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Autore: Rety    13/02/2014    0 recensioni
Dormire insieme, in una notte d'inverno. I personaggi sono fondamentalmente due, i due giovani: il narratore è interno e in prima persona. Contiene citazioni di Pablo Neruda e di Dargen D'Amico. Ambientazione: Amsterdam.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Fuori ci saranno massimo due gradi, se non siamo già sotto lo zero. E' ormai iniziato il nostro ultimo giorno di giovinezza, e noi dobbiamo ancora terminarlo. Siamo così giovani dentro oggi che dormire diventa una formalità, un puro esercizio di virtù: amicizia.
Le luci calano, fuori c'è nebbia, qualche giorno fa era tappezzato di stelle invece il cielo, e nessuno era lì con me, al gelo, a goderne, ma questa è un'altra storia. Le luci calano, dicevo. Le luci calano e tutti siamo stretti, i letti sono uniti alla meno peggio e c'entriamo dentro a stento, ma ci stiamo tutti.
Tu ed io non siamo nuovi, ci conosciamo bene, tu sei dimagrita, ma i nostri corpi combaciano ancora alla perfezione, ti ho prenotata prima, come un tavolo al ristorante, perdonami, non è assai romantico, ma è stato necessario. In effetti, dovevi aspettartelo, parliamoci chiaro, aspettavo questo momento da sempre, o meglio, dall'ultima volta.
Mi stendo dietro di te, ti circumnavigo la vita con le braccia, sei calda, cerco di muovermi il meno possibile perché so che di notte mi muovo molto, ma quando si è da soli uno fa quel che gli pare, adesso c'è da controllarsi, c'è da fare bella figura, siamo in un momento topico. Mi prendi le mani, sei calda, e ci si carezza, e non so bene dove ho messo la testa, di solito si viene invasi da un mare di capelli, questa volta no, e quasi mi preoccupo, è strano. La testa mia ti è comunque vicina, profumi di buono, come sempre, e l'ossigeno è secondario stanotte, stanotte si respira una cosa sola, e quella cosa sei tu. Nonostante questo io sono capace lo stesso di desiderare d'essere, anche se per un istante, con un'altra persona, e tu sai bene chi, è strano. Le gambe si attorcigliano con una languida purezza, i piedi si sovrappongono, il calore si propaga, ma non si disperde. Stasera non si disperde niente, solo i cattivi pensieri. Stasera non c'è tempo per i cattivi pensieri. Tra alcune ore saremo di nuovo divisi e non posso permettermi, stasera, di perdere il tempo prezioso a pensarci divisi, mentre siamo, per una volta, anche fisicamente, uniti.
Tu probabilmente ti sei già addormentata, poco male, io non ci riesco, sono troppo occupato a fare poesia dei tuoi respiri, a fare di ogni millimetro quadrato della tua pelle scoperta culla delle mie percezioni tattili. Tu probabilmente stai nella stessa mia situazione, ti godi il momento insomma, fosse così sarei doppiamente felice.
Sei adorabile, sei piccola e leggera, sei come la primavera in Giappone e i ciliegi in fiore, sei come un goal all'ultima azione, sei come un sorriso ancora bagnato da un pianto domenicale.
I tuoi occhi sono di ghiaccio, ma solo quelli. I miei occhi sono chiusi, credo, o sono aperti? E' tutto nero, è il mio colore preferito, forse lo sai, forse te lo dissi, forse te lo ricordi ancora, forse non t'è mai interessato, forse l'hai sempre saputo. Sei dimagrita molto dall'ultima volta, e io mi preoccupo, per fortuna le costole non fanno ancora rumore sotto la tua pelle di principessa.
Sei adorabile, sei come una meta sudata, dopo minuti e minuti di mischie, possesso palla, giri d'Italia, giri di boa, sei l'ultima pagaiata alle olimpiadi, sei tutte le metafore sportive che a quest'ora di notte non riesco a concepire.
Vorrei che tu fossi sveglia e, in questo silenzio paradisiaco, non ti facessi problemi a girarti, per stare faccia a faccia, per farmi respirare l'aria che è appena uscita, come escono le coppie dal tunnel dell'amore, o dal tunnel dell'orrore, dai tuoi alveoli polmonari. Vorrei i nostri visi più vicini: mi mancano tanto le tue guance da questa posizione, quanto sono lisce, potrei chiedere a Galileo di tornare in vita per provarlo qui, proprio su queste guance ovattate com'è ovattata la mia percezione del mondo, l'esperimento del piano inclinato. Se tu adesso ti girassi, probabilmente ci baceremmo, ma solo perché non ci sarebbe alternativa, solo perché l'ordine naturale delle cose prevede che vada a finire così, in realtà baciarsi rovinerebbe tutto, o no, o in parte, o migliorerebbe tutto in parte, o non cambierebbe nulla, insomma lasciamo stare. Io ti sto già baciando tanto. Tutti i miei pensieri più giocondi, tutti i miei atomi più esterni e tutti i miei elettroni più irrequieti collidono con la tua anima di cioccolata, fanno l'amore con tutte le scanalature del tuo spirito, e le mie poesie che ancora devo scrivere già stanno abbracciando le linee chiuse e quelle aperte e le linee curve e le linee rette che compongono le lettere che compongono il tuo nome.
