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Autore: Bale    11/02/2014    0 recensioni
Una donna ritrova il suo ex marito, un uomo che forse, in realtà, non se n'è mai andato
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Bussano.

Sono solo le otto di mattina e credo proprio di sapere chi mi ritroverò davanti una volta aperta la porta.

Ho ragione. E’ lui, proprio lui, con lo sguardo mesto e quasi colpevole e le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. Mi guarda dubbioso, in attesa che io gli dica che può entrare.

E’ Mark, mio marito. O forse dovrei dire il mio ex marito.

Abbiamo divorziato sei anni fa e ci siamo visti sempre meno, fino a quando non è tornato a lavorare qui in città.

A volte lo guardo e mi rendo conto di conoscerlo bene, altre invece mi sembra un estraneo che non ha più nessun ruolo nella mia vita, a parte quello di padre dei miei figli.

So che è qui per questo, per vedere i ragazzi prima che escano per andare a scuola e per fare gli auguri a Ben, il maggiore, che oggi compie sedici anni.

Non ha nessun pacchetto tra le mani e questo mi stupisce non poco.

Mark ha sempre riempito i nostri figli di regali costosissimi, soprattutto quando era via, e io ho sempre pensato che lo facesse per compensare la sua assenza che, francamente, si faceva sentire eccome.

La sentivo io, che dovevo tirare su due figli da sola, senza l’aiuto di nessuno, senza quel suo sguardo che mi rassicurava sempre, soprattutto nei momenti più difficili, quando temevo di aver fatto la scelta sbagliata.

La sentiva Ben, il primogenito, il maschio più adulto, l’uomo di casa. So quante volte avrebbe voluto avere accanto un padre, per confessargli tutte quelle cose che una madre no può comprendere.

La sentiva Matt, il più piccolo, che ha goduto della presenza di suo padre per pochi anni. Poi ha dovuto lasciarlo andare senza poterci fare niente, impotente e vittima dei suoi compagi di scuola che lo prendevano in giro perché non aveva un padre.

Li ho sentiti piangere entrambi, da soli, nelle loro camerette, al buio, per la mancanza del padre.

Quando Mark è tornato ho temuto che non sarebbe stato più accolto a braccia aperte dai suoi figli, che fosse troppo tardi, ma per fortuna non è stato così. I figli perdonano sempre i genitori, anche quando non dovrebbero. E lo stesso vale per i genitori.

So che è andato via per lavoro, per tutto quello che gli è capitato, perché non poteva sopportare di stare intrappolato in questa città, con me, con la donna che ormai non amava più e che aveva ferito irrimediabilmente.

Mark è un poliziotto. Nove anni fa, quando ero incinta di Matt, gli hanno sparato. E’ stato in coma per mesi e, alla fine, quando si è ripreso, ha iniziato a girare il paese, in cerca dell’uomo che gli aveva sparato per vendicarsi, perché lui aveva messo in prigione suo fratello.

E’ tornato in città per la nascita del suo secondogenito, poi è sparito di nuovo.

Quando Matt aveva otto mesi è venuto a dirmi che tra noi era finita, che non ce la faceva a portare avanti la nostra relazione, che dovevo cavarmela da sola, che lui non ci sarebbe più stato né per me né per i suoi figli. Mi ha spezzato il cuore.

Ha mentito, però. Qualche mese dopo, infatti, si è rifatto vivo per vedere i bambini e, quando non poteva esserci, scriveva lettere, mandava regali, telefonava in continuazione. Non ha mai saltato una ricorrenza, comprese le partite di calcio, le recite, le visite dal pediatra e dal dentista.

Anche se non c’era fisicamente io lo sentivo, ci riuscivo. L’aria profumava ancora della sua presenza e io lo rivedevo ogni giorno nei capelli e negli occhi di Ben, identici ai suoi. Il suo biondo chiarissimo e i suoi occhi colore del cielo.

Sono andata avanti da sola, senza il suo amore a proteggermi e a farmi sentire al sicuro. Ci siamo amati così tanto che ho impiegato anni e anni per togliermelo dalla testa, per smettere di piangere di notte.

A volte Matt mi sentiva e veniva ad accoccolarsi accanto a me senza dire una parola, lasciando che io mi riaddormentassi accarezzando i suoi morbidi riccioli biondi.

Ho cercato un altro uomo, un’altra relazione, anche se non ero del tutto sicura che i miei figli l’avrebbero accettato; ma io ne avevo bisogno. Era dura farcela da sola, era troppo difficile, ma alla fine la nuova relazione non è arrivata ed io sono riuscita comunque a stringere i denti ed andare avanti, perché quello che avevo a casa mi bastava. Avevo due tesori e non me ne rendevo conto.

