Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: M A B    16/02/2014    7 recensioni
"Strega.
È così che mi hanno chiamata mentre mi arrestavano, mentre mi giudicavano in tribunale, mentre emettevano la sentenza."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Inquisizione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





L'esibizione di una Strega.






Manca poco, lo sento.

Sento il rumore della gente che attende, con impeto, impazienza.
Attende me.
Siamo nel 1482, anno del mio sedicesimo compleanno e manca già poco alla mia "esibizione".
Perchè sì, qui a Parigi l'impiccagione è una forma di "esibizione spettacolare" e oggi, 25 Marzo, io ne sono la protagonista principale.
Ma Parigi è contenta, è convinta che con la mia esecuzione si libererà dell'ennesima strega.

Strega.

È così che mi hanno chiamata mentre mi arrestavano, mentre mi giudicavano in tribunale, mentre emettevano la sentenza:
"Voi, Strega, avete confessato i reati di magia e di stregoneria.
Sarete condotta in camicia, a piedi nudi e con la corda al collo alla Place de Grève, dove sarete strangolata per impiccagione al braccio di forca della città." *
Sono stata arrestata una settimana fa mentre ero in strada con la mia sorellina Marguerite, di soli cinque anni che, al vedere i soldati portarmi via, ha cominciato a tremare come una foglia e a correre cercando nostra madre.
Sono stata arrestata perchè i miei capelli e i miei occhi sono neri come le penne di un corvo, perchè la mia pelle è bianca come la neve e perchè la mia corporatura è troppo esile e gracile e questi sono tutti indizi che certificano la mia natura di strega.

O almeno questo è ciò che ha detto il giudice.

Sono rannicchiata in un angolo di un'angusta prigione di pietra, senza nè piangere, nè disperarmi, nè emettere alcun tipo di suono.
Aspetto solo che qualcuna di quelle guardie venga a prendermi per condurmi al patibolo.
So che questa sarà la mia fine ed è inutile piangere sul latte versato.
Rimpiango solo il fatto di non poter vedere mia sorella crescere, di non poter assistere al suo matrimonio, di non poter tenere tra le braccia i bambini che concepirà, che saranno sicuramente meravigliosi come sua madre.

"Coraggio, strega.   È ora di andare."

La voce ferma e dura dell'uomo che sta aprendo la cella è chiara.
Sto per andare incontro al mio destino.

Mi alzo da sola, senza costrizioni, e mi lascio legare le mani senza oppormi.
Oltre a quella guardia ce ne sono altre due che ci seguono stando a pochi passi di distanza dietro di noi.
"Devi avere fegato, strega, per rimanere così indifferente."  mi dice il soldato che mi sta conducendo avanti.
Non rispondo.
So che lo fa per provocarmi.
Siamo appena usciti dalla struttura e mi stanno caricando su di un mulo.
Chissà quante povere persone avrà sorretto questa povera creatura, il suo ruolo non è dei migliori.
Mentre avanziamo per le strade vedo le persone che mano a mano aumentano e si avvicinano a me.

"Strega!"
"Con la corda al collo non potrai farci più nessuno dei tuoi sortilegi!"
"Questa è la fine che meriti, creatura del diavolo!"
"Muori!"

La gente mi ricopre di insulti, si coprono gli occhi, soprattutto le donne incinte, nella speranza di non concepire una futura strega.
Mi conducono alla cattedrale per un'estrema unzione per "purificarmi e permettermi di entrare nel regno di Dio e di avere il Suo perdono".
Mi rimettono di nuovo in groppa al mulo e so che ora sto per giungere alla mia ultima destinazione:
La Morte.
Ora il mio cuore comincia a battere più forte, non ho più la stessa sicurezza di prima e sto cominciando a tremare così come la gente sta cominciando a moltiplicarsi attorno a me.

"Laurene, No!!!"

Questa voce la conosco.
Questa vocetta stridula di bambina la conosco molto bene.
Marguerite.
Oh, Marguerite, perchè così piccola sei costretta a sorbirti questo spettacolo ripugnante?
Perchè io sono costretta a perdere te, la cosa a me più cara?
Solo ora sento le lacrime pungere gli occhi, solo pensando al fatto che tra poco non potrò più avere l'onore di stringerti in un caloroso abbraccio, di darti piccoli baci sulle gote rosee e paffute di infante quale sei.
Piccola mia...

Ci siamo.
Sto per salire sulla struttura di legno che mi separerà dalla mia vita terrena.
Mi fanno scendere e, tenendomi per la corda con la quale mi hanno legato le mani, mi fanno salire i gradini della forca.
Il mio respiro si fa più pesante anche se cerco di rimanere in qualche modo indifferente al mio destino.

Mi posizionano sopra al patibolo.

Mi mettono il cappio intorno al collo.

Di solito aspettano circa una ventina di secondi prima di azionare il meccanismo della forca.
Cerco di assorbire più aria possibile e cerco con lo sguardo mia sorella.
L'ho trovata.
I suoi occhioni mi fissano lucidi e le sue manine si aggrappano alla veste di nostra madre, che invece mi guarda delusa per la mia essenza di strega.
Mancano pochi secondi, lo so.

Dieci,
Nove,
Otto,
Sette, 
Sei,
Cinque,
Quattro,
Tr...
















*La sentenza emessa dal giudice è ispirata alla canzone "La tortura" di "Notre Dame de Paris".







 

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: M A B