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Autore: Harrys_bravery    11/02/2014    18 recensioni
Harry è l'insegnante d'asilo di Allison, la bambina tutta pepe che ha come padre Louis, il ragazzo ammirato e vagheggiato da Harry. La piccola vuole davvero bene al suo papà e ama la vita con lui, tuttavia non può negare che avere due genitori sia uno dei suoi desideri più grandi. E se fosse proprio Harry il genitore che fa al caso suo?
Dal testo:
"Tu sei la persona più speciale di questo mondo e tutto quello che io posso offrirti sono un paio di pizze, una casa accogliente e i capricci di una bambina di cinque anni. Però, ti giuro, che non c’è niente che io vorrei di più."
[...]
“Però decidi in fretta, papà, altrimenti la pizza si raffredda”.
Singlefather!Louis; Teacher!Harry
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice

Come promesso, sono tornata a Febbraio con una nuovissima OS! Allora che dire? Questa storia è il Fluff *^* a me piace particolarmente, e mi sono divertita così tanto a scriverla, che concluderla è stato un vero dramma. Sinceramente, avevo pensato ad uno Spin-off, una sorta di sequel in cui Ally e Louis vengono presentati alla famiglia di Harry (immaginate la reazione di Anne ahahaha), ma vediamo... Se la storia piace posso seriamente pensarci, altrimenti mi limiterò ad immaginare :) Cosa importante: gli errori ortografici che compaiono quando Ally scrive sono VOLONTARI, non è che improvvisamente non so più posizionare le doppie o gli accenti, si tratta di una bambina che ha appena imparato a scrivere quindi non pretendete troppo, suvvia! Poi... Ringrazio Clall per i suggerimenti sul nome, Lau che ha commentato la mia volontà di scrivere una Singlefather!Louis dicendo "Ti amo" (awaw anche io) e il mio BooBear personale che ha creato questo meraviglioso Banner (lascerò il link sotto la foto perchè le immagini mi scompaiono 0.0 e merita davvero di esser visto). Ringrazio voi, meravigliosi lettori che avete portato "7 Things I hate about love"  oltre le 900 visualizzazioni! Ringrazio chi mi ha inserito tra gli autori preferiti e chi si prende tempo per lasciarmi un commento. Adesso vi lascio alla lettura, come vi avevo promesso (anche se con un po' di ritardo) della storia.
P.S. C'è stato un disguido per il Nick :( Tornerò al nick precedente non appena mi accettano il cambio :)



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Be with me, so happily


“Forse non viene… Forse la bambina è malata. Forse le ha fatto cambiare scuola. Forse…Forse…” il cervello di Harry non faceva che concepire scuse, possibili cause, o forse pretesti per il ritardo di Allison e di suo padre. Soprattutto di suo padre. Dio, Harry si odiava. Era un insegnante, un maestro d’asilo al suo primo incarico e lui già si invaghiva per il genitore di una delle sue alunne. “Bravo Harry, Complimenti” si disse mentalmente. Di solito aspettava un quarto d’ ora davanti all’ ingresso per i bambini che facevano ritardo, mentre il suo collega Niall teneva impegnati gli altri nell’aula. E ogni volta aspettava impazientemente l’arrivo di Ally e suo padre, Louis. Era sciocco e lui lo sapeva bene… Insomma il fatto che fosse padre doveva significare che avesse una moglie o che comunque sia fosse etero. Anche se ha provato a giustificare la nascita della bambina con cicogne e cavolfiori, si è dovuto arrendere alla realtà: Louis Tomlinson è etero. Sospirò sconfortato e si spostò con una mano un ricciolo ribelle dalla fronte. Certo, non poteva esser nata sotto un cavolo, la piccola Ally. Aveva degli occhioni blu identici a quelli del padre e i capelli lisci, lisci come i suoi, solo che quelli della bambina erano lunghi e calavano sulle spalle. Sbuffò ancora, sempre più scoraggiato finché non si accorse di due figure che varcavano il cancello. Un uomo bassino, capelli lunghi sulla nuca e lisci, con la frangia spostata di lato e la sua bambina che teneva per mano. “Un altro minuto e avrei chiuso il portone” disse Harry vedendo entrare l’ oggetto dei suoi desideri da… dal primo anno d’asilo della figlia ( e questo è l’ultimo, e il riccio sta davvero pensando di farsi promuovere a insegnante di scuola elementare solo per poter vedere Louis tutti i giorni, ancora). “Scusaci, ma qualcuno oggi a colazione non voleva bere la spremuta d’arancia” rispose Louis, rivolgendo al maestro un sorriso. La bambina gli fece la linguaccia lasciandogli la mano e alzando le manine paffute verso l’ alto in direzione di Harry. “Cosa mi fai sentire, Ally?” domandò il riccio prendendola in braccio e lasciandole un buffetto sul nasino. “Avevo già mangiato una mela! Papà è bugiardo” disse la piccola. Harry sorrise, prendendo anche lo zainetto delle principesse che Louis gli porse. “Così mi offendi, e io che volevo portarti a prendere un gelato al ritorno… Ma se sono un bugiardo…” mormorò il padre mettendo un finto broncio. “No!” si affrettò a rimediare lei, “ Ti voglio bene, papi!”. Louis avvicinò il suo volto alla bocca piccola e a forma di cuore di Ally e si lasciò scoccare un bacio sulla guancia. “Potrei fare un po’ tardi nel venirla a riprendere… Ho un meeting oggi e la babysitter non è disponibile…” informò il maggiore, mentre Allison sbuffava e infilava la manina tra i capelli del suo maestro preferito. “Non è un problema, aspetto io con lei. Buona giornata”. Louis fece un cenno della mano, in segno di saluto e Ally gli urlò un “Ciao papi!”. Harry sospirò. Diamine se era bello quel giorno! Aveva dei jeans arrotolati sulle caviglie e una camicia blu che gli metteva in risalto gli occhi. Mentre camminava con la bimba in braccio verso l’aula, Harry pensò a quanto poco ne sapesse di lui: Louis Tomlinson, padre, contabile per una delle più influenti aziende di Londra. “Maestro Harry” lo chiamò la piccola, e lui si voltò ad osservarla. Era la copia esatta di Louis: era una “Palletta di capelli ed energia” come l’aveva definita Niall. Era piccola e minuta, capelli lunghissimi e lisci, castano chiaro, occhioni blu (così simili a quelli di Louis che ad Harry mancava il fiato ogni volta che la guardava), e una passione sfrenata per le principesse Disney. “Oggi a ricreazione ti posso mettere le mollette nei capelli? Ne ho portata una con un fiorellino!”. Harry sorrise e “No piccola, altrimenti tutte le bambine vorranno farlo”. Ally si imbronciò un po’ e quando Harry la mise giù per entrare in aula gli fece anche la linguaccia. “Però…” sussurrò Harry accovacciandosi alla sua altezza e bisbigliandole nell’ orecchio “Quando restiamo solo io e te ad aspettare il tuo papà, puoi farlo”. La piccola lanciò un urletto e batté le manine, entrando nella classe dove Niall stava facendo l’ appello.
 
 
Gli altri bambini erano usciti da ormai quindici minuti, Niall stava riordinando l’aula piena di bambole, lego e colori, mentre Harry era seduto al tavolo con Ally aspettando che Louis la venisse a prendere. “Se ci fosse stata la babysitter saresti già a casa a vedere il cartone di Barbie Raperonzolo” mugugnò il maestro ormai stremato, dopo una mattinata intera passata tra i pianti e le urla di ben venti bambini di cinque-sei anni. “No. Io voglio stare col mio papà, non con lei. Lei è brutta, ha i capelli di tutti i colori e mi fa paura…” disse la bambina tirando una ciocca dei capelli ricci di Harry e fermandola con una pinzetta a forma di fiore. “Si chiama Perrie, e ogni giorno i suoi capelli sono di un colore diverso, ma non sono belli come quelli di Barbie. E poi, io voglio stare con papà Lou!” rivelò la piccola al suo maestro. Harry rise “Vorresti una nuova babysitter?”. “No. Voglio papà…” sussurrò la piccola rabbuiandosi un po’. Louis aveva poco tempo da passare con lei, questo gli era stato chiaro fin dall’ inizio. Impegnato com’era nella contabilità dell’ azienda non poteva che dedicare poche ore alla sua bambina. Per cercare di tirarle su il morale, Harry prese un fermaglio con sopra un fiocchetto e chiese “E questo dove lo mettiamo?”. Ally si illuminò immediatamente e “Qui!” urlò schiacciando con la manina paffuta sul fermaglietto e strappando un gemito di dolore ad Harry. “Haz, io ho finito. Vuoi che aspetti con te?” domandò Niall. Harry gli diede il permesso di andare, rimanendo solo con Ally. “Perché papà non arriva ancora?” domandò lei con le lacrimucce agli occhi. “Sta arrivando, piccola” la rassicurò il maestro. “Sei molto più bello così, comunque” gli fece notare la bambina, immergendo di nuovo la mano tra i suoi capelli. “Harry, Ally?” sussurrò una voce stanca sulla porta. “Papi!” la piccola saltò giù dalle ginocchia del maestro per correre in braccio al padre, che la sollevò di peso lasciandole un bacino dolce sulla fronte. "Scusa il ritardo, principessa” Allison scosse la testa con il viso nascosto nell’ incavo del collo di Louis. “Oh! Non mi dire…” sussurrò il maggiore, “Hai trasformato il maestro in una delle tue bambole?”. Harry arrossì, ricordandosi improvvisamente dei fermaglietti che aveva tra i capelli. Preso com’era dalla scena padre-figlia se li era completamente dimenticati. “È molto più bello così, vero papà?”. “No, lo preferisco al naturale”. Ok, ora Harry stava decisamente arrossendo, si sforzò di fare una risatina nervosa che parve abbastanza isterica alle orecchie di Louis. “Aiuto il maestro a togliersi quelle cose dai capelli e poi andiamo a casa, mh?” propose alla sua bambina mettendola giù. “No, ma così è più bello! Uffa!” si lamentò lei, imperterrita. Louis la ignorò dicendo invece ad Harry “Coraggio, siediti”. Il maestro si accomodò su una delle sedioline della classe, mentre Louis toglieva ogni singolo fermaglio. E Harry pensò che decisamente, si sarebbe prestato più spesso a fare la barbie-umana di Ally se questo significava che Louis poi avrebbe rimesso tutto a posto. Avrebbe perfino accettato di mettere un costumino da fatina rosa, se poi fosse stato Louis a toglierlo. Sentì le mani piccole e affusolate del maggiore passargli tra i capelli, rimuovere ogni singola pinzettina e ogni ferrettino per poi lasciare carezze qua e là per “accertarsi di averle tolte tutte” a detta sua. Sì, come no. “Scusa il disturbo, Harry e grazie mille” disse con lo zainetto di Ally in mano, ormai sulla porta. Allison agitò le manine facendo cenno all’ insegnante di abbassarsi per schioccargli un bacio sulla guancia e uscire col suo papà. Una volta rimasto solo, Harry si accasciò sulla cattedra, le testa posata sulle braccia incrociate, sognando ancora il tocco di Louis tra i suoi capelli.
 
