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Autore: sonny    16/06/2008    2 recensioni
"Promettimelo.”
"Cosa?"
“Che vivrai…”
“Perché? Perché mi hai impedito di diventare come te?”
“Tu promettimelo e io ti giuro che ci rivedremo, che io un giorno tornerò da te. Ma ti prego…”

Cosa accadrebbe se un ragazzo dall’eccezionale carisma, e dotato di una bellezza paranormale, scoprisse di non essere umano. Di avere un passato oscuro quanto il suo futuro, un passato fatto di odi, rancori e anime dannate? E trasferendosi a Inverness, grigia e chiusa città della scozia, nella sua nuova scuola di gente ”come lui” dovrà fare i conti con le persone che costituivano i suo passato e, ricordare e accettare ciò che è, che è stato e che sarà. E così nel momento in cui la rincontra, quasi sognando il suo viaggio ha inizio .O meglio, il loro viaggio ha inizio… Compariranno tutti i personaggi di Naruto, i paring sono vari e non sono decisi, ma di sicuro sarà NaruHina.Non credo che questa introduzione renda bene la storia, però leggete e capirete. Spero che vi piacerà un grazie di cuore a tutti
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Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Promettimelo.”

“Cosa?”

“Che vivrai…”

“Perché? Perché mi hai impedito di diventare come te?”

“Tu promettimelo e io ti giuro che ci rivedremo, che io un giorno tornerò da te. Mati prego…”

“Io…”

“Promettilo!”

“Non voglio vivere senza di te!!”

“Si che puoi, io sono un errore!”

“Non voglio”

“Devi!”

“…”

“Promettilo!”

“…”

“promettilo e io tornerò…te lo giuro…lo sai che non posso stare senza di te, ma in nome dell’amore che dici di provare per me promettilo!”

“Te lo prometto”

“Grazie…

 

Mi fermai. Vicino alla balaustra grigia i fredda pietra, e guardai giù. La nebbia imbiancava quasi tutto eppure, riuscivo a scorgere il luccichio dell’acqua che correva libera sotto di me. Passai una mano sulla superficie irregolare davanti a me ed alzai la testa. Che cazzo ci facevo io qui? Inverness. Una città sperduta a nord della scozia, una città vuota e confusionaria. Un auto resa invisibile dalla nebbia mi sfreccio vicino schizzandomi i jeans d’acqua. Bestemmiai e tirai un calcio al nulla. Problemi comportamentali. Avevo dovuto cambiare dieci istituti a causa del mio carattere irruento e poco riflessivo, ma nonostante tutto il mio curriculum era rimasto intatto. Forse grazie hai soldi del mio amato, quanto invisibile e del tutto irrilevante nella mia vita, papino, o forse grazie alla mia straordinaria bellezza capace d’incantare chiunque. Non avevo mai capito il perché, ma da quando potevo ricordare, mi era sempre bastato guardare negli occhi qualcuno per spingerlo a fare ciò che desideravo. Magia? No. Semplice carisma. Così la mia mente dava una spiegazione razionale a un fatto del tutto irrazionale. Comunque il mio “carisma “ non era bastato a salvarmi dall’essere espulso dalla mia vecchia scuola, e il papino aveva deciso di spedirmi qui, in questa odiosa città, in un istituto di persone che lui definiva “Come me”. Ricchi snob, figli di papà e viziati. Mi sarei divertito , eccome. Mi staccai a malincuore dalla balaustra e prosegui verso la sponda opposta, diventando parte della nebbia. Dovevo andare a scuola e probabilmente ero già in ritardo. E chissene frega. Camminavo senza neanche sapere dove andavo, seguivo l’istinto e il rumore delle auto. A un tratto la vidi li, di fronte a ma. Alta e maestosa. L’unico edificio antico presente a Inverness. Aveva dei grandi cancelli di ferri battuto, con inciso lo stemma della scuola in oro. Era un edificio in stile gotico, e la torre della chiesa si stagliava verso il cielo austera, e leggermente fallica. Notai con un certo disgusto che vicino all’abside della chiesa, ma leggermente scostato verso l’orto, c’èra un cimitero. Era molto grande come scuola e altrettanto inquietante. Davanti al cancello di ferro battuto non c’era anima viva, era tutti già entrati. Alzai il polso e lanciai un occhiata all’orologio:le otto e dodici. Ero in ritardo solo di due minuti, eppure gli altri erano già tutti in classe. Sospirai scuotendo il capo. Ma in che gabbia di matti ero capitato? Attraversai il cancello e, mentre camminavo tranquillo osservai i giardini intorno a me. Giardini all’italiana. Mi voltai a sinistra. Al centro, in un oceano di gigli, c’era una fontana. Mi voltai a destra. Stessa identica scena, solo che al posto dei delicati e puri fiori bianchi,c’era una distesa di rose rosse, stranamente sbocciate fuori stagione. Anche i gigli erano stranamente in fiore,ed era settembre non aprile. Davvero una scuola strana.  Sali le scale rese scivolose dalla pioggia, ed entrai nell’atrio. Un enorme sala spoglia,che si apriva su quattro rampe di scale tutte identiche. E adesso? Due arazzi erano appesi alle pareti davanti a me, e due armature vuote ma conservate in ottimo stato,stavano a guardia della porta che avevo appena varcato. In alto quasi a toccare il soffitto, c’era un ritratto di una bella donna dai lunghi capelli biondi e lo sguardo ambizioso. Dal corsetto fuoriusciva una bella quantità di carne, e negli occhi brillava una luce strana che li faceva sembrare vivi.

