Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Ricorda la storia  |      
Autore: Kengha    16/02/2014    7 recensioni
Con uno sbuffo si arrampicò sul divanetto e si mise in modo tale da avere la stessa visuale della sua amica, nel tentativo di capire cosa stesse distraendo Giovanna così tanto.
Si guardò attorno un paio di volte, scrutando attentamente la galleria, alla ricerca della più piccola stranezza.
Poi lo vide.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Anna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buona domenica a tutti! ❤
Dopo quasi due settimane dalla conclusione di "Lost Childhood" rieccomi a pubblicare in questa sezione... ve l'avevo detto che non vi sareste sbarazzati di me tanto facilmente.
Questa storia stava marcendo nel dimenticatoio da quasi un mese e ieri ho deciso di concluderla una volta per tutte! E' una fiction più "semplice" e probabilmente meno "pesante" di quelle precedentemente scritte (sarà perché manca tutto l'angst che ti regala il "pacchetto Elsa"), una one-shot senza pretese che volevo degnare di pubblicazione :)
L'idea originale era un po' diversa, ma come al solito finisco col divagare e col non riuscire a scrivere ciò che penso, rimanendo sempre insoddisfatta.
Spero che almeno qualcuno di voi saprà apprezzarla, scusate in anticipo per gli errori e le sviste!


"Note di servizio": Per chi non lo sapesse, Kai e Gerda sono due dei servitori del castello di Arendelle, nome scelto dalla Disney in onore ai personaggi di Andersen;
Walt e Lilian sono PRESUMIBILMENTE i nomi del re e della regina che, come è stato da molti affermato (mi sembra anche dallo studio stesso), sono stati disegnati prendendo come base Walt e Lilian Disney.

PS: Rileggendo mi sono resa conto che in un paio di scene Anna possa sembrare un po' "sfigata" e in "balia" della sorella maggiore. Vi assicuro che non era assolutamente mia intenzione, chiedo scusa >.<




