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Autore: bulmina21    18/06/2008    2 recensioni
"Il 27 dicembre è un giorno che va passato in compagnia. Ma non tutti avevano questa fortuna. Una ragazza dai capelli lunghi e corvini passeggiava per la desolata Londra. Gli occhi rivolti al suolo, un tempo di colore bianco." che devo dirvi...leggete!
Genere: Romantico, Malinconico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rosso, Oro Bianco

Rosso, Oro  Bianco.

 

 

Era il 27 dicembre e a Londra la temperatura sfiorava gli 0 gradi. Per le strade non c’era nessuno.

E non si sentiva alcun rumore. La città sembrava morta. L’unica forma di vita era data dal soffio del vento…molto forte quel giorno. A volte si sentivano delle voci provenire dalle abitazioni. Risate in genere. Il 27 dicembre è un giorno che va passato in compagnia. Ma non tutti avevano questa fortuna. Una ragazza dai capelli lunghi e corvini passeggiava per la desolata Londra. Gli occhi rivolti al suolo, un tempo di colore bianco. Ora erano cambiati. Il bianco è l’insieme di tutti i colori. I colori danno allegria. Ma ogni singolo colore significa qualcosa. Ora i suoi erano rossi. Il colore rosso viene associato all’amore. Ma in questo caso sarebbe meglio associarlo al sangue. Il suo nome era Hinata, Hinata Hyuga. Quel giorno per lei era sempre stato un giorno felice. Il 27 dicembre è il suo compleanno. E questa sarebbe stata la prima volta che non lo avrebbe festeggiato. Si sentiva sola. In genere in questo giorno, si riunivano a casa sua i parenti, e la riempivano di regali. Ma quell’anno non ne avrebbe ricevuto nemmeno uno. Erano ore che camminava, ma non era stanca, e nemmeno infreddolita. Non poteva sentire il freddo. Era più fredda lei del vento che tirava. Si, la sua pelle chiarissima, era gelida. Chiunque al tatto si sarebbe quasi spaventato a sentirla così fredda. Ma per fortuna non correva questo rischio, non correva il rischio di spaventare nessuno, perché nessuno l’avrebbe toccata, perché lei non gli avrebbe permesso di farlo. Erano due settimane ormai che non aveva visto ne sentito nessuno dei suoi parenti. Nemmeno i suoi genitori. La stavano cercando, lo sapeva, ma non l’avrebbero trovata. Non dovevano trovarla. E questo non perché lei non volesse vederli…anzi, lei moriva dalla voglia di correre a casa e abbracciarli, ma non poteva farlo. Ne valeva la loro vita. Era successo tutto così in fretta.  Era il 13 dicembre, e la sua migliore amica, Tenten, l’aveva convinta a passare la serata in un disco-pub. Hinata non era e non è una ragazza a cui piaccia troppo la compagnia, e spesso aveva rifiutato gli inviti dell’amica. Ma non poteva rifiutare anche quella volta, aveva rifiutato anche due sere prima di andare in discoteca. Non poteva dirle di nuovo no.  Non le piacevano molto quei luoghi. Più che altro non le piaceva la gente che li frequentava. Gente poco raccomandabile a parer suo. Ma quella sera ci sarebbe stato anche suo cugino Neji, nonché ragazzo di Tenten…perciò poteva stare tranquilla. E con Neji ci sarebbe stato anche qualche suo amico. Tra cui Naruto Uzumaki. Il ragazzo più bello al mondo per Hinata. Purtroppo però, lei era troppo timida e ogni volta che se lo trovava davanti non riusciva ad aprire bocca. Quella sera, visto che era uscita di casa ormai…decise che ci avrebbe finalmente parlato. Aveva bisogno solo di un piccolo aiutino: l’alcool. Aveva giurato a se stessa che avrebbe bevuto solo qualche bicchiere. Il minimo indispensabile per sciogliersi un po’. Ma purtroppo una volta iniziato non seppe contenersi. E nemmeno i suoi amici erano in grado di fermarla. Erano più ubriachi di lei. Ricorda poco di quella sera. Solo delle vaghe e sfocate immagini. Come se la sua vita in quella sera fosse diventata un film, e delle scene fossero state tagliate. Si era ritrovata sulla pista da ballo. Insieme a un ragazzo. Bello, molto bello. La pelle chiarissima, e fredda, molto fredda. I capelli neri, e gli occhi…erano stati proprio gli occhi a cogliere la sua attenzione. Gli occhi erano rossi. Poi il vuoto, non più un ricordo di quella sera. La mattina seguente invece…si era ritrovata davanti uno spettacolo orribile. Stranamente si era risvegliata nel suo letto. Qualcuno doveva avercela accompagnata, perché lei di certo non era in grado di arrivare da sola a casa sua. Una volta alzata dal letto si specchiò. Aveva ancora addosso i vestiti dell’altra sera; una minigonna nera, con delle calze a rete color carne, un toppino rosa con dei ricami neri e delle scarpe con il tacco. La matita le era colata, sporcandole tutto il contorno degli occhi. A proposito, gli occhi…che le era successo? Non erano più bianchi…com’era possibile? In quel momento non ci pensò…non