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Autore: Ashtart    14/02/2014    3 recensioni
La prima volta che aveva incontrato Grell Sutcliffe, questi non gli era piaciuto. Nemmeno la seconda volta – né la terza – a dire il vero. Non era ancora certo di come fosse arrivato a riuscire a tollerarlo, in effetti. Era troppo appariscente con quella sua corta chioma scarlatta, quelle sue scarpe dal tacco decisamente troppo alto per essere maschile, e quella sua risata squillante; troppo vivace e allegro, con quell’enorme cartella piena di disegni e schizzi sempre appresso, e la macchina fotografica sempre al collo. Grell era un artista, come amava definirsi, e quel suo modo di essere, così fiammeggiante, istintivo, colorato, andava a cozzare contro il proprio universo, fatto di grigi schemi rigidi, e di regole fisse.
[Grelliam per S. Valentino]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, William T. Spears
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Grelliam love.'
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Prompt: "I tried so hard to never let you in to see the truth.
I never truly loved till you put your arms around me." __ Christina Perri (Arms)
Citazione da usare come pensiero di William.

 
The only exception
 
 
When I was younger I saw my daddy cry 
And cursed at the wind 

He broke his own heart, and I watched 
As he tried to re-assemble it 

Erano passati in tutto due mesi, tre settimane, un giorno e dieci ore, dall’ultima volta che aveva parlato con suo padre. Non che tenesse il conto, certo. William T. Spears era onestamente troppo stanco per farlo.
Se tendeva l’orecchio, poteva sentire sua madre parlare al telefono in tono concitato, sforzandosi di non urlare. Perché si ostinasse ancora a cercare di parlare con il suo (a breve) ex marito – William non voleva usare la parola padre, al momento – era un mistero, per lui.
S’infilò le cuffie, l’Inverno di Vivaldi in play sul lettore mp3 – cosa per cui i suoi coetanei l’avrebbero sicuramente tormentato, se mai si fossero curati di lui – e riaprì l’enorme tomo di letteratura latina, promettendo a se stesso di non far soffrire mai nessuno a quel modo.

 
And my momma swore
 that she would never let herself forget
 
La prima volta che aveva incontrato Grell Sutcliffe, questi non gli era piaciuto. Nemmeno la seconda volta – né la terza – a dire il vero. Non era ancora certo di come fosse arrivato a riuscire a tollerarlo, in effetti. Era troppo appariscente con quella sua corta chioma scarlatta, quelle sue scarpe dal tacco decisamente troppo alto per essere maschile, e quella sua risata squillante; troppo vivace e allegro, con quell’enorme cartella piena di disegni e schizzi sempre appresso, e la macchina fotografica sempre al collo. Grell era un artista, come amava definirsi, e quel suo modo di essere, così fiammeggiante, istintivo, colorato, andava a cozzare contro il proprio universo, fatto di grigi schemi rigidi, e di regole fisse.
Ma se c’era una cosa che si poteva dire di Grell, era che, quando si metteva in testa qualcosa, non rinunciava tanto facilmente. Quello che William non riusciva a spiegarsi, era come mai si fosse messo in testa di fare amicizia con lui. E così un giorno, ritrovandosi l’obbiettivo della reflex digitale dell’altro puntato verso di lui, gli aveva chiesto il perché del suo gesto.
“Sei sempre così serio.” Aveva risposto l’altro. “Non se come gli altri ragazzi. Ma mi piaci. ~ Hai l’aria di venire da un altro tempo.”
“Sciocchezze. Onestamente, da dove potrei mai venire?”
“Che ne so, sembri un gentiluomo inglese. Magari sei un Timelord e io non lo so. Lo sei?” si portò una mano al petto e la sua espressione si fece sognante. “Oh, Doctor, affascinante alieno, portami con te. ~”
Forse fu il travolgente entusiasmo dell'altro, o forse il fatto che l’aveva appena paragonato al Dottore, ma dopo quello scambio di frasi, William si sentiva meglio. “Direi proprio che non è così.” Rispose, serio come al solito. “Il mio nome è William, comunque.” Fece, tendendogli la mano.
“Grell ~” esclamò semplicemente l’altro, in quel suo tono particolare, stringendogliela.

 
And that was the day that I promised 
I'd never sing of love, if it does not exist 
 
Fu svegliato nel cuore della notte dalle urla. Si premette il cuscino contro le orecchie, imprecando mentalmente, maledicendo sua madre per aver concesso un’altra possibilità a quell’uomo. Che litigassero quanto pareva loro, beninteso, ma dovevano proprio farlo alle tre del mattino? Su cosa si litigava, poi, a quell’ora? Sul colore delle lenzuola?
Occupato com’era a seppellire il volto sotto il cuscino, per poco non sentì il lieve vibrare del cellulare che lo avvisava di un nuovo messaggio. Lo afferrò in malo modo, chiedendosi che diavolo potesse essere alle tre del mattino, onestamente, e imprecò quando la luce del display lo abbagliò.
 
