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Autore: Cap Hecate    13/02/2014    6 recensioni
Due sconosciuti, quattro amici troppo impiccioni e un anno da vivere mese dopo mese. Un anno per conoscersi, viversi e innamorarsi.
"se solo avessi saputo prima che mi sarei ritrovato a dover ospitare il figlio di una sua collega di lavoro, forse mi sarei mostrato meno entusiasta di quell’appartamento ammobiliato poco distante dal centro di Londra"
[Ziam con accenni Larry e Nosh]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Josh Devine, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Story Of My Life'
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-primo trimestre-
[Febbraio 2013]

Se l’intenzione di mia madre era quella di farmi sentire a disagio in casa mia, allora aveva sicuramente scelto il figlio sbagliato: sfortunatamente un tale dovere, o favore, come lo chiamava lei, non poteva chiederlo alle mie sorelle – Doniya studiava fuori Londra e Waliyah e Safaa erano troppo piccole, tanto da vivere ancora con i nostri genitori. Di conseguenza mia madre era riuscita ad incastrarmi, pur contro la mia volontà: se solo avessi saputo prima che mi sarei ritrovato a dover ospitare il figlio di una sua collega di lavoro, forse mi sarei mostrato meno entusiasta di quell’appartamento ammobiliato poco distante dal centro di Londra. Questo ragazzo aveva la mia età e la sua famiglia si era appena trasferita da un paese con un nome improponibile: in sintesi, dalla descrizione di mia madre e dall’osservazione di quegli occhi dolci e un poco spauriti, mi sembrava di star dando accoglienza a un cucciolo. Se proprio avessi desiderato un animaletto domestico, probabilmente avrei scelto un gatto, indipendente e pigro quasi quanto me: Liam, al contrario, seguiva i movimenti di mia madre come un cagnolino scodinzolante, desideroso di mostrare la sua riconoscenza. Una seccatura.
-Mamma, questa è casa mia: credo di sapere quali siano le stanze. Se temevi tanto per la virtù di Liam, avresti potuto trovargli un’altra sistemazione.-
Una cosa che proprio non sopportavo era essere elegantemente ignorato, eppure questa pareva essere la tortura preferita di Trisha ogniqualvolta, secondo lei, io mi stessi comportando in maniera non conveniente all’educazione che io avevo ricevuto. Sospirai, trattenendo a stento un sibilo seccato e sbiascicando delle scuse al loro indirizzo, che vennero ricompensate da un leggero imporporarsi delle guance di Payne e da un sorriso grato di mamma: adoravo tutte le volte che questo era rivolto nei miei confronti, l’intero suo viso diveniva raggiante ed ero entusiasta di essere il responsabile della sua felicità.
-Se avrete bisogno di qualcosa, non esitate a chiamarmi.-
Poco importava che io vivessi da solo da quasi un anno, lei sembrava essere ricondotta a Giugno 2012, con le stesse ansie e le stesse angosce del mio trasferimento. Quando la porta si richiuse dietro di lei, mettendo a tacere i suoi monologhi sui pericoli del mondo, sull’importanza di non far entrare estranei in casa (come se lei non me ne avesse appena piazzato uno tra capo e collo), potei tirare un sospiro di sollievo, gettandomi a sedere sul mio divano e scoprendone una buona metà già occupata. Tempo dieci secondi e mi ero già scordato del mio coinquilino – che splendido ospite che sono.
-Come mia mamma ti ha già minuziosamente anticipato, ti ho svuotato un armadio in camera: quello più vicino alla porta. Ah, io dormo accanto alla finestra.-
Considerando che aveva già avuto modo di svolgere il giro turistico, non avevo intenzione di alzarmi: potevo tranquillamente restare sdraiato a godermi la visuale della schiena di quel pompiere contratta per lo sforzo di trasportare le valigie in camera nostra. Già, perché avrei dovuto condividere la camera e il letto con quel Liam Payne, considerate le dimensioni (più che accettabili per uno studente universitario) del mio, nostro appartamento: cucina con sala a vista, camera e bagno per me erano più che sufficienti. Probabilmente ora mi sarei dovuto abituare a condividere quello che era fino all’altro giorno era il mio regno con un estraneo e che per me sarebbe rimasto tale per diverso tempo: per quel che ne sapevo io poteva essere la reincarnazione di Jack Lo Squartatore.
-Mi dispiace creare tanto disturbo: domani comincerò a cercare un appartamento per conto mio.-
Il mio nuovo cucciolo “serial killer” stava in piedi davanti al divano, rosso in viso e visibilmente a disagio: si vedeva che stava morendo dalla voglia di sedersi, ma con me stravaccato sul suddetto oggetto rimanevano solo gli scomodissimi sgabelli da bar, che utilizzavo durante i pasti, sfruttando l’isola divisoria tra cucina e sala come tavolo. Spinto da chissà quale impeto di altruismo – altro che generosità, io  ci dovevo convivere con quell’ammasso di muscoli: il mio era egoismo – mi sistemai più composto, facendogli segno di accomodarsi accanto a me.
-Con quello che costano gli affitti qui ti conviene rinunciare in partenza, se non vuoi finire in un qualche bordello: certo, casa mia non è tanto grande, ma una mano con le spese può sempre essere utile.-
La percezione quasi visiva della tensione che abbandonava le sue spalle mi convinse della bontà della mia menzogna: non avevo bisogno di soldi - non con l’affitto e l’università già pagate dai miei – e il mio lavoro era sufficiente a coprire tutto il resto.

