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Autore: monalisasmile    16/06/2008    1 recensioni
Il viola è conosciuto come il colore dello spirito. Rappresenta il valore medio tra terra e cielo, tra passione ed intelligenza, tra amore e razionalità. È il colore della volontà di essere diversi, della metamorfosi. È una forza legata alla vitalità del rosso e all'intimo accoglimento dell'azzurro. Ma è anche il colore degli occhi di una ragazza che entrerà a far parte della vita dei digi-prescelti.
La narrazione comincia in toni leggeri: leggerete di nuovi incontri, di battibecchi e amori adolescenziali, di amicizie e piccoli dispiaceri, emozioni che condizioneranno le giornate e si porranno al centro delle loro vite. Almeno inizialmente.
Perché come nella vita spesso accade, arriverà il momento in cui i personaggi verranno posti di fronte a problemi maggiori e difficili decisioni. D’improvviso tutto parrà sfuggirgli tra le dita. Gli eventi si faranno incalzanti e spesso imprevedibili. Più volte si sentiranno impotenti di fronte a una realtà indecifrabile e troppo crudele per essere affrontata.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa

 

Questa storia è cominciata diversi anni fa (a giudicare dalla cronologia del mio computer nel 2005) e tra alti e bassi è arrivata fino a oggi inconclusa.

Da allora sono cresciuta, sia come persona sia come scrittrice, ma rileggendo le vecchie pagine ho deciso di non riscriverle, limitandomi ad apportare piccole modifiche là dove ho riscontrato errori grammaticali madornali o imprecisioni per quanto riguarda i contenuti. Credo sia interessante per me quanto per i lettori seguire l’evolversi del mio stile di scrittura così come del carattere dei personaggi, che a distanza di anni vengono delineati con tratti a mio avviso più marcati, ogni tanti tormentati e, forse, per questo più umani.

 

La narrazione comincia in toni leggeri, dallo stile alle vicende che vengono descritte: leggerete di nuovi incontri, di battibecchi e amori adolescenziali, di amicizie e piccoli dispiaceri, emozioni che condizioneranno le giornate e si porranno al centro delle loro vite. Almeno inizialmente.

Come nella vita spesso accade, arriverà il momento in cui i personaggi verranno posti di fronte a problemi maggiori e difficili decisioni. Se fino al giorno prima le loro menti erano totalmente assorbite da “futili” e “puerili” preoccupazioni ed erano sicuri di avere tutto il tempo del mondo per raggiungere i loro obiettivi, d’improvviso tutto parrà sfuggirgli tra le dita. Gli eventi si faranno incalzanti e spesso imprevedibili. Più volte si sentiranno impotenti di fronte a una realtà indecifrabile e troppo crudele per essere affrontata.

Ma andiamo per ordine e diamo inizio a questa storia.

 

 

 

Capitolo 1

 

Era una calda giornata di fine estate: presto la scuola sarebbe ricominciata, portando con sé l’autunno, oltre all’inevitabile marea di compiti in classe.

Un diciottenne camminava spedito per le strade della città.

Taichi sospirò, portandosi le braccia dietro il capo: e dire che c’erano persone a cui la scuola piaceva!

“ Certo che il mondo è pieno di gente strana!”

Si poteva dire che quel ragazzo fosse cambiato negli ultimi anni, ma molti avrebbero ribattuto che era sempre lo stesso. Di sicuro era cresciuto in altezza, il suo corpo si era fatto più robusto e il suo viso cominciava ad assumere le fattezze di un uomo adulto. Tuttavia i suoi occhi nocciola avevano lo stesso sguardo allegro e spensierato e i capelli castani restavano perennemente in disordine. Eppure erano proprio la sua schiettezza e il suo aspetto ancora un po’ infantile a conquistare i cuori delle persone.

Taichi Kamiya non aveva mai avuto nemici. Lui era come quel caldo sole di fine estate che splendeva sulla città e la sua forza e determinazione gli erano valsi, ormai diversi anni addietro, la digipietra del Coraggio.

