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Autore: LadyUzumaky    16/02/2014    6 recensioni
Odia la pioggia, odia bagnarsi e odia andare a scuola quando tutto quello che vorrebbe fare è starsene sdraiato sul divano a guardare un bel film strappalacrime, accompagnato dall’atmosfera tetra di quei giorni.
Quindi, quando si ritrova ad essere fradicio come un pulcino, sotto la pioggia, diretto a scuola, si può benissimo dire che Byun Baekhyun sia di pessimo, se non catastrofico, umore.
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♦Baekyeol♦ [side;Kaisoo] Missing Moment di: "Since Then we've been History".
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ce l'ho fatta, incredibbile amishi, ce l'ho fatta! Dopo... *non vuole guardare* una vita, finalmente ho finito di rispondere a tutte le recensioni che mi avete lasciato  -sdlihglfkdhgkfhgdfhdfh vi amo, seriamente, sdlhfkhgkhkgtjh- e quindi eccomi qui!
Per chi non avesse letto gli avvisi,questa fanfiction è un MISSING MOMENT di  Since Then we've been History. Non è propriamente necessario dover leggere prima la storia principale, in quanto questa si distacca totalmente, ma è comunque legata; i personaggi dicono e si comportano in un determinato modo che è più semplice comprendere dopo aver letto Since. Per chi l'ha già letta, noterà che gli eventi si incastrano con il filone principale.
Passiamo ad altro... per quanto riguarda il lavoro, non aspettatevi nulla di che, in quanto non è nata come storia vera e propria, ma solo come approfondimento al personaggio di Baekhyun, che mi sono accorta -mi hanno fatto notare <3- di aver tralasciato troppo. E non si può, nono. 
Kai l'ho aggiunto per non so quale motivo, potevo anche farne a meno, visto che mi sono proprio sprecata asd. Per chi non sapesse, chiarisco una volta per tutte, io e Kai non andiamo d'accordo e ancora non so perchè mi ostino a tirarlo in mezzo.        

Per chi si aspettava ancora HunHan:  No, mi dispiace, qui troverete solo alcune frasi che fanno capire che cosa gli è successo dopo il finale-non finale di Since. Ma non disperate! Ho attualmente in ballo tre fanfiction -salvatemi, anzi, no, uccidetemi, perchè l'ho fatto- solo su di loro <3 Una fantasy, una smut/porn/chipiùnehapiùnemetta e una commedia.   

Come sempre le mie introduzioni sono papiri, ma sdihfdohkdgb sono logorroica, non finirei più di parlare ;A; Credo di aver detto tutto... ah, sì, per chi volesse, ho aggiunto il link con il video trailer all'ultimo capitolo di Since.         

Ancora una volta ringrazio tutti coloro che hanno recensito, taemotional per avermi fatto da beta e la storia stessa, che mi ha permesso di conoscere tante persone a cui voglio un mondo di bene ;A; *lancia cuori* 
Vi lascio, direi che ho annoiato abbastanza ahahaha 
Bye <3           

      



                                                                tumblr n0qz09i Rd51rs4tdvo1 r2 1280piccola                   
 
Missing Moment
 
 
-You're so shy when you wanna be standing in front of me.

 
 
Lui non è sempre in ritardo. Solo il novanta per cento delle volte, ma non per suo volere.
Ha la capacità di riuscire a non sentire la sveglia anche se puntata nell’orecchio e questo gli crea non pochi problemi.
Che questa trilli, magari accompagnata anche dalla vibrazione del telefono, suoni la sua canzone preferita o quella odiata, il risultato non cambia: finisce sempre per ignorarla.
Per fortuna che, ad un certo punto, il proprio orologio interno lo obblighi ad aprire gli occhi e a scattare in piedi, già consapevole di essere ancora una volta fuori orario.
Quel giorno, però, non era proprio riuscito a chiudere occhio.
 

