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Autore: audace    16/06/2008    0 recensioni
I fantasmi a volte sono vendicativi, e l' Irlanda non è il posto adatto in cui vivere.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Baia di Donegal, Irlanda Settentrionale, 1995 Nicolas Hogg La sera in cui tutto cominciò, un giorno di fine estate, io e il mio amico Tom stavamo come sempre bevendo una birra presso il bar “kirk”, vicino al porto. Avevamo da poco finito il nostro turno di lavoro al cantiere navale ed avevamo deciso di passare un po’ di tempo al bar raccontandoci del più e del meno. Quella sera una fitta nebbia avvolgeva la baia e il porto della città di Donegal si era fermato. I pescherecci erano attraccati da tempo alla banchina mentre le navi mercantili dirette a Dublino avevano dovuto ritardare la loro partenza. Tom, bevendo la sua birra mi stava raccontando qualcosa che adesso non ricordo quando improvvisamente saltò la corrente. La città rimase al buio, fuori la nebbia sembrava più fitta che mai. Mi alzai dal tavolo e avvicinandomi alla finestra guardai fuori, non si vedeva a più di due metri. Tom finì la sua birra, poi si avvicinò alla finestra. << Che tempo >> Già, che tempo. Mi avvicinai al tavolo, finii la mia birra, pagai il conto e dopo avere salutato Tom mi avviai verso casa. La nebbia era davvero molto fitta e in giro non c’ era nessuno. Mi agganciai il cappotto di pelle marrone e allungai il passo, il giorno dopo mi aspettava un’ altra giornata di lavoro. Arrivato a casa, un appartamento di un piccolo palazzo affacciato sulla banchina tirai fuori la chiave per aprire il portone quando sentii improvvisamente un’ acuto fischio provenire dal mare. Mi girai verso il mare e mi sembrò di vedere a due metri da me nella fitta nebbia un’ ombra che scomparve subito dopo. All’ ora non ero sicuro di averla vista o no perciò in quel momento mi convinsi che era stato uno scherzo della stanchezza . Entrai nella palazzina, salii le scale con prudenza (la luce non era ancora tornata), aprii la porta del mio appartamento ed entrai. La casa era in penombra, le tende delle finestre erano aperte dalla mattina perché volevo fare entrare un po’ di luce nelle stanze. Appoggiai le chiavi sulla credenza della cucina e passando per il soggiorno entrai in camera. Qui le tende erano chiuse, il letto era posto sotto la finestra, la scrivania era posta accanto alla testata del letto mentre l’ armadio con i vestiti era messo vicino al muro dalla parte opposta della scrivania. Mi cambiai e mi misi a letto, il giorno dopo sarei dovuto andare da Tom per decidere delle cose prima di andare a lavoro. La mattina dopo mi alzai presto, il turno di lavoro iniziava alle 14:00 ma avevo deciso insieme a Tom di andare a casa sua per decidere che cosa fare il giorno dopo (era domenica ed eravamo liberi dal lavoro). Presi gli indumenti personali e uscii di casa. Il sole splendeva nel cielo e l’ elettricità era tornata, le navi del porto erano in movimento. Mentre camminavo ripensavo a quell’ ombra anche se ormai mi ero convinto che fosse stato uno scherzo della stanchezza. Tom abitava a circa cento metri dal porto in una tipica casetta irlandese. Lo conoscevo da molto tempo, aveva 10 anni in meno di me (io ne avevo 42) ed andavamo molto d’ accordo, forse per la ragione che i nostri genitori si frequentavano. Arrivato davanti a casa sua suonai il campanello, Tom mi venne ad aprire e mi accompagnò in salotto. La stanza era ben tenuta con tendine di seta verde alla finestra, un tavolino di cristallo e un divano in pelle marrone al centro della stanza mentre davanti al divano vi era un camino con sulla destra il televisore e una credenza. Sul tavolo di cristallo vi erano un foglio di carta ingiallito e una vecchia fotografia. Ci mettemmo a sedere sul divano, io presi la vecchia fotografia e la guardai. La fotografia ritraeva la villa abbandonata che sorgeva a pochi metri dal paese. << Li ho trovati in un vecchio libro di mio nonno >> disse Tom Il foglio ingiallito era vuoto a parte la presenza di un nome, Julie. Quel nome e quella fotografia mi ricordavano una vecchia leggenda che sentivo raccontare molto spesso dai vecchi del paese. Si narrava che all’ epoca della grande epidemia di colera che aveva investito l’ Europa ( 1849 ) l’ Irlanda (al tempo della grande fame) insieme alla Francia erano state particolarmente colpite. I morti venivano seppelliti in fosse comuni mentre gli appestati venivano caricati su carretti o venivano