“Bella donna vero?” una voce tranquilla mi sorprese, veniva da dietro di me dove fino a qualche istante fa non c’era nessuno.

“Si”  chiesi cercando di apparire rilassato” Chi era?”L’ombra dietro di me si avvicinò, lentamente.

“è un antenata della direttrice della scuola, fu lei a fondarla. Si dice che fu l’mante del re di Francia. L’attuale preside l’assomiglia molto.”

“Quale?” domandai fulmineo.

“Uhu?”

“Di quale re fu l’amante…” L’ombra dietro di me si lascio sfuggire una risata e si avvicino ancora,affiancandomi. Io però non mi girai.

“ E chi lo sa, magari lo fu pure di più di uno…” lascio la frase in sospeso. Ero tentato di farli notare che quello che aveva appena detto non aveva alcun senso, ma tacqui sperando che continuasse. E continuò. “Comunque ragazzino che ci fai qui?” Mi girai per fulminarla, ma rimasi in silenzio. In vita mia avevo visto poche persone paragonabili a me per bellezza, e ora in meno di dieci minuti avevo già trovato due persone davanti alle quali io scomparivo. Dovevo avere un aria alquanto ebete perché la donna davanti a me ridacchiò compiaciuta. Era alta, snella e con la pelle chiara. Due segni arancioni le macchiavano le guance, non rovinandole il viso, ma al contrario rendendolo più particolare. I capelli erano del colore del miele, tendente al castano e gli occhi brillavano di luce propria.

“Mi chiamo Rin ragazzino e penso che tu sia il nuovo arrivato, la preside mi ha incaricato di accompagnarti nella tua classe. Seguimi:” Si avviò con passo leggero verso la seconda rampa di scale, e io la segui ormai svegliato dal mio stato di trance. C’èra qualcosa di familiare in quella donna, qualcosa che mi sfuggiva. Non cercai di memorizzare la strada che conduceva alla mia classe, tanto l’avrei ritrovata seguendo l’istinto. Anche la donna del ritratto era familiare, anzi ora che ci pensavo bene era molto più forte il mio senso d’attrazione verso la preside che verso Rin. Ma non perché mi piacessero, ma perché io sapevo di avere qualcosa a che fare con quelle donne. Entrai in classe in uno stato i semi-sonnanbulismo, cercando di ricordare qualcosa che sapevo di non poter ricordare. Non seguii le lezioni, non lanciai neanche un occhiata verso i miei compagni. Solo all’uscita, mentre mi avviavo con un massa di sconosciuti verso il cancello di ferro battuto, notai che tutti gli studenti di quella maledetta scuola erano di una bellezza sovraumana, con i capelli e la divisa sempre perfettamente in ordine, e un portamento da fare invidia a Naomi Campbell.  Quella sera a casa non cenai, avevo passato il pomeriggio a girovagare per quell’assurda città, cercando un volto simile al mio, ma tutti quei ragazzi e tutte quelle ragazze sembravano svaniti nel nulla. Mi addormentai vestito, incurante delle urla dei domestici preoccupati per il mio stato di salute. Tanto non mi ero mai ammalato. Chiusi gli occhi e il nero mi inghiotti.