 
“Papà! Papà…Papi!” mormorò Ally stropicciandosi l’occhietto e scuotendo la spalla di Louis, in piedi di fronte al letto matrimoniale su cui il padre russava. L’uomo si riscosse, e si passò una mano sugli occhi. “Hei, principessa. C’è qualcosa che non va?” domandò vedendo la sua bambina col pigiamino rosa e il coniglietto bianco di peluche con cui dormiva di solito tra le mani. “Ho fatto un sogno brutto… E ho paura… Posso dormire qui con te papi?” chiese tirando su col nasino. Louis spostò le coperte, la prese in braccio e la trascinò sotto il piumone. “Ecco fatto! C’è il tuo papà qui ora, e io ti proteggerò sempre, da tutto” mormorò Louis assonnato accarezzando i lunghissimi capelli di Ally e la sua schiena minuta. “Sai cosa sarebbe bello, papi?” chiese lei, che ormai si stava addormentando di nuovo a suon di coccole del padre. “Cosa, principessa?”. “Sarebbe bello se non fossimo solo io e tu. Cioè, io ti voglio benissimissimissimo, però ogni tanto penso che sarebbe bello se ci fosse un altro genitore, e tipo io non dovessi stare sempre con Perrie. Poi lei è una strega, lo sai?” Louis rise, schiacciando un po’ di più la sua guancia contro il capo di sua figlia. “Solo che quando non ci sei, io potrei stare con quest’altro genitore, e non con lei. E potremmo andare al parco, e magari poi mi fate fare il gioco dell’altalena… Perché quello si fa per forza in due! E a me piace un sacco dondolare!” strinse un po’ più a sé il coniglietto Benny per poi premere la faccia contro il petto di Louis e continuare “E quando ho gli incubi, posso venire qui ma il letto sarà per forza più stretto e io potrò stare in mezzo, così mi sento più al sicuro. Però deve essere qualcuno di alto, così posso fare il gioco dell’ aereoplanino in aria. Ah! E deve saper cucinare i muffin. E poi, papi deve saper fare le trecce e deve pensare che sono bellissima!”. “Amore, ma tu sei bellissima! E poi guarda…” Louis spostò il coniglietto Benny nel lato sinistro del letto, mantenendo Allison al centro, “ora sei tra me e qualcun altro. Ti senti più protetta?”. “Sei uno scemo papà. Ma ti voglio bene uguale” riuscì a mormorare prima di cadere completamente in un sonno profondo. “Vedrai che qualcuno lo troviamo… Qualcuno che vuole stare con me e te” sussurrò Louis, più a se stesso che alla bambina; le diede l’ultimo bacio sulla fronte e si addormentò anche lui.
 
 
“Ally se non bevi tutta la spremuta d’arancia faremo di nuovo tardi!” Louis era ormai esasperato. “Non mi piace. Bleah” mise fuori la lingua, il bicchiere ancora pieno sul tavolo. “Per favore, tesoro… Il maestro Harry si arrabbierà!” tentò il padre. “Lui è buono, non si arrabbia mai” ribatté in risposta. Louis si arrese, come sempre, le allaccio le scarpine rosse intonate con il vestitino a quadretti bianchi e le disse di prendere lo zainetto. La bambina osservò la spremuta con aria quasi malinconica e dispiaciuta, ma poi scese dalla sedia e prese la cartella. Erano in ritardo, di nuovo, e Harry li aspettava sulla porta. Ally sorrise soddisfatta e tirò la mano di Louis con la sua infinitamente più piccola, portandolo ad accelerare il passo. “Lasciami indovinare, spremuta d’arancia?” domandò Harry non appena i due lo raggiunsero. “Spremuta d’arancia!” confermò Louis scuotendo la testa. Ally li osservava dal basso con gli occhioni blu spalancati e brillanti, sperando che magari parlassero di altro, non solo di lei e la colazione! “Credo che farò tardi anche oggi… E la babysitter non è disponibile di nuovo. Sai, credo abbia una tresca con il mio vicino di casa… Com’è che si chiama? Stayn?” “Zayn” corresse la bambina. “Oh, ma non preoccuparti, io e la piccola ci divertiamo un sacco quando rimaniamo da soli, non è vero principessa?” domandò Harry accovacciandosi all’ altezza della bambina. Ally annuì con vigore, “ma stavolta i capelli te li faccio io!” sottolineò il maestro. “Cosa mi farai?” chiese lei ormai curiosissima. “Pensavo ad una bella treccia!”. Ally si voltò verso il padre a bocca aperta e “Papà! Il maestro Harry sa fare le trecce!”. Louis le sorrise bonario e le accarezzò la testa “Devi insegnarlo a papà!” urlò rivolata all’ insegnate, “Per forza!” specificò. “Ok, ok! Un giorno glielo insegno” concesse Harry. “Prometti!” Ally sollevò un mignolino; “Promesso” l’insegnante strinse il suo mignolo con quello della bambina. “Vieni a dare un bacino a papà che deve andar via?” s’ intromise Louis, un po’ geloso. Allison corse tra le braccia del padre e gli schioccò una decina di baci per guancia. Harry osservava la scena ammirato, quasi ammaliato, con un sorriso ebete stampato sulla faccia.
 
 
Louis era esausto. Non passava giorno, ora, minuto, secondo, in cui non maledicesse l’essere diventato un contabile. Troppi impegni, per lui che aveva una bambina, troppe scartoffie per lui che era disordinato e troppe ore di lavoro per chi deve dedicarsi anche alla cura della casa. Perché, diciamocelo, essere il padre single di un piccolo terremoto tutto arcobaleni, rosa e fiocchetti, non era affatto facile. In più, a lavoro non facevano che dargli batoste e allungargli gli orari: oggi per esempio gli hanno aggiunto una videoconferenza in diretta con gli Stati Uniti, per il rendimento dell’ azienda. Ovviamente, stando al fuso orario, avrebbe dovuto essere lì all’ ora di cena. Perrie gli aveva dato buca di nuovo dicendo di avere un improrogabile impegno, ma Louis ha sentito chiaramente il suo vicino Stayn mormorare un “che palle”. Le soluzioni possibili erano: dare buca alla videoconferenza, perdendo così il lavoro; portare Ally alla videoconferenza trasformandola in un tutorial su come vestire le bambole, o scappare con la bambina in Messico e vendere sombreri. Louis effettivamente pensava che Ally si potesse anche abituare al caldo messicano. Spinse la porta dell’ aula in cui ormai era arrivato rimuginando questi assurdi pensieri, e trovò Ally seduta sulle ginocchia di Harry, con i capelli acconciati in due adorabili treccine ad incorniciarle il visino dolce e magro, e quest’ ultimo intento a leggerle “Pablo il Pinguino freddoloso”. Louis sorrise, intenerito dalla scena e mise qualche passo in più nell’ aula. “Papi!” Ally lo notò subito, saltò giù dalle ginocchia del suo maestro preferito per correre verso il può papà. L’uomo la sollevò a mezz’ aria e le schioccò un bacio dolce sulla guancia. “Guarda, papi!” fece indicandosi i capelli, “treccine!” batté le manine estasiata ed entusiasta. “Sei bellissima, piccola. Hai ringraziato il maestro Harry?” l’insegnante si accese in un sorriso tutto denti e fossette. “Sì, perché sono una brava bambina”. “Certo che lo sei amore” le assicurò Louis. “Metti a posto le tue cose, mh?” la mise giù ed Ally cominciò a riempire il suo zainetto delle principesse (rigorosamente rosa) con i suoi quadernoni e le sue matite colorate. Louis si sedette al tavolo, di fronte all’  insegnante. “Grazie mille, Harry. E… scusami tanto per il ritardo, davvero. Solo che il lavoro è sempre più insostenibile…” Harry lo interruppe con un “Va tutto bene. È un piacere per me passare un po’ di tempo con Ally”. “Sarai esasperato invece e… Dio! Ti capisco, tieni già venti bambini che piangono e sbavano e tutto il resto, in più devi restare anche oltre per colpa mia…” Harry si disse mentalmente che sarebbe rimasto anche dieci ore se poi avesse passato quei pochi minuti che trascorrevano a chiacchierare come adesso. “La mia babysitter non fa che darmi buca, nei momenti meno opportuni tra l’altro! Stasera non so come fare…” Louis non sapeva nemmeno perché lo stesse dicendo a lui, o perché lo stesse dicendo in genere, ma parlarne con qualcuno lo confortava; sentiva così tanto la mancanza del suo migliore amico Liam, rimasto a Doncaster. “Stasera? Non stai con me, papà?” si voltò improvvisamente Allison, già col broncio che le compariva sul volto. “C’è una videoconferenza a lavoro con gli Stati Uniti…” cominciò a spiegare, la bimba gli si avvicinò mettendo le manine sulle ginocchia del padre, “Sarò costretto a portarti con me… Faresti la brava, sì?”. “Papà ma io sono brava!”. “Louis…” li interruppe Harry, prese fiato e o la va, o la spacca si disse. “Stasera… Io non ho niente da fare. Se vuoi, cioè… Se ti fidi… Posso badare ad Ally” gli occhi della piccola si illuminarono, e cominciò a saltellare sul posto mormorando in direzione del padre una serie infinita di Tipregotipregotiprego , con tanto di manine giunte. “Harry… Io ti ringrazio, ma ti trattengo già qui oltre il dovuto… Poi, la paga di un babysitter è davvero bassa…” il maestro lo interruppe con un cenno della mano. “Non hai altra scelta, Lou” si fermò un attimo per realizzare che, oh mio Dio, l’aveva chiamato “Lou” ad alta voce e non solo nella sua testa! Ma poi continuò, “Poi lo faccio con piacere, e non mi dispiace arrotondare la paga da insegnante con qualche lavoretto extra di tanto in tanto”. “Che ne dici, piccola? Il maestro Harry può essere il tuo babysitter per stasera?” domandò Louis ad Ally. “Sì, sì, sì!” urlo la piccola saltando sulle gambe del padre, sbaciucchiandolo un po’.
 