Alla fine di tutto, quando pensavo di aver superato tutti gli ostacoli che mi si paravano davanti e che non ce ne sarebbero stati altri, Mark è tornato.

Lavora in città e ha trovato un appartamento proprio nel nostro palazzo, pochi piani più su.

Non ci siamo detti molto, ho lasciato che lui stesse con i bambini, perché sono convinta che sia per loro che si è deciso a tornare.

-  Sono già in piedi?  -   mi chiede riportandomi alla realtà.

Io annuisco automaticamente.

Si riferisce ai bambini. Vuole vederli.

Prima che io possa fare qualsiasi cosa, Matt esce dalla sua camera, impeccabilmente vestito e pettinato. Ha quasi dieci anni ormai, è un ometto.

Quando scorge il padre il suo viso si illumina e gli corre incontro.

-  Ci accompagni a scuola?  -    chiede speranzoso.

-  In realtà ho avvisato la tata  -    intervengo io   -  Non sapevo che saresti passato, visto che è il tuo giorno libero  -

Di solito, il lunedì, Mark preferisce riposare e vedere i bambini dopo la scuola. Ieri sera avevo sospettato che sarebbe passato per fare gli auguri a Ben, ma non essendone certa ho avvisato la tata affinché venisse a prendere i ragazzi per portarli a scuola.

-  Ci vedremo nel pomeriggio  -    lo rassicura Mark, accarezzandogli la schiena.

Matt non dice altro. Fila dritto in camera e torna con il suo zaino.

-  Dov’è Ben?  -   chiede   -  Faremo tardi  -

Come se lo avesse sentito, Ben esce dal bagno proprio in quell’istante. Un profumo mi invade subito le narici: ha messo la colonia.

-  Ecco qui il nostro festeggiato  -   esclama Mark, andandogli incontro.

Gli fa gli auguri stringendolo forte e dandogli una rumorosa pacca sulla spalla. Io non riesco a fare a meno di sorridere.

In quel momento suona il citofono ed io so bene che è la tata dei ragazzi che li aspetta di sotto per portarli a scuola.

-  Su, è tardi  -   incito, senza andare a rispondere.

I ragazzi si infilano i cappotti e gli zaini e, dopo averci salutato calorosamente, spariscono nel pianerottolo, oltre le scale.

Io e Mark rimaniamo soli, per la prima volta da quando è tornato, penso.

I suoi occhi sembrano lucidi, come se si fosse emozionato all’idea che il suo primogenito è diventato ormai decisamente un uomo.

Lo guardo, come in attesa. So che non ama rimanere solo con me, almeno per l’imbarazzo. So che se ne andrà da un momento all’altro, mormorando un timido saluto e promettendo di tornare nel pomeriggio, e invece se ne sta lì, in piedi sul tappeto scuro a fissare il vuoto.

Non so cosa dire e, di certo, anche se mi sento in imbarazzo, non posso essere io a mandarlo via.

-  Vuoi un caffè?  -   chiedo stupidamente.

Lui non risponde. Tira fuori dalla tasca della giacca un foglietto piegato in quattro e me lo porge.

-  Volevo che Ben avesse questa, ma immagino di dover chiedere prima il tuo permesso  -

Gli lancio un’occhiata interrogativa, poi dispiego il foglietto impaziente. Non riesco proprio ad immaginare di cosa si tratta. Perché dovrebbe aver bisogno del mio consenso?

Quando ho finalmente il foglio aperto tra le mie mani, capisco.

Si tratta di una mail scritta da me anni fa, quando Ben aveva cinque o sei anni.

Mark era via per lavoro e visto che non sempre avevamo modo di telefonarci, gli scrivevo molte mail. So già cosa ho scritto, ma con le lacrime agli occhi, prendo a leggere ad alta voce.
 


