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Autore: kiko90    14/02/2014    7 recensioni
A volte l’orgoglio ci impedisce di affrontare delle situazioni, di abbassarci a chiedere perdono per qualcosa che troppo tardi ci siamo accorti di aver sbagliato. A volte esso può rovinarci l’esistenza, facendoci rimpiangere fino all’ultimo giorno della nostra vita, le scelte fatte o quelle non fatte.
Ma la vita, il destino, ci riserva sempre delle piccole sorprese.
Un giorno senza accorgercene, qualcosa o qualcuno, viene in nostro soccorso aprendoci gli occhi ed aiutandoci a sconfiggere la barriera, a volte troppo spessa, dell’orgoglio. A volte basta anche solo una canzone per sconfiggere tale barriera ed essere felici.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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APRI IL CUORE ALL’AMORE


A volte l’orgoglio ci impedisce di affrontare delle situazioni, di abbassarci a chiedere perdono per qualcosa che troppo tardi ci siamo accorti di aver sbagliato. A volte esso può rovinarci l’esistenza, facendoci rimpiangere fino all’ultimo giorno della nostra vita, le scelte fatte o quelle non fatte.
Ma la vita, il destino, ci riserva sempre delle piccole sorprese.
Un giorno senza accorgercene, qualcosa o qualcuno, viene in nostro soccorso aprendoci gli occhi ed aiutandoci a sconfiggere la barriera, a volte troppo spessa, dell’orgoglio.
A volte basta anche solo una canzone per sconfiggere tale barriera ed essere felici.



Era iniziato tutto per una stupida litigata.
Sembrava una litigata come tutte le altre, invece si era trasformata in qualcosa di disastroso. Lo avevo capito dai suoi occhi colmi di lacrime appena avevo pronunciato quelle stupide parole “ sei solo una stupida ragazzina insignificante”.
Si era rotto qualcosa tra noi due, qualcosa a cui non riuscivo ancora a dare nemmeno un nome.
Mi ero pentito all’istante di aver pronunciato quella frase, a volte, anzi molto spesso, non rifletto prima di pensare, e queste sono le conseguenze.
Nami a quelle parole si era ammutolita di colpo, non ribattendo come suo solito, ed io per un breve istante ero felice di aver vinto, per la prima volta, un nostro battibecco. Di solito, quella mocciosa, riusciva ad avere sempre l’ultima parola e ne andava molto fiera, ma questa volta no, se ne era andata nella sua cabina saltando anche il pranzo, ne era uscita solo nel tardo pomeriggio quando il suo incarico da navigatrice di bordo la obbligava a darci le giuste indicazioni per sbarcare al meglio sulla nuova isola.
Ho sempre avuto la capacità di capire con un solo sguardo lo stato d’animo delle persone, con lei mi risultava anche abbastanza facile. Mentre buttavo l’ancora in mare incrociai il suo sguardo vacuo e sentii subito una morsa al cuore. Sapevo di aver sbagliato, di doverle chiedere scusa, ma il mio maledetto orgoglio me lo impediva. Mai dalla mia bocca sarebbero uscite le parole “scusa” o “ mi dispiace” ero stato educato così, non si era mai visto un samurai chiedere scusa e di certo io non sarei stato il primo.

Dopo cena il capitano decise di andare a fare un giro sulla nuova isola promettendo di non combinare casini, anche se nessuno in realtà gli credeva.
Così ci avviammo tutti per la stradina sterrata del paese. Quel luogo sembrava molto tranquillo, c’erano bambini che correvano per le vie del villaggio con in mano dei bastoncini con lo zucchero filato di ogni colore immaginabile, cosa che fece letteralmente impazzire di gioia il capitano e il piccolo medico che si fermarono alla piccola bancarella circa un’ora buona, svaligiandola di ogni golosità.
Mentre continuavamo a percorrere le vie poco affollate del villaggio, i nostri compagni, molto discretamente, continuavano a fissare prima me e poi Nami. La cosa mi dava letteralmente sui nervi, sentivo perfettamente le loro voci bisbigliare alle nostre spalle, facendomi pulsare freneticamente una vena sulla fronte.

