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Autore: Duke    13/02/2014    0 recensioni
Cosa succederebbe se di colpo gli Stati Uniti scomparissero dalle carte geografiche e venissero sottomesse alle potenze orientali? "United We Stand" prende piede in un futuro non molto lontano, in cui gli USA non esistono più e, sulla East Coast, è tutto controllato da un governo autoritario Sotto al quale Ryan Jameson, uno studente infarcito di ideali e astrattismo, si troverà a dover far fronte a la cruda realtà che lo circonda e farò la conoscenza di Hyena, un misterioso personaggio mascherato...
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La Bomba impattò sul suolo di Washington alle ore quindici e trentaquattro. Quella che era stata per lungo tempo la sede dell’uomo più potente del mondo, con i suoi grattacieli e i suoi viavai di persone, scomparve in una manciata di istanti. A Washington, fino a quel momento, c’erano 5.582.170 abitanti secondo le stime più attendibili. 5.582.170 fra uomini, donne e bambini ognuno dei quali con la propria storia personale, le proprie gioie e i propri dolori. L’Apocalisse durò soltanto centotrenta secondi. In poco più di due minuti, una delle città più grandi della East Coast, a soli 50 chilometri dal mare, tra il Maryland e la Virginia scomparve, inghiottita dal suo stesso terreno. Nello Studio Ovale pochi minuti prima dell’impatto il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti, Josh Anderson aveva appena concluso l’ultima diretta nazionale della sua vita. Era apparso così, a sorpresa su tutti i teleschermi americani. Aveva bruscamente interrotto telefilm, telegiornali e talk show. Ogni trasmissione radio era stata momentaneamente soppressa e la voce baritonale del Presidente aveva cominciato a propagarsi per tutta la nazione. “Cittadini americani. Miei amici. Oggi è il giorno più triste della storia d’America. I nostri valori di lealtà, onore e gloria stanno per scomparire dalla faccia della Terra. Sono sicuro che ognuno di voi abbia seguito, in questi giorni, le notizie dei mass media. Vi informo che tutto quello su cui si è speculato corrisponde a realtà. Per anni l’Esercito Americano ha cercato di esportare in Medio Oriente la democrazia, facendosi valere come colonna portante della cultura occidentale. Grandi uomini hanno prestato le loro doti per combattere il terrorismo prima in Afghanistan e in Iraq e poi anche in Giordania e in Corea del Nord. Purtroppo però, anche Washington è destinata a perire. Come Costantinopoli e Roma dopo aver pacificato il mondo, anche Washington è stata divorata dal troppo male del mondo. Gli interessi mondiali ormai sono in Oriente e a nessuna delle grandi potenze importa se l’America cessa d’esistere. Siamo solo lo scolorito vessillo di una società che non esiste più. A breve una bomba colpirà il Distretto di Columbia, e raderà al suolo l’intera città di Washington. Non ci è stato possibile agire diversamente, la tecnologia cinese ci è infinitamente superiore. E a nessuno importa più degli Americani. Addio fratelli, addio compatrioti. Oggi dieci Aprile duemila 2021, io Joshua Lee Anderson proclamo lo scioglimento degli Stati Uniti d’America. Possa il Signore avere pietà delle nostre anime.’’ Come il presidente Anderson aveva predetto, l’esplosione fu la definitiva fine di un’era. Nessuno scoprì mai chi fu di preciso a sganciare il missile. Si seppe soltanto che aveva avuto una provenienza orientale. E nessuno trovò mai né i mezzi né il coraggio di indagare sugli orientali. Gli Stati Uniti cessarono d’esistere ufficialmente la settimana successiva. Tutto ciò che restava della East Coast venne riunito dal generale John Howard che, con il consenso dei cinesi, proclamò la nascita degli “East States”, con capitale New York. Il resto del Nord America venne spartito tra Cina e Corea del Nord, diventando di fatto una gigantesca succursale asiatica. ___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ New York novembre del 2030. IX anno della reggenza Howard, East States. Ryan Jameson si svegliò controvoglia, diede un’occhiata alla sua sveglia e si girò dall’altro lato. Dopo neanche dieci minuti però, il suo telefono cellulare squillò con violenza e il ragazzo si costrinse ad