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Autore: Zaffiro    17/06/2008    1 recensioni
<<…Stazione 7.1.3.4…treno flyexpress 371 in partenza sul binario 8…>> l’altoparlante della stazione continua a gracchiare questa cantilena ed io sono diretto là, l’unico treno che sa dove andare. Dietro la grande motrice a vapore seguono vagoni senza tempo e senza fine, inutile contarli tanti sono. Corro attraverso la stazione per arrivare in orario. Fermatomi a due metri dalla porta di uno dei tanti vagoni, un po’ di timore mi prende
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Evasione fantastica seguendo il fischio di un treno

SUL fischio di un treno

<<…Stazione 7.1.3.4…treno flyexpress 371 in partenza sul binario 8…>> l’altoparlante della stazione continua a gracchiare questa cantilena ed io sono diretto là, l’unico treno che sa dove andare. Dietro la grande motrice a vapore seguono vagoni senza tempo e senza fine, inutile contarli tanti sono. Corro attraverso la stazione per arrivare in orario. Fermatomi a due metri dalla porta di uno dei tanti vagoni, un po’ di timore mi prende, non è la prima volta che salgo su un treno, treni anonimi che vanno in luoghi senza arcani, troppe luci che danno spazio solo alla pura realtà, sopprimendo l’ingenua meraviglia, quella che sto perdendo entrando tra gli adulti.

Questo treno, invece, pare abbia la propria personalità, che porti dove può e vuole, senza chiederlo, senza saperlo, risvegliando il brivido dell’incertezza.

Un sonoro fischio del treno mi fa ritornare alla comprensione logica e, lasciando a terra i sogni irrealizzati, salgo sulla carrozza pronta a parti e prendo posto, vedendo dal finestrino il bambino che c’è…che c’era in me, e mi saluta con la manina, lui e tutte le immagini create nell’infanzia, che si allontanano.

Il treno parte lento, spinto a fatica dal grande motore a vapore, accelerando e allontanandosi con impazienza. Un fischio, un metro… due fischi cento metri…tre fischi mille chilometri. E mi assopisco.

Al mio risveglio fuori permane il nero di una notte senza realtà, altre al finestrino forme di luci passano veloci. Un fischio. E l’oscuro si apre lasciando i binari sospesi sopra le nuvole, la terra sparisce sotto l’enorme altezza d’aria, lì, a volare con gli eleganti uccelli, sentirsi leggeri, un temporale in lontananza illumina le nuvole con i suoi lampi. Lo stupore riprende a poco a poco i miei occhi. Un fischio. E le nuvole si aprono rivelando il mare, anzi, l’oceano. Pesciolini argentei saltano fuori dal pelo dell’acqua, una leggera scia si apre dal treno formando piccole onde che si allontana senza sparire e le acque si aprono mostrando i binari metallici che scendono negli abissi; un tuffo, uno strattone e sono a nuotare fra le acque cristallini, tra coralli, anemoni variopinti, ricci, banchi di aringhe luccicanti, grossi squali a caccia e, in lontananza l’enorme sagoma di una balenottera: l’essere più grande e maestoso visto da mente mortale. Un fischio. E il treno inizia ad inabissarsi sempre più nel blu. Lo stupore s’insinua nella bocca. La terra del fondo marino si squarcia mostrando gli inferi; schizzi di fiamme si diramano dalle rotaie; esseri di fuoco e lava vanno in processione con danze demoniache, come a salutare il nostro viaggio. Un fischio e i binari si inarcano, più che verticali; la velocità va oltre la luce, via attraverso la crosta, attraverso i mari, i cieli, via nel cosmo, lo spazio siderale. I binari attraversano le stelle, i pianeti, dimensioni fantastiche, parallele, dentro e fuori lo spazio e il tempo. Un fisco. E i binari si stringono e con loro anche il treno e i suoi vagoni, dentro una goccia di sangue, navigando fra le cellule, sempre più piccoli, usando il DNA come binario, e ancora più insignificanti, viaggiare tra gli atomi, i neutroni, i quark,… sempre più piccoli, fino allo stadio in cui materia, energia, spazio, tempo si fondono in un’unica essenza.

Un fischio. Due fischi. Dieci, cento, mille, infiniti fischi; dal micro al macro, paradiso inferno, terra, acqua, cieli, l’estasi d’ogni forma di conoscenza e immaginazione umana o divina nel viaggio di un minuto, un secondo.

Un ultimo fischio, il viaggio è finito. Scendo nell’esatto punto in cui sono salito, un’esperienza illimitata senza muoversi, perché era tutto lì, lo stupore, la meraviglia. Ritorno ad abbracciare quel bambino.

  
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