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Autore: ringostarrismybeatle    10/02/2014    3 recensioni
Paul restò a fissarlo ancora per qualche secondo. Quando spostò lo sguardo, una risatina sarcastica accompagnò il suo gesto, mentre il ragazzo portò istintivamente una mano alla testa, come per sorreggerla in un attimo di svenimento.
“Quindi è così? Tu vuoi finirla qui?”
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paul cadde senza forze sulla sedia di legno della cucina, continuando a tenere gli occhi fissi in quelli del compagno. Le parole che aveva appena sentito pronunciare dalle sue labbra non potevano essere vere. No, Paul non riusciva ad immaginare che lui, proprio lui, stesse pensando qualcosa del genere. E soprattutto che glielo stesse dicendo in quel modo così freddo.
 
“Che cosa vuol dire?”
 
John ricambiò il suo sguardo per tutto il tempo, senza mai distaccarsi da quegli occhi verdi. Era difficile, sì, ma non poteva essere altrimenti.
 
“Mi dispiace.”
 
La bocca di Paul si aprì leggermente, mentre le sue labbra iniziarono a tremare, in preda alla paura e alla debolezza. Allora John non stava scherzando. Quelle poche parole erano vere.
 
“Se questo è uno scherzo, non mi sto affatto divertendo.”
 
Eppure John era stato così chiaro con lui. Con quegli occhi sinceri, sicuri, crudeli.
 
“Non è uno scherzo.”
 
Paul restò a fissarlo ancora per qualche secondo. Quando spostò lo sguardo, una risatina sarcastica accompagnò il suo gesto, mentre il ragazzo portò istintivamente una mano alla testa, come per sorreggerla in un attimo di svenimento.
 
“Quindi è così? Tu vuoi finirla qui?”
 
Quelle parole suonarono ancora più forti nelle orecchie di Paul, come per riempire ogni angolo del suo corpo. Rimbombarono nella sua mente, come se cento voci le stessero urlando intorno a lui. Invece, a riempire la casa, ora c’era solo silenzio. Silenzio, in attesa della risposta di John.
 
“Sì.”
 
Un’altra risata seguì quella sentenza. Tremenda, angosciante sentenza. La risata di Paul, incredulo, shockato, davanti ad una dichiarazione inconcepibile per lui.
Il più piccolo si alzò di scatto dalla sedia, avvicinandosi al compagno con gli occhi minacciosi, ma allo stesso tempo lucidi.
 
“Cosa cazzo stai dicendo, John?”
 
Lo spinse indietro con un colpo sul petto, riavvicinandosi poi al suo corpo. Non era più consapevole delle proprie azioni, non sapeva più ragionare con la propria testa. Cercò di prendere il colletto della sua camicia con tutte le forze che gli erano rimaste, ma John fu più veloce. Afferrò le sue mani prontamente, bloccando ogni tentativo di fargli ancora del male. Le trattenne dietro la schiena di Paul, mentre il ragazzo si dibatteva per essere liberato.
 
“Lasciami andare, John. Ti ho detto di lasciarmi andare.”
 
John si voltò di scattò, spingendo il corpo del compagno sul muro e bloccandolo con la mano rimasta libera. Alzò lo sguardo su di lui, cercando di celare quel timore che stava provando. Eppure lo sentiva. Sentiva nel suo cuore una fitta tremenda, qualcosa che lo stava dilaniando dall’interno. La vista di Paul in quello stato, soprattutto per colpa sua, faceva sempre male. Cercava di apparire aggressivo, cercava di rivendicare ciò che era suo, ma la realtà era che appariva sempre come un essere così fragile. Con un’altra stretta, John avrebbe potuto spezzare il suo corpo. E con un’altra parola, avrebbe potuto spezzare il suo cuore. E questo era decisamente il peggior modo in cui avrebbe potuto trattarlo. Ma era l’unico modo.
 
“Mi dispiace, Paul.”
 