 
Seduto sul davanzale della finestra, guarda le gocce di pioggia abbattersi pigramente contro il vetro, intraprendendo una gara lungo la superficie liscia e scivolosa.
Quando era piccolo si perdeva spesso ad osservarle, scommettendo su quella che credeva essere la più veloce, passando ore con gli occhi incollati su quelle diramature che si andavano a creare grazie al vento. Sembravano avanzare titubanti lungo un’immaginaria via, gareggiando con la gemella fino ad un’inconsapevole quanto inevitabile unione.
L’aria che si insinua fra le fessure degli infissi è fresca e pungente, lambisce la mano usata come appoggio e la coscia, ma non gli dà fastidio.
Quel clima, per quanto gli metta addosso un’inspiegabile malinconia e gli impedisca di dormire, gli piace. Lo rende un po’ più filosofico e non è mai male.
Scivola giù dal ripiano di marmo e apre la finestra, socchiudendo gli occhi.
Un leggero venticello gli smuove i vestiti, impregnando i polmoni di quell’odore caratteristico delle giornate uggiose, un misto di terra e muschio in grado di fargli perdere contatto con la realtà. Abitare ai confini della città hai suoi pregi, infondo.
Spazia sulla verde distesa di alberi proprio oltre la strada, sospirando.
Il ticchettare ritmico dell’acqua sull’asfalto alza un leggero velo di nebbiolina, residui dell’inverno appena trascorso, rendendo ancora difficile credere all’arrivo della tiepida e fiorita primavera.
Si prepara in fretta per andare a scuola, bisognoso di stare ancora un po’ ad osservare il paesaggio, allacciando con disattenzione i bottoni della camicia.
Non gli è mai importato molto del proprio aspetto; se non avesse dovuto mettere la divisa, di certo avrebbe preso i primi vestiti capitati sotto mano e sarebbe uscito senza pettinarsi i capelli, ignorando il fatto che dopo nottate agitate come le sue, questi prendano pose improponibili.
Calca il cappello con la visiera sulla testa, alza il cappuccio della felpa indossata sopra la giacca e un attimo prima di chiudere la porta di casa torna dentro, recuperando l’ombrello. Non vuole arrivare fradicio, per quando gli piaccia camminare sotto la pioggia, quello assomiglia più ad un diluvio.
Lo zaino gli ricade mollemente sul retro delle cosce, le cinghie allungate al massimo, rimbalzando di tanto in tanto a seconda dei passi.
I piccoli portachiavi, attaccati alla clip della cerniera, fanno rumore sbattendo contro il tessuto rigido, accompagnandolo nel tragitto.
Abita lontano, molto lontano, rispetto alla scuola che frequenta, ma ha deciso che non vuole trasferirsi, troppo attaccato a quei boschi e all’atmosfera che quasi gli fa dimenticare di vivere in una metropoli.
Il primo pullman lo porta vicino al centro, attraversando vie ancora poco trafficate -cosa che invece non sono al ritorno, per questo sfrutta la metropolitana- che gli ricordano ogni volta quanto presto inizino le lezioni. Trova ingiusto doversi alzare quando il sole ancora non è sorto o quando è talmente debole da non riuscire nemmeno a scaldare.   
Sotto l’ombrello, giallo canarino, muove i primi passi verso quella che sarà la sua seconda ed ultima fermata, perdendosi ad osservare i primi frettolosi passanti.
La fretta non gli si addice, anche se per una cosa e l’altra finisce sempre per correre; è più da camminate lente e passo tranquillo.
Distratto, centra in pieno una pozzanghera e l’acqua si infiltra subito nella fibra delle scarpe, bagnandogli le calze. Odia quando succede, il fastidioso “ciac ciac” e- avanza di un pezzo finendo dentro ad una un po’ più profonda, infradiciando anche i risvolti del pantalone.
Oh.
Ok, forse da una parte è divertente vedere quelle onde che si vengono a creare smuovendo la superficie… però sette ore con i piedi umidi non è il massimo.
Guarda il guaio combinato e poi sospira, tornando alla strada avanti a sé.
 
“Smettila di guardarmi.”
 
Tende le orecchie cercando la fonte di quella voce così indispettita, imbattendosi in un ragazzino alla prese con un piccolo gatto.
Piega il capo corrucciando le sopracciglia, senza capire.
Il ragazzino alto sì e no la metà di lui, fermo davanti al gatto in questione, forse credendo di non avere nessuno in torno ci stava tranquillamente parlando.
 
“Non miagolare.”
 
Osserva come l’animale stia immobile nonostante l’acqua che, implacabile, continua ad incollargli il pelo al piccolo corpo, stupito. Strano che non se ne sia già andato.
La bocca si spalanca rivelando i denti appuntiti, i baffi si rizzano intorno al naso rosa opaco e un tenute miagolio segue il precedente, quasi a prendere in giro colui che continua a fissare con quegli occhi verde ametista.
 
“Vattene, no? Sciò.”
 
Il ragazzino agita un braccio nella sua direzione, tenendo saldamente con l’altra mano l’ombrello a coprirgli il corpo, cercando di scacciare l’animale. Senza risultati, ovviamente.
 
“Non senti che piove? Non ti dà fastidio? Sei un gatto, dovresti odiare l’acqua.”
 
Un’orecchia si piega di lato, per poi scattare diverse volte per scacciare una goccia infiltrata fra i corti ciuffi di pelo, in una serie di movimenti aritmici.
 
“Odio i gatti. Sono allergico ai gatti. Non puoi andartene e basta? Non stare lì, non seguirmi. Non mi piaci.”
 
Nonostante le parole, lui continua a non muoversi e a guardare l’animale con una sorta di cipiglio seccato.
Il felino accenna qualche passo sul muretto dove era seduto, girandosi poi a controllare che il ragazzino lo stia guardando. Si ferma, lo guarda, si muove e così per un paio di volte, tornando anche indietro quasi a volerlo chiamare.
 
“Ora dovrei seguirti? Per chi mi hai preso?”
 
Lo segue, contraddicendosi ancora, aggirando l’albero che hanno impiantato in quel quadrato di terra sopraelevato - per abbellire le strade -, circondato da marmo chiaro. Sparisce inoltrandosi chissà dove, uscendo dalla propria visuale.
 

 
Dopo aver osservato tutta la scena, non sa cosa pensare. Una cosa strana da vedere di prima mattina, di certo. Inusuale e anche un po’ divertente a dire il vero.
Guarda l’ora e per poco non gli viene un colpo quando si accorge che rischia di arrivare in ritardo anche quel giorno, seppur per cause diverse dal solito.
Si affretta a riprendere il proprio cammino, ma dopo pochi passi si ferma ancora.
Il ragazzino sbuca dal vicolo poco più avanti e corre verso la pensilina dell’autobus, rifugiandocisi sotto.
Non ha più l’ombrello.
Attanagliato da un crescente senso di curiosità, si spinge nel vicolo, camminando fra cassonetti dell’immondizia e sacchetti buttati ai lati.
Si sorprende di trovare un piccolo parco, una volta arrivato dall’altra parte della via. Non credeva ce ne fossero in quella zona.
Si guarda intorno un paio di volte, ma non ha idea di cosa fare.
Gli occhi corrono in cerca del gatto dal pelo grigio, senza risultati.
Fa ancora qualche passo avanti e finalmente si imbatte in qualcosa di interessante.
Perché l’ombrello di quel tipo è aperto, poggiato contro al muro? L’ha dimenticato?
Si avvicina scuotendo appena il capo, ma quando è lì per afferrarlo dalla punta in cima, si blocca.
Cosa fa questo rumore?
Si inginocchia stando attento a non bagnarsi ulteriormente, girandolo leggermente così da mostrare cosa si nasconde sotto.
Gli occhi grandi si allargano, la bocca si schiude, mentre si lascia scappare un mormorio di sorpresa.
 