Probabilmente era per questo che il suo migliore amico era Yamato. Infatti, se il primo era l’astro del giorno, l’altro poteva essere paragonato alla luna. Ricordava bene come al loro primo incontro non andassero d’accordo e i litigi che avevano scatenato. La verità era che non sapevano come comportarsi, riconoscendo nell’altro un proprio pari eppure entrambi troppo orgogliosi per ammetterlo.

Avevano caratteri profondamente diversi: uno socievole e sempre al centro dell’attenzione, pronto a gettarsi con ardore nelle discussioni, l’altro schivo e solitario, sempre attento a studiare le mosse dell’avversario per poi colpirlo con gelide parole. Al contrario di Taichi, Yamato aveva incontrato molte difficoltà nell’accettare la sua digipietra, simbolo dell’Amicizia, dato che si sentiva assolutamente inadeguato a tale ruolo. Ciò nonostante, presto era parso evidente che non vi era stato alcun errore: il ragazzo si era dimostrato pronto a sostenere chi avesse bisogno di aiuto, come un pilastro solido e sicuro, forte della sua sagacia e lealtà. Testardo e caparbio come pochi, non aveva mai gettato la spugna, rivelandosi il compagno ideale del prescelto del Coraggio.

Successivamente Taichi aveva dovuto ammettere a se stesso di aver sempre ammirato le doti di quel ragazzo, uno dei pochi che in determinate occasioni fosse riuscito a contenerlo e farlo ragionare, insegnandogli a mantenere la calma.

Quando frequentavano le medie, Yamato entrò a far parte di una band, nel ruolo di cantante e musicista. Non fu difficile per loro ottenere il successo e presto il gruppo divenne tra i più conosciuti della regione. Il ragazzo era diventato una stella nascente della musica e poteva vantare uno stuolo di fans sfegatate da far invidia agli idol. Taichi invece decise di impegnarsi in campo sportivo, conquistando il titolo di capitano della squadra di calcio della scuola e conducendo i compagni a importanti vittorie.

Poi c’era stata la questione di Sora: per la prima volta dopo tanto tempo i due si erano trovati in competizione. Tuttavia erano troppo legati per mandare all’aria la loro amicizia e il bruno aveva preferito ritirarsi, vista anche la predilezione della ragazza per l’amico. Certo non era stato facile e ne aveva sofferto, ma al contempo pensava di aver fatto la scelta giusta: Sora era una ragazza speciale e meritava di avere vicino una persona eccezionale come Yamato. Così si era trovato a sorridere: i suoi migliori amici si erano messi insieme, cosa poteva volere di più?

Però tra poco tutto ciò sarebbe cambiato. Una volta preso il diploma, si sarebbero separati, per percorrere ciascuno la propria strada. Sora avrebbe frequentato l’Accademia di Belle Arti e a Yamato era stato consigliato di iscriversi a Ingegneria. E allora che ne sarebbe stato di loro? Che ne sarebbe stato di LUI?

Si sentiva più che mai confuso: c’erano molte cose che avrebbe voluto fare nella vita e ancor di più erano quelle di cui non voleva neppure sentir parlare. Ma qualunque sarebbe stata la sua scelta, sapeva che non avrebbe potuto sopportare di perdere i suoi più cari amici. Ne aveva parlato con Yamato e lui aveva confessato di provare gli stessi dubbi. Eppure in quel momento il suo tono era pacato come sempre, senza lasciar tradire la minima agitazione. Perché non riusciva a esternare anche lui la stessa calma? Di sicuro era uno dei motivi per cui il prescelto dell’Amicizia era riuscito a conquistare il cuore di Sora.

Scosse vigorosamente la testa, scacciando quei pensieri. Non era mai stato tanto insicuro in vita sua e la situazione non gli piaceva per niente.

