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Autore: JessyR89    14/02/2014    5 recensioni
Dal testo: “ sai che giorno è oggi?” gli sorrideva in maniera particolare, un sorriso di pura euforia, che Jace non riusciva a capire. Si mordeva il labbro in frenetica attesa di una risposta.
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“È il 14 febbraio, la festa degli innamorati…come noi!” le sue guance si erano colorate leggermente di rosso. Abbassò lo sguardo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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“ehi stai dormendo?” Clary era accoccolata sul petto di Jace e lo guardava con una strana luce di eccitazione negli occhi.
“adesso non più!” Jace aveva ancora gli occhi pieni di sonno e non era ancora del tutto sveglio, ma le dita fredde di Clary, che gli sfioravano il petto, lo fecero sussultare e aprire gli occhi. Il sole che entrava attraverso le tende creava come un’eclissi intorno alla testa di Clary, davanti a lui, in direzione della luce. Il rosso dei suoi capelli creava un alone scarlatto, mentre il suo viso restava in ombra. Ma anche in quell’ombra Jace poteva notare le sue lentiggini che tanto amava e i suoi occhi furbi.
“sai che giorno è oggi?” gli sorrideva in maniera particolare, un sorriso di pura euforia che Jace non riusciva a capire. Si mordeva il labbro in frenetica attesa di una risposta.
“ Venerdì?” rispose di gettito, cercando di ricordare qualcosa che in quel momento gli sfuggiva. Vide Clary alzare gli occhi al cielo, senza smettere di sorridere e sospirare.
“È il 14 febbraio, la festa degli innamorati…come noi!” le sue guance si erano colorate leggermente di rosso. Abbassò lo sguardo.
Jace le sollevò il viso e le mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio, dietro la quale la ragazza cercava di nascondersi.
“ Davvero i mondani hanno una festa degli innamorati? E che si fa?” Jace era un po’ sorpreso, Clarissa lo stupiva sempre con qualche ricorrenza mondana della quale lui non era a conoscenza e spesso si trovava in difficoltà.
“ Non hai mai sentito parlare di San Valentino? Beh, in genere so che ci si scambia dei regalini e ci si sbaciucchia tutto il giorno” si sporse verso di lui, baciandogli leggermente le labbra. Continuava a guardarlo con occhi sognanti, era il suo primo San Valentino ed era molto eccitata all’idea di passarlo con Jace. Si appoggiò con le braccia incrociate sul petto del ragazzo.
Purtroppo Jace non reagì come si aspettava. Le afferrò le braccia, stringendole forte. I suoi occhi erano come due vampe di fuoco, l’espressione dura sul viso e la mascella contratta.
“San Valentino?” fece uno sbuffo beffardo "mi stai prendendo in giro? Trovo abbastanza ridicolo che il nome di Valentine sia associato a una festa per gli innamorati, lui che non ha fatto altro che inculcarmi nel cervello per anni che amare è da deboli, che amare significa distruggere ed essere amati significa essere distrutti! E io dovrei festeggiare una stupida festa mondana che porta il suo nome? Mi dispiace Clary, festeggeremo da domani fino alla fine dell’anno, se ti fa piacere, ma non chiedermi questo!”  
Clary rimase interdetta per pochi secondi di fronte a quella reazione. Si sentiva come svuotata, umiliata, come una bambina che viene rimproverata di fronte a persone estranee. Sentiva le sue guance calde, le mani strette a pugni per resistere alla stretta di Jace sulle sue braccia esili. Era stata cosi stupida a non pensarci. Si era fatta trasportare dalle fantasticherie romantiche e non aveva pensato a quello stupido nome.
Sentì la presa allentare, Jace sembrava mortificato, non voleva ferirla e si maledì per quella reazione cosi dura. “mi dispiace…” cominciò, il viso aveva perso quella smorfia di dolore e i suoi lineamenti si erano ammorbiditi, ma gli occhi restavano velati di profonda tristezza.
"non fa niente, scusami Jace, io non ci avevo pensato….” gli passò una mano sul viso e gli spostò una ciocca ribelle bionda all’indietro.
“ Clary, sei sicura?” Jace le prese la mano tra i suoi capelli e ne intrecciò le dita.
Annuì leggermente con un piccolo sorriso. “ si figurati e poi è una stupida festa commerciale mondana, a me basta che tu sia felice e per me è sempre la festa degli innamorati!”