 
Alle 20.00 in punto Harry si trovava davanti a casa di Louis. Casa di Louis! Oh mio Dio! Non poteva davvero crederci, avrebbe passato la serata in mezzo a tutte le sue cose, i suoi mobili e l’allettante cassetto delle mutande. Chissà se usa gli slip o i boxer a pensarci bene... Ad Harry non sembra proprio un tipo da slip ma non si sa mai. Quando la porta si aprì, ad accoglierlo c’era un perfetto Louis in giacca e cravatta. “Wow! Roba galante…” commentò. “Entra pure, e sì… Il grande capo pretende una certa tenuta” minimizzò il maggiore con un gesto della mano. “Ti mostro la casa e poi vado via, spero di metterci solo un paio d’ore. Queste cose sono noiosissime!” Louis appese il giaccone di Harry all’ attaccapanni vicino alla porta, e lo spinse verso un ampio salotto. I mobili erano color panna, le pareti bianche e c’era un ampia finestra di fronte all’ immacolato divano in pelle al centro della stanza. Una porta a vetro bianca dava sulla cucina in stile rustico, e poi c’era un piccolo bagno nella porta accanto. Le scale bianche conducevano al piano di sopra, dove c’era un bagno più grande con tanto di vasca idromassaggio, la camera di Louis (Harry si appuntò mentalmente la presenza di un letto matrimoniale) e poi, non fu difficile intuire di chi fosse la camera con un fiocchetto rosa sulla porta. “Ally, guarda chi c’è?” disse il padre entrando. La piccola stava coccolando il suo bambolotto prima di deporlo nella carrozzina e appena si rese conto della figura del suo insegnante urlò “Maestro Harry!”. Il ragazzo la prese al volo quando lei si gettò tra le sue braccia muscolose e le disse dolcemente, “Non siamo a scuola. Puoi chiamarmi Harry e basta, mh?”. “Allora, la piccola ha già cenato, devi solo metterle il pigiamino che trovi sul letto quando vedi che comincia a sbadigliare. Questo è il mio numero di telefono… Sì sai, nel caso di... Ehm, emergenze” Harry afferrò incredulo il bigliettino e lasciò che Ally si sporgesse un po’ per dare un bacio sulla guancia del padre. “Torna presto!” si raccomandò lei. Una volta andato via, Harry tirò un sospiro di sollievo, perché Dio! Era troppo bello in giacca e cravatta, a pochi passi da lui. “Allora, principessa… Che ti va di fare?” domandò alla piccola che si dimenava un po’ tra le sue braccia. “Puoi fare il papà del mio bambolotto? Io sarò la mamma!” propose e Harry accettò di buon grado.
 
 
Harry la adorava, avevano trascorso un’ ora e mezza insieme e non avevano fatto altro che giocare, saltare e chiacchierare. Quando, intorno alle dieci meno un quarto la piccola  cominciò a sbadigliare, Harry le propose di infilarsi il pigiamino. L’ ha aiutata a spogliarsi e a rivestirsi, e poi Ally gli ha presentato il coniglietto Benny. “Lui è il mio migliore amico in assoluto! Dorme anche con me e papà ogni tanto” spiegò lei, tenendo Benny per una delle lunghe orecchie. “Deve essere fortunatissimo allora!” commentò, e lo pensava sul serio… Un coniglietto di pezza era più fortunato di lui, dal momento che aveva la possibilità di passare notti intere con Louis. “Ti va se prendiamo una bella coperta e ci mettiamo sul divano a vedere un cartone mentre aspettiamo papà?” le domandò. Ally annuì vigorosamente e corse in un angolino della sua stanza, ai piedi del lettino, per tirare fuori da una scatola un dvd. “La Sirenetta?” chiese Harry; chissà perché la cosa non lo stupiva affatto. “Sì! È il mio cartone preferito ed Eric ha gli occhi blu come papà!” spiegò con aria sognante la bambina. “Allora andiamo” la incoraggiò Louis prendendo la coperta rosa con i lustrini che era poggiata sul letto. Il ragazzo avvolse Ally nella coperta, e ne mise una parte anche sulle sue gambe. Una volta partito il film, la piccola si accovacciò sul petto ampio di Harry, cullata dal suo respiro regolare e dalle carezze che quest’ultimo le lasciava tra i capelli. “Harry… mi puoi pettinare i capelli?” domandò lei un po’ timida. “Papà dice sempre ‹Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire!›” fece lei imitando la voce del padre e facendo ridacchiare il riccio. “Hai dei capelli bellissimi, principessina” le mormorò nell’ orecchio. Ally ridacchiò fintamente imbarazzata, abbandonandosi completamente alle cure di Harry.
 
 
Quando Louis tornò a casa, intorno alle 22.30, con una forte emicrania per aver dovuto fissare lo schermo per due ore e mezza e la gola secca a causa delle continue spiegazioni sull’ andamento dell’ azienda, la scena che si trovò davanti lo fece istantaneamente sorridere. La Tv mandava i titoli di coda di un cartone animato, conoscendo sua figlia con grande probabilità “La Sirenetta”, ma nessuno dei due la stava osservando. Ally era rannicchiata sul petto di Harry, con la testolina sotto il mento del ragazzo, entrambi sotto la coperta rosa coi lustrini. Si sentiva così leggero, Louis, che il cuore poteva scoppiargli. E poi, diciamocelo, Harry non era niente male con quelle gambe chilometriche, quei ricci ribelli sulla fronte (molto spesso alzati in una cresta alta grazie a chili di gel) e gli occhi verdi. Lo scosse gentilmente dalla spalla e, per tutti i numi! Quelli erano muscoli?! Harry mugugnò qualcosa nel sonno prima di svegliarsi. Ed Harry pensò di sognare, uno di quei soliti sogni che faceva quando si vedeva a pochi centimetri dal viso di Louis. Invece quest’ultimo disse un “Sono tornato” accompagnato da un sorrisetto sghembo, che Harry dovette chiudere gli occhi e fingere di essere ancora assonnato per evitare di gettargli le braccia al collo e baciarlo. “Scusami… Noi, ci siamo addormentati mentre vedevamo la Sirenetta e…” biascicò tentando di alzarsi, ma qualcosa sul suo petto, o meglio qualcuno glielo impedì: Ally. “Va tutto bene Harry” gli sorrise Louis, “Ho fatto davvero tardi, scusami tu. È stata brava?”. “Oh… Sì! Un angioletto. Abbiamo giocato un po’ , poi abbiamo guardato il cartone animato e le ho pettinato i capelli” raccontò Harry. “Non so come ringraziarti, davvero!” Bè a tal proposito il riccio aveva un paio di idee… Louis si chinò per prendere Allison dal petto di Harry, il ragazzo lo aiutò ad avvolgerla nella coperta in modo che non prendesse freddo. “Papi?” mormorò la piccola senza nemmeno aprire gli occhi, quando Louis la posò sulla sua spalla dirigendosi di sopra. “Sono qui, amore”. Il padre posò nel lettino la piccola, non prima di averle lasciato un bacio sulla fronte e Harry gli passò il coniglietto Benny, che Louis mise accanto a lei sotto le coperte. “Ti ha presentato Benny?” domandò Louis chiudendo la porta della stanzetta di Ally. Il riccio annuì, e il maggiore non poté trattenersi dal pensare a quanto in realtà diverso fosse fuori dall’ ambito scolastico. Più libero, forse, ma sicuramente più tranquillo e spigliato. “Allora devi piacerle davvero tanto” commentò estraendo una banconota dal portafogli e porgendola a Harry. “Se hai bisogno, puoi sempre contattarmi… A me fa piacere, davvero!” gli disse l’insegnante. Louis lo ringraziò di nuovo e lo accompagnò alla porta, si posò allo stipite come la peggiore tredicenne del peggiore dei film romantici mormorandogli un “Buonanotte, Harry” che inaspettatamente, fece arrossire entrambi.
 
