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Autore: Keiko    13/02/2014    2 recensioni
Sansa è stata la supplica di perdono di un uomo alla propria moglie, ma lei questo non lo sa.
E sogna un amore perfetto.
Un amore che ha il volto di Joffrey Baratheon.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joffrey Baratheon, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Keiko © 2013 (13 febbraio 2014) Disclaimer: Sansa Stark, Joffrey Baratheon, Arya Stark e tutti gli altri personaggi appartengono a George R.R. Martin e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata redatta per mero diletto personale e per quello di chi vorrà leggerla, ma non ha alcun fine lucrativo, né tenta di stravolgere in alcun modo il profilo dei caratteri noti. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


Dell’Amore, a quattordici anni, puoi solo conoscere il batticuore, il profumo dolciastro e suadente, ma non lo assapori appieno, non puoi conoscerne gli anfratti. Sei già adulta per molti, lo vedi da come gli ospiti del castello hanno preso a guardarti ma non per tua madre o tuo padre, che ancora ti vedono la ragazzina di pochi mesi prima. Ti fai donna in un battito di ciglia, in una notte che pare un’onda in piena e ti accasci tra le pellicce calde, in preda a quel dolore che preme tra le gambe, sul ventre, e ti senti fiera nonostante il male.
Fiera di essere finalmente donna.
Di poter essere guardata in modo diverso, ora.
Non è cambiato nulla all’esterno eppure, si è trasformato tutto e tu lo sai. Ti senti diversa nei modi, nella voce, nel modo di pensare persino.
Si, è come se ti fossi svegliata all’improvviso da un lungo sonno, avida di vita e di emozioni come nutrimento primario.
Scivolta tra la folla che ha invaso Grande Inverno, si affaccia tra i tavoli e abbozza sorrisi imbarazzati. Le hanno insegnato che le lady non sostengono mai lo sguardo di un uomo troppo a lungo, ma le donne del Nord non hanno mai avuto l’ardire civettuolo del Sud.
Al Nord sono grezzi, rozzi nei modi e persino nei sentimenti.
Sansa lancia uno sguardo al tavolo dei suoi fratelli: disgustosi.
Arya si precipita addosso a lei come una furia, le tira i capelli cercando di rovinarle l’acconciatura già scialba e fuori moda e poi le imbratta il vestito con le mani sudice di carne e unto. Robb solleva tra le braccia la sorella e l’allontana da lei ridendo divertito, prima che siano grida e litigi, dopo l’ennesimo dispetto e il danno ormai fatto al suo nuovo vestito.
“Arya ti odio!” le ringhia contro infastidita, le lacrime agli occhi e la stizza nelle dita che stringono un cucchiaio ricolmo di zuppa che le getterebbe contro, se non ci fosse tutta quella gente a osservarla e studiare ogni sua mossa.
Se non fosse sotto lo sguardo attento della regina, indagatore quanto basta per farle capire che quella sera è il suo banco di prova.
La minore delle due le fa una linguaccia, poi sorride tra le braccia di un fratello che la ama come fosse sua figlia, che le ha insegnato a tirare con l’arco e a tirare di spada. Arya si è allenata spesso con Jon anche, non le interessano gli abiti all'ultima moda, le stoffe raffinate, il ricamo e i libri su cui annoiarsi nei giorni in cui il periodo della luce è troppo breve. Arya desidera l’avventura e sogna di cavalcare i draghi, lei di sedere in una carrozza drappeggiata di tessuti raffinati e costosi.
Non potrebbero essere più diverse, loro due, e a Sansa manca l’appoggio di una sorella che sia davvero tale, confidente e compagna, amica davanti a un fuoco caldo.
Arya, però, è solo una bambina dispettosa, riflette all’improvviso, una mocciosa che hanno viziato troppo proprio perché tra gli ultimi in linea di successione nella casata.
Lei, tra gli Stark, è un cucciolo ammaestrato in mezzo a un covo di lupi selvatici.
Lei, tra gli Stark, non vuole restare nemmeno una notte in più.
Assottiglia lo sguardo, le ciglia che si rincorrono in un batter d’ali di passerotto, e Sansa storna lo sguardo su Joffrey Baratheon.
Le sorride, e l’amore per lei ha esattamente quel volto, quelle labbra e quelle mani.
Per lei, l’amore è una cosa che ti afferra e ti trasforma in ciò che l’altro desidera, è plasmarsi e trasformarsi mille volte a notte. Non sa come sia, l’amore del Nord, quello consumato tra le lenzuola dei suoi genitori, in una stanza riscaldata perpetuamente da un fuoco che arde senza affievolirsi mai.
Sansa conosce l'ardire dell'amore delle vecchie ballate, di messaggi affidati ai corvi, di sospiri e canti.
Sansa conosce l'amore dei racconti delle donne di corte, di balie che allevano figli d'altri come fossero propri, di serve e cortigiane.
Il suo amore è diverso, è l'amore di una futura regina.
Eddard Stark e Catelyn Tully sono freddi e contenuti nei modi, posati e riflessivi. Sansa – capelli di fuoco e occhi da cerbiatto – ha visto scontare a Jon Snow il disprezzo di sua madre, il silenzioso monito di un tradimento che l’ha resa meno nobile, meno perfetta, agli occhi di chiunque.
Quando suo padre ha portato a Grande Inverno Jon, lei non era ancora nata.
Sansa è stata la supplica di perdono di un uomo alla propria moglie, ma lei questo non lo sa.
È certa che l'amore al Sud non sia bugiardo e non puzzi di guerra e sudore. Sa che quando vivrà nella capitale ogni mattina sarà il profumo della salsedine a svegliarla, non l'odore di legna bruciata. Ad Approdo del Re l'attendono sole, temperature miti e un mare rosso fuoco, non le gelide banchine di ghiaccio del Nord. Quando sarà regina sarà avvolta da lenzuola di seta e circondata da fiori freschi dai colori vivaci, lasciando finalmente un giaciglio di pelliccia e lana grezza lontano dalla propria pelle.
Sansa sogna un futuro perfetto, da fiaba.
Sogna l'amore, perché non l'ha mai conosciuto né visto negli occhi di altri. Ha imparato a costruirlo, giorno dopo giorno, tessendo aspettative sulla figura di uno sconosciuto che l'avrebbe rapita e portata via da Grande Inverno.
Non aveva volto, lui, sino a quando non è arrivato Joffrey, ma di una cosa è sempre stata certa: sarebbe stato un principe, e poi – un giorno – un grande re.