 

Intanto era arrivato in vista del condominio in cui abitava Yamato. Un edificio in mattoni rossi a più piani, con i fiori ai balconi, le aiuole curate e un cortile spazioso che veniva usato come parcheggio per gli ospiti. Lui e il padre vi si erano trasferiti da alcuni anni, decidendo che l’appartamento di prima non era adatto a due uomini quasi sempre assenti. L’abitazione si trovava abbastanza vicino al centro per consentire ad uno di andare a lavorare e all’altro di raggiungere la scuola. Un quartiere pulito e, a giudizio di Sora, dotato di un’eleganza semplice e sobria. Insomma, il luogo adatto a quella coppia di lupi solitari.

Sorrise e attraversò il cancello d’ingresso, registrando subito un’anomalia. Che ci facevano quei grossi camion nel cortile? Si avvicinò e lesse il nome di una ditta di traslochi. Curioso, osservò  un gruppo di uomini scaricare degli scatoloni imballati e trasportarli all’interno. Li seguì, desideroso di vedere chi fossero i nuovi vicini del suo migliore amico.

Con stupore si ritrovò al quarto piano, di fronte alla porta numero 18, sul cui campanello si poteva leggere “Ishida”. Il gruppetto compì una piccola svolta e si infilò nell’apertura accanto, per poi girare a destra e scomparire dalla sua vista. Allungando il collo il ragazzo osservò il 17 in ottone infisso sul legno della porta e lesse il nome scritto con cura sulla targhetta: Kitamura.

Si voltò verso l’abitazione dell’amico, che formava un angolo retto con la precedente, ma anziché suonare il campanello si ritrovò a curiosare oltre quell’uscio sconosciuto: la curiosità aveva vinto ancora una volta.

L’interno pareva accogliente, per quanto lo possa essere una casa in via di sistemazione vista dall’ingresso. Le pareti erano state dipinte in un color panna molto delicato e una cassettiera in pregiato legno scuro faceva la sua bella mostra su un lato del corridoio, sovrastata da uno specchio contornato dal medesimo materiale. Un’unica cornice era stata appesa e racchiudeva l’immagine di una città di notte, illuminata da luci multicolori e sovrastata da un cielo spruzzato di stelle. Aggrottando le sopracciglia si avvicinò, notando un piccolo particolare: una figura sottile si stagliava contro la luna splendente, sulla cima di un alto palazzo.

-      Ti piace? –

-      Sì – rispose lui automaticamente, per poi sussultare e voltarsi.

Davanti a lui c’era una ragazza che sorrideva gentilmente. Taichi si ritrovò ad arrossire: era davvero…bella. Carina sarebbe stato inappropriato: la carnagione era candida, il viso dai tratti regolari e fini. I capelli lunghi e legati in una coda ricadevano morbidi su una spalla, la frangia poggiata da un lato ombreggiava la fronte e alcune ciocche erano sfuggite alla pettinatura. Aveva legato una bandana sul capo e indossava una t-shirt e un paio di pantaloncini. Tra le braccia teneva una delle scatole marroni che aveva visto nei camion. Le sue iridi erano…blu? No, si corresse, viola. Un colore magnetico e seducente dalle varie sfaccettature, risaltato dal contrasto con la pelle chiara. Si sorprese, però, nello scorgere in quello sguardo vellutato che osservava la fotografia un velo di…malinconia? Ma fu solo un istante. Appena lei riportò l’attenzione sul prescelto quella sensazione sparì.

-      Sei un mio vicino? – chiese la ragazza.

-      No, sono solo venuto a trovare un amico. –

-      Meno male – fece lei – vivere con gente tanto curiosa alla porta accanto sarebbe insopportabile. –

Lui arrossì fino alle orecchie.

-      Scusami se sono entrato senza permesso, non volevo essere invadente, lo giuro – balbettò – è solo che… -

-      Eri curioso – terminò l’altra.

Il ragazzo abbassò il capo: aveva ragione e si vergognava di esser stato tanto maleducato.

-      La tua è stata violazione di proprietà privata, lo sai ,vero? –

Lui si fece piccolo piccolo.

-      Il minimo che tu possa fare ora come ora – continuò la sconosciuta con un sorriso – è di terminare il giro, non ti pare? –

-      Eh? – esclamò allibito.

