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Autore: TheShippinator    14/02/2014    4 recensioni
Gli Hale devono partire subito dopo aver sconfitto il Darach, ma Peter e Cora decidono di parlare con Derek, prima, e spiegargli quello che in realtà è successo tra lui e Jennifer. Derek capisce, quindi, che prima di andare via ha ancora una cosa da fare: un regalo per l'unica persona che, a quanto pare, sente il bisogno di proteggere.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cora Hale, Derek Hale, Peter Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Derek Hale aveva un problema.
Derek Hale aveva sempre avuto un problema con l’amore. Non nel senso romantico del termine, ma in quello sfigato. Su una scala da uno a dieci, dove uno rappresenta un single sovrappeso e con acne adolescenziale alla veneranda età di quarant’anni, che ancora vive con la madre e si chiude in camera per farsi una sega con un porno, e il dieci rappresenta i vecchietti che si tengono per mano sulle panchine dopo aver festeggiato cinquant’anni di matrimonio, Derek Hale, probabilmente, stava sotto lo zero.
Non aveva problemi di acne adolescenziale, okay, non viveva con la madre solo perché era morta e non si doveva chiudere in camera per farsi una sega davanti ad un porno, questo era vero, ma la sua situazione era decisamente catastrofica.
La sua prima ragazza era morta, uccisa da lui in seguito al rigetto del morso di un Alpha, tra le sue braccia; la prima donna della quale di era davvero fidato dopo anni, si era rivelata essere una cacciatrice di Mannari ed aveva dato fuoco alla sua casa ed alla sua famiglia; l’ultima donna con la quale aveva condiviso qualcosa era, in realtà, una sorta di druida zombie probabilmente più vecchia di lui, davvero brutta e completamente psicopatica.
C’era, però, qualcosa di positivo in tutto questo: Derek non provava sentimenti per Jennifer, la druida zombie psicopatica.
Si era accorto che non l’amava, e non l’aveva mai fatto, quando aveva scoperto tutto di lei. I suoi ricordi erano avvolti da un vago senso di torpore, erano confusi. Sapeva di aver provato certe emozioni, in sua compagnia, ma quando provava a pensarci ricordava solo sensazioni fisiche e disgusto, dopo la scoperta del suo vero aspetto. Tutto l’amore che avrebbe dovuto provare, per lei, era scomparso così come arrivato. Derek aveva bisogno di passare del tempo per conto suo con gli unici due membri della famiglia che gli fossero rimasti: suo zio Peter e sua sorella Cora.
Aveva già finito di riempire degli zaini con tutto il necessario, ma non troppo, e la mattina dopo, di buon’ora, tutti e tre sarebbero partiti. Peter e Derek avrebbero lasciato Cora in Sud America, dal branco che l’aveva adottata quando si erano separati tanti, troppi anni prima, poi avrebbero preso un’altra strada.
Derek aveva bisogno di stare da solo con lo zio, di parlare con lui e di parlare con sua madre, anche se ancora non sapeva come.
Si voltò, sentendo un lieve bussare sullo stipite della porta della sua camera, quindi si voltò per incontrare, con lo sguardo, la figura di Peter.
«Pensavo fossi Cora.» disse piano Derek, squadrandolo con sospetto. Non si fidava ancora completamente di lui e sapeva di non avere torto.
«Come ti senti?» domandò Peter, avanzando nella stanza e sedendosi sul letto, di fianco ad uno zaino colmo di vestiti.
Derek fece spallucce ed abbassò lo sguardo, sedendosi dall’altra parte dello zaino, sempre sul letto ed alla sinistra di Peter.
«Deluso. Preso per il culo un’altra volta. Arrabbiato… mi chiedo perché continuo a provarci.» disse il ragazzo, forse esponendosi un po’ troppo. In quel momento, però, gli era concesso aver bisogno di suo zio e non di Peter, colui che aveva ucciso per diventare Alpha?
«Anche tu meriti di passare la tua vita con qualcuno, Derek… solo che sei stato molto sfortunato fino ad ora e non hai ancora trovato il tuo compagno o la tua compagna.» rispose Peter.
Derek aggrottò le sopracciglia e si voltò verso lo zio.
«Zio, sono stato solo in un paio di gay bar ed ero a New York. Ed è successo dopo Kate Argent. Pensavo di voler smettere con le donne, è… davvero importante in questo momento?» domandò Derek, imbronciato.
«Certo che lo è! Non mi sembra di ricordare che tu poi ti sia lamentato, no? So solo che, fuori da quei bar, tu non ci hai mai provato volontariamente con un uomo. Non è nemmeno detto che tu debba “chiudere con le donne”. Hai fatto delle pessime scelte, e tutte femminili, questo non lo puoi negare, ma forse è stata solo sfortuna.» disse Peter, facendo spallucce. «Forse non vuol dire che devi mettere da parte, momentaneamente, la tua eterosessualità ed abbracciare il lato femminile del tuo essere, forse vuol dire che, senza nemmeno saperlo, già l’hai fatto.»