Portrait of a Queen

Quella mattina, Anna si era svegliata piuttosto euforica, appena la settimana successiva ci sarebbe stata l’incoronazione di sua sorella. Elsa aveva compiuto ventuno anni pochi giorni prima, aveva ormai l’età per diventare regina e governare su Arendelle.
Anche il giorno del suo compleanno, però, la platinata non era uscita.
Perché avrebbe dovuto? Non l’aveva mai fatto. Anna non l’aveva neppure sperato.
Ok, forse un po’ sì. Era il suo ventunesimo compleanno, dannazione!
La principessa era andata davanti la camera della sorella maggiore, non aveva neppure bussato, si era limitata a parlare con un filo di voce, tenendo gli occhi sullo spiraglio sotto la porta, cercando di intravedere il riflesso della sua ombra.
« Ciao Elsa ». Aveva detto con un sussurro e, quasi immediatamente, all’interno della stanza qualcuno si era mosso.
L’aveva sentita. L’aveva sempre sentita.
« Volevo solo darti gli auguri di buon compleanno ». C’era stato un altro rumore, indefinibile, come uno strano scricchiolio.
Ma niente di più. Nessuna risposta.
La tristezza dovuta all’indifferenza di Elsa si era dissipata rapidamente quando aveva sentito alcune guardie e diversi domestici parlare dell’incoronazione ormai imminente. L’agitazione era tanta per via delle decine di ospiti che il castello avrebbe dovuto ospitare dopo anni. Ospiti che equivalevano a cancelli aperti.
Anna si ricordò improvvisamente di non aver dato ancora la grande notizia alla sua migliore amica ed, euforica, corse verso la galleria del castello. Con un sorriso a trentadue denti saltò direttamente sul divanetto posto sotto il famoso dipinto, allungandosi scompostamente.
« Sono così felice! » Esclamò volgendo un’occhiata alla fedele Giovanna.
« Andiamo, non guardarmi con quell’aria interrogativa e non fingere di non saperlo! » La rimproverò, fissandola un po’ truce. La paladina ancora non le rispose, il suo sguardo era distante, la postura fiera ed immobile come sempre.
« Tra una settimana ci sarà l’incoronazione di Elsa! » Esclamò, come se fosse la cosa più logica del mondo. « Ci saranno così tante persone, finalmente un ballo! Insomma, a cosa serve avere una sala da ballo se non si organizzano mai delle feste? ».
La Pulzella di Orléans continuò, tuttavia, a tacere ostinatamente.
« Oggi sei più distratta e silenziosa del solito, sicura di non avere qualche malattia? Tipo quella che fa scordare le cose? No, perché sono sicura di avertene parlato almeno una dozzina di volte ». Ringhiò la rossa, sempre più seccata dal comportamento dell’altra. Con uno sbuffo si arrampicò sul divanetto e si mise in modo tale da avere la stessa visuale della sua amica, nel tentativo di capire cosa stesse distraendo Giovanna così tanto.
Si guardò attorno un paio di volte, scrutando attentamente la galleria, alla ricerca della più piccola stranezza.
Poi lo vide.
Un grande, candido, lenzuolo bianco era drappeggiato su una parete. L’ultima volta che era stata nella galleria –appena due giorni prima- non c’era nulla di simile in quell’angolo della stanza.
« Aspettami qui, spada sguainata, mi raccomando ». Ordinò a Giovanna, scendendo dal divano e avanzando con circospezione.
Si ritrovò davanti il misterioso telo dopo poche decine di secondi e lo fissò per gli interminabili minuti: stava coprendo un quadro, di questo ormai era certa.
Con una mano tremolante scostò appena la stoffa, così da poter leggere la targa dorata appesa sotto il misterioso dipinto.
“Elsa - Regina di Arendelle”, il nome della sorella maggiore era accompagnato da quella che sarebbe stata la data della sua incoronazione. Ormai in balia della curiosità, Anna tirò giù con un movimento deciso il lenzuolo, scoprendo il meraviglioso ritratto di sua sorella.
Elsa era stata raffigurata in tutta la sua solenne eleganza, seduta dritta e composta, con la  tiara di diamanti sulla testa, lo scettro stretto nella mano destra e il globo nella sinistra, entrambe rigorosamente guantate.
Avrebbe ricevuto quei tre oggetti la settimana successiva, ma sicuramente i funzionari di corte avevano insistito affinché potesse tenerli per il ritratto, che sicuramente sarebbe stato mostrato la sera dell’incoronazione.
Il grande, maestoso ed imponente trono, una volta appartenuto a loro padre, quasi scompariva se messo a confronto con lo splendore della nuova regina.
Anna riconobbe su di lei gli eleganti abiti da sera di sua madre e persino la stessa acconciatura era stata perfettamente riprodotta sui capelli albini di Elsa.
Provò invidia nei confronti del pittore che aveva avuto l’opportunità di ritrarla, di ammirare la sua singolare bellezza per ore, forse giorni.
Si quasi vergognò di essere davanti ad un essere la cui magnificenza aveva ben poco di umano e il pensiero che quella fosse sua sorella la faceva stare ancor peggio. Se avessero visto lei, probabilmente, non l’avrebbero mai collegata alla raffinatissima nuova sovrana di Arendelle. Probabilmente non avrebbero neppure detto che era una principessa.
