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Autore: Inu_Ran    11/02/2014    4 recensioni
L’organizzazione è stata finalmente sconfitta ma Shinichi non può tornare grande, inoltre Ran sta male e nasconde un segreto che cambierà la vita di tutti.
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“Ran sono io, da quanto tempo?”
“Un mese.” Rispose fredda.
I libri,i romanzi, le penne e tutto quello che era sopra la scrivania cadde rovinosamente a terra producendo un enorme tonfo. Ma Ran non si fermò, ormai piena di rabbia, prese il portafoto che ritraeva due giovani sorridenti, lei e Shinichi, e la scaraventò a terra frantumando il vetro. I cocci del vetro volarono per tutta la stanza mentre la foto non aveva subito nessun danno. La osservò e voleva che quel sorriso che mostravano entrambi scomparisse, soprattutto quello di lui. Voleva sapere che per una volta lei non era l’unica a soffrire.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1°: Truth.

“Ran sono io, da quanto tempo?”
“Un mese.” Rispose fredda.

I libri,i romanzi, le penne e tutto quello che era sopra la scrivania cadde rovinosamente a terra producendo un enorme tonfo. Ma Ran non si fermò, ormai piena di rabbia, prese il portafoto che ritraeva due giovani sorridenti, lei e Shinichi, e la scaraventò a terra frantumando il vetro. I cocci del vetro volarono per tutta la stanza mentre la foto non aveva subito nessun danno. La osservò e voleva che quel sorriso che mostravano entrambi scomparisse, soprattutto quello di lui. Voleva sapere che per una volta lei non era l’unica a soffrire.

“Ran, sto tornando da te. Manca solo un po’ ma poi ci vedremo tutti i giorni.”
“Non mentire.”


Ma per quanto lei volesse urlare, buttare a terra tutto ciò che trovava o tentare di dimenticare, la realtà non cambiava. Il suo dolore non sarebbe scomparso, forse neanche il tempo l’avrebbe guarita anzi era suo nemico. Ed aveva anche compreso come il dolore arrivasse senza preavviso nella vita, irrompendo, cambiando tutto ciò che ti eri costruita con fatica.

“Te lo prometto.”
“Non fare promesse che non puoi mantenere. Ti prego non illudermi.”
“Ma Ran…”
“Dove sei stato nell’ultimo mese? Quando il mondo mi è crollato addosso? Non mi hai chiamato per un maledettissimo mese.“


La telefonata che aspettava da tempo era arrivata ma diversamente da ciò che aveva previsto le parole erano uscite da sole. Non voleva urlargli contro, non voleva dargli del bugiardo ma era semplicemente scoppiata e per un po’ si era sentita bene. Per una volta non era lei la vittima di quel destino crudele ma lui che davanti l’evidenza aveva chiesto scusa ed aveva chiuso la chiamata. Per una volta era lei quella che teneva le redini del gioco. Conan entrò nella stanza di Ran attirato dai forti rumori e quello che vide gli fece gelare il sangue. La stanza era completamente in disordine, strano considerando che lei era una persona pulita, ma ciò che lo colpì fu vedere la foto che li ritraeva a Tropical Land a terra. Si avvicinò ad essa e la prese. Ran accortasi dell’entrata del suo fratellino si rilassò. Lo prese in braccio e lo fece accomodare sul letto.
“Mi dispiace averti spaventato. Ora sistemo tutto.” Raccolse le cose da terra e le sistemo sopra la scrivania.
“Questa non la vuoi?” chiese Conan mostrando la foto. Ran si sentì male al solo pensiero di averlo incolpato. Lui che l’unica colpa che aveva era quella di ignorare la sua situazione ed era stata lei a volere che fosse così. Di cosa si lamentava?
“Certo, non la vorrei perdere per nulla al mondo.” Il detective sorrise a quell’affermazione ma quest’ultimo si spense allorché la ragazza si mise alla sua stessa altezza, lo abbracciò e successivamente copiose lacrime scesero dai suoi occhi.
“Non posso. Non riesco a vivere così. E come se annegassi, ogni volta che arrivo in superficie ricado immediatamente giù e non riesco a prendere abbastanza aria. Vorrei solo che tutto questo finisse subito.” Urlò la Karateka infischiandosene di chi la potesse sentire. Conan si ritrovò in una situazione difficile da gestire poiché qualunque cosa dicesse a Ran rispondeva con: “bugiardo” e “non capisci”. Forse era vero? Lui non la capiva più come un tempo? Nell’ultimo mese era stato distante con lei sia nei panni di Conan che  in quelli di Shinichi. Aveva trovato la base dell’organizzazione, era riuscito, con l’aiuto del F.B.I., a fermarli ma della formula della apotoxina4869 non vi era neanche l’ombra. Lui era stato troppo ottimista a sperare che la si potesse trovare così facilmente, sicuramente l’avevano nascosta in uno dei laboratori. E così era iniziata la ricerca per riappropriarsi della propria vita, ma il desiderio di dire a Ran che presto sarebbe tornato da lei era stato più forte e le aveva chiamato. Non si aspettava dopo un mese un accoglienza da re ma almeno un po’ di dolcezza nella sua voce.

