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Autore: Tanit    11/02/2014    0 recensioni
Il terremoto è un'esperienza tremenda per chi la vive e lascia segni indelebili nel cuore e nella mente delle persone coinvolte. Questa storia l'ho scritta dopo avere assistito in prima persona al terremoto dell'emilia la notte del 20 Maggio 2012.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte era particolarmente scura quella sera: la fase del novilunio rendeva l’unico satellite terrestre quasi invisibile agli occhi e nemmeno un misero spicchio di luna era osservabile dalla città profondamente immersa nel silenzio. Anna rincasò silenziosamente nel suo appartamento dopo una serata trascorsa con gli amici in giro per i locali più frequentati della zona. La solita carrellata di chiacchiere e aperitivi durante la quale si era talmente riempita la pancia di schifezze che aveva reso assolutamente impensabile il fatto di poter cenare. Ora però, le pizzette che aveva divorato tra una bibita e una birra, erano ormai un lontano ricordo e il suo stomaco rivendicava un certo appetito.La ragazza si tolse le scomodissime scarpe col tacco in cui aveva rinchiuso i piedi per troppe ore, lanciandole da qualche parte nel piccolo ingresso. Zoppicando, aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa di commestibile. Il ripiano dell’elettrodomestico in cui conservava il cibo di sua proprietà non era molto fornito;come al solito aveva dimenticato di fare la spesa! Era avanzato soltanto uno yogurt e una scatola di Philadelphia. Sorrise pensando alla sua mania di comprare tutte le peggiori diavolerie ipocaloriche,quando poi nel week end non riusciva proprio a dire di no a dolci e stuzzichini,rovinando tutti i buoni propositi della settimana! Malauguratamente anche gli scomparti delle sue coinquiline erano praticamente vuoti, a parte succhi di frutta e una bottiglia di latte a lunga conservazione. Entrambe le sue amiche, come lei studentesse, erano tornate a fare visita ai genitori per il week end, lasciandole l’intero dominio della casa, raccomandandosi di non fare confusione e soprattutto di non dare feste. Con aria riluttante Anna estrasse il latte dal frigorifero, versandosene un’abbondante tazza e ponendola dentro al microonde. Successivamente, mentre attendeva che il candido liquido si scaldasse, estrasse da un credenzino, un pacchetto di biscotti al cioccolato: in mancanza d’altro, una buona colazione era quello che ci voleva prima di ficcarsi sotto le coperte, visto che era ben decisa a non dare udienza a nessuno prima di mezzogiorno.Il rumore del microonde risuonò nella stanza e dopo qualche minuto la ragazza estrasse la tazza piena di latte caldissimo e si diresse verso il divano, dove poco prima aveva posto il pacchettino con i biscotti. Dopo essersi seduta a gambe incrociate, come era suo solito, con aria pigra tuffò un primo frollino nel liquido bollente. Se ci fosse stata attorno la sua gattina, Mila, ne avrebbe scaldato un poco anche per lei, ma quella piccola pazza era sparita già da un paio di giorni. Accidenti a lei! Anna adorava quella palla di pelo, che era la mascotte del loro appartamento già da un paio d’anni. L’avevano trovata sola e infreddolita accanto a un cassonetto dei rifiuti, lei e Lidia. In un primo momento si era deciso di tenerla con loro solo per qualche giorno, finchè non si fosse trovato qualcuno a cui affidarla, dato che Giulia non si era detta per nulla felice di avere un gatto in casa - Sporca e lascia peli dappertutto! – Si era lamentata; ma alla fine anche lei non aveva più potuto fare a meno di quella piccola peste e le permetteva persino di dormire nella sua camera.Anna addentò un altro biscotto pensando a dove potesse essersi cacciata la gatta! L’indomani appena alzata, avrebbe fatto un giro di ricognizione attorno al quartiere per cercarla. Non era la prima volta che Mila spariva, ma in genere tornava sempre non appena sentiva i morsi della fame. Mentre era persa nei suoi pensieri, un biscotto forse troppo inzuppato, si spezzò e cadde nel liquido all’interno della tazza. Anna imprecò, allungandosi verso il tavolo su cui aveva precedentemente posato un cucchiaino, quando improvvisamente, il tintinnio di un campanellino attirò la sua attenzione. Che fosse il collarino di Mila? Dunque aveva finalmente deciso di tornare quella disgraziata!