Jace le diede un lieve bacio sul naso “ vado a vestirmi, ti aspetto giù per la colazione”
Clary si alzò dal letto e si avviò in bagno. Si guardò allo specchio, esaminò il suo viso arrossato, gli occhi lucidi, il labbro serrato tra i denti. Aveva il respiro un po’ affannato, il groppo in gola le faceva quasi male. Non si aspettava che Jace le dicesse quelle cose, eppure sapeva quanto avesse sofferto.
Aprì l’armadietto delle asciugamani e tirò fuori il piccolo orsetto di peluche, con un cuore rosso con scritto I LOVE YOU e la scatola di cioccolatini che aveva comprato per Jace e che aveva nascosto in bagno per evitare che li trovasse prima del dovuto. Li strinse tra le mani finchè le dita non le divennero bianche e le cominciassero a tremare. Si sentiva patetica, si era immaginata quel giorno come una ragazzina mondana alla prima cotta, che non vuole altro che una giornata tutta mielosa con il suo ragazzo. Jace era diverso, se amava era in una maniera unica e di certo il suo amore, rinato cosi a fatica dalle ceneri nelle quali Valentine aveva trasformato i suoi sentimenti e la sua capacità di amare, non meritava di essere trattato come un mezzo per smancerie e peluche. Eppure non capiva perché si sentiva cosi ferita. Gettò il suo regalo nel cestino del bagno, lasciandosi andare a lacrime amare.
 
“Clary, sei qui?” Jace non riusciva a trovarla, aveva aspettato quasi un’ora in cucina per la colazione, ma lei non era ancora scesa. Tornò a cercarla in camera, ma non era li. Tutto era ordinato, il letto fatto, le tende aperte, la tenuta da Cacciatrice ripiegata e sistemata nell’armadio. Non riusciva a capire dove potesse essere andata. Si avvicinò alla porta del bagno, che era socchiusa, e bussò piano. “ Clary? sei li dentro, è tutto ok?” nessuna risposta.
Jace aprì lentamente la porta.  La preoccupazione gli si stampò in faccia. Il bagno era vuoto. Cominciava a fare mille pensieri, a passarsi le mani convulsamente tra i capelli e guardarsi intorno in cerca non sapeva nemmeno lui di cosa. E poi lo vide. Il piccolo orsetto beige con un cuore tra le zampe. Una morsa gli attanagliò lo stomaco. Prese il peluche e notò la scritta I LOVE YOU sul cuore e il piccolo bigliettino, legato con un nastrino rosso alla zampa dell’orsetto: Buon San Valentino, amore! Era la calligrafia di Clary, aveva comprato quel pupazzo per lui e dopo quello che le aveva detto su San Valentino, lei l’aveva buttato.
“ sei un idiota, sei un idiota……IZZY!!!” percorse il corridoio dell’Istituto in poche falcate. Isabelle era sulla porta della sua stanza, con una maschera d’argilla verde sul viso.
“che urli? Che vuoi?” aveva un’espressione infastidita, teneva le braccia incrociate goffamente a causa dell’accappatoio doppio sulle maniche. Portava anche un’ asciugamano come un turbante in testa.
“ ma che diavolo stai facendo?” Jace era stupito ma allo stesso tempo divertito dalla presenza di Isabelle.
“ sai che giorno è oggi, genio? È San Valentino e io mi devo incontrare con Simon tra 3 ore. Devo sistemarmi. Oooh ma che carino quel pupazzo, è per Clary?” anche Isabelle era stata catturata da quella festa mondana. Lei che con l’amore non avevano mai avuto un rapporto idilliaco. Invece adesso con Simon, si era completamente trasformata in romanticona.
Jace sospirò triste e raccontò tutto quello che era successo a sua sorella che lo ascoltava con un’espressione tra l’indignato e il triste. “Entra!”
 
Clary entrò nella sua camera dell’Istituto nel tardo pomeriggio, si era rifugiata a casa da sua madre, aveva evitato Jace di proposito, aveva sicuramente notato il suo sguardo ferito quella mattina e non voleva che cominciasse con le sue scuse continue. Non aveva voglia di tornare sull’argomento.
Apparentemente la sua stanza era cosi come l’aveva lasciata quella mattina, tranne che per l’orsetto che aveva gettato sul letto, accanto alla scatola di cioccolatini, aperta  e mancante di alcuni, e di Jace, in piedi vicino al letto, con un mazzo di rose rosse in mano che le sorrideva. Clary era stupita dal gesto, era senza parole ed era decisamente confusa.