“Quindi tu sei una lei.”
 
Il gatto grigio solleva gli occhi su di lui e miagola, agitando la coda in piccoli scatti. Contro al suo stomaco, cinque palline di pelo si muovono senza riuscire ad uscire dallo scatolone umido e malridotto.
 
“Tranquilla, non voglio farti nulla.”
 
Un foglio sgualcito giace a terra sull’asfalto, illeggibile. Si accorge, però, che sulla scatola ne è stato messo un altro e a quanto pare di recente visto le buone condizioni. “Per favore adottateci, siamo tanto cariniRecita, la calligrafia tonda e un po’ traballante, come se quel qualcuno avesse scritto senza una base solida sotto.
 
“E così… odia i gatti, eh?”
 
Un sorriso si allarga sul volto, mentre passa una morbida carezza sul dorso dell’animale.  
 
“Forse potrei aiutarti un po’? Se vuoi, ovvio. Posso?”
 
Avvolge un batuffolo grigio con una macchia bianca sul muso e gli strofina il capo con il pollice, guardandolo traballare fra le proprie dita.
Lo fa scivolare nel tascone centrale della felpa, stando attento a non schiacciarlo.
Sistema come meglio può l’ombrello così che non si bagnino, ma che allo stesso tempo le persone possano vederli e poi se ne va, dando un ultimo saluto alla gatta.
 

 
Si stupisce ancora quando, tornato alla fermata dell’autobus, lui è ancora lì. Vanno nella stessa direzione?
Solo allora si sofferma sull’abbigliamento di questi e si rende conto che hanno la stessa divisa.
Ah.
Il ragazzino in realtà è un ragazzo?
Non è mai stato bravo nemmeno a capire l’età della gente, in effetti.
Osserva di nascosto il suo profilo imbronciato, i tratti decisi modellati, abbassando il capo di colpo al leggero movimento dentro la propria tasca.
Infila una mano fra il tessuto fino ad incontrare il pelo morbido e umido, accarezzandolo ancora.
 
 
 
§§§
 
 
 
Odia la pioggia, odia bagnarsi e odia andare a scuola quando tutto quello che vorrebbe fare è starsene sdraiato sul divano a guardare un bel film strappalacrime, accompagnato dall’atmosfera tetra di quei giorni. 
Quindi, quando si ritrova ad essere fradicio come un pulcino, sotto la pioggia, diretto a scuola, si può benissimo dire che Byun Baekhyun sia di pessimo, se non catastrofico, umore.
Perde tutta la voglia di correre una volta sceso dal pullman, ormai praticamente arrivato alle porte del liceo privato che frequenta, limitandosi a camminare a passo spedito, maledicendo ogni dannata pozzanghera che non riesce ad evitare.  
Tanto, peggio di così. Sente l’acqua ovunque.
Provare a ripararsi sotto il proprio zaino non è un’idea che gli ha sfiorato la mente, perché il dolore che ne verrebbe alle braccia per aver tenuto sollevata quella cosa di diciassette chili lo tormenterebbe per settimane e lui non sopporta i crampi.
Non sopporta qualsiasi cosa non lo faccia stare bene, a dire il vero.
Una volta dentro, viene obbligato a sgocciolare sul tappeto dall’orribile puzzo di cane bagnato fino a quando ritenuto in grado di andare in giro senza rendere pericolosi i corridoi.
Per fortuna nell’armadietto ha il cambio di ginnastica.
Finalmente libero da intralci appiccicaticci, asciuga i capelli sotto il getto dell’aria calda del phon per le mani, in bagno, fissando il pavimento sporco.
Si chiede che cosa ancora debba succedergli visto che al peggio non c’è mai fine e lui sembra parecchio sfortunato quel giorno.
Passa distrattamente una mano fra le ciocche fresche, guardando poi il palmo rossastro. Maledette tinte che perdono il colore. Non osa guardarsi allo specchio per vedere come sia conciato.
Sbuffa raddrizzandosi, dando dei leggeri colpetti ai fili che sente fuori posto. Dovrebbe andare.
Ignora i commenti per la propria mise quando entra in classe e dà una veloce spiegazione all’insegnante, che come al solito se non coglie l’opportunità di dar fastidio agli studenti non è contenta. Cavolo, come se avesse mai dimenticato di mettersi quella maledetta e impersonale divisa o se gli avesse apportato modifiche. No, quindi che per una volta non rompa l’anima, diamine.
Scribacchia qualche parola presa qua e là dalla lezione, stringendosi di tanto in tanto nelle spalle. Possibile che si debbano tenere le finestre aperte con quest’aria fredda?
Storce il naso rannicchiandosi sul banco, il capo chino sui fogli.
Stupide persone a cui piace lo stupido odore di pioggia. Rischia di ammalarsi qui, è una cosa seria!
Sbuffa e sente chiaramente dire dal vicino di banco di smetterla, che gli sta facendo venire l’ansia a furia di fare in quel modo.
Lo sguardo di sufficienza che gli rivolge basta e avanza per fargli capire che non gliene frega niente se gli verrà l’ansia o meno, è troppo scocciato da tutto per non esternarlo in qualche modo. Mica vuole esplodere.
 
