

Derek era ancora un insieme di pezzi sconnessi. Ma non avrebbe lasciato andare Stiles senza combattere. Sorrise. Il battito cardiaco di Stiles era calmo, si era addormentato.

<< Non osare fare l’eroe, Stilinski. >> lo strinse finché non si addormentò a sua volta, il cuore ancora sulla via della guarigione. Ce l’avrebbe fatta. Ce l’avrebbero fatta.

***

Non ho idea di cosa sia, in verità. L’unica cosa che mi sento di dire è feels. Grazie ad Anna per l’idea.

   
 
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