“ Sono per te” Jace le allungò le rose che lei prese molto delicatamente, odorandone una. Erano bellissime, rosso scuro, stelo lungo. “ I cioccolatini sono buonissimi, scusa ma non ho resistito”. Era un po’ impacciato, Jace non era assolutamente il tipo di ragazzo da gesti romantici. Lui aveva il potere di scioglierti il cuore con le parole. Era capace di dichiarare quello che provava nel modo più dolce e diretto che ci possa essere. Poteva avvolgere la tua anima nel suo amore con solo una parola.
“Grazie, sono bellissime! Io credevo….” Jace non le diede modo di terminare la frase, perché la stava baciando, stringendosela contro. Le rose impedivano un abbraccio completo, cosi Jace prese le rose dalle mani di Clary, le sistemò nel vaso già pronto sulla scrivania, aveva pensato proprio a tutto, e la riprese tra le sue braccia. Si scambiarono un bacio lungo, le loro lingue danzavano, le mani di Jace erano strette sui fianchi di Clary, che invece teneva le dita tra i suoi capelli biondi. Un piccolo gemito scappò dalle labbra di Clary quando Jace le afferrò una coscia e la spinse contro la parete, poggiando il suo corpo contro il suo. Improvvisamente Jace aprì gli occhi, staccandosi a malincuore da Clary, le accarezzò le labbra con un dito, scendendo sul collo. “Vieni!” le sussurrò all’orecchio prima di prenderla per mano e tirarsela dietro fuori dalla stanza.
La palestra era vuota e poco illuminata, ma un chiarore azzurro proveniva dalla parete accanto alle lance. Era un portale. Jace si avvicinò al tavolo di legno scuro sulla destra e indossò la sua giacca pesante.
“ho portato anche il tuo cappotto, mettitelo!” le porse anche una sciarpa color panna e un baschetto dello stesso colore. Sembrava parecchio euforico. Aveva un’espressione compiaciuta mal nascosta.
“Jace ma che sta succedendo?” Clary non riusciva a capire il comportamento del ragazzo.
“Fidati di me” la prese per mano e insieme si avvicinarono alla luce azzurra del portale aperto. Jace strinse la presa sulla mano di Clary e, dopo un breve sguardo, se la strinse al petto e attraversò il portale.
L’aria era molto fredda, soffiava un leggero vento, pungendo la pelle come aghi di ghiaccio. Si ritrovarono all’interno di una stanza buia che dava su un piccolo spaziale, circondato da una ringhiera di ferro, di fianco a una strada. Clary si voltò verso Jace che la osservava con le mani in tasca e un sorriso sul volto “Dove siamo?”
Jace la condusse verso l’uscita.  Dalla piccola piazzola, si poteva vedere, al di la della strada, un fiume, colorato di colori chiari, dal rosa all’arancione, il tramonto che si stagliava sulle acque, costeggiato da alberi spogli e particolari battelli legati sulle sponde.
Jace la tirò a sé, le circondò le spalle con un braccio e insieme si avviarono verso una scala di grigia pietra, dall’architettura classica, con in cima un grande leone di marmo. Arrivarono in una strada dove su ciascun lato di essa, sui marciapiedi, si stagliavano due imponenti torrioni con due figure d’oro in cima.
“Benvenue à Paris, mon amour” Clary sgranò gli occhi, era estasiata, aveva sempre sognato di visitare Parigi e non potè far a me di notare quanto Jace fosse sexy quando parlava francese.
“ Parigi?” un sorriso illuminò il viso di Clary.
Jace la baciò teneramente, intrecciò le loro mani e si diressero verso destra.
“ Questo è il ponte Alessandro III e quello è Le Grand Palais” Jace camminava stringendo Clary e indicandole i vari monumenti.
Il cielo cominciava a imbrunirsi, l’azzurro si stava trasformando in un blu scuro che sfumava verso il nero. Il ponte, il più elegante di Parigi, con il suo stile Art Nouveau  e le sue decorazioni in color oro e bronzo di cherubini, cavalli alati e ninfe, si illuminò nei suoi magnifici lampioni neri, mentre la città si illuminava a sua volta.
