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Autore: LadyAgnesFreiheit    17/02/2014    4 recensioni
- Arrivano oggi!-, urlò ancora Hellen.
- Diventeranno i miei fratelli!-.
- I tuoi. Non i miei, cara!-.
- Oh Hellen, magari sono dei cessi!-, rise Agnes.
- Beh….-, continuò Sofie. - Giudicando Gordon avrei SERI dubbi!-.
- Oh, perché siete tutte fissate col mio patrigno?-.
- Perché è figo!-, risposero in coro le tre.
- Okay, ammetto che se fosse vent’anni più giovane e non fosse il mio patrigno un pensierino ce lo farei, ma… Dio! Rimane il fatto che i vostri sogni erotici non mi riguardano minimamente!-.
- Fammi capire! Tu non hai MAI conosciuto i figli di Gordon?-, chiese stupita Sarah.
- Nah…-, alzò le spalle lei guardando i tipi della squadra di basket che entravano nell’aula. - E ad essere sincera non m’interessa minimamente conoscerli.-.
- Ancora questa storia!-, girò gli occhi Sofie.
- Saranno due intellettualoni del cazzo. Insomma, Gordon poteva lasciarli a Magdeburgo no?-.
- Sì, certo!-, girò gli occhi Hellen. - Quale padre lascerebbe i figli in provincia, quando ha la possibilità di sposare la più famosa stilista di Berlino, vivere in un Megavillone nel Mitte e mandare i figli a studiare al Graues Kloster? Sarebbe un pazzo!-.
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Settimo capitolo
Agnes fu svegliata dal trambusto che proveniva dal piano inferiore e allungò automaticamente una mano sulla sua sinistra cercando il suo cellulare sul comodino. Si accorse subito, però, di aver posato la mano su qualcosa di più morbido rispetto al suo comodino ed alzò il viso dal cuscino assonnata, con gli occhi che ancora le bruciavano e la gola secca.
Ci mise un bel po’ per capire che quella non era la sua stanza, bensì quella del fratello.
Fece per mettersi seduta ma la testa le girò vorticosamente e fu costretta a premere di nuovo il viso nel cuscino.
<< Ma che orribile spettacolo.>>, Tom, senza alcun preavviso, entrò nella sua stanza chiudendosi la porta alle spalle.
<< Mmhh!>>, Agnes, in tutta risposta ficcò la testa sotto al cuscino e si coprì completamente col piumone.
Tom si sedette sul letto al suo fianco e la scoprì completamente levandogli il cuscino dalla testa e la mora, automaticamente, si rannicchiò in una posizione fetale.
<< Dobbiamo parlare!>>.
<< Mmh, Tomi…>>, si lamentò lei girandosi dall’altra parte.
<< ORA.>>.
<< Che c’è?>>, sbuffò spazientita. << Il servizietto di stanotte non ti ha soddisfatto?>>.
<< Non c’è stato alcun servizietto stanotte!>>, Tom inarcò il sopracciglio ed aiutò la sorella a mettersi seduta.
Agnes si stropicciò l’occhio che le bruciò subito dopo. << No?>>, guardò la mano sporca di ombretto nero e sbuffò. << Dio! Perché non mi sono struccata?!>>.
<< Perché…>>, Tom l’afferrò prontamente per i fianchi prima che potesse alzarsi. << Perché stanotte ti sei addormentata fra le mie braccia, una volta che ti ho rivestita come una bambina ed ho dovuto portarti fino alla macchina in braccio. Per non parlare di quell’idiota di mio fratello….>>, Agnes lo guardò imbronciata inarcando un sopracciglio. << Era ubriaco fradicio! Alan lo ha dovuto trasportare su una spalla.>>, inarcò anche lui il sopracciglio.
Agnes sgranò gli occhi. << Non avrà mica sboccato l’anima sui MIEI sedili, nella MIA bambina?!>>, urlò.
Tom dovette tapparsi le orecchie: non si sarebbe mai abituato agli ultrasuoni emessi dalla sorella.
<< Questo non ha importanza!>>.
<< COSA?!>>, urlò ancora sgranando gli occhioni sporchi di trucco. << LA PULIZIA DELLA MIA BAMBINA E’ PRIORITARIA!!>>.
<< Sì, ma ora ascolt…>>.