 
Dopo quella sera, i due presero a chiacchierare più spesso, e a Louis non dispiaceva affatto quel “Lou” che ogni tanto scappava alle labbra di Harry. La piccola Ally li osservava sempre più soddisfatta, insomma Harry era abbastanza alto per farle fare l’aereoplanino come aveva sempre sognato, e sapeva anche fare le trecce! Segretamente (neanche troppo, però) sperava che il suo papà si innamorasse di lui. Il maestro e suo padre chiacchieravano ormai amabilmente, anche del corso di danza per iscriversi al quale la piccola aveva stressato notevolmente Louis. “Ho la casa piena di body, tutù rosa e scarpette. È un incubo!” aveva rivelato un giorno Louis all’ insegnante. Dopo una settimana in cui Perrie non faceva altro che dargli buca, e Louis faceva continuamente ritardo sia a scuola, che a scuola di danza, l’uomo si fece coraggio e chiese ad Harry se poteva badare alla figlia quella sera. “Devo andare ad una cena… Una cosa annuale, tutti i dipendenti dell’ azienda sono invitati e di solito è divertente. Senza considerare che torni a casa con regali pregiati, l’ultima volta abbiamo ricevuto un cesto di frutti esotici!” raccontò Louis mettendo lo zainetto sulle spalle di Ally per riportarla poi a casa. “Chissà cosa avrete stavolta allora!” commentò Harry seriamente impressionato, poi rivolto alla bambina “Ti va una seratina io e te, principessa?”. Ally urlò , saltellando felice sul posto “Ti farò vedere tutte le mie cose di danza! Poi potremo giocare di nuovo con Benny, magari vedere ancora la Sirenetta… E possiamo colorare vero?”. “Ok, vacci piano tigre, altrimenti Harry non verrà più” la riprese Louis con un buffetto sul nasino. Il maestro sorrise,  “Facciamo tutto ciò che vuoi!” le promise. Louis mugugnò un grazie, e si diedero appuntamento a casa sua. Harry sospirò felice, prima che un dubbio atroce lo assalisse: cosa indossare?
 
 
“Tecnicamente, Haz” lo riprese Niall per la millesima volta al telefono, “è con sua figlia che devi passare la serata, non con lui”. “Grazie per avermelo ricordato Niall, davvero!” sbuffò incastrando il cellulare tra la guancia e la spalla per finire di annodare la bandana intorno ai suoi capelli. “Non c’è di che” rispose quello, sgranocchiando qualcosa (Harry poteva chiaramente sentirlo tramite il microfono del cellulare), “mi piace riportare la gente con i piedi per terra”. “Giuro che un giorno di questi ti faccio licenziare” fu la risposta che ricevette il biondo, prima che il riccio gli chiudesse il telefono in faccia. Puntuale come sempre, bussò alla porta di casa di Louis e Ally. Si è più volte domandato come mai non ci fosse una Signora Tomlinson, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo e sotto sotto (nemmeno così in profondità, in realtà) ne era contento. La porta si aprì rivelando Ally con già il pigiamino rosa addosso. “Harry!” urlò felice la bambina gettandogli le braccia minute intorno alla gamba. Il ragazzo la prese in braccio e le lasciò qualche carezza distratta tra i capelli, troppo impegnato a chiedersi dove fosse Louis. “Sai che non devi aprire la porta, senz’ aver chiesto ‹chi è?›?” la ammonì. Ally gli fece la linguaccia e sbatté un po’ i piedini per essere posata per terra. “Papà è di sopra” gli disse facendogli la linguaccia di nuovo e scappando via con il coniglietto Benny ben saldo nelle sue manine. Harry salì le scale e bussò alla porta; “Avanti!”. “Ciao, Lou… is” aggiunse subito dopo dandosi mentalmente del deficiente. Trovò il maggiore di fronte allo specchio con l’ aria concentrata e i denti a mordersi il labbro inferiore, esattamente come faceva Ally all’ asilo quando cercava di colorare senza uscire dai bordi. “ Hei! Nuovo look?” lo salutò il maggiore, accennando poi alla sua bandana. “No, è solo per evitare che i ricci mi cadano sugli occhi” Louis ridacchiò un po’. “Senti Harry, ci sai fare con i nodi alle cravatte? Perché sto impazzendo da mezz’ ora!” gli occhi del riccio si posarono solo il quel momento sullo smoking gessato che fasciava il corpo dell’ uomo. Arrossì, soffermandosi un attimo di troppo sui suoi fianchi e le sue curve morbide, facendo cenno di sì con la testa. Si avvicinò a Louis, rossissimo in viso; erano vicinissimi, non erano stati mai così vicini. Harry si ricordò di aver letto da qualche parte che dopo una determinata distanza, scatta il bacio, e probabilmente lo bacerebbe davvero se Louis non fosse etero e  padre. Annodò velocemente la cravatta, aggiustandogliela poi con entrambe le mani, e lisciandogli la camicia sulle spalle. “Sei da sposare…” commentò Louis segnando definitivamente la sanità mentale di Harry. “Sei bello, papà!” Ally era appena entrata e aveva gli occhi sgranati. Il riccio mise tre passi di distanza da Louis, e lei continuò “sembri un principe!”. “Vieni qui” la incitò il padre accovacciandosi alla sua altezza, “io adesso vado, tu fai la brava mi raccomando! Non fare arrabbiare Harry”. Dopo altre mille raccomandazioni e un centinaio di baci, Louis uscì per andare alla famosa cena, ed Ally continuò a giocare in silenzio con Benny al centro del tappeto in salotto. “Hei, piccolina! Sei arrabbiata con me?” sospettò il ragazzo, ed ebbe la conferma quando Allison si girò dall’ altro lato ignorandolo completamente. “Ok, l’hai voluto tu…” mormorò Harry, prima di sollevarla di peso dai fianchi sottili e farla volteggiare nell’ aria. La piccola cominciò a ridere felice, perché sì! Harry era decisamente alto abbastanza per giocare all’ aereoplanino con lei. “Mi perdoni?” le chiese sporgendo il labbro inferiore, tenendola sospesa nell’ aria con le braccia bene tese; “Sì, sì!”. Harry la mise giù e lei si ancorò alla sua gamba, ancora ridacchiando. “Allora, dov’è il tutù rosa che dovevi farmi vedere?” se solo avessero potuto, gli occhi di Ally avrebbero fatto scintille a quella domanda. Prese la mano di Harry, enorme rispetto alla sua piccolina e paffuta, e lo tirò verso la sua cameretta.
 