“ mi dispiace per stamattina, non avrei dovuto reagire in quel modo, ho esagerato!” lo sguardo di Jace era fisso sulla Senna, attraversata dai bateaux mouches, carichi di persone. Per la prima volta, Clary notò che Jace aveva difficoltà a guardarla negli occhi.
“Jace hai fatto tutto questo solo per chiedermi scusa?” Si fermarono sotto un lampione, Clary si appoggiò contro il muretto a colonnine di pietra del ponte, afferrò il ragazzo per la giacca e lo attirò a sé. Gli mise le braccia intorno al collo e lo baciò. “ti amo, solo l’Angelo sa quanto” gli mormorò sulle labbra. “ non hai nulla di cui scusarti, questo va ben oltre il San Valentino che avevo immaginato”
Jace sorrise “e non è ancora finita….”

La stanza 652 era illuminata da una luce brillante derivante dalle lampade sui muri, ricoperti da una carta da parati elegante beige e dai ricami gialli. Il mobilio, stile classico, di un marroncino chiarissimo, era accostato a un enorme letto a baldacchino, al centro della stanza, dalle coperte di raso. Uno scatolo bianco rettangolare, con un fiocco rosso, era posato su di esso.
“quello è per te!” Jace era sulla porta e osservava Clary che continuava a far cadere lo sguardo su ogni particolare della stanza a bocca a aperta.
“ Jace, sto sognando vero? È tutto cosi….” Non trovava le parole, l’eccitazione le bloccava il respiro. Si diresse verso il letto e poggiò le dita sullo scatolo, era indecisa su cosa fare, non sapeva cosa aspettarsi.
“ Non aprirlo qui, va in bagno” le mani di Jace le scorrevano sulle braccia che poteva sentire perfettamente, nonostante il tessuto del cappotto. Il suo fiato le solleticava l’orecchio, facendola rabbrividire. Clary si voltò con un sopracciglio alzato guardandolo con uno sguardo interrogativo, ma al contempo malizioso. Gli stampò un leggero bacio sulla guancia “ arrivo subito” e scomparve dietro la porta chiara del bagno.
“sapevo che non era farina del tuo sacco” Clary uscì dal bagno dopo pochi minuti fasciata in un lungo abito rosso di seta, ricamato con perline nere, portava i capelli legati e alte decolté nere. Le parole le morirono in gola vedendo Jace elegantissimo, indossava un completo scuro, camicia bianca, con i primi due bottoni slacciati, le rune nere sul petto che spiccavano in contrasto, i capelli arruffati. Era bellissimo.
Vedendola il ragazzo sussultò leggermente, sorrise e le porse una mano “ Mademoiselle”
Jace aprì il balcone scostando le tende. Il balconcino era illuminato da una luce soffusa, al centro troneggiava un tavolino apparecchiato per due, con una tovaglia bianca, cosparsa di petali rossi, e un candeliere a due braccia. Ma niente lasciò più senza fiato Clary della meravigliosa vista sulla torre Eiffel che spiccava maestosa davanti a loro, con le sue mille lucine gialle e il grande faro in cima.
Le note di un pianoforte risuonavano in sottofondo a quella scena mozzafiato.
“sei bellissima!” Jace le baciò il collo scoperto e percosse la forma dell’incavatura con la punta della lingua. Scostò la sedia e fece accomodare Clary al tavolo; lui si sedette di fronte a lei. La luce della candela faceva dei suoi occhi due colate di oro fuso, brillanti e magnetici da perdere il contatto con la realtà a guardarli.
“ cosa intendevi con non è farina del mio sacco scusa?” la frase di Clary gli aveva lasciato non poca curiosità, ma era stato distratto da lei, dalla sua bellezza, per pensarci su troppo.
“ Isabelle… ha messo un bigliettino nello scatolo, con raccomandazioni e istruzioni per l’indosso!” indicò il suo abito.
“ giuro che le ho chiesto solo un consiglio, una dritta, poi ha fatto tutto il mio lato romantico e passionale” si mise una mano tra i capelli, ammiccando.
Clary rise. Jace, anche nei suoi infiniti momenti di teatralità, riusciva a sfoggiare sempre il suo charme, cosi dannatamente eccitante. Strinse le cosce e si morse il labbro inferiore.
Consumarono la loro cena lanciandosi occhiate che celavano intimi segreti e cariche di forte desiderio.
