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Autore: audace    16/06/2008    0 recensioni
I fantasmi sono dappertutto, adesso tocca alla piccola cittadina di Tromso vedersela con uno di loro
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Tromso, la Parigi del nord, Norvegia settentrionale Estate del 1996 Anche quel giorno la pesca era stata ottima, le reti dei pescherecci erano pesanti, piene dei pesci che sarebbero stati destinati a servire i mercati di tutta la nazione. Lentamente stavamo tornando verso il porto , al timone dei pescherecci accompagnati dall’ irreale luce del sole di mezzanotte. Dietro di noi e davanti alla città, separate da un braccio di mare si innalzavano le estese ed imponenti montagne del continente mentre dietro la città vi erano colline ricoperte da folti boschi che dopo pochi chilometri si riunivano con il mare dall’ altra parte della piccola isola. Da qui altre piccole isole bloccavano la vista verso l’ oceano. Al timone del mio peschereccio affiancato da quelli dei colleghi stavo per giungere al porto, dal mare si poteva distinguere l’ imponente sagoma della cattedrale artica, un imponente edificio di forma triangolare caratterizzato dalle grandi vetrate da cui si poteva vedere l’ intera città che a nord del porto si estendeva su di una piccola penisola circondata dal mare dove sorgevano palazzi e dove vi era il “ nucleo ” più importante della città con negozi e ristoranti. A sud del porto, invece, la città era formata da tipiche casette norvegesi che a poco a poco si estendevano sulla collina e attorno a questa. Come detto prima stavamo tornando al porto accompagnati dall’ irreale luce del sole quando improvvisamente un forte vento cominciò a soffiare dall’ oceano. Il mare cominciò ad agitarsi e all’ orizzonte cominciarono ad apparire nere nuvole di pioggia. << Deve essere la perturbazione che doveva raggiungere la costa questa mattina >> disse Roald, mio amico e collega di lavoro. Aumentammo l’ andatura e dopo pochi minuti raggiungemmo il porto. Attraccammo i pescherecci alla banchina e tirammo a bordo le reti. Alcuni colleghi addetti ai magazzini ci aiutarono a sistemare i pesci in contenitori con ghiaccio in attesa di poter essere essiccati al sole. Finito il lavoro la perturbazione aveva oscurato tutto il cielo ed era cominciato a tuonare, salutai i colleghi e mi avviai verso casa. Abitavo a sud del porto nel punto in cui le case cominciavano a salire sul fianco della collina. La mia casa sorgeva vicino alla banchina poco distante dai magazzini abbandonati e dal Driv, un magazzino costruito nel 1902 come stabilimento per il confezionamento dello stoccafisso oggi diventato un centro culturale con bar, ristorante e sala concerti gestito dagli studenti dell’ università. E un grande edificio in legno colorato di giallo e con tre piani affacciato sul mare. La mia casa era una tipica casetta norvegese affacciata sulla banchina di legno che la separava dal mare. Dava la facciata sulla piccola strada che proseguiva per alcuni metri vicino alla banchina per poi entrare nell’ entroterra dell’ isola circondata dai boschi. Entrai in casa ed andai subito a letto, dopo una dura giornata di lavoro avevo voglia di riposarmi un po’. * * * L’ indomani mi svegliai presto per recarmi al porto dove avrei dovuto partire con il mio peschereccio per un’ altra giornata di lavoro. Mi vestii velocemente e uscii di casa. Un forte vento freddo, molto insolito in quel periodo dell’ anno stava sferzando la città mentre il cielo era cupo coperto da nere nuvole di pioggia, il mare era molto agitato. Arrivato al porto vidi i miei colleghi riuniti vicino ai magazzini intenti a discutere sul da farsi. Con quel vento e con il mare in quelle condizioni era pericoloso uscire con i pescherecci tanto più che le onde erano molto grandi e si infrangevano con boati fragorosi sulla banchina. I