No, aveva appena deciso che non lo poteva fare.
Nonono.
Era davvero impensabile che lei tra meno di tre ore si
sarebbe sposata. Non era proprio possibile. Ne era certa: stava facendo un
terribile sbaglio, non era pronta, non era fatta per sposarsi. Doveva
assolutamente annullare tutto nel minor tempo possibile…
Ma come?
Gli invitati sarebbero arrivati a breve, la cerimonia, il
pranzo, i regali, tutto era pronto e non poteva mandare a monte il lavoro di
tante persone solo perché ora aveva paura di prendersi quell’impegno deciso già
tanti mesi prima.
Ma era della sua vita che si stava parlando dopotutto,
non le sarebbe dovuto importare un fico secco del disturbo degli altri, se era
lei quella che si sarebbe rovinata la vita pronunciando quel terribile “sì”:
era giusto che mandasse a monte tutto.
Perché Temari avrebbe dovuto avere così paura di legarsi
a qualcuno era un mistero anche per lei che fino a quel giorno, aveva visto la
cerimonia come il momento culminante della sua relazione, il punto d’arrivo
della prima parte della sua vita e l’aveva attesa con un certo nervosismo, ma
soprattutto con gioia. Solo che quella mattina si era svegliata con una brutta
sensazione, come se qualcosa nell’universo non andasse proprio per il verso
giusto e si riflettesse in qualche modo nella sua scelta. Non riusciva a
capacitarsi di quella sensazione e anzi non sapeva da dove fossero apparsi
tutti quei dubbi.
Insomma aveva già detto di sì quando le aveva proposto di
sposarla, questa volta avrebbe solo dovuto ripetere la stessa risposta.
Che dava però una sentenza definitiva.
Questa paura dell’ultimo momento le dava veramente
fastidio. Perché doveva confondere nuovamente quello che invece era stato
chiaro come il sole fino alla sera prima. Ma perché dovevano proprio sposarsi?
Non potevano convivere? Era una soluzione davvero comoda,
non c’era alcun contratto vincolante per esempio.
E invece no, si era sottomessa alla tradizione e aveva
deciso di sposarsi. In quel momento nella forse-sposa si susseguirono le
immagini rappresentanti quell’infinità di difetti del futuro sposo che o non
riusciva mandar giù o che avevano provocato numerose liti, discussioni e tutti
eventi piacevoli di quel genere. Doveva sposare un uomo così? Ci sarebbero
state discussioni a non finire fino ad arrivare poi all’odio profondo che li
avrebbe resi estranei l’uno all’altro, dopo il divorzio ovviamente.
Non ci teneva proprio a vedere un’altra famiglia
distrutta e lacerata soprattutto se questa famiglia comprendeva ancora una
volta lei.
Si mosse velocemente verso lo specchio lungo in corridoio
per vedersi con l’abito da sposa indosso: magari sarebbe riuscita a calmarla un
pochettino. Fu l’esatto contrario. Quella ragazza bianco vestita non era di
certo lei, lei non portava gonne voluminose, corsetti impreziositi da pizzi e
soprattutto non indossava mai il bianco. Mai.
Aveva bisogno di un consiglio e anche subito. I suoi
fratelli erano chissà dove forse in giro per la locanda o forse erano andati a
fare qualche commissione. In ogni caso non poteva contare su di loro perché in
ogni caso non avrebbero capito nulla. Nessuno dei due era famoso per il tatto o
per l’empatia. Per di più il suo matrimonio era troppo importante politicamente
per permetterle di farlo saltare a causa un dubbio dell’ultimo momento.
Fece un giro mentale delle sue
conoscenze, ma nessuno avrebbe potuto ascoltarla e capirla. Tolse con
malagrazia il vestito e indossata la prima cosa apparsa nell’armadio si diresse
in fretta e furia verso i confini del villaggio.
-Temari, tu non dovresti essere
qui-
-Si, lo so, ma ho bisogno di parlarti- Entrò dalla
finestra senza essere stata invitata mentre Shikamaru le faceva spazio sul
letto. Si era aspettata di trovarlo addormentato e invece aveva l’aria di uno
che fosse sveglio da un bel po’, ma non aveva voluto alzarsi.
-La cerimonia non è tra molto- aggiunse greve Shikamaru
comprendendo che quella visita significava che c’era qualcosa che decisamente
non andava.
-Appunto-
Lo guardò fisso negli occhi e disse: -Shikamaru, non so
più se mi voglio sposare-
-La scelta è tua-
-Grazie al cazzo, dimmi qualcos’altro-
Il ragazzo sospirò pesantemente: -Penso sia normale avere
un po’ di paura prima di prendersi un impegno così importante e…-
-E se dopo va male?- lo interruppe. Era uno stratega per
tutti i kami, non poteva permettersi mosse azzardate o tentativi nel suo
lavoro. Quello che faceva doveva risultare immediatamente la mossa vincente.
-Era destino- rispose asciutto cercando di mettersi
comodo nonostante quell’ingombrante presenza.
-Non ti facevo così fatalista- impedendogli volutamente
di distendere le gambe.
