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Autore: istrice_riservato    15/02/2014    1 recensioni
I fatti descritti in questa storia sono immaginari. Ogni riferimento a cose o persone reali è puramente casuale. I personaggi sono ispirati a persone realmente esistite.
“[...] Non passarono nemmeno due minuti che la porta venne aperta – Clover sentì lo spostamento d’aria e i cardini cigolare pianissimo – per permettere all’alta figura che si trovava dall’altra parte di entrare. Quest’ultima si avvicinò al letto dalla parte in cui dormiva la ragazza e s’inginocchio, sedendosi sui talloni, con le mani entrambe appoggiate sulle cosce. [...]”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '«Five foot something with the skinny jeans».'
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La sveglia dell’iPhone, impostata la sera prima, iniziò a suonare, segno che fosse arrivata l’ora di alzarsi dal letto. Clover socchiuse appena un occhio, quel tanto che bastava per individuare l’iPhone, il cui schermo continuava ad illuminarsi ad intermittenza, ed allungò una mano nella sua direzione per disattivare la sveglia, dopodiché si girò dall’altra parte e, tirando le coperte fin sopra la testa, cercò di riprendere sonno.
Non passarono nemmeno due minuti che la porta venne aperta – Clover sentì lo spostamento d’aria e i cardini cigolare pianissimo – per permettere all’alta figura che si trovava dall’altra parte di entrare. Quest’ultima si avvicinò al letto dalla parte in cui dormiva la ragazza e s’inginocchio, sedendosi sui talloni, con le mani entrambe appoggiate sulle cosce. Guardò per qualche istante quel buffo mucchio di stoffa sotto al quale si trovava Clover, poi si schiarì appena la voce per parlare.
« Guarda che lo so che sei sveglia ».
Attraverso le coperte filtrò un leggero mugolio, poi nient’altro.
« Su, avanti: alzati. Oggi ricominciano le lezioni in università e sono certo che tu non voglia fare tardi ».
Clover mise la testa fuori dalle coperte. « Proprio per questo non voglio alzarmi » disse. « Non ci voglio andare a lezione, non voglio rivedere quei cretini che mi ritrovo come compagni di corso! »
« Eh, cosa vuoi che sia! »
« La fai facile tu, Liam! Tu non devi passare tutta la giornata con quelle facce di cazzo tra i piedi, al contrario di me! »
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, sospirando appena. Doveva assolutamente trovare un modo per farla uscire dal letto.
« Guarda che se fai tardi a prepararti e perdi l’autobus, io non ti accompagno eh! »
« Meglio se lo perdo, così sono sicura di poter rimanere a casa! » rispose Clover, leggermente stizzita per essere stata messa alle strette in quella maniera. « E poi ho sonno, lasciami dormire! »
« Si dorme la notte, non te l’hanno insegnato? »
« E a te, invece, non hanno mai insegnato a lasciare in pace la gente? Che poi, brutto cretino che non sei altro, è colpa tua se questa mattina ho sonno! »
Liam ridacchiò, ripensando per un attimo alla sera precedente. « Dopo la tua solita finta – sottolineò con il tono di voce l’ultima parola – resistenza iniziale, non mi sembravi poi così dispiaciuta di togliere un po’ di tempo al tuo sonno… »
Dalle coperte si levò un ringhio poi, l’istante successivo, Clover era in piedi con entrambe le mani sui fianchi.
« Sei sempre il solito porco, sai?! »
Il ragazzo la osservò compiaciuto, trovandola bella anche con addosso il suo pigiamone di pile con gli orsetti e i capelli completamente spettinati.
« Vado a preparare la colazione, visto che ti sei alzata dal letto » le disse, tirandosi su in piedi. L’attimo dopo era già sparito per il corridoio.
« Tu hai voglia di prendere qualche schiaffone, te lo dico io! » gli urlò dietro Clover, arrabbiata. Dopo averle impedito di riaddormentarsi infatti, era anche riuscito a farla alzare dal letto, facendo leva su discorsi che, lo sapeva bene, l’avrebbero fatta scattare – in tutti i sensi.
Visto che ormai era in piedi, la ragazza si avvicinò all’armadio e lo aprì. Frugò per un po’ tra i vestiti, finché non trovò qualcosa di adatto alla giornata che l’attendeva, poi s’infilò in bagno e ne uscì solo una volta vestita. Recuperata una mollettina per capelli dal comodino, fece tappa di fronte allo specchio posto all’entrata dell’appartamento e fermò quel ciuffo di capelli che solitamente la infastidiva, finendole sempre davanti agli occhi. Entrata in cucina, inspirò profondamente l’odore di caffè che aleggiava nell’aria. Si sedette al tavolo, al solito posto, e prese a mangiucchiarsi un paio di pellicine intorno alle unghie delle mani. Liam, nel frattempo, stava spadellando sui fornelli qualcosa che lei non riusciva a vedere dal punto in cui si trovava. Quando il ragazzo le mise sotto il naso un piatto di pancakes ancora caldi e fumanti, non si prese nemmeno la briga di ringraziarlo, voltando invece la testa dall’altra parte.