Oggi Ben compie sei anni. So che gli manchi tanto. Chiede spesso di te e ti ritrae in continuazione. Ormai i suoi disegni ricoprono il frigorifero e diversi altri angoli della casa.
E’ bellissimo. Non riesco a guardarlo senza pensarti. Ha i tuoi capelli biondi, la stessa sfumatura, la stessa consistenza. Quando lo accarezzo non posso fare a meno di immaginare di avere te in grembo, con la testa sulle mie ginocchia. Poi però lui si gira, apre gli occhi e mi guarda. Io rispondo al suo sguardo, ma non riesco a reggerlo per molto, proprio come mi succede con te.
Ben ha i tuoi occhi azzurri. Identici. Lo stesso colore, la stessa forma. Sono contenta che li abbia ereditati da te e non da me.
Ha anche la tua bontà, la tua sensibilità.
Ieri notte non riuscivo a dormire e sono andata in cucina a prepararmi una tisana. Dopo un po’ l’ho visto uscire dalla sua cameretta, piccolo, assonnato e incerto. Si è strofinato per bene gli occhi, poi mi ha preso per mano e mi ha riportata a letto. Si è raggomitolato contro la mia schiena e prima che chiudessi gli occhi mi ha sussurrato: “So che ti manca papà. Manca anche a me”
Non sono riuscita a trattenere le lacrime.
Abbiamo creato qualcosa di straordinario, Mark.
Torna presto.
Ti abbraccio,
Emily
 



Sollevo gli occhi dal foglio e vedo Mark ancora più commosso. Mi guarda con un’espressione interrogativa, come per avere da me una conferma.

Io sono scioccata. Non avrei mai creduto che Mark avesse conservato quelle lettere e non posso fare a meno di chiedermi cos’altro avrà tenuto, quale altro ricordo della nostra storia, della nostra famiglia.

-  Certo che Ben può averla -   dico cercando di sembrare disinvolta, ma la mia voce si incrina a metà della frase.

Gli do le spalle e vado in cucina. Non voglio che veda ciò che mi sta passando nella testa. Mark è sempre riuscito a leggermi nel cuore e credo sia per questo che l’ho amato così tanto.

-  Hai intenzione di portare anche lei?  -   chiedo all’improvviso.

Non mi volto a guardarlo, ma so che è ancora lì, in piedi sul tappeto, che si rigira il foglio che gli ho restituito tra le mani.

Sento i suoi passi avvicinarsi, poi risponde:

-  Chi?  -   chiede confuso, come se fosse stato bruscamente riportato alla realtà, mentre faceva un pensiero profondo.

Mark ha una relazione da pochi mesi. Lei si chiama Morgan. L’ho vista soltanto una volta, ma mi è sembrata davvero una gran bella donna. E’ molto giovane, di sicuro più di me.

Mi volto a guardarlo e lui capisce di cosa parlo.

Stasera festeggeremo Ben e taglieremo la torta. Sarebbe perfettamente normale se Mark decidesse di portare Morgan, sarebbe l’occasione giusta per presentarla ai ragazzi, Eppure e me la cosa non va proprio giù.

Cerco di sembrare indifferente, mentre lo guardo in attesa di risposta.

Lui scuote la testa e china lo sguardo.

Si rimette il foglio in tasca e, alla fine, dopo un lungo sospiro, dice:

-  Ci siamo lasciati  -   

Non sono per nulla dispiaciuta, ma cerco almeno di fingere stupore.

-  Problemi?  -    chiedo distrattamente.

Lui arrossisce violentemente e continua ad evitare il mio sguardo.

-  Nooo  -   dico io sempre più sorpresa   -  Non dirmi che avevate problemi a letto  -

Lui non fa alcun cenno, il che mi fa capire che ho ragione, ho centrato il bersaglio al primo colpo. Lo conosco troppo bene, nonostante gli anni di lontananza.

-  Tu sei un playboy!  -   esclamo incredula   -  Come fai ad avere problemi a letto con una così bella donna?-

Lui si stringe nelle spalle e rimane in silenzio per un po’, come in cerca delle parole adatte.

-  Ci siamo incontrati, ci siamo frequentati, ma non siamo mai andati oltre e questo a lei non andava giù  -

-  Intendi dire che non avete mai fatto l’amore?  -

Mark per me è un libro aperto. Non ho problemi a fare certe domande, anche se la cosa un po’ mi brucia dentro. Il solo pensiero di lui, il mio Mark, a letto con un’altra donna, mi sconvolge, anche se, viste le circostanze, non dovrebbe affatto essere così.

Lui scuote la testa.

-  Perché?  -   non posso fare a meno di chiedere.

Lui si stringe ancora nelle spalle, poi finalmente alza lo sguardo su di me. Mi sento trafitta dai suoi occhi azzurri, profondi come l’oceano. Un brivido mi attraversa la schiena, come se fossi in attesa del colpo di grazia, quello fatale.

-Perché lei non è te-

Io spalanco la bocca, in preda allo stupore.

Che cosa significa tutto questo? Deglutisco e cerco di dire qualcosa, ma non ci riesco.

Alla fine, senza preavviso, lui si avvicina, mi bacia delicatamente sulle labbra e sparisce.
   
 
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