 
Dopo aver colorato, giocato, corso (Harry si era lasciato cavalcare come un cavallo imbizzarrito), dopo aver visto tutti i completini di danza, Ally si accasciò stanca sul divano, la maglia del pigiamino rosa ben rimboccata nei pantaloni. “Harry! Ho sete!” annunciò andandosi a rannicchiare sotto la coperta sul divano. “Cosa ti va di bere? Ti preparo del latte?” Ally soppesò l’idea per poi storcere il nasino, “Voglio una spremuta d’arancia!”. “Ma come? La mattina fai sempre storie e arrivi tardi all’ asilo… E adesso?” la bambina arrossì impercettibilmente, conscia dell’ errore appena compito. “Ally…” Harry si avvicinò sospettoso, “Perché la mattina non bevi la spremuta?”. Lei nascose il visino sotto la coperta, cercando in tutti i modi di evitare di rispondere. “Ally…” la richiamò Harry in tono dolce, ma al contempo severo. “Non la bevo” cominciò ancora completamente nascosta sotto la coperta, “così papà Louis cerca di convincermi a farlo e perdiamo tempo. E se arriviamo tardi, tu ci aspetti e parli col mio papà…”. “Ally” questa volta il tono di Harry era cosparso di dolcezza, aveva un sorriso gentile e le fossette in mostra, e osservava intenerito quel batuffolo di coperte al centro del divano. La piccola mise fuori un occhietto. “Vieni qui” la incitò, sedendosi a lato del divano. Gattonando con alcune difficoltà (dovute all’ intralcio della coperta) la bambina arrivò da Harry, che la prese in braccio, facendole posare il capo sul suo petto ampio. “Perché vuoi che io parli col tuo papà?” domandò. “Perché lui ti piace!” disse ovvia la bambina. E ok, se anche una bambina di cinque anni si accorgeva dei suoi sentimenti era messo male. “E perché tu mi piaci. E credo che piaci anche a papà. Quindi possiamo stare tutti insieme… Magari, cioè se… Voi…” Harry la interruppe con un bacio rumoroso sulla guancia. “Vado a farti la spremuta” la lasciò lì sul divano, ma la bambina sorrideva contenta. Quando Louis rientrò, erano da poco passare le undici. Harry stava semisdraiato sul divano a fare zapping col telecomando, mentre Ally dormiva nel suo lettino. Quando era crollata tra le sue braccia muscolose, il riccio l’aveva portata in braccio fino alla sua cameretta, le aveva rimboccato le coperte e schioccato un bacio della buonanotte sulla fronte. “Harry!” , il riccio trasalì non avendo sentito Louis rientrare, e poi trasalì per averlo guardato. Lo smoking che ancora gli calzava alla perfezione ma questa volta, la giacca aperta, la cravatta allentata e i primi bottoni della camicia sbottonati. “Ally dorme?” chiese sedendosi accanto a lui sul divano; Harry spense la tv e mormorò un “mhmh” senza riuscire a guardarlo negli occhi. “Quest’ anno” mormorò Louis sbattendogli una bustina sotto il naso, “vino rosso”. Harry sgranò gli occhi guardando la marca della bottiglia del vino “Lou, questo è Pinot Noir!”. “È una cosa positiva?” domandò in modo completamente inesperto l’ altro. “Certo! È una delle marche più pregiate di vino rosso! Figurati che le ho viste solo in televisione e mai, nemmeno nei ristoranti o nelle taverne” Louis parve soppesare le sue parole, si alzò dal divano togliendosi la giacca e sparì in cucina. Harry lo interpretò come un invito garbato a mandarlo via, quindi si alzò anche lui, sistemandosi i jeans, e dirigendosi verso l’appendiabiti per recuperare la giacca. “Dove stai andando?” domandò Louis, tornando in salotto con in mano due calici di vetro e un apribottiglie. “Io… ehm…” balbettò incapace di trovare una risposta, ma non ce ne fu bisogno perché “Posso offrirti un po’ di Pinot Noir?”. Harry ringraziò il fatto che la mascella fosse perfettamente collegata col resto del corpo, altrimenti avrebbe dovuto raccoglierla e tentare (probabilmente invano) di riattaccarla. “Louis, davvero non devi aprirla se…” ma proprio in quel momento si sentì il ploop che segue l’ eliminazione del tappo in sughero e Louis alzò le spalle in una finta espressione dispiaciuta, così simile alle smorfie di Ally, e bisbigliò un “Ops!” tutt’ altro che pentito. Harry ridacchiò e tornò a sedersi sul divano, prendendo il bicchiere che Louis gli porgeva con un sorriso smagliante. Chiacchierarono a lungo del più e del meno, di Ally e di com’ era andata la serata di Louis, Harry fece continui apprezzamenti sulla qualità del vino. Un’ ora e una bottiglia di Pinot Noir dopo, entrambi un po’ brilli, si ritrovarono schiacciati contro il divano, Louis col capo posato sulla spalla di Harry (un Harry ancora troppo sobrio per non poter sentire il calore che si diradava da quel semplice contatto). “L’ altro giorno Ally mi ha detto cose strane… Vorrebbe qualcun’ altro oltre me. Dice che mi adora ma che sarebbe bello fare il gioco dell’ altalena o trovare il letto matrimoniale più stretto o chissà che…” biascicò Louis con la fronte premuta contro il collo di Harry. “Lou…” Harry trovò il coraggio, dicendo che erano un po’ brilli e forse nessuno dei due l’ avrebbe ricordato, forse. “Dov’ è la mamma di Ally?” L’uomo fece una risatina amara e “A sbattersi qualche modello in una parte non definita del globo terrestre”. Prese l’ ultimo sorso di vino che c’era nel bicchiere e continuò, “Eravamo giovani quando ha scoperto di essere incinta. Suo padre aveva un’ agenzia di modelle e non faceva che rimproverarle il fatto che questo le avrebbe rotto la carriera. Ho lottato tanto per riuscire aa far sì che portasse avanti la gravidanza, ma Eleanor ha detto che una volta nata sarebbe stato ‹un problema mio›. Come se Ally potesse essere definito un problema…”. Harry gli accarezzò pigramente un fianco “ É una bambina meravigliosa, Lou” disse sinceramente. “È tutto ciò che ho… Davvero”. Passò qualche minuto di silenzio, rotto solo dai loro respiri e dai battiti accelerati del cuore di Harry. “Harry?” chiamò Louis dopo un po’. “Mh?” , “Mi baci?” . E forse era l’ alcool, forse era lo sfogo, ma di certo Harry non se lo fece ripetere due volte: prese il volto di Louis tra le mani, gli accarezzò le gote rosse con i pollici e poi lo baciò forte, a lungo, tanto da lavare via il sapore del vino e sostituirlo col proprio. Quella sera Louis si dimenticò di pagare Harry per aver fatto da babysitter ad Ally, e Harry si dimenticò che dovesse essere pagato per passare del tempo con la piccola principessina.
 
 
Harry pensò che fosse stato un errore dettato dall’ alcool, che Louis non volesse davvero baciarlo. Fortunatamente si dovette ricredere. A quel bacio, seguirono tanti altri. Il giorno successivo, Louis si era presentato con un sorriso smagliante all’ asilo, e gli aveva chiaramente sussurrato (per non farsi sentire da Ally) che era sobrio e non rimpiangeva niente. Passavano un po’ di tempo insieme di tanto in tanto, quando gli impegni del maggiore glielo permettevano. Louis aveva smesso di pagare Harry, che ormai si proponeva lui stesso di andare a prendere Ally da danza o di passare la serata con lei quando Louis non poteva. La bambina si era abituata alla presenza di Harry, lui le faceva fare l’aereoplanino, ascoltava i suoi interminabili monologhi e la guardava ogni volta che provava i passi di danza a casa. Certe volte, quando era a scuola si confondeva e lo chiamava semplicemente “Harry”, non “Maestro Harry” o “Maestro” e questo causava ad entrambi un po’ di imbarazzo. Stava pensando a tutte queste cose che lui reputava meravigliose, e al fatto che nessuno (Niall in primis) avrebbe mai scommesso su di lui, quando il suo cellulare squillò: Louis. “Lou?” rispose semplicemente. “Hei! Pensavo… Tra mezz’ ora Ally esce da danza… Ti va di venire a prenderla insieme a me?” la risposta non poteva che essere affermativa. Parcheggiarono davanti al portone in legno massiccio che dava accesso alla scuola di danza di Ally, con abbondante anticipo. “Lou, come mai siamo già qui?” domandò Harry voltandosi verso di lui. Il maggiore si stava torturando il bordo del maglione, e si stava mordendo il labbro inferiore come il riccio aveva visto fare ad Ally tante volte. “Possiamo parlare?” chiese incerto. “Dio Louis, mi stai spaventando!” ed era vero. Un austero “Possiamo parlare?” non portava mai a qualcosa di buono. “La cosa si sta facendo seria… Almeno da parte mia…” Harry annuì incitandolo a continuare, “E voglio che tu sappia che io ho Ally, e lei sarà sempre la mia priorità. E questo non è giusto, Harry. Perché tu sei un ragazzo meraviglioso, e hai bisogno di qualcuno che ti metta al centro esatto del suo mondo, qualcuno che faccia di te il fulcro delle sue attenzioni”. Harry rise amaramente, perché sapeva che stava per arrivare la batosta, e infatti: “Non innamorarti di me, Harry”. “Sai bene quanto adori Ally e quanto la cosa sia reciproca. Sapevo benissimo ciò in cui mi stavo cacciando, sin dal primo momento. Quindi, Lou, non allontanarmi, anche perché sarebbe inutile. Sono già innamorato di te” le guance gli andarono a fuoco, ma non gli importava: Louis doveva sapere. “Ally può essere anche la mia priorità. Possiamo farcela insieme… Saremo in tre come la piccola ha sempre voluto. Proviamoci” sussurrò prendendogli le mani nelle sue. “Ti prego…” aggiunse. Harry era già troppo coinvolto, vedeva Ally quasi più di lui (visto che teneva la bambina anche a scuola) e sinceramente Louis era felice della risposta ricevuta, perché stava iniziando ad abituarsi a quelle gambe troppo lunghe per non scontrarsi con le sue sotto al tavolo, al dover apparecchiare per tre e a tutti i baci umidi e rumorosi che quella bocca rossa era capace di dedicargli. “Proviamoci” proclamò sporgendosi per baciarlo. “Ma se qualcosa non va…” mormorò sulle sue labbra; Harry lo interruppe “Voglio il bene della piccola tanto quanto te, se capisco che andando via tutto andrà meglio, non esiterò a farlo”. “Dio, sei perfetto” mormorò ancora Louis, prima di intraprendere uno di quei baci più lunghi e passionali.
 
 
“Papà! Così mi fai male!” si lamentò Ally per la centesima volta. Erano tutti e tre seduti sul divano, Louis con le gambe divaricate che accoglievano la bambina ed Harry, scalzo, davanti a loro. “No, Lou!” sbuffò ridendo, “la ciocca di destra sopra quella centrale, ma sotto quella di sinistra”. Il riccio stava cercando di insegnare a Louis come fare una treccia, e Ally sembrava aver ormai rimpianto da un po’ la promessa fatta con Harry sull’ insegnare al padre come farne una. “È troppo complicato!” si lamentò arrendendosi e snodando i capelli della piccola, accarezzandoglieli. Ally gattonò fino a sedersi sulle gambe incrociate di Harry, poggiando il capo sul suo petto ampio “E poi…” sussurrò, “Finché ci sei tu, puoi farmela senza strapparmi i capelli” a bassa voce, per non farsi sentire dal suo papà. “Hei, ti ho sentito! Adesso me la paghi!” commentò Louis spingendosi verso i due cominciando a fare il solletico alla bambina che si dimenava tra le braccia di Harry. “Scappiamo!” biascicò la bambina tra una risata e l’altra. Harry cominciò a correre con la piccola tra le braccia che lo incitava ad andare più veloce perché “Papà ci sta raggiungendo!”. Cenarono tutti insieme, tra le chiacchiere allegre di Louis, i versetti di Ally e le risate sguaiate di Harry. La bambina era così felice, si accucciò sul grembo di Louis che la cullava e sussurrò “Siamo una bella famiglia”, prima di addormentarsi. Louis e Harry si guardarono con gli occhi lucidi e si scambiarono un dolce e casto bacio sulle labbra. Misero a letto la piccola, lasciandole un bacio a testa su ogni guancia,  Harry stava già andando al piano di sotto per recuperare la sua giacca e defilarsi verso il suo monolocale, quando Louis gli afferrò il polso. Il riccio lo guardò con aria interrogativa; Louis si morse il labbro e bisbiglio imbarazzato “La piccola dorme… Mi chiedevo… Ti va di passare la notte qui? Con me?”. Harry gli sorrise, e gli prese i fianchi lasciandogli un bacio umido sulle labbra, facendo incontrare le loro lingue. “Mi va” gli disse sulle labbra, prima di prenderlo in braccio e condurlo verso la camera da letto. Si baciarono a lungo e quando Harry prese coraggio, slacciò e tirò via i pantaloni di Louis. Harry ridacchiò sulle sue labbra. “Cosa c’è?” domandò Louis scettico. “Sapevo che eri un tipo da boxer” rivelò il riccio. Poi non ci fu più spazio per le parole.
 
