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Autore: kidrauhlstattoos    10/02/2014    2 recensioni
E' solo un momento della vita di due ragazzi innamorati.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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"E se ce ne andassimo da qua?" Il ragazzo strinse la vita della ragazza con forza e se la portò tra le braccia, petto contro schiena, il naso di lui tra i capelli di lei, le mani intrecciate e un sorriso sul volto di entrambi.
"Non ti diverti? E' una bella festa." disse la ragazza, visibilmente brilla e allungando la a finale. Si rigirò tra le braccia di lui e gli regalò un altro sorriso. Per tutta la durata della festa non lo aveva visto, impegnato com’era a fumare con i suoi amici, e le era mancato e avrebbe anche voluto dirglielo, ma loro quelle cose, quella smancerie non se le dicevano e lei non voleva sbilanciarsi troppo. Non erano neanche fidanzati, e non sapevano bene cosa esattamente fossero, non si erano mai fermati a pensare con quale parola etichettarsi, loro si vivevano e basta, si regalavano sorrisi e risate, si abbracciavano spesso e si baciavano ancora più spesso; avevano già fatto l’amore, ma forse era solo sesso. Loro si davano appuntamento per i corridoi durante le lezioni, per incontri fugaci perché “questo scassa palle che continua a parlare mi ha rotto il cazzo, ho bisogno di te”.  Alla mattina si aspettavano al bar, lui arrivava quasi sempre per primo e quando la vedeva, con passo svelto, venirgli incontro che fosse mattina presto e che una giornata massacrante di scuola lo attendeva non importava più, lei stava arrivando e gli stava sorridendo e si sentiva un coglione, ma era un coglione felice.

Il ragazzo sorrise. "E' molto bella, ma.."
"Cosa?"
"Avrei altri piani." Ghignò appena e i sensi della ragazza si accesero. Era sempre così fra loro, bastava una frase pronunciata in un determinato modo o uno sguardo e loro si capivano al volo.
"Illuminami: che tipo di piani?"
"Ho così bisogno di te." lei aveva parlato con malizia, ma lui rispose con tono serio.
"Hey, cosa c'è che non va?"
"Niente, solo che io.. ho bisogno di te, sono stati giorni infernali tra la scuola, le prove per la maturità, a casa e con gli amici. Voglio solo andare a casa e fare l'amore con te.” Ohw, quindi noi facciamo l’amore, pensò lei. A causa della musica alta e dell'alcol ingerito le parole arrivarono ovattate alle orecchie di lei, ma le percepì tutte, una per una, percepì il bisogno e il desiderio di cui erano impregnate. Lui aveva bisogno di lei e lei avrebbe fatto qualunque cosa per lui, se lo sarebbe stretto forte tra le braccia e lo avrebbe rassicurato, ci avrebbe fatto l'amore tutta la notte e dopo magari lo avrebbe fatto ridere con i loro discorsi campati per aria e senza senso, lo avrebbe amato, sempre e incondizionatamente; ormai lo sentiva. E poi da un po' di giorni lui la guardava in quel modo strano, aveva negli occhi qualcosa, ma lei non riusciva a capire cosa; aveva scelto di non preoccuparsene perché quello sguardo le piaceva, perché dentro non c'era solo tutto l'affetto che li legava c'era qualcosa d’ignoto e quell'ignoto le piaceva.
Lo prese per mano e, senza neanche salutare, semplicemente se ne andarono, si strinsero forte la mano e se ne andarono.