***
[Marzo 2013]

Solo una personalità eccentrica come quella del mio compagno di corso, nonché migliore amico da tutta una vita, sarebbe stata in grado di convincere il suo nuovo e ancora liceale – “ma per poco ancora Zayn, si è quasi diplomato” – ragazzo a farsi affrescare con le bombolette spray “Notte Stellata” di Van Gogh sul soffitto della propria camera. Potevo passare sopra al fatto che Louis passasse tre quarti delle sue giornate steso sul letto del riccio, a mettere a rischio le loro carriere scolastiche, potevo anche passare sopra al fatto che i genitori di Harry fossero persone comprensive e accomodanti, ma io non ero certo uno dei fottuti apprendisti di Michelangelo Buonarroti, intenti ad affrescare la Cappella Sistina.
-Non mi hai ancora detto che tipo è il tuo nuovo coinquilino, ormai è passato un mese.-
La voce squillante del suddetto Louis Tomlinson era poi solo una distrazione, al contrario di quella graffiante di Alex Turner, che veniva riprodotta dallo stereo del riccio, che fortunatamente aveva i miei stessi gusti in fatto di musica. Harry, inoltre, si era rifiutato di accettare lo sconto “amici e familiari”, cosa che aveva contribuito a rendermelo immediatamente simpatico. Mi sarebbe mancato quel bambino una volta che il mio volubile amico si sarebbe stancato di lui.
-Sembra tranquillo: certo, se dovesse rivelarsi simile a te e all’irlandese, prenderei il primo aereo con Haz e Josh e me ne fuggirei in Messico con loro.-
Neppure la mascherina che avevo messo per evitare di intossicarmi, insieme al volume alto della musica, riuscì ad ovattare la mia frase tanto da non farla sentire al mio osservatore: Lou, infatti, mi rivolse un’occhiata tanto velenosa da farmi dubitare del fatto che prima o poi avrei dovuto dire addio a quel moccioso con gli occhi verdi. E questa, sarebbe stata una fortuna, considerando che, come ogni volta, mi era impossibile non affezionarmi al nuovo ragazzo di Tomlinson. A quanto pareva, estradare portandomi dietro il suo attuale compagno di letto – e di soffitto affrescato – mi era praticamente vietato: non che lui e Devine fossero poi persone totalmente affidabili, considerando chi si erano scelti come amanti. Anzi, forse Josh era persino più schizzato di Niall, ma era ormai un anno che quei due facevano coppia fissa e non sembravano intenzionati a staccarsi tanto in fretta.
-Harry sta bene qui con me, tra le mie amorevoli braccia: per quanto riguarda Devine, beh, non credo che Niall potrebbe essere favorevole alla tua proposta. Comunque, dovresti seriamente pensare di invitarlo ad una delle nostre serate: non puoi passare mesi insieme ad un figo paura e non avermelo ancora presentato.-
Se era questa l’intenzione di Lou, allora avrei fatto di tutto per tenere Liam lontano da lui: primo, ero seriamente affezionato a quel liceale da strapazzo cui stavo affrescando la stanza da oltre un mese, secondo, il mio rapporto con Payne aveva decisamente preso una piega inaspettata nelle ultime settimane. Per tutta la prima settimana quel pompiere si era mosso a disagio nel nostro appartenente, quasi camminando sulle uova: la mattina restava a letto fino a quando non uscivo per andare in università, ma trovavo sempre il pranzo pronto, sebbene quando tornassi lui fosse già uscito per andare a lavoro. Avevamo cenato insieme solo per tre sere in quella settimana a causa dei suoi turni, ma nessuna di quelle volte avevo avuto la possibilità di cucinare: se da una parte si era dimostrato imbarazzato e quasi a disagio, dall’altra parte era evidente che mia madre avesse previdentemente scelto di metterlo al corrente della mia inesistente capacità culinaria e che lui avesse scelto di prendere dominio della nostra, sua cucina. Non che me ne stessi lamentando, eh: la mia pigrizia era tale che piuttosto che imparare a farmi da mangiare – possibilmente senza finire all’ospedale per una intossicazione alimentare – avevo passato un anno sopravvivendo di cibo d’asporto prima di conoscerlo. Tuttavia non potevo permettere a quel ragazzo di farmi sorgere neppure un piccolissimo senso di colpa, detestavo sentirmi in debito: la nostra routine settimanale fu infranta il lunedì successivo da parte mia, facendogli trovare la colazione pronta. Le successive due settimane, invece non mostrarono significativi avvicinamenti, non parlavamo molto tra di noi e sapevo pochissimo della sua vita, esattamente come lui sapeva pochissimo della mia: eppure c’era la certezza di saperlo a casa, ad aspettarmi, che stranamente mi risollevava l’animo, il calore di dividere il letto con qualcuno non interessato al mio corpo a risanare qualsiasi ferita al mio orgoglio.
-Scordatelo Lou, non fa per te quello.-