<< No che non ti ascolto!>>, Agnes si alzò ed infilò una maglia di Tom che era stata appesa sulla testata del letto.
<< Ma il problema adesso è….>>.
<< NON M’INTERESSA QUAL E’ ADESSO IL PROBLEMA!>>, urlò ed alzò i capelli in una coda disordinata.
<< DIO, ora mi sente quel… quel…>>, lanciò un urletto isterico ed aprì la porta. << KAULITZ!!!>>, urlò.
 
Bill sobbalzò sentendo le urla della sorella rimbombargli nel cranio e decise che quella mattina l’avrebbe categoricamente ignorata, perciò ficcò la testa sotto al cuscino e si coprì completamente col piumone con tutte le intenzioni di dormire per il resto della mattinata.
Aveva passato una nottata ORRIBILE, per non parlare della sera prima.
Ricordava solo di aver preso la drastica ed affrettata decisione di DOVER dimenticare quella svampita- stupenda, meravigliosa, adorabile- di Agnes ed aveva pensato di iniziare a farlo nel modo più facile e codardo che potesse esistere: con un’altra donna.
Peccato che la suddetta donna in questione fosse caduta anche lei fra le muscolose e forti braccia del suo fratello gemello, che l’aveva fugacemente trasportata fino ad uno squallido camerino. Chissà, magari lì ad aspettarli c’era anche Agnes, pensò con una nota di amarezza.
‘Che bel quadretto!’, sospirò.
Dopo quell’orribile scena, ricordava di aver pregato Alan di portagli l’ennesimo cocktail e da quel momento fu il buio.
Per non parlare della notte passata in bagno ed espellere tutto l’alcool, preoccupandosi oltretutto di non far troppo baccano per non svegliare gli inservienti e-SOPRATTUTTO- la bambina di Natalie.
Doveva assolutamente, incondizionatamente, imperturbabilmente dimenticare Agnes, che gli piacesse o no. Doveva; non aveva altra scelta, se non voleva soffrire per l’ennesima volta come un cane.
<< KAULITZ!>>.                     
I suoi pensieri silenziosi che si muovevano senza un filo logico nel suo stato di dormiveglia, furono presto scacciati da quell’acutissimo strillo che-Maledetta Agnes, maledetta fottutissima Agnes-gli trapassò i timpani arrivando dapprima al cervello e poi fino alla schiena facendolo rabbrividire.
Agnes afferrò con poca grazia il piumone del fratellastro e lo gettò per terra insieme al cuscino. << IO TI AMMAZZO, BRUTTO SFIGATO MEZZO FROCIO!>>, sbatté con forza una mano sul sedere di Bill che urlò rizzandosi in piedi prontamente.
<< Dico, ti sei forse bevuta il cervello?!>>, Bill, massaggiandosi la zona colpita, la guardò in cagnesco e non poté fare a meno di notare due piccoli particolari che lo turbarono non poco.
Posò lo sguardo dapprima sul suo viso macchiato ancora di trucco, l’ombretto nero era sbavato lungo le guance e il rossetto rosso aveva macchiato anche il mento, poi scese man mano lo sguardo lungo il corpo coperto da una maglia bianca del gemello che lasciava poco spazio all’immaginazione ed infine guardò le cosce scoperte assumendo un’espressione da perfetto idiota, pervertito tra l’altro.
Agnes girò gli occhi e posò la mano sul fianco. << Quando avrai finito di farmi la radiografia vorrei che mi guardassi NEGLI OCCHI mentre ti parlo. Prima che ti venga nei boxer!>>.
Bill, sentendo quelle parole, arrossì fino alle punte dei capelli ed alzò lo sguardo sul suo. << Mi dispiace deluderti, sorellina cara, ma non mi fai nessun effetto. Scordati che il tuo sex appeal funzioni con me, riceveresti solo una grandissima, enorme, favolosa delusione.>>, ammiccò falsamente pensando che non aveva mai detto una cavolata più grande di quella. Maledetta Agnes, maledetti ormoni, maledetto tutto.
Agnes sollevò il sopracciglio. << E questo cos’è?!>>, con la mano aperta accarezzò i boxer rigonfi del fratello che sgranò gli occhi e sussultò.
STRAMALEDETTISSIMA AGNES.