-      Hai sentito bene, però sarà meglio spostarci di qua o rischiamo di intralciare il lavoro della ditta di trasloco! –

-      Ma non sei arrabbiata? –

-      Lo sarò se non mi dai una mano con questa scatola! – sbottò, cosicché l’altro si affrettò a liberarla dal peso.

-      Questa per ora mettila qua, ti faccio fare un giro. – e avanzò, seguita dal ragazzo.

Poi parve ricordare qualcosa e si voltò, porgendogli la mano.

-      Comunque piacere, mi chiamo Rumiko Kitamura. –

-      Taichi Kamija. –

-      Bene Taichi, posso chiamarti per nome, vero? – gli sorrise – Ora avrò l’onore di farti da guida nel mio piccolo regno, anche se non ho finito di sistemare tutto. –

-      Non vorrei disturbare… -

-      Ma quale disturbo? – ribatté energicamente – Ti sembra forse di aver interrotto un’attività piacevole? – fece in tono ironico.

Taichi lanciò una breve occhiata agli scatoloni e alla squadra che usciva per prendere il prossimo carico.

-      Direi proprio di no. – commentò.

-      Esattamente. Noto con piacere che oltre a curioso sei anche perspicace. – lo incalzò.

-      Faccio del mio meglio. – le sorrise.

-      Bene. – si limitò a dire lei, per poi procedere a mostrargli l’appartamento.

Il digiprescelto sospirò, sorridendo interiormente. Aveva proprio ragione: ce n’era di gente strana in giro. Però quella ragazza gli piaceva. Pensando alla ramanzina che avrebbe ricevuto da Yamato per il suo ritardo, si accinse a seguirla.

 

Le stanze nel complesso non avevano nulla di speciale: spaziose e illuminate dal sole, avevano ampie finestre e gli scaffali dei mobili ancora vuoti. Divani e poltrone erano ancora avvolti nei teli e qua e là erano stati ammucchiate le scatole da imballaggio. Sembrava che solo le cornici fossero state sistemate: sulle pareti erano visibili spiagge e città caotiche, ritratte soprattutto di notte o al crepuscolo. Di per sé poteva sembrare un insieme caotico, ma la disposizione accurata conferiva al tutto un aspetto armonioso. Taichi aveva la sensazione di trovarsi in una galleria d’arte.

-      Mio padre è un fotografo molto bravo – spiegò Rumiko, come se gli avesse letto nel pensiero – e predilige i paesaggi. –

Lui si girò a guardarla e rimase paralizzato nel ritrovarsi davanti due ragazze dallo stesso viso, sebbene le espressioni fossero diverse.

-      Non solo. – riuscì a dire, indicando la cornice alle spalle di lei.

L’immagine ritraeva Rumiko. La sua posa era naturale, la bocca leggermente dischiusa, il bel viso rilassato e i capelli sciolti sulle spalle. Sorrideva, enigmatica, come se custodisse un segreto, noto a lei solo.

-      Nel tempo libero gli piace farmi delle foto e alcune le appendiamo in casa, tutto qua – disse con semplicità – Quelle sui paesaggi invece le usa nel suo lavoro. Sai, riviste, book, mostre e via dicendo. –

-      È davvero bravo. – commentò lui.

-      Lo so – sorrise orgogliosa.

Poi gli fece fare un piccolo tour del resto dell’abitazione. Ovunque erano state appese delle foto e tutte le volte il ragazzo rimaneva meravigliato dalla maestria di quell’uomo. Sembrava in grado di trasformare qualunque soggetto in un’opera d’arte in grado di catturare l’attenzione dell’osservatore. Ma non con l’arroganza di molti fotografi contemporanei: immortalava i paesaggi e le persone sulla pellicola con delicatezza, come se intendesse solo sfiorarli.