-Ma cos’è successo a Nami?- chiese il piccolo medico affondando il nasino blu nello zucchero filato, aggrottando le sopracciglia preoccupato per la nakama.

-Credo che abbia litigato di nuovo con Zoro- disse Usop, il solito ficcanaso.

-Quei due non fanno altro che discutere dalla mattina alla sera, tutti i giorni, ma cosa gli succede?- intervenne il cyborg.

-Io voglio che facciano pace- sussurrò la piccola renna con gli occhioni tristi.

-Tranquillo piccolo medico, ho l’impressione che presto uno di loro due farà il primo passo per riappacificarsi- disse Robin accarezzando il capo del medico e puntando il suo sguardo indagatore su di me. Odiavo quando faceva quello sguardo, sembrava che sapesse sempre tutto, come una sottospecie di indovina, ma chissà se aveva anche capito ciò che il capitano provava per lei, credo che almeno questo le sfuggisse.

Dopo alcuni metri Rufy si mise a correre come un matto verso l’insegna di un locale che proponeva buona musica dal vivo e soprattutto, uno speciale menù di carne. A me non importava molto della musica o del cibo, l’essenziale era che possedessero una buona scorta di alcolici per scacciare questo stupido senso di colpa che mi attanagliava l’animo da dopo la litigata.

Entrammo così nel locale chiamato “Dreamer”.
L’ambiente era molto accogliente: il locale aveva uno stile molto rustico con pareti rivestite da pregiate assi di legno scuro alternate a lastre di pietre, ma risultava allo stesso tempo elegante con un’atmosfera molto piacevole grazie alle luci soffuse che rendevano il tutto un po’ “magico”.
Rufy senza preamboli si catapultò all’unico tavolo libero davanti al palco, e subito due camerieri si apprestarono ad apparecchiare e a portarci da bere, quel posto già mi piaceva!
Nami e Robin erano rimaste un po’ indietro rispetto a noi, parlottando tra di loro. Appena giunsero al tavolo gli unici posti liberi erano uno accanto a me ed uno accanto a quella fogna di Rufy. Robin con un sorrisino in volto si accomodò accanto a Rufy, lasciando a Nami il posto vicino al mio. La rossa contemplò la sedia per qualche secondo e poi, con una smorfia di irritazione, si sedette.
Osservai la mocciosa per qualche istante, senza farmi scoprire. Teneva la testa bassa e stringeva nervosamente il labbro inferiore tra i denti, come se si stesse trattenendo da fare o dire qualcosa.
Più la osservavo e più capivo che quella piccola testa rossa stava soffrendo, ma perché? Perché se l’era presa tanto questa volta? E perché io mi sentivo così male a vederla in quello stato?

Arrivarono cibo e alcool a volontà e, come se non bevessi da giorni, mi avventai sul boccale di birra che la cameriera mi aveva appena appoggiato davanti.
La freschezza della bibita dorata sembrò risanarmi l’animo, ma questa sensazione durò solo qualche breve secondo prima che lo sguardo triste della navigatrice fece capolino, di nuovo, nella mia mente.

Con un rumore secco al microfono, il cantante annunciò l’inizio della prima canzone.
Spostai il mio sguardo svogliato verso il ragazzo dai capelli neri raccolti in un’alta cresta e il corpo segnato da una miriade di tatuaggi che si intravedevano dalla maglietta nera che indossava. Il giovane era seduto su uno sgabello al centro del palco, sulla gamba destra teneva appoggiata una chitarra acustica. Con agilità fece scivolare la mano sinistra verso il manico per poi allungare le dita verso la tastiera e sistemarle su un primo accordo, seguito rapidamente da un altro ed un altro ancora.
La calda e profonda voce del ragazzo iniziò a risuonare in tutto il locale, seguito dal coro di due ragazze affianco a lui.
Tutti i clienti del locale ammutolirono, alcuni intenti ad ascoltare la canzone, ed altri, come il mio capitano e il cecchino, a mangiare senza sosta.
Osservai per qualche secondo quel pozzo senza fine di Rufy, chiedendomi per quanto avrebbe ancora mangiato, ma conoscendolo sarebbe andato avanti anche per tutta la sera. Sorrisi vedendo l’archeologa pulire dolcemente il viso pieno di sugo del capitano, per poi posare di nuovo il mio sguardo su di lei, su Nami.
I nostri occhi si incontrarono per una frazione di secondo prima che lei distogliesse lo sguardo di colpo e, i miei sensi di colpa ritornarono prepotenti ad attanagliarmi le viscere.

