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Autore: B Rabbit    11/02/2014    2 recensioni
Sentì il proprio nome risuonare in una voce familiare ed aprì appena gli occhi rossi.
Green lo chiamava dal lato opposto dell’aula e per poco non si pestò il piede con un banco.

[A Niv, con la speranza che Doitsu non se la tenga per sé]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Green, Red
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Unhappy




Ogni volta che consegnava una verifica, Red si sentiva incredibilmente stanco.
Diede il compito di fisica nelle mani dell’insegnante e si diresse silenzioso al suo posto, dove si accasciò, stanco.
Gli sembrò che il sonno rubato dallo studio le sere precedenti gli piombasse addosso senza pietà.
Si accoccolò meglio sulle braccia conserte e chiuse gli occhi, ignorando il vociare alto dei compagni che parlavano della verifica.
In quel momento voleva solo rilassarsi per affrontare meglio le ore successive, le chiacchiere e le lamentele degli altri non gli interessavano.
Il compito era stato difficile e il tempo modesto a causa della ricreazione, ma Red credeva fermamente di aver ottenuto la sufficienza, perlomeno la minima.
Lo stridio dei banchi e delle sedie lo infastidirono un po’, e sperò vivamente che l’insegnante bisbetica della classe vicina non apparisse alla porta per urlare qualcosa riguardo il rispetto – come se i suoi angioletti lo avessero, quando lei non c’era – .
Sospirò, preparandosi ad un’altra sfuriata.
Almeno non doveva spostare il proprio banco, dato che normalmente il suo era vicino alla parete e quindi in linea.
Sentì il proprio nome risuonare in una voce familiare ed aprì appena gli occhi rossi.
Green lo chiamava dal lato opposto dell’aula e per poco non si pestò il piede con un banco.
Il ragazzo sorrise lievemente alla sua sbadataggine.
Sistemate le ultime sedie della prima fila, lo vide avvicinarsi a lui, allegro.
Sicuramente voleva chiedergli come fosse andata, se alla fine lo studio intensivo avesse giovato – “O per vantarsi” pensò Red – .
Sospirò un po’ divertito, pronto a dover ascoltare quel fiume di parole che presto lo avrebbe frastornato, e sbarrò gli occhi, rimanendo acquattato sul banco.
Una ragazza si era avvicinata a lui, richiamando la sua attenzione con una vocina acuta.
«Come è andata la verifica?» gli chiese curiosa.
Red aggrottò le sopracciglia e arricciò le labbra in una smorfia, seccato da quell’intrusione.
Il castano lo fissò, allarmato, ma un velo di dispiacere impietosirono presto le sue iridi.
Rivolse l’attenzione verso la compagna e le sorrise, gentile. «Bene, grazie. E tu?»
Il moro si morse il labbro e, voltando il capo, scorse malamente lo sguardo dell’altro fissarlo amareggiato.
Lo infastidiva il fatto che quelle ragazze così viscide e moleste gli si avvicinassero – e lui sorrideva ad ognuna di loro, sebbene provasse il desiderio di sottrarsi a quelle attenzioni – .
Ma disprezzava soprattutto Green, quando pareva dimenticarsi di lui per scherzare con loro.
E se ne andava via, irritato, con quelle risate acute e sgraziate a ronzargli nella mente, ma quando il castano lo raggiungeva, per scusarsi o chiedergli la ragione, lui rideva, acido.
Gli gridava contro, rabbioso, ferito.
Sembrava che preferisse loro, a lui, che la sua presenza lo annoiasse, che fosse soltanto utile ad alleviare i momenti grigi.
Si sentiva tradito.
Litigavano, e Red si domandava “perché?”, incapace di arrestare le sue stesse parole – così cattive verso Green, troppo – , e alla fine di tutto, quando lo lasciava lì in compagnia dell’amarezza, l’idea di non vederlo più il giorno dopo lo agghiacciava.
Perché si sentiva bene, insieme a quell’idiota, come spesso lo chiamava, giocando.
Ci teneva a lui, nonostante gli scherzi o le palline di carta che gli lanciava durante le lezioni.
Gli voleva bene, ma questo non glielo avrebbe mai detto, animo troppo orgoglioso.
La campanella vibrò nell’aria e Red chiuse le palpebre, affranto.
Si drizzò e notò la stessa afflizione spegnere gli occhi del castano, che lo salutò con un sorriso mesto, dirigendosi poi al suo posto.
Finita la scuola avrebbero litigato, lo pensavano entrambi e sicuramente sarebbe successo, sebbene non lo volessero.

Ma quel giorno Red non la aveva, la forza di discutere.
Desiderava che Green parlasse, scherzasse e sorridesse solo con lui, per un unico pomeriggio.

















Originalshipping!
Sono naufragata anche qui °-°
Pensavo di scrivere e così finire come no un altro progetto, ma invece di andare nelle Indie sono arrivata nelle Americhe.
Ma parliamo della cosa sopra.
Il titolo è semplice perché non sapevo che scrivere lì su xD
La storia è… è.
Il povero cucciolo rosso è triste/incavolato, e Green, educato a trattar bene le persone vicine – non Red, ovviamente – non sa guidare le tizie randomiche veso il paese più bello di tutti, a differenza nostra.
Non sapevo che genere mettere perché faccio schifo in questo come nel resto.
Siccome la voce “Contesto” è obbligatoria, ho scelto “Videogioco”, nonostante sotto ci sia scritto “Se la storia è AU (Alternate Universe), scegliere la voce che inizia per 'Nessun...' […]”. Funny.
Beh, vi saluto figliuoli.
Che l’orgoglio non sia con voi – vero, Red? - .

Bye bee



  
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