pescherecci erano attraccati con pesanti cime ma nonostante questo sembrava che potessero rovesciarsi da un momento all’ altro. Cominciai a parlare con gli altri pescatori, forse quel giorno non era proprio il caso di avventurarsi in mare. Decidemmo, infatti, di aspettare il giorno dopo o per lo meno di aspettare che il tempo migliorasse. Ne approfittai per passare un po’ di tempo al bar con il mio amico Roald. Il bar “Cecilie” sorgeva a pochi metri dal porto affacciato sulla banchina. Era un vecchio edificio in stile 400, colorato di un blu chiaro e con una grande vetrata posta a sinistra della porta con su scritto “Bar Cecilie”. L’ interno del locale era molto accogliente con un bellissimo parquet, i tavoli e il bancone erano di legno mentre i muri, contrariamente a quelli esterni, erano bianchi. Entrammo nel bar e dopo esserci messi a sedere ordinammo due birre. Fuori aveva cominciato a piovere intensamente. Dopo poco che avevamo cominciato a sorseggiare le nostre due birre entrò nel locale il vecchio Marv, il pescatore più vecchio di tutta Tromso. Era vestito completamente di grigio, aveva dei pantaloni e un’ impermeabile da pescatore, un cappello e in bocca l’ immancabile pipa. Dopo essere entrato ed essersi guardato attorno si mise a sedere ad un tavolo vicino al nostro e ordinò della grappa. 10 minuti dopo… Marv sorseggiava la sua grappa lentamente bagnandosi le labbra a poco a poco mentre di tanto in tanto si guardava attorno. Io e Roald stavamo chiacchierando fra di noi, speravamo che quella forzata permanenza sulla terraferma si protraesse per il minor tempo possibile. Fuori continuava incessantemente a piovere, i deboli raggi di sole che perforavano le nubi sembravano destinati a scomparire oscurati dal cielo plumbeo che si intravedeva all’ orizzonte. Improvvisamente ci fu un boato fragoroso e la luce se ne andò. Verso l’ orizzonte, grazie ai deboli raggi di sole riuscimmo a intravedere un vecchio peschereccio che navigava tra le agitate onde del mare. Il peschereccio Non riuscivamo a vedere bene lo scafo ma riuscivamo a scorgere le sue condizioni a causa delle vele strappate lasciate in balia del vento. Quella nave spuntata dal nulla sembrava fragile e ci aspettavamo che da un momento all’ altro la terribile burrasca che imperversava sul mare la rovesciasse. Io e Roald guardavamo impietriti mentre anche il vecchio Marv, alzatosi dal tavolo da cui era seduto si era avvicinato a guardare. Lo spettacolo durò per circa due minuti, poi le nuvole coprirono i deboli raggi di sole e il peschereccio scomparve tra le onde. Avvisammo la guardia costiera, il peschereccio non sembrava partito da nessun porto di Tromso. Ore 10:35 Fuori il cielo scuro, le nuvole nere e la forte pioggia che cadeva da circa tre ore rendevano impossibile ogni collegamento con la terraferma. I pescatori erano spazientiti non potendo lavorare, i collegamenti erano interrotti. Seduto sulla poltrona di casa mia con accanto un tavolino con una candela accesa stavo leggendo un vecchio libro di Edgard Poe. Attorno a me la casa era in penombra, si sentiva solo il rumore della pioggia che cadeva sul tetto. Per un momento, mentre leggevo mi sembrò di sentire bussare alla porta. Mi alzai e mi avviai verso l’ ingresso. Sulla soglia non c’ era nessuno, le auto erano parcheggiate e poco più in là si vedeva il bosco immerso nell’ oscurità. Rientrai in casa, appoggiai il libro su una mensola nell’ ingresso e salii in camera mia al primo piano. Il chiarore che filtrava dalle nuvole rischiarava la stanza affacciata sul mare. Il letto era posto sotto la finestra accanto alla piccola scrivania di legno vicino alla porta. Il parquet era scuro coperto, vicino al letto da un tappeto blu mentre i muri erano bianchi. Mi distesi sul letto con le mani sotto la nuca e ripensai a quel peschereccio che poche ore prima avevo visto tra le onde. Ore 19:46 