E’ da tanto che ti osservo
e non so il perché,
il mio sguardo ricade sempre su di te.
Le tue labbra, i tuoi occhi, ogni parte di te, è una droga per me
.


Le parole di quella canzone mi arrivarono come un richiamo. Il mio occhio scuro si concentrò per la seconda volta su quel ragazzo, ma soprattutto su quelle parole che sentivo così vicine.


Litighiamo, litighiamo, senza un perché.


Ho un sussulto a quella frase. Com’è possibile, sembra che quel ragazzino stia parlando della mia situazione con la mocciosa, ma questo è impossibile. Eppure, ultimamente non facciamo altro che litigare e in realtà non abbiamo mai un vero e proprio motivo scatenante.


L’amicizia tra di noi sta diventando un ostacolo, ma perché?
Tu mi guardi, io ti guardo, vorrei dirti mille cose, ma sai che non lo farò.
Non so cosa mi stia succedendo, mi sento strano.
Non è rabbia, non è dolore, e allora che cos’è?
Sarà amore?



Il mio occhio si spalanca, come se mi fossi reso conto solo ora di una verità che ho sempre saputo dentro di me.
Le parole di questa canzone mi fanno pensare, per la prima volta, al rapporto che ho con Nami.
Non so se possiamo considerarci veramente amici, sento che tra di noi c’è qualcosa di diverso dall’amicizia, ma non posso credere che sia… No!
Eppure, guardandola, mi sento strano, i battiti del cuore accelerano e la voglia di starle accanto sale come la voglia di assaporare le sue labbra…
Sono uno stupido, uno stupido buzzurro senza cervello, come mi chiama lei. Non ho mai capito, non ho mai realizzato che in realtà sono innamorato, sono innamorato di lei.

Non capisco come ho fatto a non comprenderlo prima.
Le litigate erano solo un modo masochista per starti vicino, adesso lo so,
ti amo dal primo giorno che ti ho incontrata…

Mi giro, ti guardo.
I tuoi occhi piangono e questo è una vera tortura per me
.



Il cantante si gira verso una delle coriste, una ragazza bionda con una treccia che le ricade morbida sulla spalla destra.
Le sorride e lei ricambia arrossendo, che loro due… che la canzone in realtà fosse la storia del loro amore?
Mi giro per l’ennesima volta verso Nami, chissà se anche lei ha letto tra le righe di quella canzone, trovandoci qualcosa di reale e personale. Non credo. Sta fissando con aria rabbiosa l’altra corista, una mora con un fisico molto prosperoso. Spostò lo sguardo da lei alla cantante e la vedo fissarmi e ammiccare, distolgo lo sguardo e vedo Nami stringere i pugni collerica. Sorrido a quella scena, che la mocciosa sia gelosa? Non ne ha motivo, quella corista non a chance contro la sua bellezza.
Con un ben calcolato assolo di chitarra il cantante si gira di nuovo verso il pubblico, cantando le parole che mi servono da spinta per abbattere l’orgoglio e farmi avanti.


Ma adesso ho capito,
adesso lo so,
ti amo e rimedierò.




Sì, devo rimediare. Non posso più restare qui ad aspettare, a far finta di niente, di non provare niente.
Mi alzo con uno scatto lasciando i miei compagni, e qualche cliente, un po’ perplessi, ma non mi interessa, io ho occhi solo per lei.
Mi paro davanti a Nami e lei mi guarda rabbiosa.