Grell – 3:04
Will, 6 sveglio?
 
Il moro si concesse un istante per chiedersi cosa ci facesse il rosso in piedi a quell’ora.
 
Ti ho detto più volte di non chiamarmi a quel modo. E potresti smetterla di accoltellare così brutalmente la nostra lingua, di grazia?
 
Grell – 3:06
6 così freddo già di 1ma mattina? D:
 
Grell – 3:07
Asp, cm mai 6 sveglio? ò_ò

William ringhiò frustrato.
 
Non sono affari che ti riguardano. E comunque, non sono sveglio per mia volontà, se proprio t’interessa.
 
E comunque potrei chiederti la stessa cosa.
 
Grell – 3:10
Sto studiando. Sai, qll cosa ke facciamo noi qui all’uni e ke voi liceali non avete idea di cs sia.
 
Il più giovane sbuffò, per l’ennesima volta nel giro di dieci minuti.

No, semplicemente noi studiamo in orari umanamente accettabili. Tipo il pomeriggio.
 
 Grell – 3:12
Pfff, trpp mainstream.
 
Will sollevò un sopracciglio.
 
Eh?
 
William sentì la porta sbattere, e poi il motore di una macchina che si avviava. Sospirò, suo padre era andato, di nuovo.
 
Grell – 3:14
Giuro, tu 6 vecchio dentro, Will.
 
Non sai quanto, Grell. Pensò.

 
Maybe I know, somewhere 
Deep in my soul, that love never lasts 
And we've got to find other ways 
to make it alone, or keep a straight face 
 
Era passato un’anno, quattro mesi, una settimana e sei giorni dalla prima volta che aveva parlato con Grell Sutcliffe. La maturità era passata tanto velocemente quanto lentamente era arrivata, e prima dia accorgersene, William si era ritrovato a varcare le porte della facoltà di giurisprudenza.
“Ti pareva che non avresti scelto una facoltà noiosa come te?” l’aveva preso in giro il rosso, un pomeriggio, mentre passeggiavano per strada. I suoi capelli erano più lunghi, ora, e il moro sospettava che quello sulla sua bocca fosse lucidalabbra alla fragola. Non che avesse voglia di controllare, ovvio.
“Se sono così noioso, perché ti ostini a stare in mia compagnia?” l’aveva fulminato con lo sguardo.
“Perché sei interessante. Noioso, ma interessante.” Si strinse nelle spalle. “Non so spiegartelo. Non sei noioso come le altre persone noiose.”
“Quindi sono noioso… in un modo tutto mio?” fece lui, scettico.
“E’ più come se… non lo so. Sento che c’è altro, in te. Ogni tanto intravedo quello che c’è sotto quel broncio adorabile.” Sospirò. “E tu mi farai scoprire cos’è, né, Will? ~”
Will si voltò verso di lui per rispondergli a tono, ma si ritrovò l’obiettivo della macchina fotografica puntato verso di lui. Dischiuse le labbra, sorpreso.
“Ti direi sorridi, ma ci ho rinunciato ormai.” Il più grande guardo la foto scattata. “E ora ho la prova che William T. Spears è capace di altre espressioni oltre a quella alla Kristen Stewart. ~”
“Ti direi di cancellarla, ma ci ho rinunciato ormai.” Lo scimmiottò. “E chi sarebbe questa tizia Stewart, poi?”
Grell lo guardò incredulo per un istante, cercando di determinare se fosse serio, poi scoppiò a ridere. “Cielo, Will caro, a volte mi dimentico quanto fuori dal mondo vivi.”
William pensò che il suono della risata di Grell era davvero bello. Nella scala dei suoni belli, ovviamente.
E in un modo del tutto oggettivo. Certo.

 
And I've always lived like this 
Keeping it comfortable, distance
 
William chiuse il libro di storia del diritto romano e sbadigliò, stiracchiandosi. Si sfilò gli occhiali e chiuse gli occhi, massaggiandosi le palpebre.
 
Ti concedo che avevi ragione, tempo fa.
 
Grell – 18:23
Ho sempre ragione
 
Grell – 18:24
X cosa, cmq?
 
Il moro si infilò di nuovo gli occhiali.
 
Non puoi studiare normalmente quando sei uno studente universitario.
 
E, onestamente, mi chiedo cosa tu te ne faccia del tempo che risparmi mutilando atrocemente la nostra cara grammatica.
 
Grell – 18:27
Cavolo, kiamate i giornalisti, William t spears ha provato a fare 1 battuta.
 
Grell – 18:28
Cmq lo metto da parte, ovvio. ù.u 6 1 timelord dovresti sapere qst cs (?)
 
