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Autore: Raven85    12/02/2014    0 recensioni
Plesea è partita per Ootozam ma tutti sperano in un suo ritorno...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clef, Presea
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I preparativi si susseguivano, capitanati da Cardina: non solo il vestito della sposa ma anche quelli delle damigelle, le decorazioni della Sala Grande dove si sarebbe svolta la cerimonia, i fiori e mille altre cose. Plesea si sentiva girare la testa e non capiva come l'amica potesse tenere a mente tutte quelle informazioni, soprattutto visto che era sempre così disordinata, in ogni senso. Ma a sera era lei che aveva l'impressione di aver corso per chilometri, tutto il giorno, senza mai fermarsi.
 
Geo si infilò a letto con un sospiro di sollievo.
"Accidenti! Non avrei mai pensato che organizzare un matrimonio potesse comportare un tale impiego di energia"
"Non dirlo a me" sospirò lei.
"Stanno facendo impazzire anche te?"
"Direi di sì. Cardina è... nello stesso tempo parla, fa domande, organizza la marcia nuziale e non so cos'altro. Sinceramente, non credevo che potesse essere così dotata di capacità organizzative"
"Bè, è un bene, no? Non è bello avere tanti amici pronti ad aiutarti?"
"Oh sì, sicuramente"
Lui le fece una carezza sulla mano.
"Devi avere pazienza. Sono caotici, sì, ma sono così pronti a darci una mano. Per me sono fantastici. Vorrei anch'io avere degli amici così"
"Ma è così. Loro sono anche tuoi amici. In realtà sono anche la tua famiglia, come sono la mia"
Geo sorrise.
"Sì, in effetti sì. Vieni a letto?"
"Sì, adesso"
Ma in realtà rimase coricata e finse di dormire finché lui non ebbe preso sonno. Poi si alzò, e in camicia da notte raggiunse la finestra e lì sedette, sul davanzale. E qui rimase per un pezzo, riflettendo.
 
E fra la varie cose a cui pensare, venne il giorno prima della cerimonia. In tutto il castello l'eccitazione scorreva come corrente elettrica - se gli abitanti di Sephiro avessero saputo cos'era - e tutti erano felici di aver dato il loro meglio, ognuno a suo modo. Solo alcune persone conoscevano la verità.
 
Quella sera il Monaco Guida era a letto. S'era ritirato prima del solito perché Umi aveva spiegato che sulla Terra esistevano l'addio al nubilato e al celibato, e così i ragazzi erano scesi verso l'entrata del castello per festeggiare Geo, mentre Plesea si era lasciata convincere dalle ragazze a prendersi una serata fra loro. E adesso il suono delle voci dei suoi giovani coinquilini, la loro gioia per l'evento che l'indomani si sarebbe svolto, lo raggiungeva da ogni angolo del palazzo di cristallo, abituato com'era a percepire ogni singola vibrazione della loro aura.
Non riusciva a essere felice per gli sposi. E per questo sapeva che non avrebbe dormito comunque, nemmeno se fosse regnato il perfetto silenzio. Era consapevole di quanto fosse egoista a desiderare che qualcosa bloccasse il matrimonio, o che semplicemente uno dei due cambiasse idea - più probabilmente Plesea, dato il turbamento che aveva letto dentro di lei in quei giorni. Geo, lo aveva visto, era innamoratissimo della sua fidanzata, e sicuramente avrebbe fatto di tutto per renderla felice, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. E lui, Clef, cosa avrebbe potuto fare? Cosa poteva offrirle di più? Quel castello? La sua presenza? Ancora indifferenza, come in tutti quei lunghi anni? Lei non l'avrebbe più accettata. Perché non lo meritava, e lo sapeva bene.
La realtà è che sono un incapace. Vorrei dirti solo questo. Perché non riesco a dirti che adesso sarei in grado di amarti? Non posso proporti un matrimonio, questo no, forse neanche l'amore di una vita. Non so cosa potrei darti. So solo che mi sei mancata disperatamente, e non voglio perderti ancora. Non voglio che ti sposi, che prometta a lui amore eterno davanti a me. Non voglio vedervi vivere qui felici insieme. Voglio di nuovo la tua presenza silenziosa. Voglio il tuo sorriso ogni giorno. Voglio sentirti accanto a me, voglio sentire che posso contare su di te, qualunque cosa accada. Ecco cosa voglio.
Ma non avrebbe saputo dirglielo. E non sarebbe stato giusto.
Si voltò su un fianco. Sospirò.
 