fatti andare alla deriva su vecchie navi nell’ oceano. Fu questa la sorte di Julie, una bella fanciulla che viveva da sola nella villa del paese. Un giorno si scoprì contagiata dal virus, tentò invano di nascondersi ma gli abitanti del paese la catturarono e la fecero imbarcare su una vecchia nave insieme a molti altri appestati. Ce chi dice che, poco prima di morire avesse lanciato una terribile maledizione sul paese e sui suoi abitanti. Molti dicevano che fosse stata una strega i quali discendenti erano riusciti, nei primi anni del primo secolo a fuggire agli inquisitori che in quell’ epoca, in tutta Europa davano la caccia alle streghe. Un forte senso di curiosità mi pervase e decisi, forse per istinto o per amore del mistero di andare più a fondo in questa storia. Appoggiai la foto sul tavolo e dopo avere deciso con Tom che cosa fare il giorno dopo decisi di andare alla villa che sorgeva a pochi metri dal paese immersa nei verdi prati Irlandesi. La villa Era una villa coloniale del 1400, restaurata negli anni 30’ e abitata da due famiglie era stata nuovamente abbandonata nel 1992 a causa di una falda acquifera che passando sotto la villa l’ aveva resa instabile. Da fuori sembrava una villa costruita da poco mentre dentro numerose crepe attraversavano i muri per effetto dell’ inclinamento quasi impercettibile che la caratterizzava. Il portone di legno era semi aperto, entrai. Davanti a me vi era un grande salone, il pavimento era formato da un pezzo unico di marmo bianco. Al centro della stanza vi era una statua di un angelo mentre i muri erano bianchi con crepe che scorrevano dal soffitto fino a terra. Una grande porta di legno era situata davanti a me in linea con la porta principale mentre una piccola scala posta sulla destra consentiva di raggiungere il piano superiore. Attraversai la stanza guardandomi intorno, fuori il cielo si stava velocemente annuvolando. Aprii lentamente la porta che cigolò. Dentro, nella stanza, sempre con il pavimento in marmo bianco vi era un vecchio tavolo di legno. Infondo alla stanza vi era un caminetto mentre la polvere e le ragnatele erano depositate agli angoli della stanza. Qui si vedevano le crepe e i pezzi d’ intonaco erano sparsi per il pavimento. Nel camino vi era della cenere ancora calda. Improvvisamente il cielo si scatenò con fulmini e saette e iniziò a piovere intensamente. Decisi di lasciar perdere e uscito dalla villa tornai a casa. La cosa che più mi incuriosiva era quella cenere ancora calda. Forse, però, quella stanza era stata usata quella notte da un senzatetto. Strane sparizioni ( l’ inizio della maledizione ) due giorni dopo… La nave mercantile carica di pelli partita da Donegal e diretta a Dublino sembrava sparita nel nulla. Le ricerche della guardia costiera erano partite subito dopo che la nave era scomparsa dai radar mentre navigava a largo di Punta Rossan, a nord di Donegal. Il capitano non aveva lanciato nessun segnale di soccorso anche se non scartavamo l’ idea che potesse essere affondata. Il giorno prima era stata la volta di un peschereccio a largo di Donegal, del suo equipaggio non c’ era traccia. In paese non sapevamo cosa pensare anche se i più vecchi avevano cominciato a parlare di un’ antica maledizione, quella stessa maledizione che mi aveva appassionato da bambino e che due giorni prima avevo cercato di conoscere più a fondo. Quella sera, finito il turno di lavoro ne parlai con Tom. Lui non credeva alle maledizioni anche se la fotografia e il vecchio foglio ingiallito confermavano che suo nonno ci aveva creduto e che probabilmente la storia della maledizione era vera. << Secondo me >> aveva detto Tom << E possibile che il peschereccio e la nave siano affondate a causa della fitta nebbia che ha interessato la baia negli ultimi giorni >> Il giorno dopo un povero senzatetto venne trovato morto nella villa del paese. La villa venne transennata dalla polizia mentre in me nasceva il desiderio di saperne un po’ di più. Decisi di fare delle ricerche nella biblioteca del paese. La biblioteca sorgeva vicino alla piazza del paese in una stretta stradina laterale che conduceva alla strada davanti al porto. Distrutta da un’ incendio nel 1883 era stata ricostruita interamente alcuni anni dopo. Si trovava in un palazzo di forma rettangolare, aveva due piani ed il muro affacciato sulla strada era di un colore grigio scuro. Dopo essere entrato dalla porta di legno ed avere salito le scalette a chiocciola mi presentai davanti al bancone. Una giovane