Derek scosse lentamente il capo, cercando di seguire il discorso dello zio. Era sarcasmo quello, vero? «Mi stai dicendo di provarci con un uomo?» domandò Derek.
«Ti sto dicendo che, per quanto mi hai raccontato e per quanto ne so, Jennifer ha capito cose, di te, che nemmeno tu avevi compreso. Era furba, sai? Molto. Non te ne sei accorto, forse, ma tutto intorno alla casa, da almeno un mese, ci sono mucchietti di erbe bruciate, qua e là, e simboli druidi disegnati per terra e sugli alberi. Se non passassi tutto il giorno a fare flessioni e litigare con Mannari ciechi…»
Derek si alzò di scatto, avvicinandosi velocemente allo zio e ringhiandogli contro con gli occhi azzurro acceso.
«Non ci provare, stavo cercando di salvare il culo a tutti, anche a te!» esclamò, mentre lo afferrava per il bavero e lui sollevava le mani, fissando i denti di Derek.
«Non ti sto accusando! Sto dicendo che quella druida ti ha tenuto in pugno fin dall’inizio. Ha insinuato, in te, ricordi che non esistono e sentimenti che non provavi per avere accesso a te e al branco di Scott.» esclamò Peter, mentre Derek si allontanava un po’ ed allentava la presa.
«Come, scusa?» chiese Derek, con voce sottile.
«Mi hai raccontato di averle salvato la vita. Mi hai raccontato come lei ti ha salvato la vita, dopo che tutti pensavano fossi morto… Derek, tu non hai fatto quelle cose. Nessuno ha visto Jennifer nella scuola, quella notte, quando dici di averla salvata da Boyd e Cora. Non era lì. E quando ti ha portato qui e ti ha curato, l’ha fatto senza poi farsi te. E sai come lo so? Perché io sono stato l’unico che, dopo la seconda incursione di giovani licantropi inesperti e cacciatori di mannari, ha ben pensato di mettere delle maledette telecamere in questa casa!» esclamò quindi Peter, alzandosi in piedi ed allontanandosi da Derek, che lo guardò sconvolto ed ancora più confuso.
«Come fai a…?»
«Hai dormito tutto il tempo. Ho una registrazione. Fidati di quella, se non ti fidi di me. Dici che non ti ricordi bene… è perché il Darach è morto e il suo incantesimo comincia a sciogliersi.» disse Peter, respirando pesantemente. «Jennifer aveva visto qualcosa, nella tua testa, ed aveva trasformato l’attenzione e la premura che hai per qualcun altro in quella che a lei andava comodo che tu avessi per lei.»
Derek ringhiò di nuovo e si sfogò contro il muro, lasciandovi l’impronta delle sue nocche sopra.
«Non c’è nessuno! Nessuno con il quale io sia premuroso. Sono bugie, mi sono fatto abbindolare di nuovo! Io… io…» gridò Derek, respirando sempre più forte.
«Non è vero, Derek! C’è qualcuno con cui sei più protettivo.» la lieve voce femminile che lo interruppe lo fece voltare verso la porta di nuovo. Cora si stagliava sulla soglia e stava avanzando verso di lui. Gli afferrò il pugno e lo strinse tra le mani.
«Frequenti quasi solo lupi mannari, Derek. Le persone che conosci sanno tutte badare a loro stesse. Tranne uno. Tutti vi preoccupate per lui, perché è l’unico che davvero non avrebbe una sola possibilità, se si ritrovasse contro qualcuno… come noi.» disse lei, sorridendo lievemente. «Io lo trovo anche piuttosto carino. Se non fosse che parla un po’ troppo spesso di te.»
Derek sollevò le sopracciglia.
«Stiles?» domandò solamente, permettendo alla sorella di giocare con le sue dita, che lei stava intrecciando con le sue.
«Mi ha praticamente salvato la vita e quante volte l’ha salvata a te? Me l’hai raccontato… è inutile che lo neghi, a lui ci tieni.» disse lei, voltandosi a fissare Peter, che fece spallucce ed annuì.
«Sono… stupidaggini. Io non tengo a nessuno di loro. E anche se ci tenessi, sarebbe meglio che non lo facessi, visto che tutte le persone a cui tengo sono morte, pensavo che lo fossero o presto lo saranno.» pronunciando le ultime parole, si voltò a ringhiare verso Peter, quindi strattonò la mano stretta nella presa della sorella, liberandola, e si affrettò ad uscire dalla stanza.
«Lo capirà. Gli ci vorrà del tempo, ma lo capirà.» disse Peter, dopo alcuni secondi di profondo silenzio.