-Levati idiota!- mi ringhia contro.

-Devo parlarti, subito!- dico convinto sempre più di ciò che sto per dire e, per fare.

Vedo la sua aria sbigottita ed alterata allo stesso tempo. Robin dal canto suo cerca, in silenzio, di dare un suggerimento alla compagna, spingendola lievemente dalle spalle per alzarsi.
Nami anche se ancora poco convinta, si alza guardandomi in cagnesco.
D’istinto la prendo per la mano e la conduco fuori dal locale.
Ora siamo solo io e lei. Ci siamo lasciati alle spalle tutto e tutti, la musica, i nostri compagni, siamo soli.
I suoi dolci occhi caramello mi guardano speranzosi, che abbia intuito qualcosa? Di certo è sempre stata più sveglia di me.

-Allora cosa vuoi buzzurro?- mi chiede, non ritirando la mano ancora prigioniera della mia stretta.

Con il pollice le accarezzo il palmo della sua piccola mano e, inizio a parlare –Scusa, scusa per prima, per quelle parole!-
Chi l’ha mai detto che un samurai non può scusarsi, e se così fosse allora io sarò il primo, perché di certo non voglio perderla per colpa del mio orgoglio. Certamente questa sarà la prima e ultima volta che le dirò queste parole, ma lei sa quanto sia difficile per me.
Leggo lo stupore nei suoi occhi, non se lo aspettava.

-tu non sei insignificante, anzi significhi molto per me…- dico sentendo l’imbarazzo crescere dentro di me.

-Buzzurro…- dice con tono dolce.

Le sue labbra si aprono in un fantastico sorriso e i suoi occhi splendono come il sole nel cielo di mezzogiorno.
Non sono bravo con le parole, vorrei dirle tante cose, e forse un giorno lo farò, ma per adesso preferisco agire, d’altronde è quello che so fare meglio.
Avvolgo la sua vita con un braccio e l’attiro verso di me. La vedo arrossire leggermente e sorrido prima che le mie labbra si poggino sulle sue, morbide e carnose.
Il bacio è dolce, profondo e pian piano si fa sempre più passionale.
Nami inserisce le sue affusolate dita nei miei capelli, stringendoli appena, ed avvicinandosi così di più al mio viso.
Non so come descrivere questo momento. Mi sento in pace, in pace come non mai. Sento di aver realizzato un sogno che ho sempre custodito nel cuore senza saperlo. Adesso il senso di colpa è come sparito, dileguato, ha lasciato il posto ad una sensazione di pace, di amore.

Un cliente un po’ alticcio esce dal locale barcollando, lasciando per qualche istante la porta del locale semi aperta. La musica per un breve istante ci avvolge, con le ultime parole di quella canzone che mi ha aperto il cuore.


Ti amerò sempre, ti proteggerò sempre,
sei l’unica per me, amore mio.








ANGOLO AUTRICE:

Se vi state chiedendo cos’è questa roba qua sopra, bè vi rispondo subito, è una schifezza di shot! Come alcuni di voi sapranno non sono affatto brava a scrivere one shot, e si può capire da quei due schifii pubblicati tempo or sono! Lo so, avevo detto che non ne avrei più scritta una, e soprattutto una song fic, ma io stessa mi contraddico sempre quindi, abbiate pazienza!
Che dire non so se definirla una song fic perché in realtà la canzone all’interno non è una canzone famosa, ma uno obrobrio uscito dal mio cervellino!
Spero che Zoro non risulti troppo Ooc fatemi sapere il vostro giudizio così da cambiare, in caso, l’avvertimento nella pagina iniziale.
Bè questa è comunque il mio tentativo per augurare un buon Zonami day a tutte le Zonamiste! Spero che il tentativo vi sia piaciuto almeno un pochino!
Fatemi sapere cosa ne pensate se vi va!
Un bacione Kiko

   
 
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