ragazza dopo avere ascoltato le mie richieste mi accompagnò ad un tavolo e andò a cercare i libri che mi servivano. Il tavolo in cui ero seduto era posto accanto alla grande finestra che dava la facciata verso il mare. Dietro di me vi erano tre file di scaffali posti orizzontalmente alla finestra e sulla destra dell’ entrata vi era una piccola stanzetta di computer. La bibliotecaria mi porse i libri, cominciai a cercare. Dopo un po’ di tempo trovai quello che mi serviva. Secondo il libro strane sparizioni erano avvenute anche nel 1931… Indizi Avevo appena finito di lavorare e stavo tornando a casa. Quel giorno un’ altra nave era sparita al largo del paese e com’ era successo nei giorni precedenti l’ equipaggio non aveva dato l’ allarme. Stavo camminando sul marciapiede, la nebbia era meno fitta delle altre volte, l’ umidità era intensa e faceva abbastanza freddo. Arrivato a casa entrai e dopo avere appeso il giaccone all’ attaccapanni mi feci la barba e andai a letto. Saranno stati due minuti che ero a letto quando sentii un tonfo provenire dal soggiorno. Mi alzai silenziosamente, aprii la porta e accesi la luce. Il soggiorno era in ordine, la televisione e la credenza erano posti accanto alla finestra davanti al tavolo di legno e alla poltrona in velluto verde mentre la libreria si trovava dietro alla poltrona a pochi centimetri dal muro. Mi avvicinai, la copia del libro “il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway era caduta a terra. La raccolsi e mi accorsi che tra le pagine vi era la fotografia di un vecchio galeone. Non ricordavo di averla e rimasi perplesso… La strega La mattina dopo decisi di ritornare nella villa per vedere se potevo scoprire qualcosa in più. La nebbia era durata tutta la notte e ancora non si era dissolta. La villa era transennata dalla polizia, superai i sigilli ed entrai. Nella stanza principale era tutto uguale alla prima volta che l’ avevo vista. Nella seconda, invece, c’ era del sangue sulla parete vicino al caminetto. << Forse è lì che è stato ucciso il barbone >> Mi stavo avvicinando al camino, sapevo che stavo commettendo un reato ma la curiosità era troppo forte. Stavo per chinarmi quando sentii un gemito provenire dalla stanza a fianco, aprii la porta ed entrai in una piccola stanzetta vuota. Disteso a terra con due bottiglie di birra vicino vi era un vecchio barbone. Era vestito con dei pantaloni e una maglia grigia, strappati e macchiati di birra, aveva i capelli e la barba lunghi e puzzava d’ alcool. Rimasi fermo mentre il barbone, forse svegliato dal mio arrivo, cominciò a muoversi. Improvvisamente un forte vento soffiò sulla baia, sentii freddo e vidi sul muro davanti a me comparire un’ ombra, la stessa ombra che avevo visto nella nebbia qualche giorno prima! Anche quella poca luce che c’ era scomparve e vicino al muro dove era apparsa l’ ombra apparve il fantasma della strega. (Aveva un lungo vestito e dei lunghi capelli). Alzò le mani verso il soffitto, delle crepe si aprirono sulle pareti e la villa cominciò a tremare. Volevo scappare ma non riuscivo a muovermi. La strega convogliò nelle mani una strana luce gialla e la scagliò contro di me. In quel momento, però, il barbone che, ancora ubriaco si era messo in ginocchio si alzò improvvisamente e il raggio destinato a me colpì il pover’ uomo. Lanciò un grido di dolore e si accasciò a terra mentre il suo corpo stava lentamente bruciando. In quel momento trovai la forza di muovermi e uscendo dalla villa corsi verso casa. Arrivato in camera decisi di non raccontare a nessuno di questa storia, avevo paura e non sapevo cosa fare. La maledizione imperversò sul paese per altri cinque giorni. In quelle interminabili ore mi guardavo sempre intorno come qualcuno che aveva paura di qualcosa. Scomparvero altri pescherecci prima che tutto finisse ma poi, quando tutto finì mi sentii più tranquillo e quello che avevo vissuto mi sembrò solo un’ orribile incubo. Grazie alla compagnia di Tom riuscii in parte a dimenticare anche se sapevo che quello che avevo vissuto non avrei mai potuto cancellarlo. Forse la maledizione è finita per sempre, forse ricomincerà fra qualche anno. Comunque ho deciso di mettere più kilometri tra me e la strega andando a vivere a Dublino. Anche Tom mi ha seguito ed ora lavoriamo insieme in uno dei più importanti cantieri navali della nazione. Mi dispiace solo per i miei concittadini, vittime innocenti di questo scherzo del destino.
  
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