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Autore: BarbaraGherman    15/02/2014    0 recensioni
Con questo breve racconto ho partecipato, con soddisfazione, alla prima edizione di un concorso letterario indetto dalla Università degli studi di Ferrara, optando per la sezione narrativa dal tema "Accadde in Facoltà". Il contenuto è un po' insolito, ma chissà.... può accadere .....
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era rimasta sola nell’aula numero tre. Antonella raccolse il codice e gli appunti, si alzò lentamente. Tra poco più di un’ora gli esami sarebbero ripresi ed era proprio lei la prima esaminanda del pomeriggio. Si sentiva stanca, nervosa, accaldata. Uscì dalla porta a vetri che immetteva direttamente nel giardino, si diresse verso gli alberi in cerca di frescura. Giugno era appena iniziato, ma il caldo e l’afa erano pressanti nell’ora del pranzo. Si sedette sull’erba sotto le larghe fronde, cercò nello zaino il panino, che depose distrattamente sulle gambe, e la bottiglia d’acqua. Non aveva appetito, la tensione le chiudeva lo stomaco. Ripassava mentalmente le domande che erano state poste ai suoi colleghi, provava a rispondere. Vedere che molti compagni non avevano superato la prova l’aveva resa ancor più preoccupata.
Non si accorse della ragazza che si era avvicinata finché questa non le rivolse la parola.
- Ciao, si sta bene qui fuori?- le disse sedendosi accanto.
- Oggi non sto bene da nessuna parte! Tra poco sosterrò l’esame di diritto privato e sono sicura che andrà male! Stanotte ho dormito tre ore, il resto della nottata l’ho trascorso a studiare. Mi pare di non sapere più niente! Ho sonno, paura e troppo caldo! Se non passo l’esame mi ritiro dagli studi e mi cerco subito un lavoro!- rispose Antonella con gli occhi lucidi.
La sconosciuta sorrise posandole la mano sul suo braccio. - Ma cosa dici, se hai studiato tanto perché non dovresti farcela? Coraggio, ora non pensare all’esame, pensa ad altre cose. Sei di Ferrara? Come ti chiami?-
Antonella parlò di sé, della sua famiglia, degli impegni di studio. Le riuscì naturale e facile confidarsi con quella bella ragazza castana dal viso dolce e sereno. Mentre le esponeva i suoi progetti per il futuro, osservava i lineamenti regolari di quel volto ovale incorniciato da capelli ondulati raccolti sul capo che le davano un aspetto quasi antico. Anche l’abitino sbracciato di cotone chiaro pareva di foggia passata.
- Lo scorso semestre sono riuscita a mantenere il ritmo giusto. Ho sostenuto tutti gli esami con una buona media, però mi è costato parecchio. Sai, ho potuto frequentare saltuariamente i corsi di studio, perché lavoravo come cassiera in un discount. Avevo un contratto di lavoro part-time, ventiquattro ore d’impegno lavorativo, con turni che spesso si sovrapponevano agli orari di lezione. – spiegò Antonella alla giovane seduta accanto. - Alla mia famiglia avrebbe fatto comodo che continuassi a lavorare, col mio stipendio potevo coprire le spese universitarie e contribuire a quelle di casa. Mamma e papà hanno visto quanto ho faticato per conciliare studio e lavoro e hanno insistito perché lasciassi l’attività lavorativa. Hanno affermato di essere orgogliosi dei risultati che ho ottenuto e che potendo pensare solo allo studio avrei sicuramente raggiunto una media più alta per poter così usufruire della esenzione dalle tasse universitarie. Alla fine di dicembre ho dato le dimissioni dal lavoro, ma sono ancora molto dubbiosa. Sono consapevole che mantenermi agli studi è un grosso sacrificio per i miei che lo hanno definito un investimento per il mio futuro, ma la paura di deluderli mi angoscia. E se non ottengo la media per avere lo sgravio? E se questo corso di studio è uno sbaglio?- terminò commossa e preoccupata Antonella.
- Sono sicura che hanno ragione, tu sei una ragazza intelligente, coscienziosa e piena di buona volontà. I tuoi genitori sono giustamente orgogliosi di te e non deluderai la loro fiducia. Sii serena, tranquillizzati, se sostieni l’esame così angosciata, non avrai il risultato che meriti!- rispose la giovane sconosciuta sorridendo amichevolmente.
L’ora di pausa trascorse in modo piacevole per Antonella che alzandosi dall’erba si accomiatò sorridendo alla nuova amica.
- Grazie, sei stata un toccasana per me, mi sento molto più serena e pronta per l’esame. Ci rivedremo presto, spero!-

Antonella uscì dall’aula felice.
- Ventotto! – gridò al cellulare a sua madre.
Si guardò intorno cercando tra gli studenti il viso sereno di quella ragazza conosciuta in giardino.
“Non conosco nemmeno il suo nome”, pensò dispiaciuta.
Si avvicinò ad un gruppo di ragazzi che avevano frequentato con lei le lezioni di Microeconomia. Chiese ad uno di essi di prestarle un libro di testo per fare alcune fotocopie e salì le scale per recarsi in biblioteca.
Aveva fretta, la corriera sarebbe partita un’ora più tardi e voleva tornare a casa con le fotocopie già fatte. Cercò ancora tra gli studenti che affollavano i corridoi la giovane incontrata in giardino, sentiva la necessità di comunicarle il suo successo e di vedere quegli occhi dolci sorriderle. Nella sala quadrata antistante l’accesso alla biblioteca le cadde lo zaino: fogli, libri e penne si sparsero sul pavimento.
Si chinò svelta per raccogliere le sue cose. Una penna era rotolata vicino al muro, Antonella si alzò per raggiungerla. Lo sguardo s’incollò all’affresco sul muro: sullo sfondo azzurro era raffigurata una ragazza con un abito chiaro sbracciato, il viso ovale e dolce incorniciato da ondulati capelli castani raccolti sul capo. Antonella s’avvicinò per osservarlo meglio: nella penombra della sala sembrava che la ragazza dell’affresco le sorridesse felice.

 

  
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