 
Quel pomeriggio Harry e Louis erano andati a piedi a prendere Ally da danza. La piccola era sempre felice di vederli insieme, soprattutto perché poi andavano insieme a fare merenda e Harry le puliva sempre il nasino e le guance che lei si sporcava mangiando, mentre il suo papà sbuffava, ma sorrideva felice. In più, poteva raccontargli di tutte le cose che succedevano a scuola di danza, e si divertiva un sacco quando chiedeva ad Harry di passarle le scarpette o il body e lui fingeva di non saperne nulla passandole scarpe da ginnastica e tutù anziché le cose che aveva chiesto. “Papà! Harry!” urlò felice la piccola correndo loro incontro. Louis la afferrò al volo sollevandola e lasciandosi stampare una bacio sulla guancia. “Ciao, principessa!” la salutò Harry, guadagnandosi anche lui un bacio. Ally si sfilò lo zainetto con dentro tutta la sua roba (rigorosamente rosa anche questo) e lo diede senza troppi complimenti ad Harry affinché lo portasse al posto suo. “Dove andiamo?” domandò curiosa. “Al parco! Ti va?” chiese Louis, guadagnandosi un “sììììì”  in risposta. Comprarono ad Ally un gelato, che lei trangugiò in fretta mentre Louis si lamentava con Harry di qualcosa accaduto sul lavoro. Harry sorrise comprensivo e gli massaggiò appena le spalle dicendogli che sarebbe andato tutto bene. Quando Ally annunciò di aver finito il gelato, come da copione, Harry si abbassò alla sua altezza per pulirle il visetto sporco di cioccolato e Louis sbuffò un “Non imparerà mai” carico di affetto e amore. Ally prese la mano di entrambi con le sue piccine, e quando si accorse che quella di Harry era enorme anche rispetto a quella di suo padre domandò curiosa “Papà, tu sei sicuro di essere più grande di Harry, sì?”. Harry esplose in una fragorosa risata mentre Louis finse un  broncio adorabile. Il riccio si avvicinò col capo sussurrandogli un “Hai le misure perfette per una ragazza” che lo fece imbronciare ancora di più e lo portò a bofonchiare “Sì, come no. Si vede chi è la ragazza a letto”. Harry baciò via il broncio prima che Ally cominciasse la sua dettagliata descrizione dell’ ora di danza classica. Louis, comunque, non si era affatto dimenticato di tutte le cose che la bambina gli aveva detto quando mesi prima aveva avuto un incubo, e adesso che c’era Harry voleva accontentarla in tutto e per tutto. Lanciò uno sguardo d’ intesa al riccio ed entrambi presero a far dondolare la bambina, che rideva contenta urlando “Più in alto! Più in alto”. Louis vide come Harry si premurava di non tirare troppo il braccio di Ally per non farle male e questo bastò per farlo innamorare ancora un po’ di più.
 
 
“Lou, dove sono i miei boxer?” bisbigliò Harry per non svegliare la piccola che dormiva nell’ altra stanza (cosa inutile effettivamente, perché nemmeno gli urletti poco virili di Louis all’ apice del piacere c’erano riusciti, ma comunque…). “Cosa vuoi che ne sappia? Prova sotto il letto” gli rispose indossando il maglioncino di Harry che gli andava a coprire la parte superiore delle cosce e lasciava solo intravedere il tessuto dei suoi boxer grigi sotto. “Trovati!” esultò infilandoseli insieme al pantalone di tuta che Louis gli aveva prestato. Ormai erano più le notti che passava a casa di Louis ed Ally che quelle che trascorreva nel suo monolocale, ma andava benissimo così. “Sei carino col mio maglione” sussurrò sorridendogli sornione e ancorandogli i fianchi con le mani grandi. Louis arrossì, pensando a quanto adorasse indossare le maglie di Harry a mo’ di vestitino così che i loro profumi si fondessero insieme. “Non avrai un secondo round, tigre. Quindi fila a letto” lo ammonì spingendolo per poi spegnere l’ abat-jour e rifugiarsi tra le sue braccia forti e muscolose. “Papà…” una manina premeva sulla sua spalla scuotendolo forte, sentì anche un singhiozzo. Si rese conto che dovevano esser trascorse almeno due ore da quando si era addormentato; controvoglia e un po’ spaventato si voltò per trovare Ally con gli occhi lucidi e le spalle scosse dai singhiozzi. “Amore, che succede?” si preoccupò, mettendosi a sedere e spostando le coperte, svegliando così anche Harry. Accese la lampada e mentalmente ringraziò la sua abitudine di rivestirsi dopo le nottate di fuoco con Harry. La piccola corse tra le sue braccia, singhiozzando forte “mostri” mormorò. “Hai fatto un brutto sogno, amore” la confortò Louis accarezzandole i capelli lunghi e annodati dalla foga di correre dal suo papà. “Lou?” biascicò Harry assonnato. “Ally ha fatto un brutto sogno” spiegò semplicemente e questo fu sufficiente perché anche Harry si unisse all’ abbraccio e la coccolasse un po’. “Ti va di dormire con noi? Così io e papà mandiamo via tutti i mostri!” propose Harry alla piccola che annuì asciugandosi gli occhietti. Il letto era più stretto, ma il corpicino minuto di Ally si adattava perfettamente tra quello grande e possente di Harry e quello piccolo e dinoccolato di Louis. La bambina per la prima volta si sentì protetta davvero, tanto da lasciare il coniglietto Benny fuori dal letto. Louis osservò la piccola dormire per un po’ col visino schiacciato sul petto di Harry e le gambine intrecciate alle sue. “Vi amo così tanto” rivelò credendo che entrambi stessero dormendo, ma una voce maschile roca ed assonnata gli mandò un “Anch’io” indietro come risposta. Se Ally credeva che Harry fosse fantastico adesso pensa che sia il migliore, e questo lo capisce anche Louis quando svegliandosi sente l’ odore di muffin appena sfornati provenire dalla cucina. “Papà! Muffin!” saltella eccitata la piccola sul lettone, “È perfetto!”. Louis le sorride, le accarezza i capelli e poi concorda, “Sì, lo è”. Quando padre e figlia scesero in cucina trovarono Harry con la tuta e la sua maglia intima (Louis indossava ancora il suo maglioncino) che imbandiva la tavola con latte, cereali, succo di frutta e muffin al cioccolato. “Buongiorno!” urlò allegra Ally, agitando le manine per farsi prendere in braccio e lasciare un bacio sulla guancia di Harry. “Buongiorno” mugugnò Louis, un po’ meno allegro di prima mattina, scoccandogli un bacio in piene labbra che fece ridacchiare Ally, ben salda tra le braccia forti del riccio. “Tra due settimane facciamo uno spettacolo a danza” li informò Ally piluccando il suo muffin, “verrete a vedermi, vero?”. “Certo, principessa” risposero i due in coro, facendola ridere.
 
 
Harry sapeva che era tutto troppo perfetto per continuare a durare in questo modo, e infatti il litigio si affacciò esattamente come si sarebbe aspettato. Louis aveva fatto un errore nel fare i conti che aveva poi consegnato al direttore, ed era davvero, davvero sotto pressione. Il direttore gli aveva detto che il giorno successivo pretendeva i conti giusti, quindi Louis era in cucina, sommerso dalle scartoffie mentre Harry passava del tempo con la piccola. “Poi abbiamo provato i costumi per lo spettacolo! Erano bellissimi!” affermò con aria sognante, Harry ridacchiò e le disse “Sarai bellissima anche tu”. “Papà, Papà! Vuoi vedere i passi che ho imparato a danza?” domandò la piccola affacciandosi in cucina. “Magari dopo, tesoro” non alzò nemmeno lo sguardo dalla sua calcolatrice. “Dai papi, ci metto un attimo” piagnucolò in cerca d’attenzioni Ally. “Allison, davvero, non ora” tentò ancora con calma Louis, “Ma papi!”. Harry vide gli occhi del suo fidanzato accendersi di rabbia, prima di urlare “Allison non ho tempo! Vai di là e stai con Harry!”. La bambina si allontanò spaventata: Louis non aveva mai gridato con lei. Con gli occhioni pieni di lacrime, corse in salotto gettandosi tra le braccia di Harry e piangendo sulla sua spalle, mentre lui le accarezzava i capelli e le sussurrava parole di conforto nell’ orecchio. Louis si fermò dai suoi conti solo un attimo, si grattò il ponte del naso, per poi rinforcare la calcolatrice e continuare. Alle undici, Harry mise Ally a letto, promettendole che Louis sarebbe tornato non appena finito di lavorare, per lasciarle il bacio della buonanotte. Harry si avvicinò e cominciò a massaggiare le spalle di Louis, sentendolo rilassarsi sotto al suo tocco. “Poi, passa a dare il bacio della buonanotte ad Ally, mh?” il maggiore annuì stanco. “Credo… Lou, dovresti farti perdonare… Sei stato un po’ rude con lei, voleva solo che le prestassi attenzione” cominciò Harry, che aveva dovuto asciugare tutte le lacrime della piccola. “Harry! Le stai dando ragione?!” sbraitò “Davvero, è un problema mio come educo mia figlia. Faresti bene a non intrometterti”. Harry si sentì ferito, perché aveva cominciato a considerarsi parte di una famiglia in cui non c’erano differenze tra mio e tuo, soprattutto se questo riguardava l’educazione di Ally. “Lou, io…” Louis lo interruppe sul nascere: “Tu niente! Dov’erano i tuoi preziosi consigli quando una neonata piangeva tra le mie braccia e non capivo cosa volesse? Dov’ eri quando non riusciva a dormire perché era preoccupata di non piacere agli amichetti dell’ asilo? Eh? Dov’eri?! Non c’eri. Quindi farai bene a non intrometterti ancora!”. Harry lo guardò con gli occhi sgranati, non disse niente; andò verso l’attaccapanni, prese la giacca, la infilò ed uscì.
 