Non era tardi quando i due gruppi si divisero. Plesea non aveva molta voglia di tornare nella sua stanza, ma quella notte lei e Geo avrebbero dormito separati, come era tradizione sulla Terra - spiegata sempre da Umi, il cui sogno era proprio un giorno di essere una sposa.
Quando perciò le ragazze furono andate tutte a letto e nel castello tornò il silenzio, lei girovagava ancora per i corridoi. E rassegnata aveva deciso di provare a dormire un po', quando nel corridoio vide giungere dal lato opposto una figura. Non ebbe bisogno che si avvicinasse per capire che era il Monaco Guida, in camicia da notte e vestaglia. Appena le fu di fronte si rese conto di quanto senza il suo lungo scettro sembrasse molto più piccolo. Come un bambino.
"Plesea. Sei ancora in piedi? Domani è un giorno importante, dovresti riposare"
"I nostri festeggiamenti vi hanno dato fastidio? Vi abbiamo svegliato?"
"No, non dormivo" continuava a non guardarla "La serata è stata piacevole?"
"Sì. Non abbiamo fatto nulla di speciale. Ma è stato piacevole"
"Lo immagino. Ti spaventa l'idea che domani a quest'ora sarai una donna sposata?"
"Spaventarmi no. In fondo non cambierà poi molto"
Il Monaco Guida annuì. Lei cercò di allentare la tensione con una battuta.
"E poi sarò sollevata che finalmente sia il giorno del matrimonio. Avere Cardina come organizzatrice di eventi può essere molto difficile"
Ma lui non sembrava averla sentita. Perché con grande stupore della giovane s'era messo in ginocchio davanti a lei, come mille volte lei stessa aveva fatto davanti a lui.
"Ti prego, non sposarti. So di non avere alcun diritto, ma non posso farne a meno"
"M... Monaco Guida, vi prego, alzatevi. Il pavimento è..."
"Non sarai felice" non l'aveva neanche sentita "So che ti ho augurato che lo siate, ma so che non lo sarete. Voi non siete fatti l'uno per l'altra. Non potrete essere felici insieme"
Plesea non seppe che altro dire. Quell'uomo, quel mago, il Monaco Guida era lì, inginocchiato davanti a lei. E la stava pregando di non sposarsi.
Ma questo portò alla luce anche il suo orgoglio. Lui non aveva il diritto di dirle cosa doveva o non doveva fare. Non era suo padre né suo tutore.
Il pensiero l'aiutò a recuperare la sua compostezza.
"Non farò nulla che non voglia. Non dovete preoccuparvi per me. Starò bene e sarò felice"
Sembrò risvegliare anche lui. Si tirò in piedi e la guardò, mortificato.
"Credo sia meglio che andiamo a riposare. Perdonami. Dimentica questa scena pietosa, se puoi"
"Volete..."
"Vado a dormire. Buona notte, Plesea" e la superò, lasciandola sola in mezzo al corridoio.
"... Buona notte"
 
Fu svegliata dal bussare alla porta. Si girò nel letto e subito pensò di stare sognando, poi si tirò su a sedere sul letto e si mise in ascolto. No, bussavano davvero.
"Ma chi sarà ora?" bofonchiò Umi poggiando i piedi a terra e andando svogliatamente ad aprire, ancora nel dormiveglia. Aprì e si trovò davanti Plesea "Ehi, ma..."
"Per favore, fammi entrare. Devo parlarti"
"Ah... adesso? Non puoi aspettare domattina?"
"No, è importante"
"Entra..."
La lasciò entrare, e poi chiuse e la seguì nella stanza, mezza addormentata.
"Che è successo..."
"Il Monaco Guida. Ha detto che non devo sposarmi. Che non sarò felice. Si è messo in ginocchio. Mi stava pregando!"
Una parte del cervello di Umi stava ancora dormendo, per di più Plesea stava dicendo quelle che le sembravano frasi senza senso. Prese l'amica per le spalle e la fece sedere sul letto.
"Se non ti calmi non capisco nulla. Spiegami cos'è successo"
"Lui. Il Monaco Guida. Ci siamo incontrati nel corridoio. Mi ha detto che non sarò felice con Geo. Ha detto che non devo sposarmi. Me lo ha chiesto. Era come se mi stesse supplicando"
"Stai dicendo che Clef ha..."
"Si è messo in ginocchio. Davanti a me. Dice che non siamo fatti l'uno per l'altra. Era in ginocchio!"
"Calmati. La domanda non è cosa lui vuole che tu faccia. La domanda... sai qual è"
"Sono stanca di farmi ingannare dal mio cuore. Lui appartiene al passato. Perché non riesco a staccarmene? Perché?"
"Perché non è mai facile" Umi le teneva le mani, e così, con quell'espressione tanto seria, e quelle parole tanto assennate non sembrava nemmeno una ragazzina di quindici anni. Che esperienza si poteva avere a quell'età? E lo sapeva anche lei, solo che tentava di esserle d'aiuto "Per questo ti dico di pensarci bene. Non dico davvero di chiedere a Clef di sposarti, no... anche perché non sarebbe possibile, credo. Ma c'è una terza possibilità. Se non puoi stare né con l'uno né con l'altro... l'unica soluzione è stare sola"
Questo sembrò colpirla, anche se non era la prospettiva della solitudine a turbarla. Si raddrizzò.
"Voglio stare con Geo. Lui è l'uomo giusto per me. E nessuno mi convincerà del contrario"
Si alzò. Era decisamente più risoluta.
"Scusami se ti ho svegliato. Adesso ti lascio dormire. Buona notte, Umi"
"Aspetta... dammi retta, pensaci bene. Deve essere una tua scelta, certo, però appunto per questo..."
"Grazie. Buonanotte"
Uscì, senza dire altro. Umi non ebbe altro da fare che chiudere la porta alle sue spalle e tornare a letto.
  
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