Il ragazzo cercò di mordere le proprie labbra per trattenere le lacrime, ma il dolore cresceva senza sosta, perché la realtà si stava mostrando ai suoi occhi velocemente, forse troppo. E Paul si sentiva nudo davanti ad essa. Perché quella realtà, così malvagia, aveva previsto che John, il suo John, non avrebbe più condiviso nulla con lui.
 
“No, non è vero.”
 
Con uno scatto, Paul liberò le proprie mani dalla stretta del compagno, ma senza tornare a fargli del male. Bastò il suo sguardo a farlo allontanare da lì.
 
“Non è vero, John. Non ti dispiace. È per questo che mi fai così schifo.”
 
Paul avanzò lentamente verso di lui, mentre John indietreggiava per paura di ciò che il compagno avrebbe potuto fare. Avrebbe potuto tentare di picchiarlo ancora, ma in fondo cosa gli importava? No, non era di questo che John aveva paura. E forse, se Paul l’avesse picchiato fino ad ucciderlo, le cose sarebbero andate meglio. Non avrebbe dovuto sopportare il dolore del distacco dal ragazzo che amava. Ma aveva paura che Paul tentasse di baciarlo, o di sfiorarlo come solo lui sapeva fare. Quello avrebbe cambiato tutto, avrebbe fatto tornare le cose alla normalità e avrebbe cancellato tutti i suoi piani.
 
“Che c’è, John? Non ti vado più bene?”
 
Ancora un passo, poi un altro ed un altro, per cercare di raggiungere quel ragazzo che stava infrangendo tutti i suoi sogni.
 
“Non ti faccio più felice a letto, John?”
 
Il più grande aprì la bocca, ma non fu per parlare. Il suo respiro era affannato, per i battiti del cuore notevolmente accelerati. E anche se avesse voluto dire qualcosa, non sarebbe riuscito a parlare davanti ad un Paul così arrabbiato, così accecato dall’ira.
 
“C’è qualcun altro, John? C’è qualcun altro?”
 
Con un altro colpo, Paul raggiunse la sua spalla, spingendolo contro la parete opposta della stanza e afferrando con velocità il bordo della sua camicia, attirandolo a sé.
 
“Rispondi.”
 
Il ragazzo cercò di mantenere lo sguardo più distaccato che fosse mai apparso sul suo viso. Non poteva lasciar trasparire nulla, assolutamente nulla. Paul poteva capire molto dai suoi occhi, ma c’erano ancora delle cose che riusciva a celare. E adesso era il momento di essere forte.
 
“Non c’è nessun altro.”
“E cosa cazzo stai facendo, allora?”
“Paul, non è colpa tua.”
 
Il più piccolo lo guardò fisso negli occhi, aggiungendo una risata.
 
“Lo so. È solo colpa tua. Come sempre, John. E adesso vuoi dirmi il motivo per cui mi stai lasciando?”
 
Il solo pronunciare quelle parole fece ribollire di rabbia lo stesso Paul, più di quanto non stesse già facendo, ma fece congelare il cuore di John, che a quella distanza dal suo corpo avrebbe voluto solo abbracciarlo.
Neanche una parola venne fuori dalle sue labbra. Il ragazzo si limitò ad alzare le spalle, senza aggiungere nulla, davanti al compagno incredulo.
 
“Non hai altro da dire?”
 
John esitò per qualche istante, ma poi si convinse.
 
“No.”
 
Paul mantenne saldamente la presa sulla sua camicia, rischiando di tirare via alcuni bottoni. Guardò le labbra di John, serrate come mai prima d’ora era successo.
 
“Voglio chiederti una cosa, John.”
 
Il ragazzo tremò leggermente, ma Paul sembrò non accorgersi di nulla. Dopo aver staccato gli occhi dalle sue labbra, tornò su quelli marroni del compagno, prendendo qualche secondo di tempo per formulare bene la sua richiesta.
 
“Dimmi che non mi ami più, John. E io ti lascerò andare.”
 
