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Autore: Andy Black    12/02/2014    25 recensioni
Crystal, Silver e Gold si troveranno catapultati in un avventura senza precedenti, che li costringerà a correre in aiuto della popolazione di Hoenn, sconfitta da terremoti ed altri cataclismi.
C'è lo zampino di Groudon, e di qualcun altro, che sembra attentare alla pace per l'ennesima volta.
Cercherò di portarvi nella mente dei personaggi più amati di Pokémon Adventures
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adriano, Crystal, Gold, Rocco Petri, Silver
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Manga, Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Presto o tardi non sarai più quel che eri...


 
"Avanti! Veloce, dobbiamo andare!”.
Due voci, quattro gambe, i polmoni che bruciavano; i respiri della ragazza diventavano sempre più pesanti ma venivano annullati dal rumore della pioggia, che cadeva come bombe sulla terra rossa, inesorabile e spietata.
C’è a chi la pioggia piace; indubbiamente altera i sentimenti e le sensazioni, e quello scorrere continuo fa sì che i pensieri cadano con essa, attaccati al vetro di chissà quale metropolitana.
La pioggia è buona.
La pioggia serve.
Inoltre è un ottimo pretesto per rimanere a casa, sotto alle coperte, magari a bere una cioccolata calda e a leggere un buon libro.
Ma essere al caldo e all’asciutto non esula dal fatto che stia comunque piovendo.
E che magari qualcuno, lì fuori, corre.
“Ci stanno raggiungendo!” urlava ancora lei, terrorizzata ed ansimante.
L’affanno li stava possedendo, penetrando in ogni singolo movimento e respiro che emettevano; l’aria fredda di dicembre bruciava nei loro polmoni, sverginati solo da quella sigaretta sporadica che entrambi fumavano di tanto in tanto.
“Ruby, andiamo! Dobbiamo scappare!”.
Il ragazzo alzò gli occhi verso Sapphire, che correva a perdifiato, affondando il passo in un numero indefinito di pozzanghere.
O forse era un’unica, infinita macchia d’acqua che durava da ormai un paio di chilometri, non lo sapeva.
L’acqua schizzava ovunque, alzata dalle caviglie rapide di Sapphire ed atterrando direttamente sui pantaloni di Ruby, che in un’altra situazione avrebbe urlato all’eresia ed al complotto astrale.
Dalla paura che aveva in corpo, però, non sembrava essere preso dai pantaloni sporchi di fanghiglia.
“Dobbiamo metterci in salvo!” urlò nuovamente la ragazza, superando la strettoia che portava al Deserto di Hoenn. Virarono verso destra, in direzione del Cammino Ardente.
“Forse lì non ci troveranno!” continuò ancora, lei. Lui non parlava, non ci riusciva, sperava soltanto che i polmoni non collassassero durante quella maratona che gli parve essere infinita.
Davanti a lui guardava Sapphire: i capelli bagnati, totalmente fradici i suoi vestiti e linee nere sul viso. Sì, pioveva, ma probabilmente quelle gocce d’acqua sul suo viso non erano dovute soltanto alla pioggia.
Stava piangendo, la ragazza. Aveva paura.
“Ruby...” piagnucolò poi superando degli arbusti, ripari improvvisati per la pioggia utilizzati da piccoli Numel.
“Sono dietro di noi!” esordì dopo chilometri Ruby, voltandosi e vedendo gli Houndoom che li raggiungevano. Dietro i cani soltanto quelle figure scure, che non accennavano a rallentare.
“Ma chi sono?!” urlò l’altra.
“Che importa?! Non si tratta più di fare una lotta, qui! Questi vogliono ammazzarci!”.
Sapphire continuava a piangere, Ruby nascose che aveva tanta voglia di emularla.
“Forse dobbiamo dividerci!” fece quella.
“Non se ne parla! Non permetterò che ti facciano qualcosa!”.
Entrarono nel Cammino Ardente e continuarono a correre. E lì avrebbero dovuto correre per forza, o le loro suole si sarebbero sciolte a contatto con l’alto calore del pavimento della grotta.
“Dai! Ci siamo quasi, l’uscita è lì! Poi saremo vicini a Ciclamipoli!” Ruby pareva speranzoso ma tutto sommato capiva che le speranze di uscirne in salvo erano basse.
Sapphire correva ancora, boccheggiava; lui non sapeva quanto ancora la ragazza avrebbe potuto continuare a macinare metri, sotto le suole cotte dai passi e dalla grotta.
Ruby era distrutto, oltre al bruciore nei polmoni, per via del forte freddo, si era aggiunto il bruciore agli occhi causato dalla cenere del vulcano.
“Sapphire... io non ce la faccio più...” tossì quello, rallentando.
Lo sguardo blu della ragazza lo investì, e quando si rese conto che il ragazzo stesse per rallentare gli afferrò la mano e lo tirò. Ciò gli bastò come incentivo per ritornare a spingere sull’acceleratore.
Non dovevano farsi prendere.
 Dovevano arrivare alla fine di quel percorso, non potevano vincere i cattivi.
Non dovevano vincere, i cattivi.
“L’uscita!” urlò la ragazza, imbucando l’arco naturale della grotta che li portò poco fuori i dirupi scoscesi di Cuordilava. La pioggia prese di nuovo a battere sulle loro teste.
Era una pioggia marrone, sporcata dalla cenere del vulcano, che trasformò in poco tempo i volti dei due in maschere lorde di paura ed ansia.
Gli Houndoom continuavano indefessi l’inseguimento, senza sentirsi minimamente turbati dalla pioggia.
“Ruby! Dai, giriamo l’angolo! C’è la casa della famiglia Vinci!” urlò lei, con le lacrime che ormai si confondevano con la pioggia.
“Cosa?!” esclamò l’altro, che sentiva il cuore scoppiargli nel petto. Pareva quasi che il suo cervello pulsasse a tempo, tanto che le tempie si muovevano ai lati della sua testa.