«Perfino Jennifer l’aveva capito.»

Camminare di notte, al buio, nella foresta non era propriamente cosa nuova, per Stiles, solo che di solito lo faceva in compagnia di Scott o qualche altro membro di quello che, ormai, avevano tutti imparato a chiamare “branco”.
Era strano per lui, un essere umano, pensare di far parte di un gruppo che equivaleva ad una sorta di famiglia, ma non gli dispiaceva affatto. Quello che gli dispiaceva, invece, era stare lì al buio, ed anche vagamente al freddo, aspettando che Derek si facesse vedere.
Non sapeva perché gli aveva chiesto di farsi trovare lì, in quel punto della foresta e, soprattutto, così presto. Fissò la macchina scura, parcheggiata poco distante da lui, e la riconobbe come quella di Derek. Si trovava a pochi metri da un largo sentiero nel bosco e sapeva di non essere distante dalla strada, visto che poteva vagamente sentire, ogni tanto, una macchina sfrecciare poco lontano.
«Stiles?»
Il ragazzo si voltò, tirando giù il cappuccio della felpa rossa che aveva indosso. Derek stava a meno di un paio di metri da lui, cosa che procurò al ragazzo un vero e proprio infarto. Non cadde solo perché l’altro lo sostenne afferrandolo prontamente per un braccio, ma sobbalzò forte.
«Derek! Cavolo! Devi smetterla di comparire così all’improvviso, prima o poi ammazzerai qualcuno!» esclamò Stiles, sospirando forte e fissando, poi, l’altro. «Come mai mi hai fatto venire qui a quest’ora? Ti ricordo che tra quattro ore devo essere a scuola e sono sveglio dalle tre di notte: se il mio rendimento scolastico calerà, la riterrò personalmente colpa tua.»
Derek non sorrise né commentò le parole di Stiles, solo tolse la mano destra da dietro la schiena e la tese verso di lui. Tra le dita stringeva un pacchetto lungo e sottile, una semplice carta da pacchi marrone, nessun fiocco, nessun biglietto.
Stiles l’afferrò e lo fissò enigmatico.
«Cos’è?» domandò, senza nemmeno aspettarsi una risposta.
«Io, mio zio Peter e Cora partiamo tra un’ora. Lasciamo Beacon Hills per un po’, abbiamo bisogno di fare alcune ricerche.» disse invece Derek, lasciando il pacco non appena le dita di Stiles andarono a stringerlo.
«E lo stai dicendo a me perché…?» domandò Stiles sospettoso, cominciando a strappare la carte ed adocchiando Derek.
«Sei debole, gracile e troppo umano. Sei l’elemento più vulnerabile del branco.» rispose Derek con semplicità, facendo spallucce.
«Beh, grazie, Derek, tu sì che sai come fare i complimenti a qualcuno…» borbottò il ragazzo, interrompendosi ed esibendosi in uno sbuffo scocciato.
Derek non disse nulla, rimase in silenzio e continuò a guardare Stiles, il quale ricambiò il suo sguardo quasi in maniera ostinata.
Restarono a fissarsi, finché Stiles non sbuffò di nuovo e tornò a scartare il pacco, rivelando una piccola scatola sottile. Ne aprì il lato più piccolo, rovesciandola interamente per far scivolare fuori qualunque cosa vi fosse contenuta.
«È una mazza da baseball in alluminio. L’ho riempita di sabbia per renderla più pesante, ma dovresti poterla manovrare abbastanza bene. Quella di legno l'hai rotta e l'altra è ancora nel Nemeton, quindi...*» spiegò Derek, fissando la mazza grigia, il quale manico era stretto tra le dita di Stiles.
Il ragazzo rimase in silenzio, fissando l’oggetto e soppesandolo. La sollevò, sbuffando lievemente, e provò a mulinarla un paio di volte, lontano dalla portata dei loro nasi.
«È pesante, ma non è così difficile da usare… grazie, ma… come mai?» domandò di nuovo Stiles, tornando a fissare Derek, con meno ostilità questa volta, e lasciando cadere a terra la scatola vuota. Il suo sguardo sembrava, comunque, più incuriosito che altro.
«Sei il membro…»
«… più debole del branco, lo so. Possiamo saltare quella parte ed arrivare al punto in cui mi dici che mi strappi la gola con i denti?»
«No.»
La voce di Derek era chiara, sicura, tanto che le sopracciglia di Stiles si sollevarono in fretta per la sorpresa.
«Ti ho comprato quella mazza da baseball perché sei il membro del branco… che sento di… dover proteggere di più.» disse Derek a voce bassa ed occhi chiusi rivolti verso il terreno.
L’altro rimase in silenzio, stringendo il manico della mazza da baseball tra le dita.