***
[Aprile 2013]

Non sapevo se preoccuparmi o meno, non era da me farlo neppure con Louis o Niall – mento spesso a me stesso – ma era strano essere rincasato prima di Liam: solitamente, quando tornavo a casa dopo essere stato da Harry, trovavo Payne e la cena pronta ad aspettarmi. Potevo sorvolare sulla cena, considerando che avendo terminato quello spettacolo di stanza di Styles ero tornato a casa in netto anticipo e persino sulla presenza del mio coinquilino in casa, dato che terminava di lavorare solo alle 18.00 di sera, ma ormai il suo turno sarebbe dovuto essere terminato da un bel pezzo. Con il lavoro che svolgeva qualsiasi ritardo, ultimamente, mi faceva tremare il sangue nelle vene: o meglio, avevo preso a preoccuparmi per quel ragazzo da quando, un paio di settimane prima, mi ero svegliato abbracciato a lui. Ero riuscito a svincolare in quell’occasione senza che lui si svegliasse, ma quell’imbarazzante situazione si era ripetuta giorno dopo giorno fino a quando non avevo potuto evitare che Liam se ne accorgesse: svegliarmi con lo sguardo dolce e nocciola di Liam era stato una di quelle cose che non avrei mai voluto perdere per nulla al mondo. In qualche modo, da quella mattina, il nostro rapporto si era fatto più stretto e tutto ciò mi aveva portato ad un attacco di panico, mentre aspettavo, speravo tornasse a casa. Da me.
-Zayn? Scusa il ritardo, ma è scoppiato un incendio quasi alla fine del mio turno e…-
Liam non poté terminare la sua frase perché lo soffocai con i miei 65kl scarsi, che in confronto a lui non erano nulla: probabilmente era stato lo shock di vedermi tanto ansioso nei suoi confronti a privarlo del fiato necessario per parlare. Quello o il cazzotto che gli scaricai nel bassoventre e che lo costrinse a piegarsi in due: a quell’altezza mi fu semplice lanciargli una ginocchiata sul volto: a quel punto, stanco di continuare a subire, con il volto insanguinato a causa del mio precedente colpo, mi si gettò addosso pronto a restituirmi qualsiasi attacco. Probabilmente, uno come lui aveva sicuramente preso lezioni di pugilato – non so perché ma me lo immaginavo in guantoni su un ring, mentre un arbitro gli alzava un braccio, vittorioso – ma nessuno di noi due sembrava essere in grado di utilizzare tecnica: più che altro stavamo azzuffandoci come due animali selvaggi, senza risparmiarci alcun colpo. Forse non eravamo mai stati così vicini in tre mesi, non condividendo le stesse idee e gli stessi pensieri: un misto di attacco e difesa, di far male e far sentire all’altro la propria presenza. Ad un certo punto, però, smettemmo semplicemente così come inaspettatamente avevamo cominciato.