Il bar “Cecilie” era deserto, a parte me, Roald e la barista non c’ era nessun altro. Fuori era tornata l’ elettricità, aveva smesso di piovere e anche se il cielo rimaneva coperto molti pescatori avevano deciso di avventurarsi in mare per recuperare il tempo perduto. Insieme a Roald stavo bevendo una birra, avevamo deciso di non andare in mare perché, come altri pescatori, avevamo paura che il debole vento che soffiava sul mare potesse intensificarsi. Roald, seduto davanti a me, vestito con dei blue jeans lunghi e una maglia verde fissava l’ orizzonte nuvoloso mentre sorseggiava la birra. I pescatori che avevano deciso di avventurarsi in mare erano già partiti e all’ orizzonte si potevano distinguere i pescherecci dalle navi mercantili che avevano ripreso i collegamenti con l’ isola. Io intanto, mentre sorseggiavo la mia birra guardavo fuori e speravo che almeno il giorno dopo il cielo fosse sereno. Finito di bere salutai Roald e mi avviai verso casa, il cielo sembrava pronto a schiarirsi nella notte. Il peschereccio del vecchio Olaf partito la sera prima insieme agli altri pescatori venne ritrovato la mattina dopo arenato sulla spiaggia dell’ isola poco distante dalla città. Aveva le vele strappate e lo scafo era pieno di falle. Del vecchio Olaf non c’ era traccia. La leggenda 16/06/96 Ore 8:57 Il vecchio Olaf, un caro amico di mio padre abitava a sud del porto in una casetta circondata dal bosco a circa 200 metri dalla città. Era una tipica casetta norvegese costruita in legno, di colore verde con due piani. Gli infissi delle finestre erano bianchi mentre il tetto era di un colore grigio scuro. La sua auto, una Volvo grigia 240 GLT del 1988 era parcheggiata sull’ erba di fianco alla casa. La porta era chiusa ma una finestra del pian terreno era aperta. Entrai da lì. La cucina era in disordine, i piatti e le pentole erano ammassati nell’ acquaio, la tovaglia del tavolo posto in mezzo alla cucina era tagliata in più punti, il pavimento era sporco e il calendario appeso al muro vicino alla porta segnava il 9 Giugno. Salii le scale ed entrai in camera sua, al primo piano. Qui il letto era sfatto con le coperte buttate a terra e il tappeto buttato da una parte della stanza. Sulla scrivania vicino al letto vi era un vecchio foglio ingiallito con su scritto qualcosa, lo presi e cominciai a leggerlo. “La strega dagli occhi di ghiaccio, come veniva chiamata dagli abitanti di Tromso era una vecchia signora che viveva tutta sola in una casetta sperduta nel bosco lontano dalla città. Nessuna strada la univa alla civiltà e in paese le persone avevano cominciato a pensare che fosse una strega. Allora, nel 1600 erano ancora in tanti a credere in queste cose. Un giorno, mentre giocavano tra di loro due bambini vennero trovati morti a pochi metri dalla casa dove viveva la “strega”. La reazione della popolazione fu immediata. La strega venne picchiata, legata e bruciata viva insieme alla casa in cui viveva. Il corpo carbonizzato, poi, venne gettato nelle gelide acque del mare. Ce chi dice, però, che l’ anima della strega vaghi nel mare a bordo di un peschereccio e uccida tutti coloro che gli capitano davanti.” Appoggiai il foglio e mi accorsi che vi era un cassetto, lo aprii e vi trovai una foto. L’ immagine raffigurava il peschereccio che avevo visto la mattina prima. Ore 14:52 Il cielo sopra Tromso era limpido, anche se all’ orizzonte si vedevano nere nuvole di pioggia avevo deciso insieme a Roald di andare in mare con il mio peschereccio. Per circa un’ ora pescammo indisturbati, poi, improvvisamente le nuvole coprirono il cielo spinte da un forte vento e cominciò a piovere. Eravamo molto lontani dal porto ma cominciammo a navigare verso casa mentre le onde ci sbattevano qua e là. Improvvisamente, all’ orizzonte, comparve il peschereccio di cui parlava la leggenda. << Hans >> mi chiamò Roald << C’ è un’ altro