Stava per rispondergli di non dire sciocchezze, ma in quel momento sua madre entrò nella stanza con aria distrutta e iniziò a blaterare qualcosa sull’avvocato, e il divorzio, e sul fatto che le dispiaceva di non aver dato a Will, suo unico figlio, una bella immagine del matrimonio e dell’amore in generale. Avrebbe voluto risponderle di non preoccuparsi, che tanto in cose irrazionali come l’amore non ci credeva già di suo.
 
Grell – 18:30
Nn m hai ancora dtt se m porterai via cn te.
 
Grell – 18:45
Will? 6 vivo?
 
Grell – 18:50
Fanculo Will

 
and up until now I'd sworn to myself
that I'm content with loneliness 
 
Che Grell Sutcliffe fosse omosessuale non era mai stato un mistero. D’altronde, passava la maggior parte del tempo che trascorrevano insieme a cercare flirtare con lui – o con altri, in alternativa. Da un po’ di tempo a quella parte, però, qualcosa stava cambiando.
Si ritrovò a pensarlo per l’ennesima volta mentre lo osservava affannarsi su un foglio ruvido, macchiandosi le dita di carboncino, i capelli – che ormai erano decisamente molto lunghi per essere quelli di un uomo – tenuti fermi alla meno peggio da una matita. Non l’avrebbe mai ammesso, ma amava il modo in cui le ciocche scarlatte sfuggivano all’acconciatura e gli ricadevano sulle spalle, e sul collo, creando arabeschi scarlatti sulla sua t-shirt bianca, logora e macchiata ovunque di colori a olio.
Si avvicinò all’amico per sbirciare il foglio: su di esso vi era un ritratto ancora non terminato di un giovane uomo, all’incirca della loro età. Grell ne aveva delineato con precisione il taglio degli occhi, e sfumato attentamente i capelli corvini. Il tizio nel ritratto sorrideva, beffardo.
A William stette subito antipatico.
“E’ un ragazzo che ho incontrato all’uni, si chiama Sebastian.” Spiegò il maggiore. “E’ così affascinante ~ non hai idea.~” sospirò. “E ha tipo gli occhi rossi, giuro. Dovresti vederli, sono magnifici.~”
“Io lo trovo solo inquietante, onestamente.” Commentò lui.
“Guastafeste.” Mise il broncio l’altro. “Comunque mi ricorda un sacco te, Will, non so perché.”
“Sciocchezze.” Sbottò il più giovane. “Questo tipo non mi somiglia per niente.”
“Che c’è, sei geloso, Will?” Grell sorrise, con quella sua solita aria truffaldina. “Non preoccuparti, io preferisco sempre t~e.”
Il moro lo colpì dietro la testa con il libro di diritto. “Smettila di dire sciocchezze.”
“Ma Wi ~ill! E’ la verità!” si lagnò il rosso.
William non rispose, e tornò ad occuparsi dei suoi studi, mentre una sensazione che non sapeva ben definire lo prendeva alla bocca dello stomaco.
William non si era mai posto il problema di capire cosa significasse per lui Grell, ma se l’avesse fatto, si sarebbe detto che era semplicemente la cosa più vicina ad un amico che avesse. Anche se gli avessero chiesto cos’era lui per Grell, probabilmente avrebbe risposto la stessa cosa. Perché, se era vero che Grell flirtava con lui in continuazione, era pur vero che lo faceva con quasi tutti.
William nemmeno lo biasimava per questo: era il suo modo di essere dopotutto.
Non avrebbe mai ammesso a se stesso che essere solo ‘uno di quei tanti’ gli dispiaceva non poco, se non altro perché ne andava del suo orgoglio, onestamente. Come poteva essere messo sullo stesso piano di quel tipo Sebastian lì?

 
Because none of it was ever worth the risk
 
Se c’era una cosa che non aveva mai saputo di Grell, era cosa tenesse precisamente nella sua cartella dei disegni. Aveva viso qualche suo lavoro, certo, i pochi che gli aveva mostrato, ma il rosso non l’aveva mai fatto avvicinare al resto delle sue opere.
“Sono cose private.” Aveva sbuffato una volta. “Non si sbircia tra gli affari di una signorina.”
Quella era un’altra cosa nuova, e William non sapeva bene come comportarsi in proposito. “Onestamente, non vedo signorine, qui.”
Il più grande aveva risposto con una linguaccia. “Se te li facessi vedere dovrei ucciderti. ~” scherzò. “E poi non sono niente di che, sul serio.”
“Come vuoi.” William si arrese. Dopotutto, c’era la possibilità che quella cartella fosse piena di ritratti di uomini attraenti, e per quanto Grell fosse un artista talentuoso, non era granchè interessato a vederli.
L’amico si buttò indietro la frangia con le dita. Aveva raccolto le lunghe ciocche in una coda alta, e si stava facendo aria con un quaderno. “Ti scongiuro, troviamo un posto con l’aria condizionata.”
William gli rispose seccamente di continuare a camminare. Però gli comprò un gelato, che il rosso lo costrinse ad assaggiare.