<< E’… è semplicemente mattina!>>, le afferrò il polso e la costrinse ad allontanare la mano. << Non farlo mai più, vedova nera!>>.
La mora ridacchiò e si allontanò mordicchiandosi il labbro. << Da quanto è che non….?>>.
<< NON SONO AFFARI TUOI!>>, Bill la bloccò prontamente assumendo un colore fra il rosso pomodoro e il bordeaux.
<< Deduco che non sei così fortunato da questo punto di vista. Avresti bisogno di una sana scopata, sai? L’acidità ti sta corrodendo l’anima. Per non parlare di queste piccole rughe…>>, Bill assottigliò lo sguardo guardandola in cagnesco mentre lei premeva un dito sulla sua fronte. << Proprio qui.>>, fece scorrere il dito lungo la sua tempia e sulla sua guancia, posandolo in fine al lato della bocca sfiorando col pollice uno dei due labret argentati. << E qui…>>, sussurrò.
 Il cuore di Bill fece venti capriole e la testa gli girò vorticosamente prima di accorgersi che, sì, quella strega di sua sorella l’aveva fatto di nuovo.
La ragazza premette dolcemente le labbra su quelle del moro schioccando un casto bacio. Rimase con gli occhi chiusi e il fiato sospeso anche quando Agnes si staccò lentamente dalle sue labbra e si allontanò per osservarlo meglio. << Dio! Questo sarebbe l’effetto che ti fa un bacio?!>>, sghignazzò alludendo al fiato corto del ragazzo e lanciò ancora uno sguardo ai suoi boxer. << Però, devo ammetterlo, Wilhelmina: davvero niente male… niente ma….>>.
<< LA VUOI PIANTARE?>>, Bill urlettò sedendosi sul letto ed accavallando le gambe. << Cosa vuoi? Sei venuta a svegliarmi a…>>, osservò l’orologio alla parete e sgranò gli occhi: le 11 e mezza. << ALL’ALBA per commentare le mie prestazioni fisiche e per testare il mio livello di mascolinità? Sei una che si diverte con poco, Strega dell’Est, non c’è che dire!>>.
La ragazza sospirò teatralmente e si sedette al fianco del fratellastro accavallando le gambe. << In realtà…>>, iniziò strusciando le unghie delicatamente sulla coscia di Bill. << Volevo solo farti sapere…>>, continuò a salire la mano lungo la coscia del ragazzo che prese a respirare piano; la vista gli si offuscò ed iniziò a sudare freddo, mentre la sua mente cercava di frenare l’istinto di sbattere una volta per tutte sul letto-o fuori dalla porta a pedate, dipende dai punti di vista-la sua sorellastra. Agnes con un gesto felino afferrò il cavallo dei boxer del ragazzo e strinse forte facendolo urlare dal dolore.
<< SEI IMPAZZITA??? MI VUOI FORSE CASTRARE??>>.
<< Se trovo UNA SOLA traccia biologica del tuo DNA nella MIA macchina, sui MIEI sedili, giuro che ti strappo questi gioiellini a mani nude e poi li do’ in pasto ai cani randagi. Siamo intesi??>>.
<< Io…>>, deglutì e strinse gli occhi che presero a lacrimargli dal dolore.<< Agnes, ti scongiuro! Non ho fatto nulla nella tua auto!>>, piagnucolò il moro.
<< LO SPERO PER TE, Ugly Betty.>>, lo guardò ancora negli occhi e poi levò la mano pulendosela teatralmente sulla maglia di Tom assumendo un’espressione quasi schifata. Si alzò e sculettò uscendo dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle.
Bill rimase immobile sul letto col fiato corto e un dolore linciante all’inguine.
Afferrò un cuscino e se lo premette sul viso. << TI ODIO!>>, urlò.
Dal corridoio provenne una semplice risata cristallina. << L’odio è del tutto corrisposto, Mirtilla Malcontenta.>>.
Il moro digrignò i denti e lanciò il cuscino contro la porta.
Maledetta.
 
<< Mia?!>>.
Natalie non sapeva assolutamente dove si potesse essere cacciata quella piccola peste: la casa era enorme ed era già mezz’ora che sua figlia era sparita con Agnes in qualche luogo sperduto della casa.
<< Ag?>>, la bionda urlò da sotto le scale volgendo lo sguardo verso l’alto. << Allora, scendete? E’ pronto in tavola!>>.