“La vuoi finire o no?”
“Torna a scrivere messaggi alla tua ragazza e non rompere.”
“Non è la mia ragazza!”
“Ma che vuoi che me ne importi se è o no la tua-”
 
Un forte colpo rimbomba fra le pareti dell’aula, zittendo tutti.
Baekhyun solleva lo sguardo verso la fonte e vede l’insegnante con la mano ancora premuta sulla cattedra, da cui deduce l’accaduto.
“Ahia, ma non farà male?” pensa, sollevando appena le sopracciglia, infossandosi nelle spalle un attimo dopo.
 
“BYUN, se la mia lezione non le interessa è pregato di farci il favore di uscire ed andarsene. Altrimenti, la pregherei di stare in silenzio.”
 
Oh, perfetto. Ci mancava solo questa.
Manda un’occhiata di fuoco al compagno, uccidendolo con lo sguardo.
Perché diavolo lui non s’è preso la strigliata? Non. è. giusto.
 


Passa l’intervallo a guardare fuori, a guardare con avversione la pioggia che non sembra voler dare segni di cedimento e che anzi, aumenta di ora in ora d’intensità.
Come torna a casa sano e salvo?
Non ha voglia di andare da Lu Han e Jongin, è troppo irritato e rischierebbe solamente di arrabbiarsi di più, sono troppo idioti.
L’aria che si respira quando quei due sono vicini è snervante.
Visto che non ha niente da fare, scende già in laboratorio, sedendosi nell’aula deserta.
Si mette sulle punte e fa leva con le braccia per sedersi sugli sgabelli troppo alti, spingendosi poi per girare su se stesso. È divertente farlo, ma solo quando il professore non può vederlo: le bacchettate sulle dita non ci tiene a prendersele.
Canta sottovoce una delle ultime canzoni che di recente gli riempie la mente, provando a leggere le scritte cancellate male della lavagna.
Dondola le gambe nel vuoto, aspettando.
 

 
Quando finalmente le ore di lezione finiscono, invece del solito sbuffo, sospira. Non attendeva altro.
Aspetta che i compagni lo precedano e poi si affretta a seguirli, risalendo le scale libere. Ha sempre il timore di finire spintonato e schiacciato dalla folla. Maledetti animali.
Sale i gradini due a due e poi svolta verso la propria aula, dove ha lasciato di proposito lo zaino. Una semplice scusa per guadagnare tempo al coperto e sperare nel frattempo in un miracolo.
Si aggrappa con una mano allo stipite della porta ed entra, rallentando fino a bloccarsi.
Gli occhi puntati sul proprio banco, confusi.
Si avvicina fino a stringere l’oggetto fra le mani, guardandosi intorno.
Non c’è nessuno.
Lo rigira un attimo, prende un tremolante respiro.
Ma cosa…
Arrossisce con forza fino alla punta delle orecchie, sbatacchiando le palpebre.
Lui lo sa a chi appartiene. Come potrebbe non saperlo?
 
 
Chi altri se non lui ha uno stupido e orrendo ombrello giallo?
 
 
 
§§§
 
 
 
Deve ammettere che, prima di quella giornata, non si era mai accorto di Byun Baekhyun. Cosa anche normale, visto il suo passare tutto il tempo in giardino e l’apparente rifiuto ad uscire dalle mura dell’altro.
Non si sarebbero mai incrociati a scuola e nemmeno alla fermata, perché infondo, lui è sempre in ritardo.
Comincia a pensare, quindi, che sia stato un incontro voluto dal destino, anche se non reciproco. Sì, perché Baekhyun non si è accorto della propria presenza, non l’ha guardato nemmeno una volta, non l’ha visto. 
È un po’ deprimente come cosa, ma non si scoraggia. Una leggera speranza ce l’ha.
Da quel giorno grigio, Baekhyun, quando piove, ha sempre con sé l’ombrello giallo.
Non ha avuto il coraggio di andare a chiederglielo indietro e poi è sempre un colpo al cuore vederglielo usare. Se solo sapesse che è suo…
Seguirlo di nascosto è diventato uno dei suoi passatempi preferiti. Non che sia uno stalker, o almeno, spera di non esserlo, perché li ha visti i film e sa che cosa succede a questo tipo di persone. Decisamente non ci tiene.
Vuole solamente conoscere un po’ di più l’altro, comprenderlo meglio, ecco.
Limitarsi a chiedere in giro gli sembrava troppo superficiale, perché le voci sul ragazzo sono talmente tante e diverse da non poter credere ad ogni notizia.
Presto infatti si è reso conto che tutti in quella scuola conoscono Byun Baekhyun.
Il piccolo, tremendo, avvenente, dispotico, Baekhyun.
Non c’è voluto molto a scoprire che gli piacesse uno dei ragazzi più belli della scuola.
Come dargli torto, poi. Ovvio che le sue mire puntino in alto e non certo a patetici comuni mortali come lui.
 

 
Sdraiato sull’erba, guarda imbronciato la foto che, qualche tempo prima, è riuscito a fare al ragazzo più basso senza farsi scoprire.
Passa le dita sullo schermo del telefono, assorto.
Ha davvero voglia di parlargli, di vedersi rivolgere quel sorrisino sghembo che compare sulle labbra sottili ogni volta che ha ragione e sentire la sua voce.
Nonostante questo, non riesce a farsi avanti. Non trova un solo motivo per cui lui potrebbe accettare di diventare suo amico. Sono così diversi.
Si rigira fra i ciuffi fino a sentirli solleticargli il naso, osservando gli steli sottili dei fiori di prato e poi mette a fuoco dietro.
Smette di respirare, rigido, desiderando all’improvviso di diventare invisibile.
Perché non si è accorto di loro, prima?
Manda giù un po’ di saliva, completamente immobile, allarmato.
Diversi metri avanti a lui, due ragazzi, quei due ragazzi che credeva essere fratelli, si stanno baciando. Uno dei due, interessa alla propria cotta.
“Merda, merda, merda.” Pensa, cercando una soluzione.
Non volendo riesce anche a sentire e inevitabilmente le guance finiscono per imporporarsi ai leggeri mugolii che gli arrivano alle orecchie.
“Non sono fratelli? Ho capito male? Che devo fare?!”
È disperato. Si sente un guardone, ma il fatto è che non riesce nemmeno a voltarsi dall’altra parte o ad abbassare le palpebre. Gli occhi sono calamitati lì e non può fare niente per impedirlo.
Il sangue gli si gela nelle vene quando incontra lo sguardo di lui. Attimi interminabili che si protraggono per un tempo infinito nella propria mente, paralizzandolo.
“Merda…”
Mimetizzazione fallita miseramente.
Qualche attimo dopo si scambiano parole che non riesce a comprendere e poi quello con il viso d’angelo si alza e se ne va, lasciando seduto a terra colui che lo ha beccato in flagrante.
 
