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Autore: Misplaced    11/02/2014    1 recensioni
Cammino.
Mi fermo.
Rido.
Rido tanto. Forte.
La gola si sta spezzando in mille pezzi.
Rido più forte.
Risate di gioia, di amarezza, di felicità, di dolore.
Rido. Rido come non ho mai fatto.
Rido finché la pancia non mi fa male.
Rido finché non ho più fiato per farlo.
Rido.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sbrigati.
Mi rimbomba nella testa.
Forte e prepotente. 
Come loro. 
Loro sono cattivi.
Mi inseguono. Li sento.
Mi volto. 
Niente. Nessuno.
Sono solo demoni, incubi. Tutto ciò non è reale.
Mi guardo le braccia.
La manica è salita un po' più su.
La benda bianca è intrisa di sangue. 
Questo è reale. 
Piccole gocce macchiano i gradini che ho percorso fino adesso.
Si è riaperta.
Il sollievo mi invade. Mi tengo stretta alla ringhiera.
Se ne vanno. Si stanno allontanando.
Il dolore smette. Lentamente. 
Svanisce come l'ultimo raggio di sole al tramonto.
E loro tornano. Corrono verso di me. 
ANDATE VIA. 
Corro. 
I miei passi pesanti risuonano per le scale silenziosamente assordanti.
TUM TUM. TUM TUM. TUM TUM.
Il cuore batte all'impazzata.
La gola si secca.
Mi sento bruciare il petto.
Le gambe fanno male.
Malissimo.
Crollo.
Cado sugli scalini del terzo piano.
La spalla urla di dolore.
Pulsa. 
Migliaia di aghi si sono conficcati nella mia carne.
Ancora una volta loro si fermano e arretrano.
La sofferenza mi accoglie fra le sue braccia come una vecchia amica.
Mi culla. Sorrido. 
Mi coccola. Come una mamma.
Si prende cura di me. Io non lo so fare.
Se ne sta andando.
Come tutti. 
Vanno via da me.
Sono li, vicini.
Mi alzo.
Un'altra piacevole fitta mi percuote.
Un'altra rampa.
Le gambe non ce la fanno.
Il mio petto sta andando a fuoco.
La gola é arida.
Il cuore pulsa così veloce che non si riconoscono più i battiti, ormai è un'armonia continua.
Un'armonia di strumenti rotti, scordati e stonati.
La mia armonia.
Mi trascino.
Salgo le scale carponi.
Devo arrivare in cima.
Devo arrivare in cima.
Devo arrivare in cima.
Devo. Arrivare. In. Cima.
La porta antipanico.
La vedo.
Spingo.
L'impronta della mia mano rossa risalta sulla porta.
La mia opera. 
É così bella. 
Potrei ammirarla per l'eternità.
Ma devo arrivare in cima. Prima di loro.
Oltrepasso la soglia.
Il vento mi travolge.
La pioggia mi sferza il viso.
Un tuono rimbomba in lontananza.
Il cielo grida.
Urla.
Si sta dilaniando.
Come me.
Io sono il cielo.
Grido.
Urlo.
Mi dilanio.
Mi accascio al muro.
Non ho più forze.
Tiro fuori l'ultima sigaretta dal pacchetto e l'accendo.
È quasi impossibile con questo tempo. Ma ci riesco.
La porto alle labbra riarse.
Un senso di sollievo mi sconquassa le membra.
Chiunque abbia inventato le sigarette, deve essere un genio.
Inspiro, avida.
Trattengo il fumo il più a lungo possibile.
Poi lo rilascio andare lentamente.
Una piccola colonna che sale dalle mie labbra e che si disperde immediatamente.
Finisce troppo in fretta.
Mi alzo.
Tremiti attraversano le mie gambe.
Cammino.
Lentamente.
Loro sono fuori.
Fuori dalla porta. Non possono entrare.
Non li voglio fare entrare.
Cammino.
Mi fermo.
Rido.
Rido tanto. Forte.
La gola si sta spezzando in mille pezzi. 
Rido più forte.
Risate di gioia, di amarezza, di felicità, di dolore.
Rido. Rido come non ho mai fatto.
Rido finché la pancia non mi fa male.
Rido finché non ho più fiato per farlo.
Rido.
E cammino.
Un urlo squarcia il silenzio del temporale.
Un grido di terrore.
Il vento sta sferzando la mia faccia.
La pioggia avvolge il mio corpo.
Sto volando.
Il mio ultimo pensiero.


















  
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