Rosso, Oro Bianco.
Era il 27 dicembre e a Londra la temperatura
sfiorava gli 0 gradi. Per le strade non c’era nessuno.
E non si sentiva alcun rumore. La città
sembrava morta. L’unica forma di vita era data dal soffio del vento…molto forte
quel giorno. A volte si sentivano delle voci provenire dalle abitazioni. Risate
in genere. Il 27 dicembre è un giorno che va passato in compagnia. Ma non tutti
avevano questa fortuna. Una ragazza dai capelli lunghi e corvini passeggiava
per la desolata Londra. Gli occhi rivolti al suolo, un tempo di colore bianco.
Ora erano cambiati. Il bianco è l’insieme di tutti i colori. I colori danno
allegria. Ma ogni singolo colore significa qualcosa. Ora i suoi erano rossi. Il
colore rosso viene associato all’amore. Ma in questo caso
sarebbe meglio associarlo al sangue. Il suo nome era Hinata,
Hinata Hyuga. Quel giorno
per lei era sempre stato un giorno felice. Il 27 dicembre è il suo compleanno.
E questa sarebbe stata la prima volta che non lo avrebbe festeggiato. Si
sentiva sola. In genere in questo giorno, si riunivano a casa sua i parenti, e
la riempivano di regali. Ma quell’anno non ne avrebbe
ricevuto nemmeno uno. Erano ore che camminava, ma non era stanca, e nemmeno
infreddolita. Non poteva sentire il freddo. Era più fredda lei del vento che
tirava. Si, la sua pelle chiarissima, era gelida. Chiunque al tatto si sarebbe
quasi spaventato a sentirla così fredda. Ma per fortuna non correva questo
rischio, non correva il rischio di spaventare nessuno, perché nessuno l’avrebbe toccata, perché lei non gli avrebbe permesso di
farlo. Erano due settimane ormai che non aveva visto ne sentito nessuno dei
suoi parenti. Nemmeno i suoi genitori. La stavano cercando, lo sapeva, ma non
l’avrebbero trovata. Non dovevano trovarla. E questo non perché lei non volesse
vederli…anzi, lei moriva dalla voglia di correre a casa e abbracciarli, ma non
poteva farlo. Ne valeva la loro vita. Era successo tutto così in fretta. Era il 13 dicembre, e la sua migliore amica, Tenten, l’aveva convinta a passare la serata in un
disco-pub. Hinata non era e non è una ragazza a cui piaccia troppo la compagnia, e spesso aveva rifiutato
gli inviti dell’amica. Ma non poteva rifiutare anche quella volta, aveva
rifiutato anche due sere prima di andare in discoteca. Non poteva dirle di
nuovo no. Non le piacevano molto quei luoghi.
Più che altro non le piaceva la gente che li frequentava. Gente poco
raccomandabile a parer suo. Ma quella sera ci sarebbe stato anche suo cugino Neji, nonché ragazzo di Tenten…perciò
poteva stare tranquilla. E con Neji ci sarebbe stato
anche qualche suo amico. Tra cui Naruto Uzumaki. Il ragazzo più bello al mondo per Hinata. Purtroppo però, lei era troppo timida e ogni volta
che se lo trovava davanti non riusciva ad aprire bocca. Quella sera, visto che
era uscita di casa ormai…decise che ci avrebbe finalmente parlato. Aveva
bisogno solo di un piccolo aiutino: l’alcool. Aveva giurato a se stessa che
avrebbe bevuto solo qualche bicchiere. Il minimo indispensabile per sciogliersi
un po’. Ma purtroppo una volta iniziato non seppe
contenersi. E nemmeno i suoi amici erano in grado di fermarla. Erano più
ubriachi di lei. Ricorda poco di quella sera. Solo delle vaghe e sfocate
immagini. Come se la sua vita in quella sera fosse diventata un film, e delle
scene fossero state tagliate. Si era ritrovata sulla pista da ballo. Insieme a
un ragazzo. Bello, molto bello. La pelle chiarissima, e fredda, molto fredda. I
capelli neri, e gli occhi…erano stati proprio gli occhi a cogliere la sua
attenzione. Gli occhi erano rossi. Poi il vuoto, non più un ricordo di quella
sera. La mattina seguente invece…si era ritrovata davanti uno spettacolo
orribile. Stranamente si era risvegliata nel suo letto. Qualcuno doveva
avercela accompagnata, perché lei di certo non era in grado di arrivare da sola
a casa sua. Una volta alzata dal letto si specchiò. Aveva ancora addosso i vestiti dell’altra sera; una minigonna nera, con
delle calze a rete color carne, un toppino rosa con
dei ricami neri e delle scarpe con il tacco. La matita le era
colata, sporcandole tutto il contorno degli occhi. A proposito, gli occhi…che
le era successo? Non erano più bianchi…com’era possibile? In quel momento non
ci pensò…non era ancora del tutto lucida. E poi aveva le occhiaie…eppure
ricordava di aver dormito tutta la notte… .Decise di
andarsi a pettinare. E in quel momento, mentre spostava all’indietro una ciocca