“Hai intenzione di fissarmi ancora per un po’?”
 
La sua voce lo coglie impreparato, ma almeno ha l’effetto di sbloccarlo dallo stato apparente di paralisi che lo ha colto. Si mette lentamente a sedere, residui di foglie e rametti fra i capelli e sulla schiena, schiudendo la bocca.
 
“Non ho visto niente!”
 
Genio, davvero. Non poteva trovare frase migliore da dire.
 
“Uhm, cioè…-”
 
Improvvisamente tutto sembra prendere un’altra prospettiva. Sbatacchia le palpebre per qualche secondo, sentendosi… leggero.
Si alza azzerando la distanza che li separa, sedendosi proprio di fronte a lui, toccando le sue ginocchia con le proprie.
 
“-Mi chiamo Park Chanyeol, piacere.”
“Perché ti stai presentando?”
“Ho visto qualcosa che non dovevo, giusto?”
“Ma se hai appena detto che non hai visto nulla.”
“… sì, insomma, ho visto tutto.”
“E allora cosa vuoi da me?”
“Che ti presenti e che mi stringi la mano.”
 
Il ragazzo lo fissa evidentemente scettico, anche se mantiene un certo cipiglio distaccato e neutro. A parte che, a ben vedere, sembri anche schifato - da cosa non lo sa-.
 
“Sehun.”
“Sehun…?”
“Solo Sehun.”
“Oh, ok. Piacere allora.”
“Quindi?”
“Quindi voglio diventare tuo amico.”
 
Sehun alza un sopracciglio e, dopo qualche attimo di contemplazione, fa per alzarsi.
Chanyeol lo afferra per un polso, costringendolo a tornare giù.
 
“No, no, dai, io sono serio! Non puoi ignorarmi così. Guarda che non è educato, sai? Ricordati che io so.”
“Mi stai ricattando?”
 
Oh diavolo. Effettivamente messa giù così sembra sì un ricatto.
Chanyeol scuote il capo, mordendosi l’interno guancia.
 
“Può aiutarmi?”
“No.”
“E allora non ti sto ricattando, ma voglio diventare tuo amico lo stesso!”
“Non hai altre persone da infastidire?”
“Devo infastidire te.”
“Me?”
“Esatto. Tu piaci alla persona di cui sono innamorato. Se sto con te, lei mi noterà.”
 
Sehun lo fissa in silenzio, quasi senza battere ciglio.
La disarmante semplicità con cui gli ha rivelato quel fatto lo ha lasciato piacevolmente colpito. In pratica gli ha detto che vuole avvicinarsi a lui perché gli serve, non per altro.
 
“Nemmeno tu sei educato. Dire al diretto interessato che in pratica vuoi sfruttarlo e basta non è carino.”
“Ma tu ora lo sai e poi ti ho detto che voglio diventare tuo amico.”
“Dovrei apprezzare il fatto che tu sia stato sincero?
“Sì.”
“Chi ti piace, Park Chanyeol?”
 
Sehun piega appena il capo di lato, guardando lontano. Se quel tipo crede che standogli vicino riuscirà ad attirare l’attenzione dell’amato, per lui va bene. In quanto a questioni di cuore, si sente particolarmente solidale.
 
“Byun Baekhyun.”
 
Ancora non l’aveva detto ad alta voce. Suona strano. Suona bene.
 
 
 
§§§
 
 
 
Non capisce come mai gli eventi si siano evoluti a quel modo. Andava tutto bene, benissimo anzi e poi è crollato tutto.
Baekhyun non riesce a spiegarselo.
Dopo giorni, giorni, in cui l’altro non ha fatto altro che seguirlo e chiedere di lui in giro –perché non è mica stupido, cieco o sordo, eh- ora più nulla.
Quando si volta non lo vede più con la coda dell’occhio, studenti di altre classi non lo fermano più per riferirgli che uno strano ragazzo troppo alto ha voluto sapere cose su di lui.
Niente.
E’ frustrante. Cosa vuol dire?
Secondo lui perché diavolo ha usato il suo ombrello, di quel colore raccapricciante per di più, invece di uno di quelli che ha a casa? Non si è fatto nemmeno avanti quell’idiota!
Lancia la matita sul pavimento guardandola rimbalzare, stressato.
 
“Bacon… per un po’ non bere più Coca-cola, ok? Non ti fa bene.”
“Ma stai zitto, Jongin.”
 