 
Era passata una settimana. Una settimana da quel litigio, una settimana che Harry non rispondeva alle chiamate di Louis, una settimana che all’ entrata dell’ asilo c’era Niall e non Harry che lo accoglieva con un bacio, facendo attenzione a non farsi vedere da nessuno. Ally lo aveva capito, non era mica stupida. A scuola si avvicinava ad Harry chiedendogli perché non venisse a casa con lei e papà Louis, se fosse colpa sua o se avesse litigato con suo padre. Harry l’ aveva più volte rassicurata, eppure non era mai tornato a casa con lei. Ally quel giorno davvero sentiva la mancanza di Harry a casa loro, in più di lì a due giorni ci sarebbe stato il suo spettacolo, e voleva che i suoi genitor… suo padre ed Harry, insomma, ci andassero insieme, mano nella mano come gli aveva visto fare tante volte e che la guardassero con sguardo fiero ed orgoglioso. Ally chiese al maestro Niall se potesse andare al bagno, così il biondino l’ accompagnò fino alla bidella, attendendo pazientemente fuori che lei uscisse: ovviamente c’erano donne che accompagnavano le bambine, e uomini che accompagnavano i maschietti, per non creare disagio. Quando, però, un pianto disperato cominciò a provenire dal bagno, Niall non esitò ad entrare. C’era la piccola Ally per terra, mentre la bidella cercava in qualche modo di aiutarla: la bambina aveva un graffio sul ginocchio e perdeva un po’ di sangue. “Cosa è successo?” domandò Niall abbastanza in asia. “È scivolata… Era un po’ bagnato, ho cercato di evitare che cadesse ma…” Il maestro la interruppe con un cenno della mano “Portiamola in infermeria”. A quelle parole il pianto di Ally si fece ancora più disperato e cominciò a singhiozzare una litania di “No, no, no, voglio il mio papà. Chiamate il mio papà! Per favore, fate venire papà”. Niall le si accovacciò affianco e notò che sul ginocchio avesse solo un piccolo taglietto, nemmeno troppo profondo: bastava del disinfettante e un cerotto. Le accarezzò piano i capelli e “Papà è a lavoro piccola, adesso gli telefoniamo, mh? Intanto andiamo in infermeria?” domandò, ma la piccola non volle sentire ragioni: agitò la testa in segno di negazione e specificò “papà è qui”. Niall sperò che avesse capito bene quello che la bimba intendeva, mentre apriva la porta dell’ aula e bisbigliava nell’ orecchio di Harry, per non far spaventare gli altri bambini, che Ally era caduta, che era in lacrime in bagno e che voleva il suo papà. Harry si fece strada nei corridoi, dopo aver lasciato Niall a badare agli altri bambini e ad insegnare i colori primari, raggiunse il bagno. Non appena lo vide Ally gli urlò un “Papà!” pieno di lacrime e singhiozzi: in quell’ esatto istante, il cuore di Harry scoppiò. Un’ esplosione di gioia, di amore e di affetto, più forte e più bella di tutto ciò che avesse provato prima d’ora, forse anche più dei “Ti amo” di Louis, forse, forse invece erano allo stesso livello. La piccola continuava a tendere le braccia verso di lui e a urlare “Papà! Papà Harry!”, Harry la prese in braccio, le lasciò un bacino sulla tempia e le mormorò paroline di conforto nell’ orecchio. “Va tutto bene tesoro, adesso andiamo a disinfettare questo taglietto. Ti faccio scegliere anche il cerotto! Ne abbiamo uno rosa che ti piacerà un sacco”, la bambina annuì semplicemente, la testa poggiata sul petto ampio e forte di papà Harry. “La conosce?” domandò incuriosita la bidella. Harry le sorrise comprensivo, accarezzando un fianco di Ally, prima di rivelare “Sì, è mia figlia”. Una volta medicato il taglietto e scelto il cerotto (non serve specificare che fosse rosa, vero?), Harry si prese un attimo per pensare a come Ally lo avesse chiamato. Gli venivano ancora gli occhi lucidi, se solo non ci fosse stata la bambina ad un passo da lui coi piedi a penzoloni sul lettino dell’ infermiera, forse avrebbe pianto (ok, senza il forse).  “Amore, chiamiamo papà Lou prima  che lo faccia la scuola? Così gli diciamo che non è niente e non devo preoccuparsi” propose. La bambina però, scaltra, rispose “Sì, però parli tu”. Harry sbuffò, ma sorrise ricordandosi di tutto quello che Ally avesse fatto per lui e Louis, a partire dai ritardi volontari rinunciando alla sua adorata spremuta d’arancia, fino a questo; era un vero collante per loro due. Si sedette accanto a lei sul lettino e compose col cellulare il numero che sapeva a memoria già da un bel po’ di mesi. Uno squillo, due… “Harry! Grazie al cielo! Dobbiamo parlare, ti prego…” il riccio davvero non era pronto a questo. Non voleva chiarire, era ancora arrabbiato, ferito ed infastidito per esser stato tagliato fuori dall’ educazione di quella che è anche la sua bambina, perciò tagliò corto: “Ally è caduta. Non è niente di grave, solo un taglietto sul ginocchio”. Louis rimase in silenzio per un po’. Ally parve ricordarsi di una cosa proprio in quell’ istante, “Papà!” cominciò a sbraitare “Papà! Papà Harry, ascoltami! Credi che il cerotto si vedrà sotto la calzamaglia? Tra due giorni c’è lo spettacolo! Tu vieni a vedermi vero, papi?”. “Sì che vengo tesoro, stai tranquilla. Non si vedrà nulla. Vuoi parlare con papà Louis?” domandò, la bambina fece cenno di no con la testa; Ally aveva un po’ il broncio con Louis, ritenendolo responsabile del fatto che papà Harry non tornasse più a casa con loro. Harry si girò dall’ altro lato, dando le spalle alla piccola, e tirò un po’ su col naso, se avesse ripetuto quel “Papà Harry” un’ altra volta, sarebbe scoppiato a piangere davanti a lei. “È tutto ok” la voce di Louis gli arrivò ovattata dal microfono del cellulare, “Anche io ho pianto la prima volta che mi ha chiamato papà”. Il riccio era ancora arrabbiato, ma gli fu grato di questa piccola confidenza. “Sei anche tu responsabile della sua educazione… Sei anche tu suo padre” e Harry, davvero, non se la sentiva di toccare l’ argomento. Lo liquidò con un “già” e chiuse il telefono.
 
 
“E se papà Harry non viene?” chiese per quella che Louis registrò essere la centocinquantasettesima volta. Le aggiustò il tutù e le diede una mano a infilare le scarpette da mezza punta prima di aggiungere “Te l’ha promesso, amore. Vedrai che papà verrà”. E vorrebbe crederci anche lui mentre lo dice, vorrebbe che Harry si sedesse accanto a lui, che gli prendesse la mano e guardassero insieme la loro bambina. Perché ormai Louis ha capito il suo errore, ed è pronto a rimediare, se solo il riccio gliene desse la possibilità. “Sì ma poi torniamo a casa tutti insieme? E dorme da noi come prima?” Louis sospirò “A questo pensiamo dopo, ora vai e dai il meglio di te” le lasciò un bacio sulla fronte e tornò a sedersi nella platea. Ally era bellissima, ed era anche dolce e aggraziata nei movimenti, Louis la guardava con occhi lucidi ed orgogliosi pensando che avesse cresciuto così bene la piccola, ma dandosi mentalmente dello stupido perché ora potevano essere in due a crescerla. Anche Harry, nascosto tra le file di genitori rimasti in piedi, osservava Ally rapito, con gli occhi traboccanti d’amore. Il riccio si soffermò a guardare anche Louis, pensando a quanto fosse bello, a quanto ancora arrabbiato fosse, eppure a quanto continuasse ad amarlo. Quando lo spettacolo terminò, Harry sgattaiolò con le mamme nei camerini, trovò Ally che si guardava sperduta intorno e la chiamò. “Papà! Sei venuto!” urlò la piccola correndogli in braccio. “Certo principessa! Te l’ avevo promesso” le sussurrò baciandole le tempie e la fronte. “Ho portato dei fiori alla mia prima ballerina!” gli disse porgendole un mazzettino di margherite, “Perché sei stata la più brava!”. “Davvero?” fece Ally tutta emozionata prendendo i fiorellini. “Davvero, davvero!” assicurò Harry. “Papà…Torni a casa con noi oggi? Ceniamo insieme e poi dormiamo tutti e tre nel lettone?” propose mordendosi il labbro inferiore e, maledizione!, era così simile a Louis! “No, amore. Papà Harry ha del lavoro da sbrigare… Ma ci vediamo presto, mh?” Ally non cercò nemmeno di dissimulare la sua delusione, semplicemente si abbandonò al petto di Harry, godendosi le ultime coccole. Quando Louis la raggiunse nei camerini per aiutarla a rivestirsi, immaginò di dover risanare la delusione dovuta al fatto che Harry non si fosse presentato. La prese in braccio, la sbaciucchiò a lungo e le fece tantissimi complimenti, facendola ridere per il solletico. Quando notò il mazzolino di margherite, le domandò di chi fosse e lei per tutta risposta disse “Me l’ ha portato papà Harry!”. “Harry? Era qui?” chiese lui stesso un po’ incredulo. “Ma come papà? Me lo hai detto anche tu che me l’aveva promesso!” L’innocenza dei bambini! “Gli ho chiesto se tornava a casa con noi e se dormivamo tutti assieme, ma mi ha detto che ha del lavoro da fare…”. Louis la guardò imbronciarsi, “Ti manca papà Harry?”; “Mi manca com’ era prima, quando facevamo tutto insieme ed eravamo tutti e tre, non solo noi due”. Forse solo in quel momento Louis realizzò che Harry non fosse un punto di riferimento solo per lui, ma anche per la piccola, e capì che davvero non poteva lasciarlo andare: lo amava troppo, anzi, lo  amavano troppo. “Vestiti, dai” la incitò, “Dove andiamo?” domandò perplessa e curiosa Ally. “A riprenderci papà Harry!”; “Sì, sì, sììì!”
 
