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Autore: Ricchisan    11/02/2014    0 recensioni
Quelle parole mi schiaffeggiarono, mi fecero gelare il sangue, mi rimbombarono in testa a lungo, per anni, nei miei incubi. Non la vidi nemmeno andarsene. Non vidi più nulla.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Conobbi mia nonna per la prima volta quel giorno.
Non mi avevano mai parlato di lei, almeno non direttamente. Avevo catturato dei frammenti di conversazioni fugaci, dei brevi accenni, e mi ero costruita una mia idea di quella persona che non aveva mai fatto parte della mia vita.
Immaginavo una donna anziana, il volto solcato dagli anni, gli occhi vispi, penetranti, inquisitori. Una figura avvolta in uno yukata tradizionale dai colori spenti, agile, altezzosa.
Ed era esattamente come me l'ero figurata.
Quel giorno entrai in salotto, convinta di trovare ancora una volta mia madre seduta sulla sedia accanto al camino a fissare il vuoto.
E infatti era lì, ma non da sola.
C'era un'altra donna accanto a lei. Aveva i capelli del colore della cenere, raccolti in una crocchia perfetta. La riconobbi immediatamente, anche se non l'avevo mai vista prima.
La nonna stava in piedi, mentre mia madre aveva lo sguardo puntato davanti a sé, nel vuoto. I suoi occhi ormai spenti. Era come se fosse in un mondo tutto suo, un mondo di dolore e disperazione da cui voleva tenerci lontani, senza nemmeno provare ad uscirne lei stessa. Ormai succedeva ogni giorno.
Ma perché la nonna era là? Non si era mai scomodata in così tanti anni, per venirci a trovare. Era venuta a piangere il figlio, come è giusto che sia?
No, la donna nella mia immaginazione non avrebbe mai pianto, nemmeno per la morte del primogenito. Era una donna crudele, fredda.
E freddo fu anche il suo sguardo, quando si posò su di me.
Si avvicinò così velocemente che non la vidi neanche, agile come un gatto.
E poi un soffio.
«E' tutta colpa tua.»

 Non è esattamente in questo modo che immaginavo il mio primo incontro con una parente stretta, men che meno con mia nonna. Anzi, a essere sincera non me lo immaginavo proprio.
Era una figura che non era mai stata presente nemmeno nel mio cuore. Forse potrei dire che la temevo.
Una lama conficcata brutalmente nel cuore mi avrebbe fatto meno male.
E' tutta colpa tua.
Quelle parole mi schiaffeggiarono, mi fecero gelare il sangue, mi rimbombarono in testa a lungo, per anni, nei miei incubi. Non la vidi nemmeno andarsene. Non vidi più nulla.
Ero entrata anche io in quel mondo di sofferenza, di solitudine, in cui mia madre cercava disperatamente rifugio?
No. Non mi avrebbe catturata così facilmente. Poteva sanguinarmi il cuore, poteva essere a pezzi la mia anima, ma avevo un compito.
E dovevo andare avanti, con chi mi avrebbe seguita.









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.... bene. Questo è quello che succede quando mi annoio a scuola. Una flashfic buttata giù in cinque minuti.
Se ora è su EFP è perchè mi hanno costretta.
No, in realtà l'ho fatta leggere a delle mie amiche, mi hanno detto che era carina e ho preso coraggio, pubblicandola. Una storia commovente, vero? Quella delle mie amiche, intendo.
Ringrazio chiunque abbia avuto la pazienza di leggere questo mio piccolo sclero ♥

Ricchi.
  
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