peschereccio >> Non ci credevo davvero nella leggenda e pensavo che fosse solo una coincidenza. Improvvisamente un fulmine sfiorò la nave e sul ponte apparve la strega. Era vestita con un lungo vestito nero, aveva i capelli lunghi e bianchi e gli occhi di ghiaccio. Non so cosa provai allora, orrore, ribrezzo, paura prima che un’ onda colpisse violentemente la nave. Persi l’ equilibrio e battei violentemente la testa. L’ ultima immagine, prima di svenire, fu il volto di Roald, impaurito e con gli occhi pieni di terrore. Gli abitanti del piccolo paese di Finnes sull’ isola dove il mio peschereccio si era arenato furono i primi a prestarmi soccorso. La mia nave era semidistrutta e del mio amico Roald non c’ era traccia. Non potevo credere a quello che mi era accaduto ed ero ancora molto scosso. Tromso 20:16 Il bar “Cecilie” era deserto. Seduto ad un tavolo bevevo una birra e cercavo di riflettere su quello che mi era accaduto. Ero ancora molto scosso, era accaduto tutto così in fretta senza che potessi fare niente. La mia mente non accettava quello che era accaduto e questo mi rendeva ancora più confuso e debole di fronte a quell’ evento così anomalo. Nel locale entrò il vecchio Marv, mi guardò, si tolse il cappello e si sedette ad un tavolo vicino al mio. Sono passati 10 anni da quella brutta storia e ancora non sono riuscito a farmi un’ idea precisa di cosa sia successo. Mi sono convinto che forse le cose che ho visto in quegli instanti prima di svenire non siano state vere ma il frutto della tensione di fronte alla terribile burrasca in cui eravamo capitati. Abito ancora a Tromso, ho comprato un nuovo peschereccio e faccio la mia vita di sempre. Senza il mio migliore amico accanto. Memorie del vecchio Marv In quei giorni in cui l’ anima maligna della strega volava sopra la mia città desiderosa di impossessarsi della mente di qualche sperduto pescatore io cercavo di stare il più lontano possibile dal mare. Sapevo, infatti, che se mi fossi avventurato su una qualsiasi barca la strega non avrebbe ripetuto l’ errore che aveva commesso 15 anni prima. In quel giorno del 1982 io e il mio amico Boris fummo colti da un’ improvvisa burrasca mentre eravamo in mare con il peschereccio. Mentre lottavamo con le onde per impedire che rovesciassero la nave davanti a noi comparve un vecchio peschereccio. Sul ponte della nostra nave apparve la strega e un secondo dopo vidi il mio amico Boris estrarre dalla fondina un coltello e ferirsi ripetutamente mentre lanciava urli strazianti. Venni sopraffatto dal terrore e mi gettai in mare nuotando e rischiando di affogare. Venni tratto in salvo da un gruppo di pescatori ai quali raccontai la mia storia. La cosa strana è che nessuno rise. Nessuno. Dopo avere superato lo spavento decisi di approfondire le mie “conoscenze” cercando testimonianze in sperduti villaggi affacciati sul mare. Scoprii che il padre della strega, proprietario di una flotta di pescherecci era stato trovato morto in circostanze misteriose e che sua figlia, allora diciottenne era stata accusata di stregoneria e costretta a nascondersi in una casa sperduta nel bosco. Molto tempo dopo era stata bruciata viva. Quella mattina in cui insieme ai due pescatori vidi il peschereccio della strega l’ istinto mi disse di andare ad avvertire Hans ( mi sembra si chiami così ) ma, poco dopo avere bussato alla sua porta un senso di paura mi pervase nel ricordo del mio amico scomparso e fuggii senza avvertirlo. Poi, la sera in cui il suo amico morì vidi nei suoi occhi incredulità e non spavento e pensai che forse un evento fortuito doveva averlo allontanato dalla vista di quell’ orrore. Mi dispiace. Forse, se lo avessi avvertito tutto questo non sarebbe successo. Intanto aspetto vivendo la mia vita normalmente mentre so che prima o poi la strega tornerà a colpire.
  
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