 

Arya strilla senza sosta.
Arya che non tace mai, che la deride di continuo, che tenta di metterla in ridicolo davanti a Cersei Lannister e Joffrey, si dimena e piange come una pazza, senza timore di apparire debole.
Arya non sarebbe mai dovuta nascere, ne avrebbero giovato tutti quanti. O, in caso, avrebbe dovuto essere l'ennesimo maschio della famiglia, una cucciolata di disgraziati guerrafondai rumorosi.
Arya grida, le si avventa contro e continua a urlarle il suo disprezzo. Non cede, mentre le lacrime le rigano il volto e lei – impassibile – offre in dono a Joffrey la testa di sua sorella e la vita di un ragazzotto grasso con cui Arya passava i pomeriggi.
“Sei una traditrice! Ti odio!”
Suo padre le separa, facendo allontanare la figlia minore dalla maggiore. L'ordine di Re Robert è una sentenza di morte: Lady e Nymeria devono morire come punizione per l'insubordinazione delle due figlie di Stark nei confronti di suo figlio.
Per aver ferito Joffrey, nell'orgoglio e nel corpo.
“Solo perché è un codardo? Ha colpito alle spalle!”
Arya si divincola e corre all'esterno, Sansa fissa il pavimento e si accascia chiedendo clemenza.
“Vi prego, non uccidete Lady lei non...”
... non ha colpe.
Suo padre le lancia un'occhiata in tralice, e nel silenzio della sala il suo pianto risuona come una marcia funebre.
“È una grande prova di fedeltà alla corona, colomba.”
Sansa si stringe nelle spalle ma sente freddo e gelo nelle ossa, quasi sviene quando – ne è certa – Lady emette l'ultimo uggiolio sommesso, mentre la lama di suo padre affonda nella gola tenera del lupo.
Lady non sarà più al suo fianco.
E la colpa è solo di Arya.