Tom, con una felpa rossa e dei pantaloni ancor più larghi del solito, scese le scale ficcando le mani nelle grosse tasche della felpa.
<< Ciao, Natalie.>>, la salutò con poco entusiasmo.
<< Santo cielo, Tom!>>, la donna sgranò gli occhi e gli prese il mento fra le mani facendogli voltare il viso a destra e sinistra come per ispezionarlo da ogni punto di vista. << Queste occhiaie da dove spuntano fuori?>>.
Tom la guardò ed inarcò il sopracciglio facendo spallucce. << Lasciamo perdere. Non ho dormito nemmeno un’ora. Ag s’è preso tutto il mio letto.>>, sbuffò senza peli sulla lingua e si appoggiò con la schiena allo stipite della porta.
Natalie, aggrottando le sopracciglia, fissò il fratello con un lieve rossore sul viso e riuscì a pronunciare solo un muto ed imbarazzato ‘Oh!’.
<< No, no, no! No, Nattie, non è come credi!>>, ridacchiò Tom muovendo appena il piercing al labbro imbarazzato. << Solo….>>, sospirò. << Ag non vuole che entriamo nella sua stanza, quindi… sai… lei era ubriaca, ho dovuto portarla in braccio fino in camera mia, l’ho spogliata e l’ho coperta.>>, lanciò uno sguardo alla bionda che lo stava ascoltando in silenzio. << Beh, il tempo di sistemarmi per la notte e lei aveva preso tutto il…. Che c’è?>>.
Natalie inarcò il sopracciglio e si morse le labbra rosse. << Mi chiedevo se… Tom, Ag non ha smesso con quella robaccia, vero?>>, disse in un sussurro.
Il moro fece saettare lo sguardo dai suoi occhi fino al lampadario, dal lampadario a Cassie che stava beatamente sonnecchiando nella sua cuccetta e via di seguito. << Io… io…>>.
<< Dio!>>, sussurrò solo lei.
<< Ho cercato di fermarla.>>.
La bionda si portò le mani al viso coprendosi gli occhi con le mani.
<< H..hey..>>, Tom posò delicatamente  la mano sul braccio della ragazza. << Ti senti bene?>>.
La bionda scosse leggermente il capo e poi guardò il fratellastro con uno sguardo vuoto. << Quello che devi sapere è che…>>.
<< Mamma!>>, un turbine color azzurro cielo scese le scale e si fiondò addosso a Natalie aggrappandosi a lei come se fosse un Koala. Natalie sorrise dolcemente prendendo sua figlia e Tom abbassò lo sguardo.
Cos’è che doveva sapere di così importante?
<< Zia Ag mi ha dato quetto!>>, la bimba si indicò il vestitino di tulle e raso del colore del cielo e Tom non poté fare a meno di pensare che quella bambina era davvero un angelo, splendida: fra i boccoli biondi correvano due nastrini di raso dello stesso colore del vestitino e gli occhioni erano ancor più grandi e felici quando parlava della zia, tenendo stretto fra i denti l’inseparabile ciuccetto.
<< Oh, ma come siamo belle oggi!>>, dal salone fece il suo ingresso Gustav con in mano il quotidiano e gli occhiali calati sul naso. Si avvicinò a Natalie e le baciò dolcemente le labbra, poi si sporse sulla bimba e la prese fra le braccia baciandole la guanciotta.
<< Hey, Tom!>>, lo salutò e Tom sorrise dolcemente alzando una mano. << Hai l’aria di uno che stanotte ha dato una festa da sballo, amico!>>.
Gustav era un buon uomo, si disse Tom. Agnes gli aveva raccontato che lui e Natalie si erano incontrati al liceo ed avevano frequentato l’università insieme, si erano innamorati ed avevano deciso di metter su famiglia, una volta terminati gli studi. Il piccolo intoppo avvenne quando Natalie aveva 23 anni e frequentava l’ultimo anno di Università ed inutile dire che quell’intoppo aveva portato nelle loro vite un angelo, un vero e proprio angelo che in quel momento era piegato su Cassie e le accarezzava il dorso e la coda ornata da un fiocco blu.
Tom sorrise a Gustav e scosse la testa. << Nessuna festa, niente Rave Party, Gustav!>>.
Natalie a quelle parole sussultò e guardò il fratello fulminandolo.