“Andiamo!” lo tirò lei. Ma l’acqua a terra era tanta e Ruby perse l’equilibrio.
“No!” urlò la ragazza. Uno dei due Houndoom gli si avvicinò, avventandosi con le fauci aperte sulla gamba del ragazzo.
“Oddio, no!” urlò terrorizzato quello, piangendo quelle che credeva essere le sue ultime lacrime. Ma Sapphire aveva una marcia in più, e riuscì a salvarlo.
“Ruby!” urlò infatti, tirandolo per mano e facendo sì che le mandibole di Houndoom si chiudessero violentemente sul nulla. Ruby ebbe il tempo di tirargli una pedata sul muso e, trainato dalla ragazza, si risollevò e riprese a correre.
I cani però avevano assottigliato la distanza: un paio di metri divideva i ragazzi dagli inseguitori.
Sapphire piangeva abbondantemente, singhiozzando, e sciogliendo ulteriormente quello che restava del suo mascara. “Non ce la faccio più!” urlava lei. Ruby sentiva ridere alle sue spalle, mentre gli Houndoom continuavano ad abbaiare.
“Dobbiamo farcela! Non abbandonarmi ora!”.
Le nuvole nere nel cielo cantavano, aprendo i boccaporti ed aumentando la portata di quello che s’apprestava a diventare il più violento temporale degli ultimi quarant’anni abbattutosi su Hoenn. La pioggia s’infrangeva su di loro fredda ed incandescente allo stesso tempo.
Ruby stringeva i denti ma ormai si era lasciato andare al pianto. Non aveva belle sensazioni e la cicatrice sulla testa gli bruciava. Guardava la gonnellina di Sapphire, un tempo bianca, ora sporca di sangue e fango. La camicetta, dello stesso colore, era strappata in più punti e le mani e le ginocchia della bella erano lividi e sanguinanti. Le scarpe affondavano nelle pozzanghere d’acqua e fango, spingevano fuori l’acqua, prepotenti, si appropriavano dello spazio a loro disposizione, allontanando il tempo di qualche secondo ciò che era di troppo..
“Non ce la faremo...” piangeva lui, terrorizzato.
“Corri, dannato!” urlava a sua volta la ragazza, tirandolo per mano. Dietro l’ultima fila d’alberi videro l’agognata meta.
“La casa della famiglia Vinci! Avanti, Ruby, non demordere!”.
“Non ce la faccio più! Mi fanno male i polmoni!” tossiva l’altro, con le gambe che urlavano perdono e l’acido lattico a castigare i muscoli.
“Un piccolo sforzo ancora!”.
Sapphire era sempre stata più coraggiosa di lui, Ruby lo sapeva.
E sapeva anche che si sarebbero salvati, ed avrebbero riso fieramente anche di quella situazione.
I buoni vincono sempre. I buoni sono i buoni ed il male non è buono, quindi non vince mai.
Gli Houndoom annusavano praticamente le caviglie dei ragazzi ma ormai quelli erano fuori la porta della casa. Le luci erano accese, ed un fumo nero fuoriusciva dal comignolo sul tetto, battuto incessantemente dalla pioggia incandescente.
Sapphire saltò i tre scalini e cominciò a battere i pugni sulla porta.
“Aiuto! Aiutateci! Aprite!” pianse disperata.
Ruby la raggiunse, la emulò per un secondo esatto, ma poi si girò. Gli Houndoom erano arrivati da loro, e ringhiavano. Ancora le risate di quei due uomini d’ombra.
Anzi no. Una di loro era una donna.
Ruby si voltò, e fece da scudo alla ragazza, allargando le braccia. A lei non sarebbe dovuto succedere nulla.
“Chi siete?” domandò stremato, ansimando.
Un Houndoom abbaiò.
La foschia alzata dalla pioggia celava i volti delle due ombre, che ormai avevano rallentato: il loro passo adesso era decisamente più calmo.
“Ma perché non apre nessuno?!” urlava Sapphire, continuando a battere i pugni sulla porta.
“Chi siete?!” ribadì Ruby, stavolta più forte. Levò il cappello e lo gettò per terra: l’acqua lo aveva inzuppato e lo aveva trasformato in un peso d’un quintale.
“Chi siamo? Beh, non ci conosci...” disse la prima di quelle ombre, la donna. La sua voce era suadente. La silhouette era lunga e sottile. Quella affianco era alta pressoché uguale, ma più doppia. Non troppo.
“...ma sai da dove veniamo” fece, proprio quest’ultima, con voce di uomo.
Sapphire a quel punto si girò, sporgendosi e stringendo il corpo di Ruby. Era spaventata.
L’acqua cadeva pesante sulle loro teste, gocciolando dalla grondaia.
La foschia alla fine rimase alle spalle di quelle due figure losche e tetre, che si manifestarono allo sguardo dei due Dexholders.
Ruby spalancò gli occhi.
L’uomo, prima della donna; fu lui il primo a definirsi alla vista vermiglia del ragazzo che, anche se traboccante di lacrime e pioggia, aveva messo tutto a fuoco.
Il tizio era alto, una montagna di muscoli. In testa il cappuccio del Team Magma, quello che aveva già visto svariati anni prima, ma con una differenza: era nero. La divisa infatti non assomigliava a quella canonica, quella di 10 anni prima. Una felpa nera ed attillata, con il cappuccio dello stesso colore, senza orecchie, mostrava con orgoglio il simbolo del Team Magma, giusto al centro, colorato di rosso. Le gambe erano fasciate da un pantalone nero molto aderente ed ai piedi un paio di stivaloni militari.
Ruby le notava queste cose.
Il volto invece era quello di un fotomodello: dal cappuccio calato si intravedevano dei ciuffi biondi, spettinati. Gli occhi verdi, come smeraldi illuminati, davano luce a quel volto solido. Naso dritto, labbra carnose.
Se fosse stata una donna se ne sarebbe innamorato di colpo.
E poi la foschia rivelò anche l’altra figura in ombra, la donna.
 