«Mi hai salvato la vita più di una volta e sai che non sono propriamente… una persona che dice grazie. Però ti sono riconoscente e… non mi va qualcuno ti faccia fuori mentre sono via. È un piacere che spetta a me.»
Stiles fece un mezzo ghigno.
«Ah, questa era una battuta, vero? Hai fatto una battuta, pensavo che ci fossi allergico!» esclamò Stiles, sollevando un gomito e cercando di punzecchiarlo. Derek, per tutta risposta, sollevò lo sguardo e lo posò sull’altro, come a sfidarlo a toccarlo. Stiles arretrò di mezzo passo.
«Hai regalato una mazza da baseball anche a Scott ed Isaac?» domandò quindi, deglutendo pesantemente ed abbozzando un altro mezzo sorriso.
«Loro possono proteggersi da soli. Tu… voglio solo che tu abbia una mezza possibilità di farlo, così magari non toccherà ancora a me, quando sarò tornato.» concluse Derek, sollevando lo sguardo al cielo. Stava chiaramente scherzando, nascondendo parole che non sarebbe mai riuscito a pronunciare, ora come ora, dietro al sarcasmo.
Restarono in silenzio qualche secondo, quindi Stiles prese la parola nuovamente.
«Quanto… quanto starete via?» domandò quasi sottovoce, facendo dondolare la mazza da una mano all’altra, come se non pesasse tanto.
«Non lo so… un mese, forse due. Magari di meno.» sussurrò Derek in risposta.
Di nuovo silenzio. Stiles riusciva a sentire gli zampetti di chissà quale animaletto notturno tutt’intorno a lui, nel sottobosco, anche se la lieve luce lunare che filtrava tra i rami degli alberi non era sufficiente a farglieli scorgere. Era abbastanza, comunque, per illuminare appena la figura del mannaro di fronte a lui.
«Beh… beh, farei meglio a tornare a casa e dormire un po’, prima… della scuola.» intervenne ancora Stiles, abbassandosi a recuperare la scatola vuota e la carta da pacchi. Derek si limitò ad annuire.
«Fatti sentire, okay? E… grazie.» aggiunse, sollevando lievemente la mazza da baseball. Derek annuì di nuovo.
«Immagino che non otterrò altro che un cenno del capo, come saluto.» scherzò il ragazzo, e Derek sorrise appena.
Si fissarono ancora, per quello che forse fu un minuto intero, prima che Stiles si portasse in avanti, interrompendo quel momento così strano ed imbarazzante.
«Oh, avanti, dammi un abbraccio, lupo cattivo. Sarà meglio che ne approfitti ora, senza la tua protezione questo Stiles potrebbe non esserci più, quando tornerai, nonostante il tuo regalo.» esclamò, avvolgendolo velocemente con le braccia in vita e stringendolo appena.
Quando fece per allontanarsi -dopo solo alcuni veloci secondi-, però, Derek lo strinse lievemente, tenendolo vicino a sé qualche attimo in più, prima di decidersi a lasciarlo andare.
«Abbi cura di te, Stiles.»
«Mi mancherai, Derek, sei sempre l’anima della festa.»
Stiles sollevò la mazza fino al volto, mimando un saluto militare con quella, prima di voltare le spalle al mannaro ed immergersi nella foresta, per tornare alla sua jeep.
Derek continuò a vegliare su di lui, attendendo di sentire il motore della sua macchina prendere vita, prima di montare di nuovo sulla sua per andare a prendere Peter e Cora.

* ho dato per scontato che la mazza di alluminio che Stiles usa per tenere su il soffitto del Nemeton, sia stata lasciata lì, perchè se l'avesse tolta mentre uscivano, il soffitto sarebbe crollato. Quindi, tecnicamente, quella mazza è ancora là. L'ho dato per scontato mentre scrivevo, poi ho pensato che fosse il caso di specificarlo.

Ciao a tutti! Piccola Shot sviluppata quasi per sbaglio, ma secondo una richiesta fattami dalla mia Giusy <3 Grazie Giusy per lo spunto e grazie Alexa per aver beato la shot ed avermi aiutata così tanto! (Ovviamente, ormai, è un mio headcanon che la mazza di Stiles gli sia stata regalata da Derek e, a meno che non dicano come se l’è procurata, per me sarà così per SEMPRE SEMPRE SEMPRE).

Lasciatemi il vostro parere, se volete, e se invece preferite insultarmi per le mie ff precedenti o fare due chiacchiere, vi lascio il link della mia Pagina d'Autore su fb (Cliccate pure qui)!
Se volete contattarmi potete farlo anche su Twitter (The Shippinator), su Tumblr (TheShippinator (Ship All The Characters!)) e su Ask (Andy TheShippinator)

Un bacio, Andy <3

  
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