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Autore: alermeglio92    18/06/2008    1 recensioni
Era falso il tono di mia madre quando le annunciai la mia decisione di partire.
Disse che avrebbe potuto sacrificare le notti con lui, ma era meno convinta di me.
Così, impacchettai tutte le mie cose, promisi alle mie conoscenze che mi sarei fatto vivo e presi il treno, lasciandomi alle spalle un velo di amarezza.
Genere: Commedia, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono davvero pochi i posti in cui riusciamo a sentirci veramente a casa, i posti in cui avvertiamo un’aura di sicurezza che ci

Sono davvero pochi i posti in cui riusciamo a sentirci veramente a casa, i posti in cui avvertiamo un’aura di sicurezza che ci protegge, i posti in cui non percorri pochi metri della via principale senza salutare chiunque ti capiti a tiro.

Certo, c’è gente che si trova bene ovunque, ama viaggiare e fa subito di una nuova città la propria casa.

E infine, c’è chi, come me, non si sentirà mai a casa.

Il motivo? È comune al 17% dei ragazzi italiani: il divorzio dei genitori. Si stima siano circa 1 su 10 milioni i matrimoni che arrivano ai cinquant’anni, 1 su 7 milioni quelli che arrivano ai venticinque.

Mi posso ritenere fortunato, i miei hanno compreso il loro errore già al quinto. Indossavo ancora il pannolino quando i miei presero questa drastica scelta. Bevevo ancora il biberon quando mia madre, insoddisfatta della vita a Messina, decise di trasferirsi a La Spezia.

Per ben nove anni ho trascorso i nove mesi scolastici a scuola a La Spezia e i tre mesi estivi a Messina, secondo il verdetto del giudice, affrontando così più di mille chilometri ogni giugno e settembre. Ebbene sì, avevo due vite. Nel vero senso della parola. Al nord ero il tipico ragazzo da liceo, buoni voti a scuola, compagnie serie, un motorino verde che rivestiva il ruolo di migliore amico. Al sud ero il tipo da discoteche, sigaretta fissa tra le mani e divertimento sfrenato.

Nulla poteva rovinare la mia quiete e la mia doppia personalità, se non…

“Ale, Ale, oddio come sono eccitata! Ale, dove sei? Ho una notizia, ho una notizia!” mia madre spalancò la porta di camera mia e mi si piazzò davanti. Misi pausa alla Play svogliatamente e mi concentrai su di lei. Il suo viso era il ritratto della felicità, le stessa espressione che ha un bambino quando la mamma gli offre una caramella. Rabbrividii. Avevo paura di sapere già di cosa si trattasse.

“Guarda!” disse esultante, stendendomi la sua mano da quarantenne davanti agli occhi.

Mi sforzai di non guardare, ma il diamante Swarowsky era troppo evidente. Sentii torcermi le budella.

“Non è bellissimo, Ale?”

Il mio silenzio non smorzò il suo entusiasmo.

“Mi ha chiesto di sposarlo! Ci credi? Mi ha chiesto di sposarlo!”

E mi abbracciò. Mi costrinsi a ricambiare con la stessa irruenza, ma non fui molto convincente. Ma lei non se ne accorse.

Ebbene sì, mia madre si risposava, mio padre gongolava (niente più alimenti da pagare e una brasiliana che lo attendeva ogni notte nel suo letto) e io non avevo più un posto dove stare. Certo, ce l’avevo: la stanza accanto a mia madre e a quello. Così, sacrificandomi per il bene di mia madre, presi una decisione, forse la più drastica di tutta la mia vita.

Era falso il tono di mia madre quando le annunciai la mia decisione. Disse che avrebbe potuto sacrificare le notti con lui, ma era meno convinta di me. Così, impacchettai tutte le mie cose, promisi alle mie conoscenze che mi sarei fatto vivo e presi il treno, lasciandomi alle spalle un velo di amarezza.

  
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