No. No, non poteva chiedergli questo. Non poteva chiedergli di mentire in quel modo. John poteva evitare di mostrare i propri sentimenti, ma non poteva negare una cosa così naturale come l’amore profondo che provava per Paul. Lo amava, con tutto il cuore. L’aveva sempre fatto, anche quando quel sentimento sembrava nascosto in fondo alla sua anima. Sapeva di averlo sempre amato, era una delle poche cose per cui John avrebbe messo una mano sul fuoco. Come sapeva che mai, mai avrebbe smesso di amarlo.
 
“Che differenza fa?”
“Fa differenza.”
 
E adesso? Come avrebbe fatto John a spiegare che tutto ciò che stava facendo era per il bene di Paul? Come avrebbe fatto a dirgli che, se aveva deciso di lasciarlo andare per la sua strada, era perché l’amore che provava nei suoi confronti era troppo? Lo stava facendo perché, dopo tutto quel tempo, sapeva che Paul, con lui, non sarebbe mai stato felice. Anche se insieme non desideravano altro, John sapeva che in quel modo non avrebbe mai potuto rendere ogni sua giornata perfetta. C’erano i litigi, c’erano tutte le sue stranezze, c’erano quei momenti di follia che nessuno, neanche Paul, avrebbe potuto sopportare per sempre. E c’era il mondo, mai pronto a dare loro la libertà che Paul avrebbe potuto avere, vivendo in un altro modo. Più tranquillo, più spensierato, senza nessuna limitazione. E John non voleva limitarlo, perché tutto ciò che desiderava era vederlo felice, anche se ora sapeva quanto dolore gli stesse causando. E le ultime parole che comparvero nella sua mente, prima di rispondere, furono: “Perdonami, Paul. Ti amo.”
 
“No. Non ti amo più.”
 
Lo sguardo di Paul divenne all’improvviso vuoto, come se qualcuno avesse sottratto dal suo corpo tutta la vita che gli era rimasta. Le sue dita si aprirono lentamente, fino a liberare la camicia di John e a scivolare giù, lungo il proprio corpo.
John lo osservò titubante, pensando che con una sola parola avrebbe potuto cambiare tutto e far tornare il sorriso sul volto del suo compagno. Ma in realtà, non poteva più fare nulla. E forse era la cosa migliore.
 
“Vattene, John.”
 
Alzò di nuovo lo sguardo su Paul, accorgendosi che il ragazzo si era appoggiato con un braccio alla parete e le lacrime avevano iniziato il loro percorso sulle sue guance rosee. Desiderava soltanto avvicinarsi a quel viso e consolare il compagno, cullandolo tra le proprie braccia e promettendogli che non sarebbe cambiato nulla. Ma le sue parole di odio giunsero di nuovo, senza freno.
 
“Vai via per sempre. Esci dalla mia vita, John. Fai finta che non sia mai successo nulla tra di noi. Dimentica tutto ciò che c’è stato e non tornare mai più. Non ho bisogno di una persona come te.”
 
John sentì il proprio cuore in frantumi. Quelle parole lo stavano uccidendo. E in quel momento realizzò che l’unica cosa rimasta da fare era assecondare Paul, uscendo da quella casa.
Un ultimo sguardo, appena il compagno si voltò per guardarlo, e John si avviò di fretta verso la porta, accolto dalle tenebre di Liverpool. La richiuse dietro di sé, scendendo velocemente le scalette che portavano alla strada e cadendo in ginocchio sul marciapiede, con le mani sul viso. Le lacrime caddero sull’asfalto ruvido, passando tra le dita del ragazzo che mai, come in quel momento, avrebbe voluto cedere alla morte il proprio cuore.




Qualunque cosa io decida di scrivere, qualunque cosa io pensi e qualunque cosa io veda, tornerò sempre all'angst, ormai credo sia una legge :D Anche se alla fine rimango triste anch'io >.<

Tornata vittoriosa dopo un esame, spero che questa OS pensata e scritta oggi vi piaccia :) Grazie a chi leggerà e a chi continua a seguirmi :)

E grazie alla mia Ispirazione, che è sempre presente :)

Peace&Love,

ringostarrismybeatle
  
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