L’amico mima di cucirsi la bocca, il solito cipiglio divertito a distorcergli i tratti duri del volto.
Deve calmarsi, o entro la fine della giornata potrebbe saltargli addosso e pitturargli tutta la faccia di nero con l’indelebile. Tanto non ci sarebbe nemmeno poi così tanta differenza.
Al suono della campanella si alza di scatto, riempiendo i polmoni d’aria.
Come al solito andranno a passare l’intervallo sulle scale di emergenza, lontani da tutto e da tutti. Jongin potrà così fumarsi la sua sigaretta in pace e smettere di rompergli l’anima, concentrandosi solo e unicamente su Lu Han.
Lancia un’occhiata in giardino prima di lasciare il corridoio e salire le scale, cercando di farlo passare per un normalissimo gesto, quando in realtà lo fa ogni dannata volta solo per vederlo. Lui è sempre là, che l’erba sia asciutta o bagnata, corta o alta. Solitamente da solo… ma non quella volta.
Si ferma, si avvicina al vetro fin quasi a schiacciarci il naso e geme frustrato.
Alle sue spalle, Jongin inclina il capo per cercare di capire cosa l’altro stia guardando, imbattendosi in due figure familiari.
 
“Si conoscono? Da quando?”
 
Dice soltanto, una veloce occhiata al volto di Baekhyun per leggerne le emozioni. Non l’avesse mai fatto.
Questi si è calato addosso una maschera impenetrabile e Jongin sa che quando succede vuol dire fine del mondo, abbandonare la Terra e salvarsi il prima possibile se si tiene alla vita. Indietreggia appena, deglutisce ed è seriamente tentato di darsela a gambe levate, ma si trattiene lì.
 
“A quanto pare. Non lo so, Jongin, come posso saperlo, io?”
 
Il tono calmo che usa stona terribilmente con il volto e- è il rumore di denti che digrignano quello che ha sentito?
 
“So solo che quel deficiente sta parlando con Sehun-ssi e non con me!”
 
Sbotta premendo una mano contro il vetro, senza smettere di fissarli.
Jongin si morde un labbro, tergiversando.
In pratica la sua ex infatuazione sta parlando con l’attuale, giusto? Certo che a volte è proprio bastardo il fato.
 
“Forse è meglio se vieni con me da Lu-”
“Scusami, ma non ho voglia di vedervi persi nel vostro bellissimo mondo incantato oggi o giuro su Dio che vi strozzo a tutti e due.”
“Oh. Ok. Ci… ci vediamo dopo Bacon, cerca di staccarti da lì però, eh?”
“Va via Jongin, ora!”
“Ti voglio bene anch’io!”
 
Baekhyun fissa il suo capo trapassando il vetro e quasi si stupisce che l’altro sia ancora vivo e non si sia invece sciolto o disintegrato come invece vorrebbe.
Brutto stronzo.
A Sehun si avvicina e a lui no? Perché?
Non riesce a trovare un collegamento fra gli avvenimenti dei giorni precedenti e… quello. Perché l’ha seguito allora se il suo obbiettivo era l’altro ragazzo?
Per la prima volta sente una chiara avversione nei confronti di Sehun, del bellissimo e algido Sehun, dallo sguardo impenetrabile che non sorri-… No, aspetta. E’ un sorriso quello?
 
“Park Chanyeol, ti odio.”
 
 
 
§§§
 
 
 
Fa caldo.
La temperatura durante il giorno è aumentata notevolmente e finalmente ha potuto indossare le sue amate maglie a mezze maniche… in giro. Già, perché a scuola la divisa è sempre la stessa. I pantaloni prudono sulle gambe, le maniche arrotolate della camicia danno noia, scivolando ogni due per tre lungo le braccia; per fortuna che almeno la giacca evitino di farla indossare a forza, altrimenti a quest’ora sarebbe in un lago di sudore.
Passa meccanicamente la mano sulla fronte a raccogliere piccole stille di sudore e sposta la corta frangia scura, sospirando affranto.
Quel giorno Sehun l’ha portato con lui sul tetto, per cambiare un po’. Ancora non sa come faccia ad avere le chiavi, ma deduce che sia uno dei privilegi dati dell’essere così. Non che non sapesse già la perfezione dell’altro prima ancora di rivolgergli la parola, ma sbatterci la faccia contro poi non ha fatto altro che stupirlo ancora di più.
Come fa una persona ad eccellere in tutto? Lui è già molto se ogni tanto riesce a comparire nei posti in fondo delle graduatorie… Sehun invece è sempre primo. Seguito ovviamente dal fratello.
Inutile dire che quelle settimane passate in sua compagnia non hanno fatto altro che distruggergli l’ego, spingendolo a dire cose come: “Ok Sehun-ah, ti affido Baekhyun. Ti prego di trattarlo bene.” e via dicendo. Per scherzo, sia chiaro, perché l’amore che l’amico prova per il fratello è così totalizzante da non fargli prendere nemmeno in considerazione l’idea che possa anche solo interessargli minimamente qualcun altro a parte Lu Han.
Non ha mai incontrato nessuno così.
Se all’inizio aveva creduto di avvicinarlo per convenienza, ora Chanyeol nemmeno ci pensa più. Stare con Sehun gli piace, cercare di decifrare i suoi comportamenti è una continua sfida e lui vive di sfide.
 
“Se io non fossi già innamorato di Baekhyun-ssi, molto probabilmente ci proverei con te.”
 
Gli era uscito spontaneo dirlo, come il calcio che gli aveva regalato in risposta Sehun sul sedere.
 
“Sehun-aah, fa caldo.”
“Vieni all’ombra.”
“Ma da lì non posso vedere il giardino!”
“Allora beccati un’insolazione, in silenzio.”
 
Chanyeol non fa caso alle parole dell’altro, tanto sa che tutto il cinismo chiuso nelle sue frasi è solo una copertura e che in realtà è molto dolce e si preoccupa facilmente per gli altri.
Fa leva con i gomiti sul davanzale e si sporge un po’, lasciando vagare lo sguardo.
 