 

Correvo in un campo verde, innaturalmente verde, fino a quando il campo non diventava un occhio, e intorno all’occhio si materializzava un viso. La pelle chiara e le labbra piegate in un sorriso, i capelli rosa corti danzavano mossi da un vento magico, rideva e correva con me sul nulla. Poi ad un tratto la fanciulla si sollevava a mezz’aria, gli occhi lampeggiavano e un aura diversa l’avvolgeva. Si allontanava sostenuta dalle anime di persone morte, ridendo, ma in maniera diversa. “Raggiungimi vieni con me…” Cantava. Sakura dove sei?perché l’hai fatto? La rosa spariva al suo posto  una ragazza dai capelli e gli occhi scuri sorrideva felice, poi diventava piccola, una neonata e cresceva davanti a me, tornando la ragazza che era, fino a quando il fuoco non la divorava un fuoco che portava il nome di Gaara. Masturi lo aveva lasciato per lui…l’aveva abbandonato anche lei…Ora volava, volava e sotto di lui li vedeva tutti. Ino con i capelli biondi che danzavano e gli occhi che fiammeggiavano, Temari libera e selvaggia, Tenten con le sue armi …lei era solo un umana… Rock lee cercava la forza, aveva dato via l’anima, Neji freddo, distaccato e letale,Shikamaru la pigrizia la sua rovina, l’intelligenza la sua salvezza, choji che mangiava seduto sotto un albero, Kiba ridente, diventava un lupo e tornava il solito ragazzo sbruffone…era stata la sua condanna per averla amata, Shino silenzioso e schivo, ma pericoloso…kakuro che aveva preferito un mondo immaginario a una realtà troppo dolorosa…erano tutti li ad aspettarlo.  Continuava a volare, lasciandoli dietro di se, sentiva che lo chiamavano, ma lui non poteva rispondergli doveva andare avanti. Doveva vederla. Doveva vederlo. Ad un tratto il nero intorno a lui diventò un cielo color pece cosparso di nuvole grondanti di sangue. Una moltitudine di occhi lo circondavano, e lui sapeva a chi appartenevano. In mezzo a tutti quegli occhi cercò quelli rossi. Itachi. Ma prima di poterli trovare una luce proveniente dalle mie spalle lo assorbì. Stava in piedi davanti a lui, le mani in tasca e i grandi occhi neri che lo scrutavano. Rideva scuotendo i capelli scuri “Sei in ritardo, ti sto aspettando da troppo tempo, finalmente pareggeremo i conti.” Lo sguardo di Sasuke si infiammò e una luce azzurra lo avvolse, l’avrebbe ucciso…lo sapeva…ma era stanco di combattere. Ma qualcosa colpi il moro che si ritrasse come fosse stato scottato. Kakashi. Jiraia. Tsunade. Erano tutti intorno a lui, insieme a tutti gli altri, lo proteggevano. a lui doveva andare, doveva trovarla. E riprese la sua corsa verso il nulla… Orochimaru, Kabuto, Tayuya, Karin, e così via… macchie nere nella luce.   Perché li ricordava? Perché sapeva chi erano? Perché li conosceva? La scena cambiò ancora, era nel giardino della scuola, nel cimitero. E seduta sotto un olmo c’era lei. Di cui non vide il volto, ma solo gli occhi. Bianchi e infiniti. Puri e delicati. Anche tu sei sempre stata solo un umana… E nel vuoto di quegli occhi trasparenti mi riflettevo. Ma non ero io. I miei denti erano lunghi, appuntiti. Al mio fianco una lunga spada risplendeva minacciosa. Sogno o realtà? Un senso di  paura mi avvolse, lo sentivo…mi chiamava era dentro di me e si era svegliato .E non si sarebbe mai più addormentato. “Ti stiamo aspettando…” la voce di Sakura. “ti sto aspettando” la promessa di Sasuke. “Vieni…” la supplica della mia Hinata. “vai…” la voce dentro di me, mi aveva indicato la strada…sapevo cosa fare…e sapevo che non dovevo farlo. Il buio mi avvolse e caddi, caddi e caddi…fino ad arrivare all’unico posto che meritavo e che mi era sempre stato negato. L’inferno.

