Cosa? Siamo
già all’ultimo capitolo? Accidenti, questa storia è
praticamente volata come il tempo! Beh, dai, dopotutto l’importante
è che vi sia piaciuta… Ringrazio infinitamente per le loro
recensioni Machy,
Juju210, PikkolaGrandefan, Zerby, Bellafifi1986 e Selhin… Ragazze, non credo
di avere parole a sufficienza per ringraziarvi… Dico sul serio! ^///^
Sono veramente
felicissima che questa fic sia stata tanto ben
accetta, soprattutto considerando che l’ho scritta così tanto
tempo fa, e che non mi sarei mai sognata che potesse
piacere tanto. Perciò vi ringrazio, uno per uno, voi
che avete letto, dal profondo del mio cuore! E ora… Beh, ora vi lascio
all’epilogo, sperando che anche questo vi piaccia…
Alla
prossima (spero)… e buona lettura!
“IL MIO MIGLIORE AMICO”
10. Tutto è bene quel che
finisce bene
Ormai è sera.
Purtroppo abbiamo perso l’autobus, così ci tocca tornare a casa a
piedi.
Sono un po’ turbata, ma
anche felice. Capire me stessa, oggi al parco, mi ha fatto questo effetto: da
un lato sono vagamente sconvolta per non essere mai riuscita ad ammettere
ciò che provavo davvero, ma dall’altro sono eccitata da ciò
che questa consapevolezza può provocare. Ovviamente mi riferisco al
momento in cui dirò a Gordo la verità.
So già che lui mi ricambia… Ma la paura c’è comunque.
Insomma, sto cambiando totalmente le carte in tavola. La nostra amicizia non
sarà più la stessa, dopo che io gli avrò detto che
finalmente ho aperto gli occhi sul mio cuore. Forse, inconsciamente, ho sempre
saputo di questo rischio, e per questo non mi sono mai voluta
soffermare sui miei sentimenti più nascosti… Ah, ma sentitemi,
sembro una psicanalista freudiana da strapazzo.
Da quando Miranda e Larry ci
hanno interrotti, non ho più avuto il coraggio di guardare apertamente
Gordo. Non so perché, ma è come se la magia che c’era al
laghetto fosse scomparsa lì. Ma mi rendo conto che qualcosa dovrò
pur fare, se davvero voglio dirgli che… il cuore mi batte più
forte solo al pensarlo… sono innamorata di lui.
È ancora una volta la voce
di Miranda a scuotermi dai miei pensieri.
«Allora ci sentiamo
presto, ragazzi…»
Mi fermo, tornando al mondo,
e mi accorgo che siamo arrivati in fondo alla strada che porta a casa Sanchez.
Miranda, già pronta per imboccarla, ci sta facendo un cenno con la mano.
Ma figurarsi se Larry
può accontentarsi di salutarla così.
«Non mi concedi di
accompagnarti fino alla porta?», le sussurra infatti, con voce quasi
ridicolmente galante.
Miranda arrossisce di botto. Cavolo,
se Miranda arrossisce la cosa deve essere
più seria del previsto.
«Oh, non so
se…» Lancia uno sguardo furtivo verso Gordo e me, quindi sembra
cedere. «Va bene, Larry.»
Il viso di Larry si illumina.
Miranda alza gli occhi al cielo, ma, proprio come poche ore fa nel parco, per
un brevissimo istante assume anche un’aria un po’ compiaciuta.
«Telefonami quando
arrivi», scherzo, «così saprò che non devo
preoccuparmi.»
Lei mi rivolge
un’occhiata di fuoco, poi sorride con aria saputella.
«Sì, sì,
certo, ridi pure. Ci sentiamo stasera, e allora vedremo cosa mi racconterai tu.»
Nonostante il sarcasmo, il
suo tono basso e complice mi insospettisce.
Solo quando lei e Larry sono
ormai lontani, e io e Gordo siamo rimasti soli alla biforcazione, mi rendo
conto che forse era proprio questo
che aveva in mente accettando la compagnia di Larry.
Guardo Gordo, e
all’improvviso mi viene voglia di correre dietro a Miranda per
strozzarla.