“Ehi, guarda che ti sbilanci.”
“Mamma, guarda che sto attento.”
“… Fa come vuoi. Io al tuo funerale non ci vengo.”
“Yaa, come sei cattivo, Sehun-ah.”
 
Un leggero filo di venticello gli dà un attimo di respiro, circondandolo. Una delle cose positive di quel posto è di certo l’arietta che li accarezza, facendoli riprendere dalla calura.
Saltella appena, giusto per far indispettire ancora di più l’altro e poi si blocca.
 
“Sehun-ah.”
“Ma la smetti di chiamarmi?”
“Tu sei bravo in inglese, perché quello credo sia inglese, no? Vieni qui.”
“Non ho voglia di alzarmi.”
“Se non vieni, continuerò a chiamarti senza interruzione.”
“Non oseresti.”
“Sehun-ah, Sehun,ah, Sehun-ah, Sehun,ah, Se-”
“Dannazione, arrivo!”
 
Sehun abbandona la piccolo zona d’ombra dove era seduto, avviandosi a passo lento verso il ragazzo più alto.
Chanyeol allunga un braccio nel vuoto, indicando un punto in particolare del giardino.
Che cosa potrà mai esserci di così interessante da spingerlo a chiedergli di fare da traduttore?
Abbassa lo sguardo e oh, chi diavolo va a scuola con un ombrello per la pioggia, giallo, in una giornata piena di sole?
 
“Che diav-”
“Traduci, per favore.”
 
Sehun alza gli occhi al cielo, sbuffando, tornando a concentrarsi su ciò che qualcuno ha scritto sul dorso di quell’ombrello aperto. Solamente dopo si accorge che quel qualcuno ci è tranquillamente seduto sotto, come in attesa.
Trattiene una risata, posando un pugno chiuso a coprirgli la bocca.
The owner of this umbrella is a big asshole.”
 
“Senti ma… per caso è l’ombrello che mi dicevi, quello?”
“Perché? Mi dici cosa c’è scritto?”
“Dovresti stare attento durante le lezioni, non è così difficile. Comunque, ti hanno dato del coglione.”
“Come?”
“Del grosso coglione, a dire il vero.”
 

 
Farsi cinque rampe di scale di corsa non è semplice se hai la testa altrove. Decisamente no.
Chanyeol rischia di inciampare diverse volte, quasi prende una storta e quando arriva a terra è costretto a piegarsi per riprendere fiato, grondante di sudore.
Può presentarsi a questo modo davanti a lui?
Sì.
Corre attraversando il cortile, diretto al giardino sul retro.
La terra irregolare sotto i piedi è dura e gli permette di prendere la spinta sufficiente a forzare i muscoli dei polpacci: non è mai andato così veloce.
Quando l’ombrello giallo è a pochi metri di distanza decelera, superandolo, fermandosi avanti a lui.
Gli fa male il petto, la gola brucia, il respiro lo costringe al silenzio forzato ed il cuore ha paura che lo manderà presto per terra, con un infarto.
Gocce di sudore scivolano dal viso lungo il collo, la camicia gli aderisce alla schiena.
Diamine, se fosse Byun Baekhyun non ci parlerebbe affatto con uno in quelle condizioni.
Gli occhi cercando quelli del diretto interessato e si morde il labbro trattenendo il fiato, incontrandoli, sulle spine.
Lui lo sta guardando come a volerlo incenerire.
Oddio.
Ha già sentito che puzza come un branco di Gnù? Ma come diavolo ha fatto? Non è contro vento, no?
Manda giù un po’ di saliva, calmandosi.
Cosa dovrebbe dire ora?
 
“… Io…”
“Dovevo darti del coglione per farti venire da me?”
 
 
Come?
 
 
 
 §§§
 
 
 
-These hands here in front of me anxiously wait to see how's it gonna be.
 

 
Certi giorni stare sulla scala d’emergenza gli mette addosso solo un crescente stato di depressione.
Senza quella piattola ambulante di Baekhyun e senza la risata trascinante di Lu Han… rimangono solo lui ed il silenzio, solo lui e il fumo.
E’ un cattivo amico a pensare che no, non è del tutto felice per loro? E’ egoista volere i suoi due amici sempre a disposizione?
Probabilmente…
Jongin è egoista, ma per un motivo ben diverso.
Alza lo sguardo al cielo e storce il naso di fronte a tutto quell’azzurro intenso. Il suo umore è più da nuvoloni neri e cupi, non da sole splendente e uccellini cinguettanti.
E’ passato del tempo ormai, ma ancora non è riuscito a metabolizzare il tutto. Ancora non è riuscito a lasciare andare Lu Han.
Sospira prendendo una boccata dalla sigaretta sottile, trattenendo un po’ il fumo.
Dovrebbe aiutarlo ad essere meno nervoso, no? Beh, non è per niente vero.
 
“Ehi.”
 
Jongin rilascia il fumo tossendo appena, preso allo sprovvista. Chi diavolo è che gli è comparso alle spalle? Da dove arriva poi, dal piano di sopra?
Si volta, le sopracciglia alzate a conferirgli un’espressione alquanto buffa, schiarendosi la voce.
Oh.
 
“Posso?”
 
Osserva la sua figura sottile, in contrasto con le guance all’apparenza piene e morbide, annuendo. Gli fan venire voglia di tirargliele.
 
“Come mai se qui?”
 
Si decide a parlare, tornando a fissare la porta a vetri anti panico avanti a sé. Il ragazzo incede di qualche scalino, raggiungendolo, sedendoglisi affianco.
Profuma… di qualcosa di dolce.
 