alzarsi per andare a rispondere alla chiamata. “Ryan, non starai ancora dormendo!” la voce al telefono fece sorridere il giovane. “No no, Molly ti giuro di no. Sono appena rientrato dal mio consueto jogging mattutino.” La risata dall’altro capo del telefono, fece comprendere a Ryan che la sua ragazza non aveva alcuna intenzione di credere alla sua innocente bugia. “Strano, io sono qui fuori e non ti ho visto rientrare!” aggiunse poi Molly, con tono divertito. Ryan arrossì violentemente e chiuse la telefonata. Indossò rapidamente una magliettina azzurra, infilò dei jeans e si diresse verso la porta di ingresso del suo piccolo appartamento, facendo attenzione a non urtare il cartone della pizza con cui aveva cenato la sera precedente. Quando la giovane Molly sentì scattare i chiavistelli della porta di legno del 216 di Lower Road, si preparò a trattenere le risate, ipotizzando in che stato il fidanzato le avrebbe aperto la porta. Tuttavia, quando vide il ragazzo alto e biondo che ben conosceva, con indosso solo una magliettina azzurra e un paio di boxer bianchi, con gli occhi verdi ancora socchiusi e con l’espressione di un bambino che viene tirato giù dal letto controvoglia, per andare a scuola, il suo autocontrollo venne improvvisamente a mancare. “Eh sì, sei proprio un runner professionista, Ryan.” Disse fra una risata e l’altra. Il dormiglione afferrò Molly per un braccio senza dire una parola e la tirò a sé. Poi diede un lieve calcetto alla porta e si voltò, dirigendosi verso il suo letto ad una piazza e mezza nel centro della sua unica stanza abitabile. I due ragazzi si lanciarono sul materasso senza scambiarsi nemmeno una parola e cominciarono a baciarsi appassionatamente, per darsi il definitivo saluto. Dopo qualche minuto, Molly si alzò sulle braccia e rimase semi-sdraiata. Ryan potè così ammirarla in tutta la sua bellezza. Molly Sarpetti era una rampante ventiduenne di Little Italy, figlia di immigrati siciliani ma in America da quasi due generazioni. Aveva una lunga chioma di capelli rossicci, un viso dolce e perfettamente rotondo e due bellissimi occhi castani. Ryan se n’era invaghito fin da subito, quando l’aveva vista uscire di corsa dalla sede della NYU, al Greenwich Village di Manatthan. L'aveva abbordata con una certa classe, abbordandola chiedendole un accendino. La ragazza lo aveva guardato con espressione interrogativa e dopo qualche frazione di secondo si era scusata dicendo di non averne uno. A quel punto Ryan aveva controbattuto con un sorriso: “Non c’è problema, non fumo. Ti va di venire a prendere un caffè?” Molly aveva riso e aveva accettato. Da quell’incontro erano passati quasi due anni, nel corso dei quali Molly e Ryan avevano vissuto la loro vita da comunissimi innamorati. Lui era andato a vivere da solo mentre lei dormiva all’interno di una pensione a pochi metri dall’Università anche se ultimamente era sempre più felice di andare a dormire in Lower Road, dal suo ragazzo. Entrambi avevano perso il conto delle volte che erano usciti insieme, delle volte che si erano baciati e delle volte in cui si erano amati più profondamente. La voce cristallina di Molly riscosse Ryan dai suoi pensieri e lo costrinse ad abbandonare il dolce rifugio dei ricordi. “Allora dormiglione, tutto pronto per stasera?” Ryan si limitò a fare un lievissimo cenno di assenso, ma poiché si rese conto che a Molly non bastava, trasse un respiro profondo e disse: “Ieri sera ho visto Russell e Alice e abbiamo fatto un definitivo piano: i ragazzi entreranno intorno alle otto di stasera, ci sarà un bel po’ di cibo e tantissima tequila. Io e Russ faremo il nostro solito discorso e poi metteremo su un po’ di musica. Si ballerà fino a notte inoltrata. Abbiamo il permesso di continuare fino alle quattro del mattino.” Molly sorrise dolcemente e completò il processo di alzarsi dal letto. “Perfetto. Adesso dimmi, conti di vestirti o vuoi parlare a tutti i nostri compagni di università in maglietta e boxer?” Ryan rise e fece per alzarsi, ma Molly gli fu subito addosso e, in risposta al suo sguardo interrogativo, gli disse: “Ho cambiato idea. Che ne dici di vestirti tra un po’?”. Senza dire una parola, Ryan si sfilò la maglietta.
  
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