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Autore: Feel Good Inc    17/06/2008    18 recensioni
"Lui è sempre stato il mio migliore amico, sempre al mio fianco, sempre pronto ad aiutarmi e consolarmi. [...] Ed è strano per me pensare che in tutto questo tempo mi abbia nascosto di provare qualcosa per me..."
Della serie: come comportarsi quando sai che un tuo amico è cotto di te?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David 'Gordo' Gordon, Elizabeth 'Lizzie' McGuire, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“IL MIO MIGLIORE AMICO”

Cosa? Siamo già all’ultimo capitolo? Accidenti, questa storia è praticamente volata come il tempo! Beh, dai, dopotutto l’importante è che vi sia piaciuta… Ringrazio infinitamente per le loro recensioni Machy, Juju210, PikkolaGrandefan, Zerby, Bellafifi1986 e Selhin… Ragazze, non credo di avere parole a sufficienza per ringraziarvi… Dico sul serio! ^///^

Sono veramente felicissima che questa fic sia stata tanto ben accetta, soprattutto considerando che l’ho scritta così tanto tempo fa, e che non mi sarei mai sognata che potesse piacere tanto. Perciò vi ringrazio, uno per uno, voi che avete letto, dal profondo del mio cuore! E ora… Beh, ora vi lascio all’epilogo, sperando che anche questo vi piaccia…

Alla prossima (spero)… e buona lettura!

 

 

IL MIO MIGLIORE AMICO

10. Tutto è bene quel che finisce bene

 

Ormai è sera. Purtroppo abbiamo perso l’autobus, così ci tocca tornare a casa a piedi.

Sono un po’ turbata, ma anche felice. Capire me stessa, oggi al parco, mi ha fatto questo effetto: da un lato sono vagamente sconvolta per non essere mai riuscita ad ammettere ciò che provavo davvero, ma dall’altro sono eccitata da ciò che questa consapevolezza può provocare. Ovviamente mi riferisco al momento in cui dirò a Gordo la verità.

So già che lui mi ricambia… Ma la paura c’è comunque. Insomma, sto cambiando totalmente le carte in tavola. La nostra amicizia non sarà più la stessa, dopo che io gli avrò detto che finalmente ho aperto gli occhi sul mio cuore. Forse, inconsciamente, ho sempre saputo di questo rischio, e per questo non mi sono mai voluta soffermare sui miei sentimenti più nascosti… Ah, ma sentitemi, sembro una psicanalista freudiana da strapazzo.

Da quando Miranda e Larry ci hanno interrotti, non ho più avuto il coraggio di guardare apertamente Gordo. Non so perché, ma è come se la magia che c’era al laghetto fosse scomparsa lì. Ma mi rendo conto che qualcosa dovrò pur fare, se davvero voglio dirgli che… il cuore mi batte più forte solo al pensarlo… sono innamorata di lui.

È ancora una volta la voce di Miranda a scuotermi dai miei pensieri.

«Allora ci sentiamo presto, ragazzi…»

Mi fermo, tornando al mondo, e mi accorgo che siamo arrivati in fondo alla strada che porta a casa Sanchez. Miranda, già pronta per imboccarla, ci sta facendo un cenno con la mano.

Ma figurarsi se Larry può accontentarsi di salutarla così.

«Non mi concedi di accompagnarti fino alla porta?», le sussurra infatti, con voce quasi ridicolmente galante.

Miranda arrossisce di botto. Cavolo, se Miranda arrossisce la cosa deve essere più seria del previsto.

«Oh, non so se…» Lancia uno sguardo furtivo verso Gordo e me, quindi sembra cedere. «Va bene, Larry.»

Il viso di Larry si illumina. Miranda alza gli occhi al cielo, ma, proprio come poche ore fa nel parco, per un brevissimo istante assume anche un’aria un po’ compiaciuta.

«Telefonami quando arrivi», scherzo, «così saprò che non devo preoccuparmi.»

Lei mi rivolge un’occhiata di fuoco, poi sorride con aria saputella.

«Sì, sì, certo, ridi pure. Ci sentiamo stasera, e allora vedremo cosa mi racconterai tu

Nonostante il sarcasmo, il suo tono basso e complice mi insospettisce.

Solo quando lei e Larry sono ormai lontani, e io e Gordo siamo rimasti soli alla biforcazione, mi rendo conto che forse era proprio questo che aveva in mente accettando la compagnia di Larry.

