Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: allison742    14/02/2014    8 recensioni
Vorrei urlargli che lo amo, che non accetterò il lavoro, che staremo insieme per sempre.
Ma non servirebbe a molto, ormai la linea è stata oltrepassata. Non si torna indietro dalla morte.
Lui trova i miei occhi, mi guarda mentre sta per morire.
Non mi sono mai sentita così impotente in vita mia.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Despair
 


Di nuovo.
E’ successo di nuovo.
Per l’ennesima volta.
Sì, ammetto di essere stata un po’ scontrosa in questo periodo. Forse non gli ho dedicato le dovute attenzioni. Forse avrei dovuto passare più tempo con lui. Forse.
Cerco una lucidità ormai annebbiata dalla rabbia e dalla frustrazione.
Me ne sono andata.
L’ennesimo litigio, l’ennesima porta sbattuta, l’ennesimo urlo di disperazione mentre attraversavo il vialetto e correvo via.
Ed ora mi ritrovo a piangere, come un’idiota, passeggiando sotto la neve.
Mi sento ridicola sorridendo amaramente tra le lacrime salate, sotto lo sguardo stupido di decine di passanti.
Ma ormai non importa più nulla. So già come andrà a finire: tornerò a casa stasera, gli chiederò scusa, mi chiederà scusa, e domani ricomincerà tutto da capo.
Se non lo amassi così tanto, me ne sarei andata da un pezzo.
Scuoto la testa, cercando di liberarla.
Alzo gli occhi al cielo, scorgendo i fiocchi di neve che si depositano sul mio naso.
Poi la noto. Un’ombra. In alto. Troppo in alto.
Metto a fuoco e mi blocco all’istante. No, non può essere vero.
Spalanco la bocca, mentre lacrime silenziose cominciano a scorrere senza il mio permesso.
Così, immobile in mezzo al marciapiede, sono parecchio d’intralcio.
Alcuni spintonano, ma non li sento neanche. I miei occhi non riescono a staccarsi da quel punto.
Altri ridono di me.
Altri ancora rallentano e osservano nella mia direzione, prima di bloccarsi definitivamente e spalancare la bocca.
Un signora urla, spaventando un bambino che scoppia in lacrime.
Alle mie orecchie giungono solo impercettibili rumori ovattati.
Non riesco a ragionare, non posso.
Ogni singola cellula del mio corpo urla un solo ordine. O, meglio, una sola preghiera: non saltare.
Ormai i tre quarti dei passanti sono raggruppati vicino a me, osservando increduli quell’idiota di Castle che sta barcollando sul pergolato di un palazzo.
Saranno una trentina di piani, per l’amor del cielo!
Abbiamo discusso, è vero, ma non era la prima volta.
Mi sento impotente. Provo ad urlare, ma dalla mia bocca non esce alcun suono.
L’unica cosa che riesco a fare è piangere, e pregare disperatamente che scenda da lassù.
Lo vedo passarsi una mano tra i capelli, incerto sul da farsi.
Non è da lui, non salterà. E tu lo sai meglio di chiunque altro. Rilassati.
Continuo a ripetermi meccanicamente questa frase, sperando di riuscire a convincermi.
Improvvisamente ogni cosa mi sembra insignificante.
Le discussioni, le urla, le parole sputate in faccia senza neanche pensarci, la foga con cui litigavamo. Ogni cosa ha improvvisamente perso di significato, davanti a questo.
Non saltare, ti prego. Ti amo, non saltare.
Il tempo passa, lentamente. Perchè non scende? Voleva farmi spaventare? Beh, ora che ci è riuscito alla perfezione può anche smettere di recitare.
Ora anche tutte le cose che reputavo terribili hanno perso il loro valore. La coda al supermercato, la macchina che non parte, la cena bruciata, l’anziano signore davanti a te che ci impiega troppo per timbrare il biglietto, cadere sul pavimento bagnato, il telefono nuovo che scivola di mano, il riscaldamento rotto, il sole negli occhi, i pettegolezzi, i capelli che sono esattamente come li vorresti tu proprio prima di fare la doccia, la tua coppia preferita di quel famoso telefilm che non ne vuole sapere di vivere felice e contenta con miliardi di bambini, la febbre il giorno libero, gli occhiali sporchi, la cerniera che si blocca proprio quando devi passare lo skipass, il tavolo della cucina che traballa, il tuo idolo che muore, un brutto giudizio da parte del capo, il tuo libro preferito che finisce troppo in fretta.