era ancora del tutto lucida. E poi aveva le occhiaie…eppure ricordava di aver dormito tutta la notte… .Decise di andarsi a pettinare. E in quel momento, mentre spostava all’indietro una ciocca di capelli dal lato sinistro del collo, vide una cosa che non avrebbe mai voluto vedere, che non avrebbe mai pensato di vedere. Due puntini rossi. Non proprio puntini a dir la verità…ma comunque aveva due piccole croste di sangue sul collo. La sua immaginazione, portata dai molti libri che aveva letto, spesso fantasy o horror, la portarono a pensare a una cosa…ma scacciò subito il pensiero dalla mente…i vampiri non esistevano. Guardò l’orologio…erano ancora le 5 del mattino. I suoi stavano sicuramente dormendo. Ma lei aveva fame, perciò decise di scendere le scale che portavano alla sua cameretta e arrivò in cucina. Qui lo spettacolo più orribile. La sua gattina, Minù..stesa a terra…cosparsa da un lago di sangue… trattenne a stento un urlo. Si avvicinò al corpo senza vita della sua adorata micetta, e notò una cosa…due puntini identici a quelli che aveva lei sul collo, si trovavano anche sul collo della gatta. Allora non si era immaginata tutto…era vero…era un vampiro. Senza pensarci due volte afferrò la gattina. La seppellì il più velocemente possibile nel loro giardino. Poi tornò in cucina e pulì il pavimento. Continuava ad avere fame, ma ormai sapeva che non era la solita fame…perché più che altro era sete, sete di sangue. Ancora non voleva credere che fosse un vampiro. Le sembrava talmente assurda come cosa. Pensò a cosa avessero detto i suoi se lo avessero saputo. L’avrebbero presa sicuramente per matta. E poi ripensò a un libro che aveva letto…anzi,  a tre libri che aveva letto… una trilogia, di Stephenie Meyer, tre libri in cui si parlava di vampiri. E pensando a quei libri capì che non poteva restare in casa. Appena i suoi le si fossero avvicinati, probabilmente avrebbe rischiato di ucciderli, succhiandogli il sangue. Il sangue…e pensare che a lei il sangue aveva sempre fatto impressione. Ogni volta che se lo trovava davanti, rischiava di svenire… Quando i genitori la portavano a fare il prelievo, era sempre una tragedia. Lei scoppiava a piangere, poi dopo il prelievo, o sveniva o vomitava. Fare le analisi del sangue era sempre stata una tortura per lei. Eppure prima, quando aveva visto la sua gatta in quel lago di sangue, non aveva avuto nessun sintomo strano. “Almeno un lato positivo” pensò. Ma ora doveva andarsene. Doveva sparire per sempre dalla loro vita. Avrebbero sofferto magari all’inizio, ma poi gli sarebbe passata. Salì nella sua camera, prese una borsa, ci infilò qualche vestito a casaccio, e prese i suoi ultimi risparmi, che ammontavano a circa 100 euro. Poi si recò in camera della sorella Hanabi. Voleva salutarla, almeno da lontano, ma appena ebbe aperto la porta, la invase l’odore del sangue. Sentì l’improvviso istinto di saltarle addosso…ma riuscì a fermarsi. Chiuse la porta velocemente, e uscì di casa. Una volta fuori, la osservò attentamente… voleva imprimersi in testa ogni minimo particolare. Dopo aver dato un’ultima occhiata iniziò a correre, il più veloce possibile, e con sua grande meraviglia si accorse che correva molto, ma molto più veloce del solito. Le sembrava quasi di volare. Era bella quella sensazione. Decise di mettersi alla prova. In breve tempo raggiunse l’autostrada. Decise di fare una gara contro le macchine. Iniziò a correre, e… era di gran lunga più veloce lei. Le era sempre piaciuto sentirsi il vento addosso, i capelli al vento…e poi ora quella sensazione bellissima…le sembrava proprio di volare…forse essere un vampiro non era così male alla fine. Poi si fermò. Aveva ancora fame. Ma non voleva uccidere nessuno… ne animali ne persone. Lei aveva sempre amato gli animali. Ma sapeva che non poteva resistere a lungo così. Iniziò a passeggiare… entrò in un parco… non c’era nessuno. Beh ovvio erano circa le 6 di mattina. Poi su una panchina notò una persona. Un barbone. Si avvicinò…ormai non poteva più aspettare. L’uomo dormiva. Probabilmente era anche ubriaco, perciò non sentì nulla. Nessun dolore, nemmeno quando i denti della ragazza gli perforarono il collo. Quando ebbe succhiato tutto il sangue, che di certo non aveva un buonissimo sapore…finalmente Hinata si sentiva bene. Adesso era sazia, e per un po’ probabilmente non avrebbe dovuto uccidere nessuno. Prese lo specchietto che aveva con se. Ora i suoi occhi erano diventati dorati. Quando aveva fame erano rossi, mentre quando era sazia erano dorati…ma sarebbero mai tornati bianchi? Probabilmente no…

 

Mi raccomando recensite! Andate a leggere anche l’altra mia ficcy…si chiama high school konoha

  
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