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Autore: BarbaraGherman    14/02/2014    0 recensioni
Mio padre, nativo di Fiume, nel 1944 è scappato dalla Sua Terra invasa dalle truppe titine. La sua vita è stata accompagnata dalla profonda nostalgia di chi vive in una città che potrà mai sentire la propria, ben consapevole che non sarebbe mai tornato nella sua amata Fiume, perché quella Terra appartiene ad altri. E' morto esule, di fatto ma soprattutto nel suo cuore. Le sue ceneri sono state sparse nel mare di Fiume: ora è a Casa.
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La natura è sì sorprendente,
in essa trovi facilmente
che uomini e regno animale
spesso si portan in modo tale.

Gli esempi son davvero tanti,
alcuni, poi, così eclatanti
che il richiamo all’animal riesce
d’uomo descriverne la specie.

Tra gli uccelli, Madre Natura,
ne conta uno che non procura
debito loco alla nidiata,
che ha esistenza spensierata.

Per le abitudini di vita
il cuculo è detto parassita:
mai lavora, persin le sue uova
ad altro uccello affida in cova.

Nei pressi del nido s’apposta,
studia il lavoro senza sosta
dell’intenta cince solerta
a recare fieno ed altra erba.

Il cuculo attende che il nido
sia solo per lasciare l’affido,
d’istinto lesto s’allontana:
quel piccolo avrà la sua tana.

Si schiudon le uova ad una ad una,
come quella grandi nessuna.
Diverso l’uovo mai notato,
ma assai più grosso esce il nato.

Il piccolo cucù, prepotente,
forte della mole imponente,
presto s’adopra a sistemarsi,
dagli altri implumi liberarsi.

E cresce, e mangia a dismisura,
profitta dell’amata cura
di chi non è ver genitore,
nell’altrui nido è dittatore.

Così può dirsi di tal gente
che s’è insediata prepotente
nell’altrui casa, la mia Terra,
profittando del dopoguerra.

Ed or gode la Patria avita,
i frutti di nostra fatica,
nostro ingegno, di tanto amore,
senza far nulla, usurpatore.
  
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