-La prossima volta che ritardi almeno avvisa, coglione. La cena l’ho preparata io, devi solo scaldarla: io vado a farmi una doccia, dopo ti aiuto a disinfettare quella ferita sul labbro.-
Sotto la doccia mi concessi il lusso di pensare al mio, nostro comportamento: non era normale un simile atteggiamento da parte mia e sicuramente domani avrei fatto molta più fatica del solito ad alzarmi o anche solo a muovermi – Liam non si era sicuramente risparmiato e sicuramente neppure io ci ero andato troppo leggero, forse avrebbe dovuto farsi dare dei giorni di riposo. Ah, ma che stavo dicendo: avrei dovuto scusarmi ed era una cosa che odiavo. Nella fretta di allontanarmi da quella stanza mi ero scordato di prendere il cambio, come solitamente facevo: fui quindi costretto ad uscire dal bagno con solo un asciugamano addosso, sentendo lo sguardo di Liam bruciarmi nella schiena mentre entravo velocemente nella nostra camera per potermi vestire in pace. Avevo rischiato di buttare nel cesso tre mesi di pacifica convivenza con Liam per un capriccio che non aveva motivo di essere: dovevo rimediare, ma non avevo idea di come farlo senza sembrare un completo deficiente.
-Zayn, mi spiace di averti fatto stare in pensiero: la prossima volta avviserò, lo giuro.-
Ancora in boxer e al buio della nostra stanza, lo osservai fermo davanti alla porta con la luce alle sue spalle fino a quando non si decise a spegnerla: nel buio del nostro appartamento, percepì la sua presenza nel lato opposto del nostro letto, lui sdraiato con il viso al soffitto, io seduto sul bordo del letto, dandogli le spalle. Il silenzio tra noi era una costante, ma non si era mai risolto in questa specie di incompiuto pieno di tensione: fortunatamente Liam Payne sembrava essere meno permaloso di me o non si sarebbe mai avvicinato, fino a cingermi le spalle con un suo braccio e avvicinare il suo petto alla mia schiena, in un abbraccio fin troppo intimo che sapeva di casa e sicurezza.
-Mi spiace Zaynie, non accadrà più: ora, però, devi riposare perché domani sarà una tortura alzarsi. Anche io mi preoccupo per te, cosa credi?-

***
 
Cantuccio dell'autore: ok, non ho più scuse, mi sono innamorata di loro e non posso non scrivere. Specie perchè loro dopo tanto tempo mi hanno restituito l'ispirazione:sono abbastanza contenta di questa storia e dei suoi personaggi, ma piacerebbe sentire anche i vostri commenti e le vostre opinioni riguardo i personaggi. Spero vi sia piaciuto leggere quanto a me è piaciuto scrivere questo capitolo! Ci vediamo settimana prossima con il prossimo aggiornamento: sappiate solo che Zayn dovrebbe ringraziare la mente malata di Lou e i suoi consigli "artistici".
   
 
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