La stanza era completamente buia fatta eccezione per la tenue luce del lampione che entrava dalla finestra leggermente aperta e i due se ne stavano sul letto, abbracciati ad ascoltare i loro respiri che lentamente si regolarizzavano. E in quegli  attimi di silenzio, mentre lui la osservava, con una parte del corpo e del volto illuminati dalla fioca luce e un sorriso leggero e gli occhi luminosi, pensò solo che fosse dannatamente bella, e che fosse tutta sua. Forse non ufficialmente, ma lei era sempre stata sua, fin dal primo sguardo che li aveva legati, dalla prima risata che gli aveva fatto pensare che avrebbe voluto sentirla ridere ancora, e fin da quel: “Ti piace il rap?” – “Oh, lo amo.”
E in quel momento che se la stringeva tra le braccia avrebbe voluto dirle tutto, tutto ciò che sentiva, ma era qualcosa di così irrazionale che lo spaventava, era qualcosa che non credeva potesse mai provare.
“Allora, mi dici che hai?”
“Te l’ho detto: è solo un periodo difficile.”
“In questi giorni ti ho visto un po’ strano, sai? Quasi diverso.. – adesso con il volto leggermente alzato lo stava guardando negli occhi -  un diverso positivo, però. Non pensavo che ti sentissi giù. Dovevi dirmelo, lo sai che puoi dirmi tutto.”
E lui avrebbe voluto dirle che stava dannatamente bene in quel momento, che in tutti i momenti passati insieme stava dannatamente bene e che non ci pensava neanche a rovinare tutto con i troppi pensieri a causa della scuola o per le incomprensioni con gli amici. Stava con lei, quali problemi potevano esistere?
“Va tutto bene, davvero.” Lo sussurrò sulle labbra di lei, mentre gentilmente le accarezzava la pelle morbida dalla guancia, e poi la baciò. Lei per qualche istante provò ad opporsi, voleva sapere che gli passava per la testa, voleva prendere ogni problema che lo tormentava e scacciarlo via, voleva che stesse bene, e stava già organizzando nella sua testa giornate al mare, lunapark con annessi mille giri sulle montagne russe, picnic e passeggiate con la musica nelle orecchie, un’auricolare per uno, mano nella mano, serate estive passate ad ubriacarsi per il centro della città, per poi correre a prendere i cornetti caldi del forno o i waffel bi-gusto; voleva ardentemente che lui stesse bene, avrebbe fatto qualunque cosa per lui. Ma quando le passò una mano tra i capelli e poi le sfiorò la nuca, poté solo arrendersi. Con un movimento rapido se la portò in grembo, e si scambiarono un sorriso in quel momento di pausa dai loro baci, si stringevano forte; le mani di lui correvano sulla schiena di lei, con un ritmo regolare, regalandole brividi leggeri. Lei passava le dita tra i suoi capelli e accarezzava la barba un po’ ispida, e mentre ancora lui percorreva con le mani forti il suo corpo, dai fianchi, alla vita, alla schiena, ai seni, lei riuscì solo a pensare che quell’amore che stava soffocando dentro presto sarebbe esploso, che l’intensità di quel sentimento era qualcosa di tanto assurdo e terrificante quanto eccitante ed inebriante; inebriante quasi quanto il sapore e l’odore del ragazzo, che dopo qualche secondo la distese sotto di lui e fece l’amore con lei di nuovo, intensamente e profondamente, e glielo stava dicendo, forse se fosse stata un po’ più attenta e meno scettica lo avrebbe capito, quel ragazzo glielo stava urlando a squarciagola che l’amava, quel silenzio che li circondava, quella la loro bolla era piena dell’amore che lui le urlava, con ogni bacio, con ogni carezza, con ogni spinta e con ogni sguardo. Lui aveva paura di esporsi e finire scottato, di nuovo, di esporsi e di cominciare a credere all’evidenza, a credere in qualcosa in cui non aveva mai creduto: l’amore. Lei era troppo cinica e acida, ne aveva prese troppo di fregature, per credere che quel ragazzo l’amasse almeno un decimo di quanto lo amava lei. Eppure erano lì, erano un unico corpo, erano sguardi fusi di passione, erano sorrisi leggeri e tocchi fugaci l’uno sul corpo dell’altra, erano lì e si stavano amando.
 











