Era il sedici di luglio; il caldo era smorzato da un vento sottile che scorreva di nascosto sul suo busto scoperto e abbronzato.
Era di una bellezza particolare, nel silenzio del suo respiro, e nel buio che circondava le piane davanti a noi. C'era un impercettibile profumo di gelso.
Non avevo il coraggio di parlare..
Un gufo si mosse, muovendo le foglie di una quercia e scuotendo il ragazzo dal suo stato di ipnosi e torpore lontano. I suoi occhi guizzarono verso di me, un sorriso gli esplose sulle labbra.
_A cosa pensi?
_A nulla
_Non ti credo..
Mi avvicinai al bordo della casetta sull'albero, con le gambe penzoloni e la testa all'indietro verso il cielo. Lui si avvicinò e si girò, per sdraiarsi con la testa sulle mie gambe e i polpacci oltre la protezione di legno. Gli occhi mi sorridevano luminosi, due gocce d'inchiostro che esprimevano più di un orizzonte.
_Non penso a nulla, te lo giuro; guardo solo il cielo.
_E cosa ti racconta, il cielo?
_Mah, nulla di che, non è molto loquace sta sera..
Sembrò rabbuiarsi per un secondo, per poi tirarsi su e guardare il cielo vuoto al di là delle piane. Gli presi la mano, stringendola un po'; sembrò svegliarsi da un incubo.
_Sai una cosa?_ disse.
Si avvicinò per appoggiare la sua fronte sulla mia, naso contro naso, e con gli occhi che mi sfogliavano i pensieri. Il suo profumo era forte, mescolato a quello di gelso e di resina.
_Sei incredibile..
Ride.
Respira.
Mi bacia
_Angolo dell'autore_
Innanzi tutto grazie per aver letto questa storia, ed essere addirittura arrivati a leggere questo!
Non sono solita scrivere storie di questo genere (diciamo che, dopo averla riletta, ho iniziato a vomitare arcobaleni ahah).
Nonostante ciò, tengo davvero molto a questo racconto e al ricordo che si porta dietro. Quindi davvero, grazie per averlo letto.
Per Davide..torna presto marinai