  • Mila! – Esclamò posando la tazza sul tavolo – Mila, dove sei? – La ragazza si alzò dal divano e rimase in ascolto. - Mila! – Chiamò di nuovo – Esci fuori! – Fu raggiunta di nuovo dal suono di un campanellino e finalmente vide la gatta sopraggiungere dalla camera di Giulia; evidentemente era rientrata dalla finestra aperta. - Finalmente sei tornata! – Disse la ragazza chinandosi per accarezzare la bestiola, che generalmente si gettava con la pancia all’aria, ben lieta di ricevere le coccole. Quella volta però, con grande stupore di Anna, Mila procedette verso di lei con fare circospetto, annusando il pavimento con aria incerta e rimase così, bassa, in allerta, come se fiutasse un pericolo. - Che hai Mila? – Le chiese Anna accucciandosi a terra. Non aveva mai visto la sua gatta così: a parte la notte in cui l’avevano trovata e portata a casa. la ragazza sentì un tremendo boato provenire dall’esterno. Fu un suono talmente forte, talmente assordante, che in un primo momento Anna credette sul serio che fosse crollata la casa accanto. Quello non fu che l’inizio. Appena un attimo dopo tutto attorno a lei iniziò a tremare, prima piano, poi sempre più forte. I muri della casa vibravano in una maniera impressionante; le ante della credenza si aprirono, rovesciandone a terra il contenuto, che si sparse nella stanza, in un ammasso di piatti, soprammobili e bicchieri rotti. Anna rimase a bocca aperta frastornata, sentì le gambe cedere, mentre l'antico soffitto a cassettoni sulla sua testa iniziò pericolosamente a scricchiolare e a perdere pezzi di intonaco. Il lampadario sopra di lei, si spense definitivamente mentre veniva sottoposto a fortissime oscillazioni. La ragazza si convinse in un attimo che tutto le sarebbe crollato sulla testa e con uno scatto disperato, si gettò sotto il tavolo, prendendosi la testa tra le mani e comprimendosi le orecchie per proteggere l'udito da quel frastuono assordante.

  • - Il terremoto,non ci credo, il terremoto – Pensò mentre tutto attorno a lei continuava a tremare e a rovesciarsi – Non finisce più, Signore, non finisce più! E' la fine del mondo! Se continua così sono finita – Le era già capitato di sentire qualche piccola scossa nella sua vita, ma di decisamente più bassa intensità e soprattutto di breve durata. Proprio quando Anna era sul punto di credere che la casa le sarebbe davvero crollata sulla testa, tutto si fermò, lasciandola nel silenzio della stanza. Rimase pochi attimi frastornata, immobile, quasi per accertarsi che tutto fosse davvero finito. Successivamente, tremante, la ragazza uscì da sotto il tavolo a carponi. Non sapeva bene come ci si dovesse comportare in quelle situazioni; dentro di lei sentiva soltanto l’esigenza di raggiungere l’esterno della casa il più presto possibile. Tentò di rimettersi in piedi, ma tremava talmente tanto che ricadde in ginocchio, proprio sui resti di alcuni bicchieri di vetro che la ferirono in modo lieve alle mani e alle gambe. La paura però era tale che non se ne curò affatto. Uscì dalla cucina, avanzando per il corridoio, finchè non riuscì a risollevarsi in piedi aiutandosi con lo stipite della porta d’ingresso che in chissà quale modo si era spalancata. Guardò verso il pianerottolo e nonostante l'oscurità, vide spuntare dall’appartamento accanto la figura della vicina: un’anziana non molto simpatica che le rimproverava sempre di dimenticarsi il suo turno di annaffiare le piante della scalinata.

  • - L’hai sentito? – Le chiese l’anziana balbettando. Stava in atteggiamento ricurvo facendo leva sulla maniglia della porta blindata come se fosse una sorta di bastone. Anna non potè fare a meno di notare i suoi occhi spalancati dallo spavento e si chiese se anche lei stessa avesse il medesimo sguardo.