Guardo Gordo, e all’improvviso mi viene voglia di correre dietro a Miranda per strozzarla.

No, un momento, siamo razionali: ero o non ero io quella che voleva rivelare i suoi sentimenti a Gordo, solo poco fa, in riva a quel laghetto? E allora dai, adesso perché tirarsi indietro? Dovrei essere grata a Miranda. Ormai è chiaro che sta facendo di tutto perché le cose tra me e Gordo si chiariscano… Però, nonostante tutta questa buona volontà, l’istinto di strozzarla permane.

Mi incammino sotto la fila di lampioni che illuminano la strada nel crepuscolo. Sento la presenza di Gordo vicinissima a me, e non posso non esserne imbarazzata, ora più che mai. Il silenzio facilita le cose: almeno per il momento, posso dissimulare il tremore che sentirei di certo nella mia voce se gli parlassi.

Continuo a rigirarmi nei miei pensieri. Cosa devo fare, e come? Basterà fermarlo, dirgli che sono stata una stupida, che…? No, uffa, così non va, non è adatto. La verità è che vorrei fargli capire tutto quello che provo nel migliore dei modi, perché è questo che lui merita… Ma ho paura che stavolta non sarò brava con le parole come mio solito.

«Beh, allora ciao, Lizzie.»

Sussulto. Siamo già arrivati sotto casa sua?

«Scusami», gli dico affrettatamente, «non ti stavo ignorando, ero solo un po’ distratta.»

«Ehi, non preoccuparti.» Mi sorride, con la sua aria dolce di sempre, che però solo ora mi colpisce così tanto… «Credo di capire come ti senti.»

«Ehm… Davvero?», chiedo, dubbiosa.

«Sì… Voglio dire, deve essere un po’ strano ritrovarsi a pensare all’improvviso a Ethan Craft in un modo diverso dal solito, no?» Sorride più apertamente. «Io personalmente non avrei problemi di questo genere, perché l’ho sempre visto come l’idiota che è, ma so bene che per te deve costituire un colpo…»

Mio malgrado, mi metto a ridere.

«In realtà non pensavo a questo», dico alla fine, senza smettere di ridacchiare. «Non pensavo a lui. Accidenti, Gordo, credevo davvero che avessi capito quel che intendevo dire al parco. Non eri tu l’intelligente del gruppo?»

Lui smette di sorridere e si appoggia al lampione alle sue spalle, fissandomi.

«Di che diavolo stai parlando?», chiede.

Lo guardo negli occhi, che, nella penombra, si fanno di un azzurro quasi cupo. All’improvviso non ho più voglia di ridere. Anzi, mi sento venir meno. Ci siamo, sto per rischiare il tutto per tutto. Ma se cambiare le cose significasse solo cambiarle in peggio…? No, no, cavolo, non devo pensare a queste assurdità. Come diceva Fannie in risposta alla lettera di quel ragazzo?

« Se è una vera amica, come mi scrivi, non la perderai mai…»

Già: Fannie. Forse quello può essere il punto di partenza.

«Gordo…» Respiro profondamente, senza distogliere lo sguardo. «Ti ricordi di quella sera in cui abbiamo visto quel programma in tv… Chiedilo a Fannie!...?»

La sua espressione si fa sorpresa.

«E questo ora cosa c’entra?»

«Ti prego, non mi interrompere. Ti ricordi o no?»

Un po’ incerto, annuisce. Mi sembra che sia arrossito, ma forse è solo la luce decisa del lampione a trarmi in inganno.

«Sai… Una delle lettere che sono state lette… Beh, insomma, l’avevo scritta io.»

La sua sorpresa si trasforma in meraviglia allo stato puro. Ma poi, inaspettatamente, sorride di nuovo.

«Oh. Capisco. Beh, non c’è mica da vergognarsene. Anch’io una volta ho scritto una lettera alla… alla tua rubrica sul giornale della scuola.»

Mentre anch’io lo guardo stupita, torno con la mente a quel periodo.

E all’improvviso è tutto chiaro.

Cara Lizzie, ho un problema. Credo che la mia migliore amica sia… più che un’amica.

Com’era che si firmava? Ragazzo Confuso…

Accidenti! Non ci avevo mai pensato…!

Basta. Basta ricordi, e soprattutto basta divagazioni.