No, un momento, siamo
razionali: ero o non ero io quella che voleva rivelare i suoi sentimenti a
Gordo, solo poco fa, in riva a quel laghetto? E allora dai, adesso
perché tirarsi indietro? Dovrei essere grata a Miranda. Ormai è
chiaro che sta facendo di tutto perché le cose tra me e Gordo si
chiariscano… Però, nonostante tutta questa buona volontà,
l’istinto di strozzarla permane.
Mi incammino sotto la fila di
lampioni che illuminano la strada nel crepuscolo. Sento la presenza di Gordo
vicinissima a me, e non posso non esserne imbarazzata, ora più che mai.
Il silenzio facilita le cose: almeno per il momento, posso dissimulare il
tremore che sentirei di certo nella mia voce se gli parlassi.
Continuo a rigirarmi nei miei
pensieri. Cosa devo fare, e come? Basterà fermarlo, dirgli che sono
stata una stupida, che…? No, uffa, così non va, non è
adatto. La verità è che vorrei fargli capire tutto quello che
provo nel migliore dei modi, perché è questo che lui
merita… Ma ho paura che stavolta non sarò brava con le parole come
mio solito.
«Beh, allora ciao,
Lizzie.»
Sussulto. Siamo già
arrivati sotto casa sua?
«Scusami», gli
dico affrettatamente, «non ti stavo ignorando, ero solo un po’
distratta.»
«Ehi, non
preoccuparti.» Mi sorride, con la sua aria dolce di sempre, che
però solo ora mi colpisce così tanto… «Credo di
capire come ti senti.»
«Ehm…
Davvero?», chiedo, dubbiosa.
«Sì…
Voglio dire, deve essere un po’ strano ritrovarsi a pensare
all’improvviso a Ethan Craft in un modo diverso dal solito, no?»
Sorride più apertamente. «Io personalmente non avrei problemi di
questo genere, perché l’ho sempre visto come l’idiota che
è, ma so bene che per te deve costituire un colpo…»
Mio malgrado, mi metto a
ridere.
«In realtà non
pensavo a questo», dico alla fine, senza smettere di ridacchiare.
«Non pensavo a lui. Accidenti, Gordo, credevo davvero che avessi capito
quel che intendevo dire al parco. Non eri tu l’intelligente del
gruppo?»
Lui smette di sorridere e si
appoggia al lampione alle sue spalle, fissandomi.
«Di che diavolo stai
parlando?», chiede.
Lo guardo negli occhi, che,
nella penombra, si fanno di un azzurro quasi cupo. All’improvviso non ho
più voglia di ridere. Anzi, mi sento venir meno. Ci siamo, sto per
rischiare il tutto per tutto. Ma se cambiare le cose significasse solo
cambiarle in peggio…? No, no, cavolo, non devo pensare a queste assurdità.
Come diceva Fannie in risposta alla lettera di quel ragazzo?
«… Se è una vera
amica, come mi scrivi, non la perderai mai…»
Già: Fannie. Forse
quello può essere il punto di partenza.
«Gordo…»
Respiro profondamente, senza distogliere lo sguardo. «Ti ricordi di
quella sera in cui abbiamo visto quel programma in tv… Chiedilo a Fannie!...?»
La sua espressione si fa
sorpresa.
«E questo ora cosa
c’entra?»
«Ti prego, non mi
interrompere. Ti ricordi o no?»
Un po’ incerto,
annuisce. Mi sembra che sia arrossito, ma forse è solo la luce decisa
del lampione a trarmi in inganno.
«Sai… Una delle
lettere che sono state lette… Beh, insomma, l’avevo scritta
io.»
La sua sorpresa si trasforma
in meraviglia allo stato puro. Ma poi, inaspettatamente, sorride di nuovo.
«Oh. Capisco. Beh, non
c’è mica da vergognarsene. Anch’io una volta ho scritto una
lettera alla… alla tua rubrica sul giornale della scuola.»
Mentre anch’io lo
guardo stupita, torno con la mente a quel periodo.
E all’improvviso
è tutto chiaro.
“Cara Lizzie, ho un problema. Credo che la mia migliore amica sia…
più che un’amica.”
Com’era che si firmava?
Ragazzo Confuso…
Accidenti! Non ci avevo mai
pensato…!
Basta. Basta ricordi, e
soprattutto basta divagazioni.
Sospiro e faccio un passo
verso di lui.
«Comunque sia»,
mormoro, «te lo dicevo perché… perché ora voglio
dirti chi è il ragazzo di cui ti parlavo poco fa.»