Rumiko si dimostrava un’ottima guida, mostrandogli i risultati migliori e intrattenendolo conversando. Era una persona interessante e i suo modi lasciavano intendere il suo carattere risoluto. Diretta e sicura di sé, aveva un sorriso splendido. Però non riusciva ad allontanare dalla mente l’immagine del suo sguardo mentre osservava la fotografia appesa all’ingresso.

-      Bene, abbiamo terminato il giro turistico. Posso offrirti qualcosa da bere? –

-      Veramente… - tentò, ricordandosi dell’amico.

-      Dai, così dissetiamo anche quei poveri disgraziati che hanno sollevato pesi tutto il giorno! –

-      Beh, quello potresti farlo anche da sola, non ti pare? –

-      Scherzi?! Vorresti lasciarmi in balia di quattro uomini grandi e grossi e che per di più puzzano di sudore da far schifo? – protestò, scandalizzata.

-      D’accordo, vedo che con te non si può discutere! – rise lui.

-      Ti sbagli, si può eccome, solo che non conviene. – e gli sorrise con aria scaltra.

Poi si affacciò al balcone e invitò i lavoratori a bere qualcosa. Taichi pensò a cosa dovevano aver provato a esser richiamati da uno strillo proveniente dal quarto piano e a ciò di cui avrebbero parlato i vicini per i prossimi giorni. Mentre la ragazza si recava in cucina a prender le bevande il giovane scosse la testa, sorridendo: Rumiko Kitamura era una persona davvero degna di attenzione.

 

Ormai si era quasi fatta sera e Taichi camminava sulla strada di casa. Nonostante quel pomeriggio non fosse cominciato nel migliore dei modi, si era divertito. Rumiko l’aveva invitato a tornare a trovarla quando l’abitazione fosse stata sistemata e lui aveva afferrato al volo l’invito. Quella ragazza gli piaceva e non vedeva l’ora di rivederla. Sperava che potessero diventare amici, in modo da riuscire a comprenderla un po’ meglio. E, naturalmente, l’avrebbe presentata anche agli altri, a Yamato e…

“Porca miseria, mi sono scordato di passare da lui! Domani sarà furioso…”

Un brivido gli attraversò la schiena al solo pensiero. Poi sollevò le spalle: se non altro il giorno dopo era domenica e avrebbe potuto dileguarsi facilmente. Lunedì…beh, lunedì avrebbe pregato tutti i santi!

 

Si fermò davanti a quella cornice, osservandone la fotografia. Si accigliò: quell’immagine non avrebbe dovuto trovarsi lì, esposta allo sguardo di chiunque.

“E soprattutto non al mio”.

La sfilò dall’attacco e la portò nell’altra stanza, intenzionata a buttarla nella pattumiera. Poi si fermò e, senza più guardarla, entrò nella propria camera da letto. Aprì un cassetto ancora vuoto e la fece scivolare al suo interno. Quando lo richiuse, le sue mani tremavano.

 

 

 

Continua…

 

 

 

N.d.a.

Volevo solo chiarire un paio di cose, prima di procedere: innanzitutto l’età di Miyako. Non essendo sicura ho preferito metterla nello stesso anno di Daisuke e gli altri, ma se ho sbagliato vi prego di portare pazienza!

Inoltre ho utilizzato il modello scolastico giapponese, cioè 5 anni di medie e 3 di superiori. Però l’anno scolastico è lo stesso che abbiamo noi, con le vacanze in inverno ed estate e la scuola che finisce a giugno! Altrimenti avrei dovuto inserire le vacanze di primavera (di nuovo non ero sicura del periodo) e poi il periodo esami (ennesimo problema!)

Dunque, ricapitolando:

-      Taichi, Yamato e Sora (18) frequentano il terzo anno delle superiori

-      Koushiro (17) secondo delle superiori

-      Jiou (19) primo di università

-      Daisuke, Hikari, Takeru, Miyako e Ken (15) ultimo delle medie

-      Iori (13) terzo delle medie.

Infine avviso che mi vedrò costretta a inventare lì dove ho alcune lacune, come nel caso del nome del padre di Yamato. Chiedo venia anche per questo!

 

Monalisasmile

  
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