Sospiro e faccio un passo verso di lui.

«Comunque sia», mormoro, «te lo dicevo perché… perché ora voglio dirti chi è il ragazzo di cui ti parlavo poco fa.»

Il sorriso di Gordo svanisce. È ovvio che si sta chiedendo chi sia questo tipo misterioso capace di farmi dimenticare la mia cotta madornale per Ethan Craft.

«Ah, sì? E perché vuoi dirlo a me?», sbuffa, incrociando le braccia.

«Per almeno due buone ragioni.» Mi avvicino ancora, e lo vedo irrigidirsi contro il lampione. «Innanzitutto, perché sei il mio migliore amico.» Sono tanto vicina da constatare di non essermi sbagliata sul suo rossore. «E poi… perché non sei solo questo.» Mi fermo a un passo da lui. «Perché il ragazzo in questione… sei tu.»

Cade il silenzio.

Io deglutisco. Gliel’ho detto. Alla fine ce l’ho fatta.

Gordo mi fissa. È come se avesse smesso di respirare.

Poi, lentamente, lascia scivolare le braccia lungo i fianchi.

«Li… Lizzie…»

È evidente che non ha la minima idea di cosa dirmi.

Bene, siamo in due.

Faccio un ultimo passo verso di lui, porto il viso contro la sua spalla e chiudo gli occhi.

«Non parlare, per favore…», bisbiglio.

«No», mormora precipitosamente in risposta, «no, c’è una cosa che devo assolutamente dirti… Avrei voluto dirtelo prima, ma… Insomma… Quel che voglio dirti da sempre è che…»

Mi prende per le spalle e mi allontana di poco da sé, restando vicinissimo al mio viso. Io trattengo il fiato, in attesa, guardando dalle sue guance furiosamente paonazze ai suoi occhi magneticamente azzurri. Lui prende fiato, e butta fuori le parole che non ha mai saputo dirmi.

«Mi piaci

È la conferma che mi mancava. Sentirlo dalle sue labbra è… Oddio, è meraviglioso.

Sorrido felice, immersa nei suoi occhi.

«Ti piaccio e basta?…», lo incalzo, mordendomi poi le labbra, sperando in una risposta precisa.

Anche Gordo sorride, sciogliendo finalmente ogni tensione. Tenendo una mano sulla mia spalla, porta l’altra fino ai miei capelli. Il mio stomaco è invaso dalle classiche farfalle.

«Se vuoi tutta la verità», dice a voce bassa, respirandomi sul naso, «mi sa che dovrò dirti che ti amo…»

Esiste un record dei battiti del cuore? In tal caso, temo di averlo appena stracciato.

Senza pensarci, chiudo gli occhi e percorro gli ultimi centimetri tra di noi.

Lo bacio.

E vorrei solo che non finisse mai.

Mai, mai, mai.

 

***

 

«Lizzie? Alla buonora!»

«Scusami, mamma, abbiamo perso l’autobus e siamo dovuti tornare a piedi.»

«Ehi, che ti succede, tesoro? Come mai quell’aria felice?»

Guardo mia madre e le salto al collo, stringendola in un abbraccio.

«La vita è bella, mamma!»

Lei barcolla, poi mi allontana da sé e mi sorride.

«Devo intuire che tu abbia chiarito qualcosa, stasera, vero?»

Ricambio il sorriso, ma mi limito ad annuire.

«Sono contenta per te.» Si scioglie del tutto dalla mia stretta e si dirige in cucina. «Molto bene, Giulietta, se hai bisogno di me sono ai fornelli. Ma presumo che tu ora abbia bisogno solo del tuo Romeo. Il telefono è nel soggiorno, se la cosa ti interessa.»

Puoi scommetterci, mamma… Puoi scommetterci!

Lascio l’ingresso, sfreccio in soggiorno, afferro il telefono portatile e poi corro alle scale per andare a chiudermi in camera.

Mi ricordo ad un tratto delle parole di Miranda.

«Ci sentiamo stasera, e allora vedremo cosa mi racconterai tu.»

Sorrido. Mi dispiace, Miranda, ma forse ti toccherà aspettare. Ho un’altra telefonata da fare prima di raccontarti i particolari.

Compongo il numero di Gordo.

Questa sera non ci sarà la solita conversazione a tre. Questa sera inizia un qualcosa da dividere in due.

   
 
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