 
Harry era sdraiato sul divano del suo monolocale a guardare una partita che sinceramente non gli interessava, a petto nudo, sorseggiando di tanto in tanto un po’ di birra dalla bottiglia posata ai piedi del tavolo. “Ho del lavoro da sbrigare” aveva detto, sì come no… Perché non poteva semplicemente smetterla con questa farsa e tornare dalla sua famiglia? “Stupido, stupido Harry” si disse mentalmente. Quando suonò il campanello, pensò sinceramente di non alzarsi e di rimanere sul divano a crogiolarsi nella sua commiserazione. Ma il campanello non smetteva di suonare, e giurò che se fosse stato Niall gli avrebbe spaccato la faccia. Quando aprì però, si trovò davanti due paia di occhi azzurri identici, che a due altezze diverse lo fissavano. “Lou…is” si corresse subito, per evitare di suonare smielato e patetico. I due se ne stavano sulla porta, Louis con i cartoni delle pizze in mano ed Ally con lo zainetto di danza ancora sulle spalle e il tutù che usciva dal bordo. Appena usciti dal luogo dove si era tenuto lo spettacolo, infatti, erano andati  comprare le pizze e poi di corsa a casa di Harry. “Harry sono uno stupido, e questo penso che l’abbiamo capito tutti. Ti prego, ti prego, perdonami. Torna a casa con noi, vieni a vivere con noi!” Louis si bloccò prese fiato, Ally gli strinse la mano per incoraggiarlo, “Ho sbagliato, ok? Ero nervoso e stressato. Davvero, secondo te, avrei fatto una scenata del genere in altri contesti? Andiamo, Haz! Lei ti chiama papà! È ovvio che tu sia responsabile della sua educazione tanto quanto me. Sono qui a chiederti scusa, lo so che sono stato un coglio…”, “Lou! La bambina!” lo riprese Harry ridacchiando. “Sì, scusa. Insomma, tu sei la persona più speciale di questo mondo e tutto quello che io posso offrirti sono un paio di pizze, una casa accogliente e i capricci di una bambina di cinque anni. Però, ti giuro, che non c’è niente che io vorrei di più. Quindi se vuoi io… Noi” fece accennando ad Ally, “siamo qui. E possiamo ricominciare”. Louis buttò fuori il fiato che non credeva di aver trattenuto, Harry aveva ascoltato tutto con la spalla poggiata contro lo stipite della porta e un sorriso ebete in volto. “Però decidi in fretta, papà, altrimenti la pizza si raffredda” scoppiarono tutti a ridere. Harry avanzò di qualche passo, prese la nuca di Louis con una mano e lo baciò tra gli urletti eccitati si Ally e i mugolii di sorpresa di Louis. “Ti amo” gli rivelò, con le labbra ancora poggiate sulle sue, Louis per tutta risposta lo baciò ancora. “E amo anche te, principessa!” disse sollevandola di peso. “Anche io papà!” Ally strisciò il nasino nell’ incavo del collo di Harry. “Ma poi torni a casa con noi, vero?” domandò ancora un po’ timorosa. “Se papà Lou vuole, posso anche fare le valige e posso…” “Papà vuole” urlò Ally senza lasciargli finire la frase. Louis rise, chiudendosi la porta alle spalle e “Papà Lou vuole, eccome!” bisbigliò rubando ad Harry un altro bacio.
 
 
 
Erano passati… Aspetta quanto tempo era passato? Ad Harry sembrava un’ eternità, ed era così felice. Aveva trascorso ormai più di un anno con la sua famiglia, Ally aveva compito sei anni e adesso frequentava la scuola elementare (con rammarico del riccio, che non poteva più sorvegliarla a scuola), aveva imparato a leggere quasi tutte le parole, e anche a scrivere (Bè… Quasi). Louis aveva imposto ad Harry di lasciare che il monolocale in cui viveva venisse affittato da qualcun’ altro, così il riccio si era stabilmente trasferito da loro. Louis aveva fatto spazio nell’ armadio per i suoi vestiti, nella scarpiera per i suoi orribili, a detta sua, stivaletti, nel bagno per veder comparire due spazzolini e nel suo cuore per accogliere l’amore della sua vita. Ogni tanto, Ally faceva capolino al bordo del lettone e con scuse sempre meno plausibili si infilava tra di loro godendosi le coccole e le attenzioni di entrambi. Era il periodo di Natale, il secondo Natale che trascorrevano insieme. Avevano montato un abete nel salotto, lo avevano addobbato tutti insieme e Harry aveva sollevato Ally per permetterle di infilare la stella sulla punta. La bambina era felice e rilassata, aveva finalmente due genitori, come da sempre desiderava e anche lei aveva imparato un paio di cose: i piedi di papà Lou erano sempre freddi la notte, papà Harry preparava i dolci più buoni del mondo e che se si alzava per andare a dormire nel lettone e trovava la porta della loro stanza chiusa, era meglio girare a largo. Harry aveva sempre rimproverato a Louis il fatto che urlasse un po’ troppo a letto, ma lui si giustificava dicendo “è l’ effetto che mi fai”, e cosa avrebbe potuto mai ribattere il riccio? “Papà Harry!” Ally correva per le scale scendendo in tutta fretta con un foglietto piegato alla ben e meglio in mano. “Amore, non correre!” la riprese Louis dalla cucina, che anche se non poteva vederla (perché stava lavando i piatti) sentiva i suoi passetti affrettati. “Papà Harry!” chiamò di nuovo. “Dimmi, principessa” l’uomo comparve nel suo quadro visivo con il telecomando in mano. “Mi prendi in braccio? Voglio mettere la letterina sull’ albero, sul punto più alto così Babbo Natale la prende per prima!” Harry le scompigliò un po’ i capelli e poi la sollevò. Louis comparve in quel momento, mentre si asciugava le mani con uno strofinaccio “Cosa hai chiesto quest’ anno, amore?”. “Non si dice!” lo rimbeccò la bimba, “Altrimenti Babbo Natale non me lo porta più”. “L’ anno scorso però hai avuto la bicicletta che avevi chiesto” le ricordò Harry, pensando a quanto ci fosse voluto per tenerla nascosta fino al giorno di Natale. “Si ma quest’ anno non posso proprio dire niente” Ally  fece il segno di chiudersi la boccuccia con una chiave che poi gettò via. Louis alzò gli occhi al cielo e le sorrise bonario “Ok, ma adesso fila a letto che è tardi”. “Buonanotte papi!” disse la piccola lasciando un bacio sulla guancia ispida di barba di Louis, “E buonanotte anche a te, papà!” e si alzò sulle punte dei piedini per raggiungere la guancia di Harry che si era chinato in avanti. Attesero per una mezz’oretta che la bimba fosse definitivamente addormentata, scambiandosi baci e coccole sul divano, poi Louis propose “la leggiamo?”. Harry sollevò un braccio per prendere la letterina dal punto più alto dell’ albero, quasi vicino la stella in cima, e poi tornò a sedersi col suo uomo sul divano. Spiegazzarono la lettera ed entrambi risero a vedere la calligrafia tremolante e gli errori ortografici di Ally, che doveva ancora imparare a scrivere bene.
 
“ Caro Babbo Natale,
grazie per la bicicleta del anno scorso. Visto che sono stata una bimba brava, quest’ anno ti chiedo una cosa un poco piu grossa. Voglio un fratellino. Ma fai attenzzione, deve essere maschietto, perché devo rimanere la principessa della casa. Siccome papà Lou mi ha spiegato che per un bambino ci vuole tanto tempo, ti chiedo pure la Barbie infermiera. Il regalo più bellissimo che mi hai fatto rimane pero, papà Harry. Grazie se mi porterai i regali che ho chiesto.
Tanti baci e Buon Natale, Ally”
 
Louis e Harry si guardarono commossi. “Sono il suo regalo di Natale più bello” bisbigliò Harry, poi tornò sui suoi passi e “Vuole un fratellino! Lou da me e te! Ti rendi conto?”. Louis aveva gli occhi lucidi ed annuì al settimo cielo. “Siamo un famiglia” proclamò sfregandosi un po’ gli occhi azzurri inumiditi. “Ci pensi? Un altro bambino!” continuò Harry ancora esaltato. Louis gli mise una mano sulla bocca, “Non urlare, amore!”. Harry annuì, si alzò per riporre la letterina dov’ era. “Ally ha ragione” considerò Harry, riavvicinandosi a Louis, che lo guardò con aria interrogativa, “Per un bambino ci vuole tanto tempo, quindi credo che dovremmo iniziare a provarci già da adesso” sentenziò raggiungendolo sul divano, intrappolandolo tra lui e lo schienale. “ Questa è la scusa peggiore che tu abbia mai usato per portarmi a letto” ridacchiò Louis. “E… Solo per sapere… Sta funzionando?” Louis scoppiò a ridere, gli baciò le labbra e il collo, intrecciando le dita con i suoi capelli ricci alla base della nuca. “Sta funzionando, eccome”.
THE END
  
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