 
I've got a tight grip on reality
But I can't let go of what's in front of me here

I know you're leaving in the morning, when you wake up
Leave me with some kind of proof it's not a dream
 
Comunque, il momento in cui William riuscì a mettere le mani su quella cartellina senza che Grell se ne accorgesse, arrivò. Il rosso si era assopito, il capo appoggiato all’enorme tomo di storia dell’arte, e non si smosse minimamente quando fece scattare il fermaglio della cartella per tirare fuori i vari fogli. Doveva ammettere che si sarebbe aspettato di tutto, da illustrazioni per bambini fino a disegni a ‘tema omosessuale’, per dirla così, ma mai quello che vi trovò.
Oltre a vari paesaggi, qualche autoritratto, e un paio di altri schizzi di quel tizio con gli occhi rossi, c’era lui. Grell l’aveva ritratto più e più volte, evidentemente insoddisfatto ogni volta, visto che molti disegni erano lasciati a metà, e presentavano i segni di numerose cancellature. Era come se avesse cercasse di ritrarlo perfettamente, e non ci fosse ancora riuscito.
Soltanto un paio di disegni erano quasi completi: in uno, a sanguigna, William era seduto dietro ad una scrivania delineata con tratti veloci, e pareva assorto nei libri di fronte a se, le sopracciglia corrucciate mentre studiava. Il secondo era un primo piano a carboncino, non molto dissimile da quello che gli aveva visto fare a Sebastian qualche tempo prima. In esso il moro aveva lo sguardo perso nel vuoto, i tratti del volto rilassati come raramente accadeva.
Gli balzarono in mente le parole di Grell, a proposito del fatto che Will fosse ‘il suo preferito’, e scosse la testa, prima di rimettere silenziosamente i lavori a posto, non sapendo bene come interpretare quello che aveva appena scoperto. Né quella curiosa sensazione che gli scaldava il petto.

 
but you are the only exception 
 
“Will, devo dirti una cosa.” Grell pareva serio, quel pomeriggio di febbraio. Serio, e più graziosamente femminile del solito, perfino per i suoi standard – erano ciglia finte, quelle?
Con un cenno del capo, il moro gli fece cenno di proseguire.
“Ci conosciamo da tanto tempo ormai, e…” esitò.
William sollevò un sopracciglio.
“Oh, al diavolo.” Sbottò il rosso quindi, cambiando totalmente tono e afferrandolo per la cravatta, avvicinando il volto al suo. “William, vuoi uscire con me?”
Il moro sgranò gli occhi, ed aprì e chiuse la bocca un paio di volte, spiazzato. Ma la verità era che, mentre la sua bocca non riusciva ad articolare parole, dentro di se aveva già detto di si. Molte volte. Molto tempo prima. Aveva provato così tanto a non lasciarlo entrare, ma era stato inutile, Grell aveva abbattuto tutte le sue barriere, come l’implacabile uragano scarlatto che era.
Annuì, semplicemente, ancora quell’espressione basita sul volto.
Grell scoppiò a ridere, palesemente sollevato: “Comunque pagherai per aver fatto fare il primo passo a una lady, sappilo.” Gli sorrise, ritrovando in un istante tutta la sua civetteria, passandogli le braccia intorno ai fianchi. E William pensò che l’unico motivo per cui non aveva mai amato era perchè Grell non l’aveva ancora mai abbracciato a quel modo.
“Dicono che le labbra più fredde danno i baci più caldi, sai? ~” Aveva soffiato Grell, furbo. “Ti va di farmi scoprire se è vero, né, Will?”
E William l’aveva accontentato, stringendolo a sua volta, e poggiando le labbra sulle sue, trovando conforto in quell’abbraccio caldo e in quelle labbra morbide.
“Non credo nell’amore. Non ci ho mai creduto.” Sussurrò il moro quando si separarono. “Ma credo in te.” Aggiunse, poi.
Grell semplicemente sorrise. “Buon San Valentino, Will.”
And I'm on my way to believing. 
Oh, And I'm on my way to believing.








 
Angolo fossa oscura dell'autrice:
Bene, ecco a voi un Grell poco IC e un Will ancor meno IC. Non sono molto soddisfatta della loro caratterizzazione, lo ammetto, ma hey, è un AU, sono un pelo giustificata, no? *si nasconde dietro a un filo d'erba*
C'è un bel po di headcanon e vicende personali in questa shot, ma anche tanto fluff. Quindi va bene, no?
Buon san valentino a tutti!
(perdonate eventuali errori, ma davvero non ho avuto il tempo materiale di rileggere) >.<
  
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