  • - Eccome se l’ho sentito!- Rispose Anna lieta di potere in qualche modo interagire con un altro essere umano. Improvvisamente il campanellino della gatta Mila titinnò e la bestiola usci da chissà dove,strusciandosi contro la gamba della sua padroncina

  • - Dobbiamo uscire subito di qui - Disse l’anziana ad Anna – Potrebbero venire altre scosse. Anna annuì, e si protese verso la vicina per invitarla a prenderla per mano. La donna si avvicinò muovendosi circospetta e guardandosi attorno, come se temesse che da un momento all’altro tutto potesse franare loro addosso. - Come facciamo a scendere? – Commentò guardando con un pelo d’invidia la gatta scendere velocemente le scale sparendo di sotto – E’ saltata la luce ed è tutto buio

    – Aspetti, ho il cellulare in tasca, ci faremo luce con quello – Disse Anna, pensando che era proprio vero il detto “fare di necessità virtù “ Aiutate dalla flebile luce dell’attrezzo elettronico, le due donne riuscirono a scendere le scale e ad arrivare nell’atrio principale.A quanto pareva nella piccola palazzina c’erano solo loro due quella notte; o forse gli altri erano già tutti usciti all’esterno. Improvvisamente, tornò la luce ed entrambe notarono spaventate che la struttura presentava diverse crepe.

    - Presto, andiamocene alla svelta – Disse la donna trascinandola fuori dal portone. Corsero il più velocemente possibile verso l’esterno. La via era piena di gente che correva e gridava. Qualcuno era scalzo, molti in pigiama, tutti comunque si stavano radunando nel parcheggio del supermercato vicino. L’unico modo di essere al sicuro era stare il più possibile lontano dai palazzi, per evitare di essere colpiti da qualche tegola. Corsero per alcuni metri, quando sentirono un altro boato simile a quello che aveva preceduto la scossa e subito dopo la terra riprese a tremare. Dalla folla in strada si sollevarono grida di terrore, mentre la gente si portava le braccia alla testa per proteggersi dai detriti che precipitavano dalle case attorno. -Corri,corri! - Urlò la vecchia al suo fianco – Qui in mezzo siamo come topi in trappola! - E aveva ragione: le strade del centro erano molto strette e avrebbero potuto essere colpite da qualche tegola o addirittura coinvolte nel crollo di qualche edificio. Fortunatamente la seconda scossa durò pochi secondi e le due raggiunsero la loro meta senza ulteriori problemi. Anna e la signora, ancora mano nella mano si accucciarono tremanti sull'asfalto del parcheggio. Attorno a loro una gran moltitudine di persone piangeva o tentava di chiamare i parenti col cellulare. Una donna gemeva disperata per avere praticamente perso la casa e tutto quello che aveva nei crolli e solo allora Anna sollevò lo sguardo per osservare le case attorno: immense crepe e ogni sorta di detrito, polvere, calcinacci, coprivano la via rievocando uno scenario di guerra. In quel momento la ragazza scoppiò in un pianto liberatorio; forse avevano perso tutto ma avevano salvato la cosa più importante: loro stessi.

    - Stai tremando, hai freddo? - La voce dell'anziana vicina la raggiunse calda e avvolgente ricordandole quella di sua nonna, quando da piccola la accoglieva sulla porta di casa dopo un tremendo temporale, asciugandola energicamente dalla pioggia, fradicia e infreddolita. Anna la guardò con occhi enormi di pianto e paura.

    - E ora … che faremo? - Le chiese con voce rotta.

    La signora la osservò sorridendo: un sorriso chiaro, sincero, di chi era sopravvissuta a una guerra, tanti anni prima e che aveva visto ricostruire una nazione dal nulla

    - Che faremo? L'unica cosa possibile – Disse semplicemente. - Vivremo – Con naturalezza pose la propria mantella, da cui non si separava mai, sulle spalle della giovane, che si lasciò coccolare da quell'abbraccio genuino, chiedendosi come avesse potuto solo fino a poche ore prima trovare quella signora antipatica solo per delle stupide piante. A volte bastava davvero poco per cambiare punto di vista sulle persone. In quel momento una nuova alba spuntò sul quella terra martoriata dalla terra stessa. Presto in quel tetro parcheggio sarebbero arrivati i soccorsi; presto sarebbe cambiato tutto, nel bene e nel male. Il campanellino di Mila risuonò accanto alle due donne ancora abbracciate e la gatta si accoccolò sulle gambe della sua padroncina. Anna finalmente sorrise e smise di piangere.

 

 

  
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