<< Qualcuno parlava di feste?>>.
Tom voltò lo sguardo verso le scale e vide la sorellastra scenderle in perfetto equilibrio su dei tacchi altissimi: indossava delle Decolleté nere JimmyChoo , un maglioncino con lo scollo a barca sui toni dell’azzurro e una gonna nera a tubino che arrivava sin sopra al ginocchio. I capelli erano raccolti in una coda alta e il ciuffo era sui lati del viso.
Tom non aveva mai visto Agnes in quelle vesti:  cosi rigorosa, cosi elegante, cosi severa ed adulta.
Sgranò gli occhi ed ebbe un senso di timore e piccolezza. Era quella la vera Agnes?
<< Mamma ti cercava, il pranzo è pronto e vuole parlarti poi.>>, Natalie con un tono fermo e glaciale guardò la sorella e poi si recò col marito e la figlia in sala da pranzo.
La mora abbassò il viso e poi lo voltò verso Tom. << Beh? Cassie ti ha mangiato la lingua?>>, sorrise piano.
Tom boccheggiò per un po’ e poi si schiari la voce. << Sei… sei cosi…>>.
<< Seria? Professionale?>>, ridacchiò lei. << Tom, credi che in azienda mi rispetterebbero se andassi vestita come una troia?>>, posò le labbra dolcemente sulla guancia del fratello e gli sorrise.<< A volte anche Agnes Lorenz deve mettere giù le armi, non credi?>>, si morse dolcemente le labbra e poi si recò silenziosamente in cucina.
 
<< Agnes, posso parlarti un secondo?>>, Sabine, subito dopo aver apparecchiato la tavola aiutata dalle due cameriere, si voltò verso la figlia minore rivolgendole uno sguardo severo.
<< Che succede?>>, la mora inarcò il sopracciglio: quello sguardo non portava mai nulla di buono.
Le mani iniziarono a sudarle e il cuore prese a batterle forte. E se Natalie avesse spifferato tutto? Non poteva pensarci.
<< Vieni un attimo nel mio studio.>>, Sabine superò l’arco della sala da pranzo ed entrò nella stanza vicino alle scale. Subito fu seguita silenziosamente da Agnes che si chiuse la porta alle spalle.
Lo studio di Sabine era bellissimo, Agnes lo aveva sempre pensato: alte librerie di mogano ospitavano libri di ogni tipo: al centro della stanza c’era una scrivania con su diversi numeri di Vogue su cui era stato o citato o elogiato o scritto addirittura un articolo sulla loro casa di moda; dall’altro lato c’era la loro Bibbia: un grosso Book con dentro i diversi MoodBoard del mese.Sulla destra due macchine da cucire e tre manichini per il momento spogli.
Agnes si sedette sulla poltroncina color bordeaux e guardò la madre. << Allora?>>.
<< Agnes, ho due notizie per te.>>, la donna poggiò i gomiti sul tavolo ed unì le mani intrecciando le dita.
La ragazza la fissò a lungo e poi schioccò la lingua. << Che genere di notizie? Mi devo forse preoccupare?>>.
Sabine sorrise dolcemente e scosse il capo. << No. Solo…>>, ridacchiò. << Sei seduta comoda?>>.
Agnes sgranò gli occhi. << Oh, sì, mi devo DECISAMENTE preoccupare.>>.
<< Tesoro…>>, iniziò Sabine fissandola negli occhi. Dai suoi color ghiaccio non trapelava nessuna emozione, né indizio. << Come sai nel mese di luglio ci sarà il Fashion Week qui a Berlino. La prima tappa è Milano, poi Parigi, po...>>.
<< Poi New York e poi Londra.>>, concluse lei mnemonicamente. << Sì, mamma, lo so. E noi parteciperemo a tutte e cinque le settimane. Lo so.>>.
<< Bravissima….>>, annuì fiera la madre. << L’unica notizia che ho appena ricevuto dal capo dell’organizzazione è che quest’anno il luogo in cui si svolgerà….>>, abbassò di poco la voce mentre gli occhioni di Agnes prendevano ad allargarsi a dismisura come quelli di un cucciolo felice. << ….Proprio a Pariser Platz, amore mio.>>, concluse ed Agnes si premette la mano sulle labbra. << Sotto la porta di Brandeburgo.>>. Sabine sorrise dolcemente alla figlia, sapendo che quella notizia l’avesse resa la ragazza più felice del mondo: finalmente il suo sogno si sarebbe realizzato.