 

Mi svegliai ansando. Non mi era mai successo. Non avevo mai sognato in diciassette anni, non avevo mai sudato in diciassette anni. Mi girai verso il comodino e, biascicando bestemmie sottovoce,afferrai la sveglia. Cazzo. Erano le quattro e mezza. Non sarei mai più andato a letto senza cena, mi faceva un brutto effetto.

“Ti stiamo aspettando…”

La sveglia mi cadde dalle mani, rotolando sul letto e andando a sbattere per terra. Quella voce, era la voce della ragazza dagli occhi verdi. L’avevo chiamata Sakura, la conoscevo. Ma non l’avevo mai vista. L’aria di quella maledetta città mi faceva male, avrei chiamato muo padre chiedendogli di potermi trasferire. Ovunque ma non li.

“Ti sto aspettando…”

Un fulmine squarciò il cielo. Sasuke.Odio, rancore, rabbia, competizione. E un grande amicizia. Scossi la testa confuso. Da quanto tempo pioveva fuori? Non me ne ero neanche accorto, colpa di quel dannato sogno mi aveva sconvolto. mi stiracchiai , riallungaiil braccio verso il comodino per prendere un bicchiere d’acqua.

“Vieni…”

Il bicchiere cadde e si frantumò i mille pezzi. Sarebbe andato. Tutto per far finire quell’agonia, tutto per poter tornare a dormire tranquillamente. mi lasciò cadere sul letto,come un peso morto. Dovevo dormire, ero sicuro che il giorno dopo sarebbe stato molto lungo. La cosa che si era svegliata dentro di me, si placò, dandomi  l’illusione che tutto sarebbe stato come prima. Ma tutto era appena cambiato, avrei dovuto fare i conti con un passato che non mi apparteneva realmente e scegliere il mio futuro. Perché la storia è un cerchio, prima o poi si ripete sempre.

“vai…”

Si, sarebbe andato.

 

E così alla fine l’ho finito, era da un po’ che volevo provare a scrivere una cosa simile e grazie el mio incidente ora mi tocca stare confinata a casa, e non avendo nulla da fare scrivo questi parti mentali.  Lo so che ora potrà sembrare tutto molto confuso, ma andando avanti si capiranno molte cose, e i nodi si scioglieranno. Vi avviso nulla è come sembra, e i paring sono molti e varie non decisi. Di sicuro sarà una naru Hina, ma ciò non vuol dire che i due staranno per forza insieme dall’inizio alla fine. È una storia sul sovrannaturale e ho fatto parecchie ricerche per scriverla, spero che andando avanti possa piacervi , i personaggi di naruto appaiono tutti, anche quelli non nominati nel sogno e si accettano consigli, richieste e suggerimenti. Detto questo chi vuole può sorprendermi commentando! Ma anche solo leggendola mi fareste parecchio felice. Bhe, che vi devo dire…buon estate…a me sono  toccati i debiti uff….voglio un avvoc
  
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