Scritta sentendo Tarantola d'Africa, Tiziano Ferro.
Remake di Tarantola d'Africa.
Dedicata a: Armstrong_44; Lady Lexy; laolga; Maogirl; thebest90; ka93 che l'avevano recensita.
Gita al rettilario
Vegeta
socchiuse gli
occhi osservando i segni delle dita del figlio rimasti impressi nella
plastica
nera del maniglione antipanico. Trunks sorrise, si voltò e
afferrò la mano del
padre. Lo strattonò, i corti capelli color del glicine gli
oscillarono intorno
al viso. Vegeta strinse le labbra e lo seguì oltre
l’entrata. Evitò la gomitata
di un uomo, schivò una donna dal ventre rigonfiò,
bloccò con il braccio la
spallata di un ragazzo. Spintonò un gruppetto di donne
intente ad andare nella
direzione contraria. Si sentiva un rumore d’acqua sopra il
brusio, sbatté un
paio di volte gli occhi. Vedeva la gente muoversi in ombra, i vetri
incassati
nelle pareti erano illuminati da luce soffuse giallastre e vermiglie.
“Quindi
questo è il
posto che i terrestri chiamano zoo?” domandò in un
ringhio il principe dei
saiyan. Osservò Trunks saltellare sul posto, le sue iridi
azzurre brillarono.
“No,
è un rettilario
papà” spiegò. Alzò il mento,
trascinò il padre fino a un vetro altro tre volte
lui. Un serpente dalla pelle verde scivolò in una pozza
d’acqua, il getto della
cascatella artificiale si trasformava in spuma biancastra colpendo le
sue
scaglie grosse quanto l’unghia di un pollice.
“Ho
sette anni già, ma
ancora non c’ero venuto. Goten già tre volte con
Gohan” disse il Briefs più
giovane.
“State
attenti e non
correte ragazzi, qui ci sono gli animali feroci”.
Risuonò la voce di una donna.
Vegeta ghignò, le iridi d’ossidiana si fecero di
un nero più intenso.
<
Qui l’animale più
pericoloso sono io > pensò.
“Papà,
guarda” mormorò
il figlio. Allungò il braccio pallido e indicò
una scatola trasparente dietro
un vetro. Un simbolo a forma di teschio in un triangolo arancione era
sistemato
sopra la scatoletta di Plexiglass. Abbassò lo sguardo e
osservò la targhetta
illuminata da una luce rossastra.
“Tarantola
d’Africa”
lesse con voce rauca. Trunks sgranò gli occhi e sorrise,
osservando il proprio
volto riflesso negli occhietti della creatura. Il suo corpo molle era
ricoperto
di piccoli peletti neri, le sue zampe nere tastavano il fondo della
scatolina.
L’aracnide voltò il capo, dimenò la
parte finale del corpo e i suoi occhi si
rifletterono in quelli del principe dei saiyan.
“Quel
mostro…”.
“Brutto…”.
“È orribile…”. Vegeta
sentì alcuni pezzi di frasi dagli uomini dietro di lui.
“Può
ucciderti
osservandoti” disse una donna e la voce le tremò.
“Allora
perché paghi il
biglietto per guardarla? A parte il suo veleno, siete ben
più pericolosi voi
che per lei che viceversa” bisbigliò.
Digrignò i denti, chiuse gli occhi e
corrugò la fronte. Trunks osservò le facce degli
spettatori riflesse e
deformate sulla scatolina.
“Che
gente buffa”
sussurrò. Vegeta strinse la mano del figlio e
abbassò il capo.
“Scimmione”.
“Mostro…”. “I saiyan sarebbero
dovuti essere tutti estinti”. Nel corridoio una
serie di voci rimbalzarono sui corridoi. Il principe dei saiyan
alzò il capo e
proseguì con la schiena ritta. Sentiva i ringhi di Radish e
le risate di Nappa.
<
La vita qui mi permetterà di essere il migliore >
pensò Vegeta. Gli occhi
degli altri mercenari lo fissavano, sentì il rumore di uno
sputo.
“Re
Vegeta non avrebbe dovuto farlo comprare al nostro signore, non
è un buon
acquisto”. “No, quel marmocchio è stato
catturato per sua distrazione”.
-Non
sempre il migliore
resiste però … ho dimenticato cosa fosse il
dolore e quando è tornato ne sono
stato sottratto- rifletté.
“Papà,
non sembra che
questo bel ragno gigante ci dica andatevene tutti? Sembri tu quando sei
in gravity
room” disse Trunks.
“Gli
umani hanno strani
gusti se amavano vedere le cose prigioniere”
sibilò il padre. Lasciò la mano
del figlio e incrociò le braccia. Si girò,
avanzò ed evitò una bambina, fece lo
slalom tra un gruppetto di ragazzi e superò un uomo. Si
fermò davanti alla
portafinestra, illuminata dalla luce del sole. Si sentì il
rumore di una sega
elettrica, il saiyan si voltò e vide un uomo intento a
tagliare la base di un
albero. Lo guardò cadere e atterrare al suolo con un tonfo.
Strinse i denti e i
suoi capelli a fiamma oscillarono. Una coccinella bluastra
atterrò sul vetro
davanti al suo viso.
“Papà,
lo sai che il
ragno guarda la tua stessa coccinella? Secondo te è curioso
o se la vuole
mangiare?” domandò. Vegeta ghignò e
sgranò gli occhi, sentendo il battito
cardiaco accelerare.
“Mangiare”
sussurrò.
“Non
è giusto. Tu sei sempre al centro dell’attenzione.
Anche se non come Goku, già
più di me” si lamentò Bulma. Si mise
una ciocca azzurra dietro l’orecchio.
“Se
non sei amato o odiato sei meno contaminato. Saresti meno felice di
così se il
tuo viso fosse stato deturpato in battaglia o nella vittoria avessi
danzato nel
sangue dei tuoi nemici” rispose
Vegeta. Incrociò le gambe e le appoggiò
sulla ringhiera di ferro, rimanendo appoggiato al muro della veranda
bianco-giallastro della Capsule co..
“Papà,
a cosa pensi?”
domandò Trunks.
“Niente”
rispose atono
il padre. Il figlio gli afferrò la mano e annuì.
“Lo
sai che la tarantola
d’Africa non è cresciuta in cattività?
C’è scritto nel grosso cartellone a
sinistra” spiegò.
Vegeta
si piegò accanto
a lui e gli avvicinò le labbra all’orecchio.
“Tua
madre si sta
facendo aiutare da Majinbu a portare la spesa, ne avrà
ancora per qualche ora.
Che ne dici se noi due riportiamo quel ragno nel suo
deserto?” domandò. Trunks
sorrise e abbracciò il padre, Vegeta sgranò gli
occhi irrigidendosi. Deglutì e
appoggiò lentamente la mano sulla testa del figlio.