Tutto o niente, aveva detto qualcuno. Dio solo sa quanto quel qualcuno avesse ragione.
La primogenita di Walt e Lilian era l’incarnazione dell’eleganza e della compostezza. La seconda nata finiva spesso con l’incespicare tra i suoi stessi passi, oltre ad essere meno saggia e colta.
Però –piccola consolazione-, di persone tanto intelligenti quanto Elsa, ne esistevano davvero poche. Avendo trascorso anni chiusa nella sua stanza, la platinata aveva avuto modo e tempo a sufficienza di leggere almeno una buona metà dei volumi presenti nella biblioteca. Se non di più.
Non che Anna avesse avuto di meglio da fare, effettivamente -eccetto forse parlare con Giovanna-, ma non è che andasse poi così d’accordo con lo studio.
Rimirò il dipinto e questa volta rimase a guardare gli occhi, l’unico tratto che rendevano la donna che aveva davanti veramente un’estranea.
Erano così spenti, il blu elettrico e frizzante sembrava essersi ingrigito e il suo sguardo, un tempo allegro, appariva totalmente vuoto.
Distante anniluce da chiunque.
Davanti ai giocosi occhi che aveva avuto da ragazzina, si era innalzata un’invisibile barriera, fredda e dura come il ghiaccio. Un muro che sarebbe servito a tener tutti quanti fuori qualora la porta non fosse più bastata..
Un ostacolo creato soprattutto per lei.
Con delle dita tremanti la ragazza sfiorò la parte di tela su cui era stata dipinta la mano destra di sua sorella, come se accarezzare un quadro potesse in qualche modo colmare quel vuoto che si era fatto troppo profondo con gli anni.
Delle voci provenienti dal corridoio vuoto la costrinsero a nascondersi dietro una tenda, interrompendo bruscamente quella disperata ricerca di contatto.
Kai e Gerda fecero il loro ingresso, la donna camminava poco avanti il compagno, facendogli strada verso la nuova tela che adornava la galleria, la voce entusiasta.
« E’ semplicemente fantastico! Quando hanno detto di aver trovato il miglior pittore di tutta Arendelle sicuramente non sbagliavano! ». Spiegò la domestica, un largo sorriso sul suo viso paffuto. Giunsero entrambi rapidamente dinnanzi il quadro e lì il volto della donna venne ricoperto da pura adorazione ed orgoglio.
« Guardala, Kai, è bellissima ».
« Ha il volto e la grazia di sua madre e il temperamento di suo padre. Sarà una grande sovrana ». Constatò l’uomo, senza riuscire a staccare gli occhi di dosso dal quadro di Elsa, attratto da ogni singolo particolare.
« La mia piccola è cresciuta! » Piagnucolò la donna, soffiandosi il naso con un fazzoletto trovato miracolosamente nel taschino.
« Anche troppo in fretta, ma per quanto appaia resta ancora una bambina ». Commentò Kai, con amarezza. I due domestici erano probabilmente le uniche persone ancora in vita, nel castello, a sapere dei poteri di Elsa, a sapere il motivo del suo isolamento e dei suoi cambiamenti. Tacevano, mantenendo fede alla loro ultima promessa fatta al re e alla regina, ma entrambi erano stati tentati decine di volte di dire alla piccola Anna la verità riguardo sua sorella.
« Solo ventuno anni e già ha il peso del mondo che grava sulle sue esili spalle. Non meritava quest’altro fardello, non così presto ». Aggiunse l’uomo, riuscendo solo vagamente ad immaginare la sofferenza che stava provando Elsa in quel periodo. La ragazza era sempre stata obbligata ad essere forte, aveva sempre dovuto trovare il coraggio di andare avanti, ma come il ghiaccio di cui lei stessa era padrona, sarebbe arrivato il momento, presto o tardi, in cui si sarebbe rotta.
Era solo questione di tempo, il crollo sarebbe arrivato.
« Se solo Anna sapesse... sarebbe tutto molto più semplice da affrontare, per lei ». Biascicò Gerda, scuotendo la testa in segno di rassegnazione.
« Le mie povere bambine ».
 Kai le posò una mano sulla spalla e le sussurrò delle parole che Anna non riuscì a comprendere. I due servitori lasciarono lentamente la galleria, i loro volti allegri ora montavano espressioni di tristezza e compassione.
La principessa abbandonò lentamente il suo nascondiglio e, a passi strascicati, si diresse nuovamente davanti il dipinto. Con una mano incerta sfiorò un’ultima volta la targa e per un solo, fugace, istante riuscì a reggere lo sguardo di gelido della nuova regina.
« Cosa nascondi dietro quella porta, Elsa? ».


Il giorno dell’incoronazione, Anna poté finalmente ammirare la divina bellezza della sorella maggiore, probabilmente la creatura più bella che Arendelle avesse visto nascere in secoli.
Ed in quel momento, ad appena un paio di passi da lei, con i suoi occhi liberi di poter osservare anche la più piccola delle sue lentiggini, si rese conto che nessun quadro avrebbe mai potuto rendere ad Elsa giustizia. 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Kengha