“...”
 
Ruby spalancò la bocca. Stessa felpa del ragazzo, la zip lasciata a metà, da cui s’intravedeva il seno di quella ragazza alta e snella. Stessi pantaloni attillati, stessi stivali neri, cosce toniche. Il cappuccio rimaneva alzato, ma i capelli scuri, mossi, né ricci né lisci, fuoriuscivano ai lati. Il ciuffo era ben pettinato sugli occhi, che erano dello stesso colore del ragazzo.
Era incredibilmente bella.
“Che... che volete da noi?” chiese brevemente Ruby, cercando di farsi sentire sopra il rumore dei cani e della pioggia, non riuscendo a produrre più di un sussurro.
“Vi vogliamo fuori dai piedi” disse quello losco e bello.
“Che cosa volete ancora da Hoenn?! Max è morto! Finitela e lasciateci stare!” urlò Sapphire, stringendo le mani al petto di Ruby.
Lui guardava concentrato la donna che aveva di fronte. Sentiva la pressione delle mani di Sapphire sul suo petto, si sentiva stringere forte sul cuore sperando che non gli fosse successo niente quel giorno.
Ma poi sentì la stretta diventare sempre più debole, fino ad avvertire le mani della ragazza scivolare in basso, fino all’addome, e poi ancora lasciare la presa.
Ruby avvertì che fosse caduta, esanime.
“Sapphire!” urlò, terrorizzato.
Ma neanche il tempo di girarsi che un fazzoletto si poggiò sulla sua bocca. Quell’odore era troppo forte, tanto da spingerlo a chiudere gli occhi. Le gambe non gli davano più la forza per sorreggerlo e lo costrinsero ad abbandonarsi per terra, accanto a Sapphire. Prima di perdere proprio conoscenza però gli occhi riuscì ad aprirli.
La porta di casa Vinci era aperta. Ed una voce riempì le sue orecchie.
 
Disse:
 
 “Ottimo. Ora nessuno potrà fermarci...”

 
Da qui in poi siete dentro casa mia:
Salve a tutti! Questa è la seconda long della saga Courage. Ringrazio tutti quelli che hanno recensito.
Un appunto: si chiama Hoenn's CrYsis, con la y, per una sorta di tributo al videogioco. Detto ciò grazie a tutti.

- AB
   
 
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