Jace d’un tratto si sentì toccare il polpaccio da qualcosa che si muoveva molto lentamente. Alzò lo sguardo dal suo piatto per puntarlo su Clary, carica di una particolare adrenalina che rare volte possedeva, che lo guardava con un sopracciglio alzato e il labbro inferiore accarezzato prima dalla lingua e poi stretto tra i denti. Lentamente si alzò e, molto sinuosamente, si avvicinò a Jace, il cuore a mille, il fiato un po’ tirato, i suoi fianchi ondeggiavano, facendo sfrusciare il tessuto leggero dell’abito rosso, muovendosi quasi al ritmo della musica in sottofondo, che suonava note lente e carezzevoli.  Clary prese la mano di Jace, che la guardava con occhi sgranati, lo fece alzare, avvicinò il suo viso a quello del ragazzo, le labbra a pochissimi millimetri, ma nessun tocco. Si avviò verso l’interno della camera, girandosi a guardare Jace da sopra la spalla. Una volta dentro, senza mai proferire parola, lo fece sedere sul letto, slacciando le loro mani intrecciate e allontanandosi da lui, giusto quel tanto da essergli in piedi di fronte. Senza staccare mai gli occhi dal viso di Jace, Clary cominciò a muovere le dita sul suo corpo, ad accarezzare i fianchi, che ondeggiavano lentamente, tirò su le braccia, mettendo le dita tra i capelli, fino a far scivolare le spalline del vestito facendolo cadere sul pavimento.
Jace era stupito, sentiva la sua eccitazione salire, la visione di Clary, in un bustino di pizzo e nastri neri e autoreggenti, che si stagliavano sulla pelle chiarissima e delicata delle cosce, lo fece quasi impazzire. In situazioni normali, nella loro stanza dell’Istituto, vederla in atteggiamenti sexy lo avrebbe divertito non poco, Clary era sempre impacciata quando doveva ostentare sensualità, anche per scherzo, ma no in quel caso. Clarissa era seria, nessun segno di rossore sulle guance come suo tipico, gli occhi ardenti di desiderio, si muoveva con movimenti lenti, mentre usciva dal vestito, abbandonato sul pavimento, e scalciava via le scarpe. Si avvicinò a Jace, posò la punta del piede sul suo ginocchio e gli aprì la gamba, posizionando il suo piede, sul materasso, tra esse. Staccò decisa i ganci del reggicalze e dopo aver ripetuto l’operazione sull’altra gamba, lo sfilò via dalla sua vita, mandandolo a far compagnia al vestito. Jace deglutiva a fatica, stringeva le lenzuola tra le dita serrate, era come ipnotizzato, come se tutto intorno a lui fosse sparito e i suoi occhi non vedessero altro che Clary.
Clary afferrò il bordo di una calza e, poggiandosi su una sedia di fianco al letto, la fece scivolare piano lungo la gamba per poi lanciarla verso Jace, che la afferrò al volo e ne inspirò l’odore. Lentamente sfilò anche la seconda calza, ma questa volta Clary la tese tra le mani e con passo deciso, si diresse verso Jace, gli mise la calza dietro al collo e si sedette a cavalcioni sulle sue gambe, attirandolo a sé e baciandolo.
Le note di Careless Whisper di George Michael riempirono la stanza, quella musica sensuale fece ardere ancora di più il loro desiderio.