di capelli dal lato sinistro del collo, vide una cosa che non avrebbe mai
voluto vedere, che non avrebbe mai pensato di vedere. Due puntini rossi. Non
proprio puntini a dir la verità…ma comunque aveva due piccole croste di sangue
sul collo. La sua immaginazione, portata dai molti libri che aveva letto,
spesso fantasy o horror, la portarono a pensare a una
cosa…ma scacciò subito il pensiero dalla mente…i
vampiri non esistevano. Guardò l’orologio…erano ancora le 5 del mattino. I suoi
stavano sicuramente dormendo. Ma lei aveva fame, perciò decise di scendere le
scale che portavano alla sua cameretta e arrivò in cucina. Qui lo spettacolo
più orribile. La sua gattina, Minù..stesa
a terra…cosparsa da un lago di sangue… trattenne a stento un urlo. Si avvicinò
al corpo senza vita della sua adorata micetta, e notò
una cosa…due puntini identici a quelli che aveva lei sul collo, si trovavano
anche sul collo della gatta. Allora non si era immaginata tutto…era vero…era un
vampiro. Senza pensarci due volte afferrò la gattina. La seppellì il più
velocemente possibile nel loro giardino. Poi tornò in cucina e pulì il
pavimento. Continuava ad avere fame, ma ormai sapeva che non era la solita
fame…perché più che altro era sete, sete di sangue. Ancora non voleva credere
che fosse un vampiro. Le sembrava talmente assurda come cosa. Pensò a cosa
avessero detto i suoi se lo avessero saputo. L’avrebbero presa sicuramente per
matta. E poi ripensò a un libro che aveva letto…anzi, a tre libri che aveva letto… una
trilogia, di Stephenie Meyer,
tre libri in cui si parlava di vampiri. E pensando a quei libri capì che non
poteva restare in casa. Appena i suoi le si fossero
avvicinati, probabilmente avrebbe rischiato di ucciderli, succhiandogli il
sangue. Il sangue…e pensare che a lei il sangue aveva sempre fatto impressione.
Ogni volta che se lo trovava davanti, rischiava di svenire…
Quando i genitori la portavano a fare il prelievo, era sempre una
tragedia. Lei scoppiava a piangere, poi dopo il prelievo, o sveniva o vomitava.
Fare le analisi del sangue era sempre stata una tortura per lei. Eppure prima,
quando aveva visto la sua gatta in quel lago di sangue, non aveva avuto nessun
sintomo strano. “Almeno un lato positivo” pensò. Ma ora doveva andarsene.
Doveva sparire per sempre dalla loro vita. Avrebbero sofferto magari
all’inizio, ma poi gli sarebbe passata. Salì nella sua camera, prese una borsa,
ci infilò qualche vestito a casaccio, e prese i suoi ultimi risparmi, che
ammontavano a circa 100 euro. Poi si recò in camera della sorella Hanabi. Voleva salutarla, almeno da lontano, ma appena ebbe
aperto la porta, la invase l’odore del sangue. Sentì
l’improvviso istinto di saltarle addosso…ma riuscì a
fermarsi. Chiuse la porta velocemente, e uscì di casa. Una volta fuori, la
osservò attentamente… voleva imprimersi in testa ogni minimo
particolare. Dopo aver dato un’ultima occhiata iniziò a correre, il più
veloce possibile, e con sua grande meraviglia si accorse che correva molto, ma
molto più veloce del solito. Le sembrava quasi di volare. Era bella quella
sensazione. Decise di mettersi alla prova. In breve tempo raggiunse
l’autostrada. Decise di fare una gara contro le macchine. Iniziò a correre, e… era
di gran lunga più veloce lei. Le era sempre piaciuto sentirsi il vento addosso,
i capelli al vento…e poi ora quella sensazione bellissima…le sembrava proprio
di volare…forse essere un vampiro non era così male alla fine. Poi si fermò.
Aveva ancora fame. Ma non voleva uccidere nessuno… ne
animali ne persone. Lei aveva sempre amato gli animali. Ma sapeva che non
poteva resistere a lungo così. Iniziò a passeggiare… entrò in un parco… non
c’era nessuno. Beh ovvio erano circa le 6 di mattina. Poi su una panchina notò
una persona. Un barbone. Si avvicinò…ormai non poteva più aspettare. L’uomo
dormiva. Probabilmente era anche ubriaco, perciò non sentì nulla. Nessun
dolore, nemmeno quando i denti della ragazza gli perforarono il collo. Quando ebbe succhiato tutto il sangue, che di certo non aveva un
buonissimo sapore…finalmente Hinata si sentiva bene.
Adesso era sazia, e per un po’ probabilmente non avrebbe dovuto uccidere
nessuno. Prese lo specchietto che aveva con se. Ora i suoi occhi erano
diventati dorati. Quando aveva fame erano rossi, mentre quando era sazia erano dorati…ma sarebbero mai tornati bianchi? Probabilmente no…
Mi raccomando recensite! Andate a leggere anche l’altra
mia ficcy…si chiama high school
konoha