« Che c’è? » le domandò Liam, guardandola dall’alto del suo metro e ottanta.
« Lo sai che c’è » borbottò Clover con le braccia incrociate al petto.
Il ragazzo roteò gli occhi. Poi si sedette al tavolo ed iniziò a mangiare quello che c’era nel suo piatto. « Dovresti mangiarli prima che si freddino, altrimenti poi non sono più buoni ».
« Non ho fame ».
« Sì che hai fame, Clover. Devi solo fare la tua patetica scenetta da offesa perché ti ho impedito di restare nel letto a dormire ».
Lei si voltò, indignata, verso Liam e lo fulminò con lo sguardo. Poi impugnò la forchetta con stizza e mangiò i due pancakes che aveva nel piatto, dopodiché bevve il suo solito caffè senza zucchero ed appena un goccio di latte. Per affrontare la pesante giornata di lezioni universitarie che l’attendeva ne aveva proprio bisogno.
Liam si alzò in piedi e scoccò un bacio leggero tra i capelli di Clover. « Brava la mia bambina » commentò divertito.
« Hai finito di prendermi in giro? »
Lui parve pensarci un attimo. « Mmh… no. Ed ora vatti a finire di preparare, skinny jeans ».
All’udire quel soprannome, Clover ridacchiò scuotendo la testa, perché era passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che l’aveva chiamata in quella maniera. Tornò di nuovo in bagno per lavarsi i denti, truccarsi e pettinarsi. Finito tutto, quando puntò lo sguardo sull’orologio attaccato alla parete della camera da letto, realizzò che fosse ormai troppo tardi per avviarsi alla fermata dell’autobus e che, nemmeno con un aiuto divino sarebbe riuscita a prenderlo. Sbuffò sonoramente e si voltò verso la porta, per andare a chiedere a Liam se gentilmente potesse accompagnarla in università, quando trovò quest’ultimo sulla soglia della stanza, il cappotto già addosso e quello di lei, insieme alla sciarpa rossa, tra le mani.
« Lo sapevo sarebbe finita così, per questo mi sono reso presentabile anche io » disse, mentre le passava il tutto.
Clover lo squadrò, pensando al fatto che avrebbe potuto essere tranquillamente presentabile anche con un sacchetto dell’immondizia addosso. Mise il cappotto, prese la borsa a tracolla con tutto l’occorrente per l’università e lo seguì silenziosamente fino alla macchina, sedendosi al posto del passeggero.
Il viaggio fu silenzioso e relativamente corto – il tragitto casa-università passava sempre in maniera troppo rapida – e, solo una volta che Liam ebbe accostato per permetterle di scendere, la ragazza si girò verso di lui.
« Grazie » sussurrò piano, accennandogli un dolce sorriso.
« Di niente, lo sai che mi fa piacere ».
Clover scese dall’automobile e vi girò intorno, avviandosi verso l’entrata della sua facoltà. Dal canto suo, Liam abbassò il finestrino automatico e prese fiato per parlare ancora una volta.
« Vengo a prenderti alla fine delle lezioni, d’accordo? »
A quella notizia, la ragazza tornò sui suoi passi e gli lasciò un morbido bacio a fior di labbra.
« Finisco alle sei ».
« Perfetto, alle sei sarò qui ad aspettarti. Ora vai, o farai tardi a lezione, skinny jeans » e le rubò un altro bacio.
Clover non aggiunse altro e s’incamminò – questa volta sul serio – verso l’entrata della facoltà. Per tutto il tragitto ripensò alla prima volta che Liam l’aveva chiamata in quel modo: corrispondeva alla prima volta che si erano visti e, ancora, non conoscevano i rispettivi nomi. Entrò in aula, sorridendo per quel pensiero.





 

 


N d A
Buon sabato sera, gente! *saluta e sorride a tutti quanti*
Mi presento qui con una nuova one shot dolcina dolcina che mi è venuta in mente martedì sera, dopo una chiacchierata in chat con qualcuno – questo qualcuno sa bene chi è – sul fatto che il giorno dopo avrei ricominciato le lezioni in università. E niente, mai dare prompt così gratuiti a me, che poi finisco per scriverci sempre qualcosa sopra LOL
Come mio solito, non ho mai nulla da dire su quello che ho scritto se non che la tizia della one shot potrebbe aver detto/fatto qualcosa che potrei dire/fare io. Beh, sappiate che non abbiamo nulla in comune ù.ù (Tutto questo è riferito soprattutto alle persone che mi conoscono anche al di fuori di EFP.)
E niente, ho finito le parole anche per questo spazio autrice, quindi me ne vado.
Arrivederci. <3
 
PS: Sappiate che hanno scoperto (?) che le recensioni sono gratis e che non inquinano. Quindi se avete voglia di scrivermi il vostro parere, sarò molto felice di leggerlo. E giuro che non mordo! (A meno che non io non venga istigata, ovvio! GRRRR!)

   
 
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