“Lasciala stare. Presentati quando sarai nella tua vera forma.” Gli consigliò la scienziata.
“Ma sono stanco di fingere.” Sbuffò stanco di quella situazione.
“Non dirle niente, non raccontarle il motivo della tua distanza, le faresti altro male che non merita. Devi portare un po’ di pazienza.” Non voleva che nessuno dei due si facesse del male, infondo voleva bene ad entrambi.
“Forse hai ragione. La chiamerò per dirle che tra poco tornerò.”
“Kudo così vi farete solo male entrambi. Ti accorgerai con i tuoi stessi occhi di come tutto sia diverso da ciò che hai immaginato. I sogni arrivano lentamente ma si infrangono in fretta quando incontrano la realtà.”

Doveva fare come aveva detto Haibara sin dall’inizio. Come poteva dare delle certezze a Ran quando neanche lui ne aveva? Uno stupido, idiota, egoista. Il peggio era che la ragazza non smetteva di piangere. Conan trovò una soluzione solo quando sentì la voce inconfondibile di Heiji e con lui anche quella di Kazuha. Si liberò dalla stretta di Ran e corse verso la porta d’ingresso.
“Come va occhan?” chiese Heiji.
“Come sempre: male.” Rispose un Kogoro con due enormi occhiaie sul volto. Il detective dell’est raggiunse rapidamente la porta d’ingresso, salutò i due ragazzi e prese per mano Kazuha.
“Kazuha mi devi aiutare. Ero in camera con Ran ed ha incominciato a piangere, non riesco a farla smettere magari tu che sei sua amica puoi farcela.” La ragazza non se lo fece ripetere due volte e corse verso la stanza della Karateka. Nel frattempo Kogoro era uscito con la scusa di vedere se il suo cavallo avesse vinto.
“Ehi Kudo è meglio se usciamo a fare una passeggiata, vedrai che ora starà meglio.” Le sue parole non l’avevano rassicurato del tutto ma forse uscire di lì gli avrebbe fatto bene.
“Forse hai ragione tu. Ti devo dire una cosa importante.”
 
I due ragazzi si diressero al parco di Beika e solo quando trovarono una panchina libera decisero di fermarsi.
“Allora Kudo si tratta di Ran, vero?” Shinichi si stupì del suo amico, non si conoscevano da tanto eppure sembrava il contrario.
“Ottima deduzione. Ho intenzione di dirle la verità.” Passò un minuto di silenzio interrotto dalle urla di Heiji.
“Sei pazzo? Non lo fare, le faresti del male e non lo fare soprattutto ora.”
“Hattori vuoi farlo sapere al mondo intero?”
“Scusami. Ma ti rendi conto di quello che vuoi fare? Vuoi che ti odi per sempre?” Shinichi sospirò.
“Cosa importa se mi odia? Non lo fa già?” Domandò, conoscendo già la risposta.
“Ma se tu tornassi da lei potrebbe dimenticare gli ultimi mesi. Potresti renderla felice, e lei ne ha proprio bisogno in questo momento.” Cercò di farlo ragionare ma il suo amico era irremovibile.
“Così potrà odiarmi per un valido motivo invece di logorarsi in cerca di risposte. Guardami Hattori.” Si tolse gli occhiali e poi lo fisso dritto negli occhi.”Prima quando mi levavo gli occhiali mi sembrava di tornare ad essere me stesso, ma col tempo ogni volta che li perdevo o qualcuno me li prendeva mi sentivo perso come se essi facessero parte di me. Gli occhiali sono di Conan, l’età di un bambino è di Conan, il ruolo di fratello è di Conan. Io voglio indietro la mia vita, quella di Shinichi. Ho paura…” si bloccò un attimo, non era solito lamentarsi con qualcuno. Preferiva tenersi tutto dentro, pensare ad una soluzione e solo allora eliminarlo del tutto. Ma era stanco ed aveva bisogno di un amico, qualcuno che lo capisse e per una volta non l’incolpasse. “… Ho paura che prima o poi Conan prenda la vita di Shinichi. Non voglio sopravvivere, come ho fatto negli ultimi mesi, io voglio vivere. Quindi forse mi odierà, non mi parlerà ma sarà un’azione che farò da Shinichi Kudo, perché non riesco ancora a credere che tra poco sarò di nuovo me stesso. Ne ho bisogno per non morire.” Heiji lo fissò per qualche secondo senza pronunciare parola. Il discorso del detective l’avevano colpito, non aveva mai pensato cosa significasse essere un bambino. Di solito, Shinichi si lamentava di quanto fosse noioso andare di nuovo all’elementari o giocare con dei bambini di sette anni ma non aveva mai accennato alla paura di scomparire.
“Sono felice.”Kudo sgranò gli occhi dallo stupore e si rimise gli occhiali.
“Perché non ti sei mai aperto così con me. Mi fa piacere sapere come ti senti: non siamo forse amici?” Rise.
“Hattori io sono serio e tu ridi. Io non ti capisco.” Anche lui era felice di sapere che il suo amico l’avesse capito. Si sentiva meglio, più leggero.
“So che non cambierai idea ma non potresti aspettare un po’?”
“No.” Rispose secco.
“Allora si delicato e cerca di capire la situazione. Per lei non è facile.” Disse il detective di Osaka prima di alzarsi ed incamminarsi verso casa di Ran dove sapeva che si sarebbe consumata una tragedia.
 