Il sorriso di Gordo svanisce.
È ovvio che si sta chiedendo chi sia questo tipo misterioso capace di
farmi dimenticare la mia cotta madornale per Ethan Craft.
«Ah, sì? E
perché vuoi dirlo a me?», sbuffa, incrociando le braccia.
«Per almeno due buone
ragioni.» Mi avvicino ancora, e lo vedo irrigidirsi contro il lampione.
«Innanzitutto, perché sei il mio migliore amico.» Sono tanto
vicina da constatare di non essermi sbagliata sul suo rossore. «E
poi… perché non sei solo questo.» Mi fermo a un passo da
lui. «Perché il ragazzo in questione… sei tu.»
Cade il silenzio.
Io deglutisco. Gliel’ho
detto. Alla fine ce l’ho fatta.
Gordo mi fissa. È come
se avesse smesso di respirare.
Poi, lentamente, lascia
scivolare le braccia lungo i fianchi.
«Li…
Lizzie…»
È evidente che non ha
la minima idea di cosa dirmi.
Bene, siamo in due.
Faccio un ultimo passo verso
di lui, porto il viso contro la sua spalla e chiudo gli occhi.
«Non parlare, per
favore…», bisbiglio.
«No», mormora
precipitosamente in risposta, «no,
c’è una cosa che devo assolutamente dirti… Avrei voluto
dirtelo prima, ma… Insomma… Quel che voglio dirti da sempre è che…»
Mi prende per le spalle e mi
allontana di poco da sé, restando vicinissimo al mio viso. Io trattengo
il fiato, in attesa, guardando dalle sue guance furiosamente paonazze ai suoi
occhi magneticamente azzurri. Lui prende fiato, e butta fuori le parole che non
ha mai saputo dirmi.
«Mi piaci.»
È la conferma che mi mancava.
Sentirlo dalle sue labbra è… Oddio, è meraviglioso.
Sorrido felice, immersa nei
suoi occhi.
«Ti piaccio e basta?…», lo
incalzo, mordendomi poi le labbra, sperando in una risposta precisa.
Anche Gordo sorride,
sciogliendo finalmente ogni tensione. Tenendo una mano sulla mia spalla, porta
l’altra fino ai miei capelli. Il mio stomaco è invaso dalle
classiche farfalle.
«Se vuoi tutta la
verità», dice a voce bassa, respirandomi sul naso, «mi sa
che dovrò dirti che ti amo…»
Esiste un record dei battiti
del cuore? In tal caso, temo di averlo appena stracciato.
Senza pensarci, chiudo gli
occhi e percorro gli ultimi centimetri tra di noi.
Lo bacio.
E vorrei solo che non finisse
mai.
Mai, mai, mai.
***
«Lizzie? Alla
buonora!»
«Scusami, mamma,
abbiamo perso l’autobus e siamo dovuti tornare a piedi.»
«Ehi, che ti succede,
tesoro? Come mai quell’aria felice?»
Guardo mia madre e le salto
al collo, stringendola in un abbraccio.
«La vita è bella, mamma!»
Lei barcolla, poi mi
allontana da sé e mi sorride.
«Devo intuire che tu
abbia chiarito qualcosa, stasera, vero?»
Ricambio il sorriso, ma mi
limito ad annuire.
«Sono contenta per
te.» Si scioglie del tutto dalla mia stretta e si dirige in cucina.
«Molto bene, Giulietta, se hai bisogno di me sono ai fornelli. Ma presumo
che tu ora abbia bisogno solo del tuo Romeo. Il telefono è nel
soggiorno, se la cosa ti interessa.»
Puoi scommetterci,
mamma… Puoi scommetterci!
Lascio l’ingresso,
sfreccio in soggiorno, afferro il telefono portatile e poi corro alle scale per
andare a chiudermi in camera.
Mi ricordo ad un tratto delle
parole di Miranda.
«Ci sentiamo stasera, e allora vedremo cosa mi racconterai tu.»
Sorrido. Mi dispiace,
Miranda, ma forse ti toccherà aspettare. Ho un’altra telefonata da
fare prima di raccontarti i particolari.
Compongo il numero di Gordo.
Questa sera non ci
sarà la solita conversazione a tre. Questa sera inizia un qualcosa da
dividere in due.