“ questa è perfetta” Jace aveva la voce roca, parlò quasi con un sussurro, prima di baciare Clary ed estrarle il fermaglio dai capelli, facendo ricadere i suoi riccioli sulle spalle. Infilò le mani tra i suoi capelli rossi, li strinse leggermente e le inclinò la testa indietro, esponendo il suo collo e baciandolo delicatamente. Tornò sulle sue labbra, premendo le sue con forza. Clary schiuse le sue labbra avvinghiando la sua lingua a quella di Jace che vorticava nella sua bocca. Fece scorrere le mani sotto la sua giacca nera, fino a sfilarla. Continuava a guardarlo, gli occhi fissi nei suoi. Jace la poggiò per terra per poi allungare una mano invitandola a ballare. Si strinsero in un abbraccio, dondolandosi al ritmo della musica. Jace fece scorrere le sue mani sulla schiena di Clary fino alle natiche, ne strinse una, facendola gemere contro la sua spalla. La baciò sull’angolo della bocca, sullo zigomo per poi riscendere sulla pelle sotto l’orecchio. La sentì afferrargli il polso, costringendolo a lasciare la presa sui suoi fianchi chiari, e slacciare il bottone del polsino. Senza staccare mai lo sguardo dal suo viso, fece altrettanto sull’altro polso, per poi slacciare lentamente tutti i bottoni della sua camicia bianca, fino ad arrivare al bordo dei pantaloni. Clary accarezzò il petto di Jace, soffermandosi sugli addominali e i pettorali scolpiti e sodi, sui marchi neri che spiccavano, fino a fermarsi sulle sue spalle e far scivolare la camicia lungo le braccia. Si ristrinsero in un breve ballo, le unghie di Clary ficcate nella schiena di Jace, le labbra sulla sua spalla. Jace fremeva a contatto con le sue labbra. Si portò dietro di lei, le circondò la vita pressandola contro di sé e respirando sul suo collo il suo profumo di vaniglia. Fece cadere una bretellina del bustino e, dopo aver sciolto i nastri che lo chiudevano, lo lanciò sul pavimento, lasciando Clary con solo gli slip indosso, il seno scoperto. Si riportò davanti a lei, ammirando la sua pelle, per ristringersela contro il petto e accarezzarle tutta la schiena nuda. Sentì Clary armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni, slacciare il bottone e abbassare la zip per poi infilarci dentro le sue piccole mani e posizionarle sul suo fondoschiena. La sentiva ansimare, il suo fiato caldo accarezzava la pelle del suo petto. La prese in collo e la adagiò molto delicatamente sul letto, baciandola con passione. Scese sul collo, continuando sulla spalla, tra i due seni, fino allo stomaco, dove vi succhiò la pelle. La desiderava cosi tanto, la amava da impazzire. Posò le dita sul bordo degli slip, lanciò un veloce sguardo verso Clary che annuì rapidamente, e li fece scivolare lungo le gambe. Risalì lentamente dalla caviglia con la sua scia di baci, soffermandosi sull’interno coscia.
Clary gemeva al tocco delle sue mani e delle sue labbra sul suo corpo. Attirò Jace a sé sollevandosi, contornò le sue labbra con la lingua, prima di abbandonarsi tra le sue braccia, posate sulle scapole. Jace potè costatare la morbidezza della sua pelle. Le morse il collo, scese sul seno, baciandolo. Clary si strinse a lui e si lasciò cadere all’indietro sui cuscini, portando il corpo di Jace sul suo.  
Lentamente rotolò sul letto, continuando a baciarlo, fino a ritrovarsi sul suo bacino; cominciò a sfilargli i pantaloni, che vennero calciati via con un rapido movimento delle gambe. Finalmente i loro corpi erano completamente pelle contro pelle, cuore contro cuore. Quello di Clary batteva all’impazzata, e poteva sentire il rumore sordo di quello di Jace contro le sue dita. Fece scorrere le sue labbra su ogni runa disegnata sul petto del ragazzo.
“Clary” la voce di Jace uscì con un ringhio, sentiva la sua eccitazione al punto massimo, portò Clarissa sotto di sé e, facendosi largo tra le sue gambe, entrò in lei.
I muscoli stretti di Clary lo avvolgevano, quasi governavano il suo piacere. Niente lo avrebbe fatto sentire meglio di cosi, nemmeno il Paradiso. Si mosse all’inizio delicatamente, assaporando il piacere lentamente e facendo gemere Clary, che stringeva il suo bacino con le gambe; molto presto però si mosse più deciso e veloce.  Le mani esploravano la pelle del suo corpo, la bocca cercava la sua, gli occhi fissi su quelli di lei, verdi e brillanti, la mente completamente concentrata su di lei.
Valentine aveva ragione, l’amore distrugge: distrugge il pensiero di non averla accanto, di non sentire la sua voce e il suo profumo ogni singolo giorno.
Raggiunsero insieme il piacere durante un bacio, i gemiti soffocati sulla bocca dell’altro.
“Buon San Valentino, Clary!”
“Buon San Valentino, amore mio!”
 
 
 Note: lo so che è leggermente tardi, che sono le 23.17 nel momento in cui sto pubblicando e San Valentino sta terminando, ma oggi non ho avuto tempo di pubblicare e poi il testo non mi convince in alcune parti e l'ho riscritto, ma non mi convince lo stesso. tanto fino a mezzanotte ho tempo!
nulla, auguri a tutte le coppie innamorate!!!

 
  
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