"Hey." il ragazzo le accarezzò con due dita la guancia, tastò la pelle morbida e lei aprì lentamente gli occhi. Lui sorrise, un sorriso luminoso, e lei fece qualche smorfia a causa della troppa luce, poi ricambiò quel sorriso.
"Hey!" la bocca era ancora impastata dal sonno e gli arti indolenziti da tutto l'amore della notte precedente, ma tirò fuori comunque un braccio dal lenzuolo per accarezzare la mascella squadrata e ricoperta di barba del ragazzo.
"Senti, sono già le sette e mezza, ma non me la sono sentita di svegliarti prima, tanto è sabato e a scuola non hai grandi cose da fare, rimani qui a riposare, va bene? Io devo andare per forza, ho la simulazione della terza prova, lo sai." Lei annuì: "Ti aspetto qui, probabilmente mi troverai ancora a letto." scherzò lei.  E lui rise.
"Sì, è molto probabile." le accarezzò ancora il volto e poi si avvicinò leggermente per attaccare le loro labbra. Si sfiorarono appena e poi lui si alzò: "Vado, sennò finisce come ieri sera."
La stanza si permeò della risata della ragazza e quando lui era prossimo ad uscire, lei lo chiamò: “Hey.”
"Cosa?" si girò a guardarla, ancora sdraiata e sonnolente nel letto.
"Ti amo." Lo sussurrò con voce flebile, ma era sicura, lo aveva guardato negli occhi e glielo aveva detto.
E poi cadde il silenzio. Non poteva credere di averlo finalmente detto, di essere esplosa forse nel momento meno adatto e meno romantico del mondo, e lui non poteva credere di averle finalmente e veramente sentite quelle parole.
"E me lo dici così? Alle sette di mattina, proprio mentre me ne sto andando?"
"Come altro te lo dovrei dire? Non conosco altri modi." Lei si sedette sul letto, il lenzuolo a mala pena le copriva il corpo nudo e l'attenzione di lui per qualche secondo vacillò.
"Sei veramente la ragazza più strana e inusuale che io abbia mai conosciuto." Si scambiarono un mezzo sorriso. Lui si guardò intorno, fissò i suoi trofei di basket proprio alla sua destra, spostò lo sguardo a sinistra passando in rassegna la sua libreria, la stanza era sempre più illuminata da quel sole di maggio e lei cominciava a sentirsi stupida, sciocca, patetica e fin troppo nuda ed esposta, in tutti i sensi. Lui non era un tipo che si innamorava, voleva divertirsi, raramente si impegnava, e perché quella volta sarebbe dovuto essere diverso? Forse perché quella ragazza che se ne stava al centro del suo letto, che tentava con occhi preoccupati di trovare un modo per rimangiarsi ciò che si era lasciata scappare, era l'unica che aveva veramente, con quel sorriso luminoso e la risata rumorosa, abbattuto tutti i suoi muri, l'unica che con quella sua testa calda non si era mai arresa e aveva fatto in modo che lui si aprisse con lei come con nessun altro prima, l'unica che cercava quando la giornata andava male, sicuro che lei poteva aggiustare tutto, sicuro che lei fosse la risposta a tutto; era l'unica che voleva, l'unica che.. 

"Ti amo anch'io." E l'amava davvero.   






















Ehilà :) 


Questa os nasce da qualche mio sogno fatto recentemente e dalla mia propensione ai film mentali. Ho scritto qualcosa che desidero accada da più di un anno ormai, e che non accadrà mai, ma dettagli. Non ho voluto dare nomi ai miei due personaggi, sono solo due ragazzi, ognuno può vederci chi vuole, potete dar loro il nome che preferite; io non l'ho fatto per il semplice fatto che sono una gran vigliacca e scrivere il nome del ragazzo che ha ispirato questa os sarebbe stato troppo per me e il mio povero cervello. Spero solo che qualcuno possa apprezzarla  e magari farmi sapere che ne pensa. Abbraccio te, piccola anima, che sei arrivata a leggere fin qui. Un abbraccio immenso e grazie :) xx. 





 
  
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