-E te così seccante-
Era proprio scontroso, intrattabile e di nessuno aiuto,
avrebbe desiderato tanto tirargli un bel pugno per toglierli quel grugno dal
muso.
-Che hai?-
-Che avrò mai hmn? Vieni qui a scaricare i tuoi problemi
come se fossi un completo estraneo-
Non era suo diritto cercare sollievo alle sue
preoccupazioni da lui e fare l’egoista in quel modo solo perché non aveva nessun’altro
a cui rivolgersi. Rimasero a fissarsi come se la contesa fosse arrivata ad un
livello aldilà del semplice scambio verbale, che poi con loro non portava mai a
nulla di buono. Avevano sempre preferito dirsi le cose più importanti così,
solamente con le loro espressioni e i loro occhi.
Il primo a rinunciare fu il ragazzo che tese un braccio
verso di lei e le fece cenno di avvicinarsi. Un po’ riottosa si sistemò tra le
sue braccia che si serrarono su di lei.
-Potremmo fuggire io e te, subito- propose quasi con
speranza nella voce.
-Non sarebbe molto intelligente, non credi?-
-Mm-
Ma quella maledetta cerimonia lei non la voleva fare. Il
vestito, i capelli, il trucco, la camminata in mezzo persone che ti guardano
avanzare in un ridicolo vestito bianco che si aspettano che facesse esattamente
com’è stato programmato. E poi quel
maledetto sacerdote con la raucedine che tossiva ogni secondo o si schiariva la
voce ad ogni respiro...no, proprio no.
-Allora dimmi un po’: quali sono i tuoi problemi?- le chiese
accarezzandole il braccio.
-Potrebbe andare tutto storto, ogni cosa. E poi chi me lo
fa fare? Potrei rimanere libera come il vento e fare tutto quello che voglio
senza dover rendere conto a nessuno-
-Ma anche senza attaccarti a nulla- replicò saggiamente-
Finiresti con diventare una vecchia zitella, antipatica e rugosa temuta nel
vicinato per la fama di essere scontrosa-
-A quindi dovrei utilizzare il matrimonio come
salvagente?-
Annuì ghignando, mentre Temari gli torceva la pelle del
braccio in un bel pizzicotto.
-Seccatura smettila, lo so che la verità fa male. La devi
accettare senza tentare di assassinarmi-
La fece subito calmare con la domanda seguente: -E perché
allora hai detto “sì” se non lo volevi?-
Ci pensò a lungo come era successo con i difetti, ora
stava vagliando i pregi. La ricerca non fu molto proficua, c’era ben poco da
salvare, ma le aprì la possibilità di capire perché aveva voluto sposarsi. La
risposta, chiara come il sole per quasi tutti gli esseri umani, le sovvenne
seguita subito da un senso di schifo per se stessa. Com’era terribilmente
prevedibile.
-Per amore- mormorò quasi trai denti e aggiunse –L’amore
fa schifo. Non innamorarti mai-
Shikamaru sospirò così forte da farlo sembrare uno
sbuffo:- Avresti dovuto dirlo prima-.
-Beh come se potessi impedirtelo!-
Sembrò davvero rassegnato quando le rispose: - Già, me lo sarei impedito io stesso se
l’avessi capito in tempo-.
Le braccia che la stringevano scesero lentamene verso la
vita. Troppo tardi Temari capì il diversivo: Shikamaru cominciò a farle il
solletico e la posizione comoda che avevano assunto si trasformò in un
assembramento di arti, calci e pugni che volevano raggiungere le parti più
vulnerabili e tante tante risate.
-Shikamaru! Alzati!!! Devi essere pronto tra meno di un’ora-
la voce di Yoshino li portò bruscamente alla realtà, sentivano i passi
avvicinarsi minacciosi su per le scale di legno.
-Muoviti seccatura!- la spinse via e Temari saltò
velocemente sulla finestra.
-Shikamaru?- si era voltata un secondo.
-Che c’è?-
-Perché sono solo io quella che si fa problemi?-
La guardò un’istante prima di rispondere: - Se c'è una cosa che manca nella mia vita è
la spinta imprenditoriale di andarmi a cercare della seccature-
Temari saltò giù e cominciò a correre verso la locanda
conscia che i fratelli nel frattempo avessero sicuramente notato la sua
assenza. Sentì gli strilli della signora Nara per molti isolati in compenso.
Camminò lungo le due file di sedie perfettamente
allineate fino ad arrivare davanti al maledetto sacerdote che l’aveva fatta
tanto dannare con centinaia e centinaia di prove.
Si accostò con lentezza al suo futuro marito che la
guardava esibendo il sorriso più ironico e meno appropriato per un momento come
quello.
-Ti sei calmata ora?- Shikamaru la guardava raggiante
come se non avesse visto nulla di più straordinario.
Fece un gesto di assenso.
-Non ti facevo così umana- commentò sarcastico.
-Stai attento non ti ho ancora detto di “sì”- sorrise nel
suo modo speciale e si volse verso l’officiante.
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Salve a tutti!
ecco qui un regalino piccino picciò per San Valentino per il mio adorato forum la Black Parade!