Ora tutto ciò a cui davo una vitale importanza, si è svuotato del suo essere.
Sto ancora piangendo. Disperazione è l’unica parola che possa descrivere la situazione attuale.
Improvvisamente sento le parole uscire dal mio corpo, prima ancora che possa controllarne il tono e il livello di panico.
- RICK! TI PREGO, NO!
Come se la mia voce fosse l’unica cosa che aspettasse, si piegò sulle gambe, abbassò le braccia. Poi, d’un tratto, si alzò di colpo e, sotto gli occhi sconvolti di centinaia di persone, saltò.
Urlo. L’unica cosa che posso fare. Potrei aver squarciato il cielo, ma non lo vedrei. Sono impegnata a tenere gli occhi sul suo corpo, che si fa sempre più spaventosamente vicino.
Si schianterà. Pochi secondi e si schianterà sul marciapiede, a un metro da me.
Non mi sono mai sentita così impotente in vita mia.
Lui trova i miei occhi, mi guarda mentre sta per morire.
Non riesco a scorgere niente, nessuna emozione. So solo che lo sto perdendo, e non posso fare nulla per impedirlo.
Dicono che l’attimo prima di morire, tutta la vita passi danti agli occhi.
Non succede solo a chi sta morendo, ve lo posso assicurare.
Succede anche alle persone che stanno guardando l’amore della propria vita andarsene per sempre.
In un secondo rivedo la nostra storia, attraverso gli occhi pieni di lacrime.
La prima volta in cui lo vidi, e mi chiese dove volevo l’autografo. Mi disse che profumavo di ciliegia. Il momento in cui gli raccontai il mio passato, l’anello e l’orologio. Il modo insistente in cui scavò nel caso di mia madre. Rischiai di perderlo per questo. Le battutine, i continui flirt. E poi il bacio sotto copertura, rimasto sepolto per altri due anni. La sera in cui gli confessai di volerlo con me, quando il muro sarebbe crollato. L’enorme litigio. Il momento in cui cedetti su quell’altalena, e corsi a casa sua. Il fine settimana rubato alla routine giornaliera. La bomba, la prima volta che ebbi il coraggio di digli che lo amavo; anche se lo sapeva già. E poi la proposta di lavoro. L’inizio di tutti i nostri problemi. Il motivo per cui tra pochi secondi avrebbe lasciato questo mondo per sempre.
Sento il panico e la disperazione farsi strada dentro di me. Non può finire tutto così, non può!
Vorrei urlargli che lo amo, che non accetterò il lavoro, che staremo insieme per sempre.
Ma non servirebbe a molto, ormai la linea è stata oltrepassata. Non si torna indietro dalla morte.
I singhiozzi crescono con l’avvicinarsi del suo corpo al terreno.
- NO! – urlo di nuovo, nella speranza di annullare tutta questa situazione inverosimile.
Ora manca davvero poco. Grido il suo nome, non stacca gli occhi dai miei.
Un secondo. E’ più lungo da dire che da trascorrere. Un secondo e lui non ci sarà più. Svanito. Per sempre.
Poi avvenne tutto troppo velocemente. Così in fretta da non poter riuscire a regolare le emozioni nel modo giusto.
Sono distrutta, disperata, arrabbiata, felice.
Migliaia di farfalle esplodono nel mio stomaco, e allo stesso tempo vorrei prenderlo per il collo e ucciderlo io stessa.
IDIOTA!
A pochi metri da terra porta una mano sotto la giacca.
Un paracadute di mille colori si apre.
Al centro di esso risalta una sola frase: Will you marry me?
L’ho detto, IDIOTA!
 












 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: allison742