Quando i due ragazzi si trovarono di fronte la porta di casa Mori entrambi si sforzarono di sorridere per poi suonare il campanello. Un bella donna dai capelli raccolti e dal viso stanco aprì la porta.
“Salve Kisaki-san.” La salutarono all’unisono i ragazzi.
“Ciao, come va Heiji? Sapete dov’è andato Kogoro?”
“E’ andato a vedere se ha vinto la scommessa.” Rispose il detective dell’est. Entrambi si aspettavano le urla della moglie sapendo dove stava il marito ma non fece una piega. Da un mese Eri era tornata a casa e stranamente da quello che aveva immaginato Conan non c’erano state urla, litigi tutto sembrava andare per il verso giusto. Erano diventati la famiglia perfetta. Il perché era un mistero.
“Meglio così gli serve un po’ di distrazione.” Disse sconsolata “Io vado a fare la spesa. Heiji se ti vuoi fermare da noi a cenare sarà un piacere.”
“La ringrazio, accettiamo con piacere.” La donna uscì lasciandoli soli. Il detective dell’est era eccitato finalmente avrebbe rivisto la sua Ran con gli occhi di Shinichi e non le avrebbe più nascosto la verità. Ma prima doveva liberarsi di Kazuha ed a quello ci pensò Hattori che entrò con la scusa di dirle che erano stati invitati a cena. Conan era deciso ad entrare insieme a lui ma gli chiuse la porta in faccia senza permettergli di entrare.
“Devo dire una cosa a Ran. Tu aspetta fuori.” Decise di ascoltare le parole dell’amico e di aspettarlo. Quando i due ragazzi uscirono Heiji gli disse “buona fortuna” e lo spinse all’interno.
La stanza di Ran profuma di vaniglia. La ragazza era seduta sul letto mentre le sue sottili gambe dondolavano a destra e sinistra. Shinichi prese il coraggio necessario per affrontare questa situazione perché era consapevole che la sua vita sarebbe cambiata. Se c’era una cosa che sapeva di lei era che odiava le bugie e lui era diventato il re di quest’ultime.
“Ti devo dire una cosa importante.” Disse Shinichi ad alta voce in modo che sentisse bene.
“Io ho la leucemia.”Sussurrò Ran.
 

Angolo dell’autrice:
Salve a tutti=) sono tornata, anche se pensavo che non avrei mai scritto di nuovo in questo fandom, con una long. L’idea di una Ran malata di leucemia mi è venuta leggendo “la custode di mia sorella”, un bel libro che vi consiglio. Non sarà particolarmente lunga, credo che durerà 3-4 capitoli. Quanti di voi hanno pensato che Ran soffrisse per Shinichi? E quanti hanno pensato che Ran soffrisse di qualche male? Ho cercato di far credere che la colpa fosse del detective, spero di esserci riuscita. Secondo voi devo mettere OOC? Ve lo dico fin da subito che non sono un medico però mi sono informata un po’ su internet quindi se più avanti dovessi sbagliare mi scuso prima. Inoltre con questa storia non intendo offendere coloro che hanno questa malattia, mi sembra giusto e corretto dirlo nei vostri confronti. Sarò felice di leggere i vostri commenti di qualsiasi natura. Vi ringrazio e alla prossima. Buona serata a tutti <3
  
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