Piena di te è la curva del silenzio, e battiti cardiaci sparsi, come i battiti dei gabbiani che sorvolano il grande oceano, come petali di rosa sotto i piedi della sposa, invadono i miei timpani malati e la mia mente ancor meno sana. Dio, che orchestra meravigliosa.
Io non so che ore sono. Spero sia il più presto possibile, questa notte non deve finire mai.
Sei bella come il Sole. Stronzate: se guardo il Sole per un secondo va a finire sempre male, invece tu guardati, tu: è notte, è buio pesto, è tutto nero, e io ti vedo chiara come il riflesso della Luna piena estiva sulle onde timide di un mare rassegnato a settembre, azzittito dalla nostalgia istantanea.
Ogni tanto mi giro verso la finestra per controllare le sfumature del cielo, e starò tranquillo finché non noterò alcun cambiamento.
I tuoi capelli: perché non hanno ancora occupato militarmente la mia faccia?
Inizio a pensare che sia arrivato il tempo di pensare a dormire, domani la vita continuerà ad esistere, e le occhiaie sono nemiche della vita. Ma se poi me ne pento? Che stupido, è ovvio che me ne pento.
[...]
Tu ti svegli. Tu inizi a muoverti un po', e il cielo pure, il Sole pure, il mondo intero pure, i rimpianti pure, i tram pure, la brina, le biciclette, le ciglia delle persone, le pantofole, le pale eoliche, le maree, gli studenti, i filtri sociali pure, gli stereotipi, le canzoni in radio, le farfalle nello stomaco, i crampi nello stomaco, i pugni nello stomaco, i cuori in gola, i camionisti, le cornici dei quadri di Van Gogh, i complessi d’inferiorità delle cornici dei quadri di Van Gogh, i granelli di sabbia rimasti intrappolati sulle tele dei quadri di Van Gogh, i bambini capricciosi, gli ebrei, le spogliarelliste tristi, i bambini che non vogliono alzarsi per andare a scuola, le tradizioni orali, la vita pure, i termometri a mercurio, i ponti pure, le parole dolci degli innamorati, le liste dei buoni propositi, i colori reali pure, l’ansia, e il ricordo sfocato dei sogni, appena riposti nel comodino, pure.
Io mi ero svegliato già, poco prima, qualche minuto prima, saranno stati sei o sette minuti, e aspettavo che il tempo finisse di andare avanti, di scorrere e correre, ma niente da fare. Io ti tengo ancora stretta tra le mie braccia, ma a un certo punto le cose finiscono, e tutto torna alla normalità.
Non ho idea di cosa tu stia pensando, né di cosa stiano pensando gli altri tutti attorno, forse pensate che la colazione è pronta e che tra mezz'ora anche noi dobbiamo esserlo, c'è una vita da vivere.
Io sto pensando a te, sto pensando che in qualche determinata misura io ti amo, e ti amo pure tanto, in una misura non convenzionale. Ti amo tanto, come un cane ama il suo padrone, come un bambino ama il Natale, come il Sole ama l'orizzonte a fine giornata; non come si amano i più, la gente, ma come lo intendo io,  non come lo intende il mondo, quella è una cosa diversa, peggiore, e pure molto. Comunque. Prima di andarmene cerco di fucilarti con gli occhi, sparando alcuni colpi di parole, parole che se sentirai sarà con un senso altro, a metà tra il tatto e il senso di colpa e l’empatia e la telepatia e il sesto senso:
Quando ti abbraccio forte sono io a sentirmi protetto.
Quando mi guardi sorridendo dentro di me è carnevale e il mio cuore mangia le lasagne travestito da Peter Pan e se mi manca il fiato è perché per un attimo i polmoni si volevano travestire da branchie.
Quando mi dici qualcosa di sincero tutto il resto vale nulla e tace.
Quando avviene un qualsiasi contatto fisico tra noi le mie terminazioni nervose suonano la lira.
Quando dedichi del tempo a me io sembra che m'intristisco in maniera esponenziale ma in realtà sto gridando aiuto con ogni espressione facciale e con il colore dei miei occhi e non fiato perché il mio è un dolore che non ha voce e solo le persone speciali lo possono sentire.
E poi quando dedichi del tempo a me io sembra che faccio finta di niente ma in realtà sto inventando divinità nuove solo per ringraziarle.
Quando dormiremo insieme di nuovo, non avrò bisogno di nuovo di tutte queste parole.
Cesserà questa mia bulimia emozionale, smetterò di indurmi il cogito e l'unica legge valida sarà il secondo principio della termodinamica. 

 
   
 
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