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Autore: Tomoko_chan    13/02/2014    8 recensioni
Dopoguerra.
Hinata si sente disorientata e terribilmente sola. Ha perso Neji, ha visto la speranza di un Naruto tutto per sé sciogliersi come neve al sole. Finalmente vede tutto con chiarezza: il dolore provato fin dall'infanzia, la mancanza di amore, di qualcuno che avesse cura di lei. Si arrende alla sofferenza e cambia, diventando più cupa.
E se incontrasse un'anima altrettanto solitaria e cupa come lei?
Tratto dal testo:
-Spiegati meglio, poetessa. - disse lui, con quella solita aria strafottente.
-Credo che tu, fondamentalmente, sia una persona buona e pura. Ma… quello che ti è successo e il dolore che hai provato ti hanno reso una persona molto cupa.
-Allora anche tu sei una rosa blu.
Il modo in cui aveva affermato, in poche parole, che erano simili, le fece perdere un battito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke, Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Non innamorarti di me.

Capitolo 12, Il giorno dell’illusione
 
“Cercherò sempre di cacciare
tutte le malignità dal mio cuore
per farvi fiorire l’amore”
  - Rabindranath Tagore
 
 
E null’altro gli resta
che il desiderio di renderti felice,
di vedere finalmente il tuo sorriso,
di farti credere all’illusione dell’amore.
 
 
  << Non ci posso credere! >> disse Hinata felice come non mai.
Lo disse per tutto il viaggio di ritorno, lo pensò tutta la notte, fino al giorno dopo, quello in cui finalmente rivide Sasuke, e allora glielo ridisse due, tre volte. << Sei libero, non ci posso credere! >>
E sorrideva, sorrideva sempre, anche mentre evitava le strade affollate in modo che lo vedessero e giudicassero meno persone possibili, anche quando correva da Ichiraku e ne usciva con due ciotole fumanti piene di ramen che probabilmente le stavano ustionando le dita, anche mentre si graffiava le ginocchia arrampicandosi sulla montagna dei Kage per sfuggire a occhi indiscreti. Sempre sorrideva, rideva gioiosa, nulla poteva togliergli quella felicità.
  << Non ci posso davvero credere! >> rideva ancora, mentre lui borbottava il suo solito  <> anche se stavolta con un sorriso appena accennato, che però c’era e tanto bastava.
E allora Hinata correva nei campi, mentre lui dall’ombra di un albero tentava di seguirla con lo sguardo, ballava nuda sull’acqua alla luce della Luna, mentre lui ascoltava piano il fruscio tremulo del vento fra gli alberi, lo sgorgare allegro dell’acqua, la sua risata felice e il canto melodioso.
Ed era tutto così bello, così bello; non servivano parole, loro si conoscevano per come erano davvero, non più due esponenti dei Clan più influenti di Konoha, non più una timida ragazzina incapace di fare qualsiasi cosa, sola e inerme alla vita, non più un ragazzo psicotico con manie vendicative, assassino e traditore, ma semplicemente un uomo e una donna, che mai avrebbero immaginato di trovarsi in mezzo alla gente, mentre si sentivano soli e diversi, come due rose blu in un campo di rose variopinte.
E così lei viveva, e lui godeva del suo profumo, del timbro sereno della sua voce, della sua gentilezza e tenerezza, di quell’amore a lungo desiderato e mai ricevuto.
Si fece pomeriggio, poi sera e poi ancora notte, e quindi lui la riportò a casa, o almeno fino a dove poteva arrivare.
Il vicolo era buio, la Luna loro unico spettatore.
  << Tornerai vero? >> sussurrò Hinata, guardandolo in quegli occhi ancora ciechi << Passeremo ancora giornate come queste? >>
  << Non ti ci abituare. >> disse lui, ancora con quell’essere atono che lo rendeva inconfondibile.
  << Grazie, Sasuke. >> disse, baciandogli lievemente una guancia << Grazie per aver lottato, per essermi restato a fianco nonostante tutto, per avermi regalato il sorriso. >>
Lui rimase muto per un po’ come suo solito, senza mai dimostrare i propri pensieri o sentimenti. Lasciò cullarsi da quelle mani, fresche come l’acqua di una cascata, a contatto con le sue, che erano fuoco puro.
Poi si abbassò un poco, per la prima volta titubante le baciò dolcemente la fronte, stupendola e facendola arrossire come non mai. Rimase lì, inspirando il suo profumo fresco di lavanda, appoggiandosi completamente a lei, lui che non aveva mai sentito il bisogno di farlo con nessuno. Inspirò, ancora, si calmò.
  << Non innamorarti di me. >> sussurrò brevemente, per poi interrompere quel contatto, darle le spalle e andare via.
Percorse qualche metro in solitudine, sicuro di avere i suoi occhi terrorizzati addosso.
  << Sei tu che non vuoi innamorarti. >> disse lei, abbastanza forte perché lui potesse sentirla e bloccarsi << Lo dici sempre a me, ma in realtà lo ripeti a te stesso, perché non vuoi innamorarti, non puoi. >>
E cominciò a singhiozzare, e quel pianto disperato spezzò il suo cuore di pietra, quello plasmato da anni di terrore, odio e dolore. Ripercorse la distanza e in due falcate fu da lei, ad asciugarle le lacrime, cosa che mai, mai, mai nella sua vita si era sognato di fare. Si odiava, odiava lei e odiava se stesso, perché aveva completamente perso il controllo del suo corpo, del suo essere.
  << Non vuoi perché sei uno stupido… uno stupido… un maledetto stupido… >> disse lei disperata continuando a singhiozzare.
  << Shh. >> la zittì lui, e dato che non la smetteva, o forse perché non sopportava più di bloccare i suoi impulsi, oppure un po’ entrambi, la baciò, con quell’ardore e violenza solo suoi, con quella passione e dolcezza che nessuno immaginava potessero appartenergli, a giudicare dalla copertina.
E la baciò, con passione, a lungo, con le mani nei suoi capelli, sulla sua nuca, sul suo collo, sulla schiena sinuosa, interrompendo i singhiozzi, anche se le lacrime continuavano a scorrere ugualmente.
  << Io sono un maledetto stupido e tu sei dannatamente perfetta. >>
 
 
 
E tu mi hai fornito emozioni
a sufficienza per una vita intera.”
  -Edward Bunker


 


Il prossimo sarà il capitolo finale, sì!
Questo è pieno di dolcezza, di tutto!
SPERO CHE VI PIACCIA!
 
   
 
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