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Autore: r_Astrello    12/02/2014    2 recensioni
Una storia originale dove i protagonisti prendono spunto dalle persone che mi sono vicine. Un gruppo di giovani allenatori si ritroverà presto a fronteggiare una nuova minaccia per la regione di Kalos e i volenterosi intraprenderanno un viaggio comune per tentare di impedire la catastrofe, sebbene ognuno cerchi comunque di portare il proprio obbiettivo personale come allenatore, durante tutto il viaggio. Una storia scritta con la massima cura per i dettagli, cercando di restare il più possibile fedele ai giochi di sesta generazione (X e Y), non rinunciando a inserire ogni tanto quale piccola storia di puro contorno, per arricchire nel corso della lettura una regione che ha già tanto da raccontare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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La primavera era appena iniziata, e nonostante le piogge fossero ormai occasionali e le giornate piuttosto soleggiate, l’aria era ancora fresca e pungente, al punto da far tenere ancora il riscaldamento acceso a chi era particolarmente freddoloso. Non era il caso di Astro, che il freddo lo reggeva abbastanza bene, nonostante anche nelle giornate più calde dell’estate non si privava di un indispensabile lenzuolo. Non per questioni di temperatura, ma per... comodità. Quella mattina fu svegliato molto presto dalla suoneria del suo cellulare. Cominciò ad agitarsi tra le coperte, un po’ seccato. Non che lui amasse dormire più di tanto, ma da sveglio non faceva che annoiarsi, e alzarsi prima significava in quel momento annoiarsi di più.
Allungò una mano verso il telefono che non smetteva di squillare, più infastidito dal rumore che incuriosito dalla chiamata. D’altronde aveva appena aperto gli occhi e non riusciva a focalizzarsi su qualcosa che non fosse il fastidio che provava per il risveglio improvviso.
Il numero sullo schermo non era di nessuno dei suoi contatti. Lo guardò qualche secondo, poi rispose.
 
«Pronto?» La voce ancora un po’ intontita.
«Buongiorno, parlo Astro di Novartopoli?» Era una voce femminile, doveva avere all’incirca la sua età, ma gli parlava in tono formale.
«Sì, Sono io. Con chi ho il piacere di parlare?»
«Oh, scusi, non mi sono presentata! Mi chiamo Mitsuki e sono un’assistente del professor Platan. Il professore mi hai chiesto di chiamarti per-»
«Platan?! Il professore pokémon di Luminopoli?!» Si esaltò al punto di dimenticare le buone maniere, interrompendola per dire una cosa ovvia.
«Sì, proprio lui.» Ribatte lei, un po’ seccata.
«Il professore mi ha chiesto di chiamarti per dirti che è tutto pronto. Si scusa per la lunga attesa, ma dice che è stato difficile trovare un pokémon adatto. A volte il professore in queste cose è così complicato...»
«È tutto pronto? Davvero?!» Era davvero su di giri, non stava più nella pelle. Avrebbe ricevuto il suo primo pokémon!
 
Passarono due ore dalla telefonata, e non ne poteva più di aspettare. Okay, aveva aspettato per mesi, ma una volta che sapeva essere arrivato il momento, quelle ultime ore di attesa lo stavano divorando. Se ne stava seduto sulla sedia, muovendo la gamba freneticamente, quando finalmente suonò il campanello di casa. Andò ad aprire, entusiasta.
Dall’altro lato lo attendeva una ragazza, sembrava avere circa la sua età, alta quanto lui, capelli scuri. Portava dei pantaloni beige tenuti da una fibbia di pelle, mentre una cintura attrezzata con sei tasche stava attaccata a un solo fianco, pendendo sulla coscia dal lato opposto. Indossava anche una felpa color rosso scarlatto, le maniche lunghe, chiusa a cerniera quasi fino al mento, e aveva una bandana in testa, anche questa rossa, da cui uscivano fuori i lunghi capelli. Aveva anche con se una  grande borsa a tracolla nera.
Gli bastò un istante per capire che era lei che stava aspettando.
 
«Mitsuki, giusto?» Le chiese, entusiasta.
«In persona!»
«Prego, entra pure, ti stavo aspettando.» La guardò e spalancò la porta, facendole spazio per permetterle di passare. La ragazza non si fece pregare ed entrò, facendo un cenno con la testa, come per ringraziare per l’ospitalità.
«posso prepararti un te?» Gli chiese lui, con cortesia.
«Oh, non è necessario, davvero! Come se avessi accettato! Piuttosto, veniamo al dunque.» Astro la guardò. Il suo sguardo era deciso, convinto, determinato. Era lì in qualità di assistente del professor Platan, e voleva limitarsi al suo dovere, saltando le cortesie di rito. Non gli dispiaceva, era stanco di aspettare.
«Oh. Dritti al punto eh? Okay!» Disse a Mitsuki. Lei lo guardò, per poi mettere mano alla sua borsa, tirando fuori una pokéball nuova di zecca. Sembrava non essere mai stata lanciata.
«Questo, Astro, è il tuo primo pokémon. Non chiedermi per quale motivo il professore abbia scelto questo... Ho provato anche io a dissuaderlo, a dirgli che non è certo un buon primo impatto per un allenatore, ma ha insistito. Anche io ho iniziato con un pokémon a mia scelta tra i tipi erba, fuoco e acqua... non ho capito perché con te ha voluto scegliere qualcosa di così diverso. Forse avrai modo di chiederglielo tu. Tanto, prima o poi il tuo viaggio passerà da Luminopoli, no?» Gli sorrise, e lui si senti stranamente sereno.
«Beh, sì!» Non sapeva cosa dirle, era infinitamente grato a quella ragazza, nonostante l’avesse appena conosciuta. Era il suo primo vero contatto con la sua vita da allenatore.
«Scusa, ma adesso dovrei proprio andare. Ho moltissime cose da fare, devo tornare al laboratorio a svolgere del lavoro per il professore. Se capiti a Luminopoli, passa in laboratorio, potresti trovarmi lì! Ti lascio il tuo pokédex qui sul tavolo, il manuale spiega perfettamente come funziona, quindi non c’è bisogno che stia qui a raccontartelo. Adesso scappo Astro, ciao!» Detto questo, lascia sul tavolo lo scatolo rosso contenente il Pokédex e la pokéball con il suo primo pokémon, correndo fuori con un sorriso, e in un attimo si era già lanciata sulla sua bici, diretta a Luminopoli. La guardò allontanarsi, poi si avvicino a ciò che lei gli aveva lasciato. Aprì la scatola e prese pokédex e manuale, li ripose nella sua borsa a tracolla, e se la mise in spalla. Poi prese la pokéball tra le mani, varcando la soglia di casa.
  
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