“Volevo sapere… lui sta bene?”
“Lui?”
“Lu Han… sta bene?”
“Perché lo chiedi a me? Non ho intenzione di fare da intermediario, Kyungsoo-ssi.”
 
Kyungsoo abbassa il volto torturandosi le mani, dondolando appena.
Certo che se l’amico ha gli occhi grandi, lui li ha proprio enormi.
Jongin lo studia con la coda dell’occhio, critico.
Andavano alle elementari insieme, ma non si sono mai rivolti la parola. Trova curioso il modo in cui gli si stia rivolgendo ora, quindi, come se si conoscessero bene.
 
“Ma è passato troppo tempo, lui- lui non vorrà nemmeno vedermi!”
 
Kyungsoo non riesce a pensare a cosa potrebbe dire incontrandolo ora, dopo quasi un anno. Se solo si fosse deciso prima ad ignorare sua madre e le stupide imposizioni da Medioevo… solo per delle voci poi!
Mugola sofferente, scuotendo il capo.
 
“Probabile.”
 
Jongin schiaccia la cicca della sigaretta contro il muro, lasciandola cadere giù per la tromba delle scale. Lo sguardo angosciato che gli rivolge l’altro, quasi gli avesse detto che il mondo finirà l’indomani, gli fa scappare una lieve risata.
 
“Scusa, scusa, è che sembravi tanto un cagnolino bastonato e- ahia, ma perché tutti quanti mi picchiano?”
“Aiutami.”
 
Mormora Kyungsoo, deciso, le gote leggermente arrosate.
Effettivamente non sembra il tipo disposto a piegarsi a chiedere qualcosa.
Interessante.
 
“Perché dovrei farlo? Sbaglio o hai voltato le spalle al mio amico alla prima occasione senza nemmeno ascoltarlo? Sì, me lo ha raccontato.”
“I-io voglio rimediare.”
“Non ti sembra un po’ tardi?”
“Non è mai tardi.”
 
Jongin è tentato di ripetergli la frase balbettante che gli ha detto un attimo prima, quella dove “ma è passato troppo tempo gnegne” ma l’intensità con cui lo sta fissando lo lascia senza parole.
Uh.
L’ha già detto, interessante?
 
“Forse posso darti un’occasione.”
 
 
 
§§§
 
 
 
“Non ci credo che è già quasi finita.”
“Ti mancheremo, Jongin-ah?”
 
Kyungsoo rotola nell’erba fino a mettersi a pancia in giù, fissando la scena divertito.
Baekhyun non perde mai occasione per stuzzicare il più piccolo, creando di volta in volta siparietti davvero esilaranti.
 
“Bacon, ringrazia che Chanyeol mi stia simpatico o a quest’ora ti avrei già schiacciato.”
 
Baekhyun solleva un sopracciglio guardando Jongin sdraiarsi sopra al suo ragazzo, poggiando il mento sulla spalla di questi, non troppo contento.
Fa uno sbuffo dal naso, abbandonandosi meglio contro il petto di Chanyeol, strusciandocisi contro come un gatto.
 
“Non hai trovato nient’altro di meglio da dire? Non mi sembra così spaventosa come cosa, anche perché lo stai facendo ora a Kyungsoo e mi pare piuttosto vivo.”
“No, no, Jongin, mi spezzi la schiena.”
 
Si lamenta subito dopo Kyungsoo, finendo per sdraiarsi completamente nell’erba con il volto nascosto fra le braccia.
 
“Uh, ok, forse non ho tenuto conto per bene del tuo peso piuma.”
“Ma smettila, ha parlato.”
“Cosa vorresti dire?!”
“Baekhyunnie, non dargli ascolto.”
 
Chanyeol sfiora con la bocca l’orecchio del più basso, posandoci un lieve bacio, sorridendo all’irrigidimento del suo piccolo corpo.
Se solo non fossero a scuola… o se almeno fossero da soli…
 
“A me mancherete. E’ stata già dura quando Lu Han Hyung e Sehun-ah sono andati via.”
 
Kyungsoo prova a rimettersi su con i gomiti, Jongin completamente abbandonato contro la sua schiena, riuscendoci in qualche modo.
 
“Aaah grazie Kyungie, sei gentile a dirlo, a differenza di qualcun altro.
“… Non rompere. Ya, perché mi hai ricordato questa cosa.”
 
Jongin borbotta lasciandosi cadere di lato, avvolgendo le bracca intorno alla vita del compagno così da trascinarlo con sé. Lu Han gli manca molto. Quell’anno passato senza di lui è stato davvero triste. O meglio, in parte, visto che ci ha pensato Kyungsoo a rallegrargli le giornate.
 
“A proposito, qualcuno sa dove sono? Sono giorni che non li sento.”
“Ma come, non ve l’hanno detto? Sehun-ah era così entusiasta che-”
“Quello lì entusiasta non ce lo riesco proprio a vedere. Sicuro che non ti sia confuso?”
“No, Jongin, sei l’unico che non capisce nulla di lui. Mi domando se tu sia cieco e semplicemente stronzo.”
 
Chanyeol storce la bocca, sfregando la guancia contro quella di Baekhyun. Non gli piace quando parlano male del suo amico. Si è affezionato parecchio a quello scorbutico dai capelli colorati.
 
“Va avanti, Channie.”
 
Lo esorta Baekhyun, portandogli una mano fra i capelli castani. Si lascia accarezzare con piacere, chinandosi leggermente in avanti per facilitargli il lavoro.
Quelle mani perfette sono in grado di fargli provare qualsiasi cosa.
 
“Dicevo, non lo sapete?”
 
Un sorriso enorme gli illumina il volto e gli occhi vagano sugli altri ragazzi, eccitati.
Sembra tanto un bambino al luna park.
 
“Sono andati al mare.”
 
 


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