*

 

Approdo del Re è esattamente come l'aveva immaginata. Non credeva, però, che il freddo Nord potesse essere più accogliente e caldo del ventre del Sud. Sansa ha visto morire suo padre, ha perduto sua sorella, ha visto la guerra, ha rischiato di morire tra i vicoli della capitale ed è stata salvata da un uomo dalle mani grandi e piene di calli, il volto sfigurato e lo sguardo del segugio.
Sansa non ha amici, né ne avrà mai.
Dalla torre rossa in cui è rinchiusa – come la più illustre delle principesse – osserva la vita prendere il mare su navi cariche di merci, e si perde a domandarsi quale sia la loro rotta, quali i loro carichi. Shae, seduta accanto a lei, racconta storie bellissime, che profumano di luoghi lontani e mai visti, oltre Westeros, sino a sfiorare regni da mille e una notte dove le schiave possono diventare donne libere e amare uomini deformi.
È un'ancella fedele, l'unica persona che possa dirsi sua amica, forse.
Sansa sa di essere ingenua, e avere la donna al proprio fianco la rassicura, crogiolandola nell'illusione che a qualcuno interessi ancora prendersi cura di lei.
Quanti ne esistono, ad Approdo del Re, disposti a difenderla?
La casata degli Stark è stata smembrata, uno a uno i suoi figli sono caduti mentre la guerra spacca il Regno su più fronti.
Di Joffrey, ora, ha paura.
Da quando si è seduto sul Trono di Spade è tiranno e despota, avido e spietato. È sciocco e inesperto, ma la follia imprevedibile dei capricci di ragazzino lo porta a un sadismo da cui Sansa è terrorizzata.
Joffrey, nella posizione in cui si trova, può fare ciò che vuole: nessuno potrà contraddirlo.
Sansa non è una stratega, non si interessa di politica e attende che qualcuno si ricordi di lei, che qualcuno decida di riprendersela e portarla via, ma sa che quel filo di sudore freddo che le scivola lungo la schiena ogni volta che è in compagnia di Joffrey non è l’unica a provarlo. Ha visto lo sguardo di terrore di servi e bardi, di cavalieri messi al bando per non averlo fatto divertire a sufficienza alla giostra, per essersi rifiutati di bagnare con il sangue il suo ego.
In un battito di ciglia Sansa ha cambiato la sua vita, proprio come nelle ballate.
Quando ha riaperto gli occhi si è trovata a vivere un incubo da cui sembra non potersi svegliare mai.
L'amore non è possessione, ma appartenenza. 
Ora Sansa sa quale sia il prezzo di un sentimento sconosciuto che credi - e t'illudi - di saper gestire.
Sansa, ora, ha compreso che l'amore ha molte forme, molti modi di manifestarsi.
C'è chi ama una spada, come Arya; chi la solitudine, come Jon; chi le donne, come Theon; chi la propria famiglia, come suo padre; chi un ideale, come Robb.
Ha molti volti, l'amore che ha conosciuto.
Ma non quello di Joffrey Baratheon.
Non il suo.




Note dell'autrice.
Dato che domani non avrò possibilità di lasciarvi il mio regalo di San Valentino, ecco la mia storiella per la festa degli innamorati. Che tanto romantica (diciamolo) non è!
   
 
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