Non aveva mai capito l’origine di quell’amore incondizionato verso quella porta, non lo avrebbe MAI capito, ma poteva solo immaginare quanto fosse importante per lei fare una sfilata proprio lì, nel posto dei suoi sogni.
Spesso, sin da quando Agnes era piccola, aveva visto i suoi occhi allargarsi sotto quella porta così maestosa e bella e quella luce nei suoi occhi non era cambiata nello scorrere degli anni.
Ed in quel momento, vedere sua figlia cosi felice, con gli occhi velati di lacrime e le mani premute sulle labbra, mentre diceva che non poteva crederci, le faceva scoppiare il cuore di gioia.
La ragazza si alzò e si gettò fra le braccia della madre che l’accolse affettuosamente baciandole la tempia.
<< Sei felice, principessa?>>, chiese accarezzandole la schiena.
<< Non puoi immaginare quanto, mamma…>>, rispose solo lei tornando seduta al suo posto. Accavallò le gambe cercando di ricomporsi. << Allora… allora qual è la seconda notizia?>>.
<< Oh…>>, Sabine annuì e cercò qualcosa fra le sue cartelle. << Valuta questi.>>, le porse una cartellina nera ed Agnes l’aprì prontamente: all’interno era custodito un book. La ragazza accarezzò la copertina bianca e rigida su cui era stata stampata una scritta in rilievo con un carattere a lei molto familiare: Freiheit.
Alzò lo sguardo verso la madre guardandola confusa: perché il suo tattoo era stampato su un Book?
Sabine le sorrise e la invitò ad aprirlo, così Agnes silenziosamente ubbidì.
All’interno una vera e propria collezione di Haute Couture la fece rabbrividire. Lo stile era molto simile al suo e la mano anche, sembrava quasi che qualcuno le avesse rubato le idee, la mano, lo stile, l’amore per il suo lavoro. Qualcuno di davvero molto simile a lei.
Man mano che sfogliava il book, si accorgeva di provare una forte ammirazione per chiunque ne fosse l’artefice. Le linee erano morbide ed anche i corpi; ogni particolare era al suo posto e i visi delle modelle erano perfetti , con tutti i particolari. Proprio come lei.
Sorrise accarezzando la carta liscia e doppia del book e lesse sull’ultima pagina il nome dell’autore scritto in nero.
Wilhelm Kaulitz. Fashion Abitur 2010-2011. Hamburg.
Non poteva crederci.
Alzò lo sguardo verso la madre e posò il book sulla scrivania.
<< Bravo, vero?>>, sorrise lei.
Agnes annuì appena restando in silenzio.
<< Agnes, io vorrei proporti una cosa.>>.
La ragazza inarcò il sopracciglio e lei continuò. << Vorrei assumere Bill in prova nella nostra azienda.>>.
L’unica cosa che riuscì a dire Agnes fu un sonoro ed incredulo: CHE COSA?!
 
Di una cosa era certo: non avrebbe MAI più assunto tutto quell’alcool in vita sua.
Erano le otto della e, dopo un pranzo stressante come quello, un pomeriggio di studio e una videochiamata col suo migliore amico Andreas, le ci sarebbe voluto più di una seduta di rigenerazione per riprendersi.
Non aveva mai visto Agnes in quel modo, si disse mentre lavava i capelli unti dalla tintura per capelli nera nel lavandino. Quel giorno era così seria e professionale da mettergli i brividi. Per non parlare del suo sguardo incattivito e freddo: quel giorno lo era più del solito.
Si arrotolò un asciugamano in testa a mo’ di turbante e si rimise dritto.
Era stupenda, pensò mentre si guardava alla specchiera enorme.
Quel giorno, dopo pranzo, lei e Sabine erano uscite insieme e si erano recate nella loro azienda per parlare di qualcosa come l’assunzione di un nuovo direttore creativo o qualcosa di simile.
Bill fece spallucce e si passò un disco di cotone sul viso struccandosi completamente, mise dell’acqua bollente con il disinfettante in un bicchiere e levò ad uno ad uno ogni piecing sul suo corpo immergendoli poi nel bicchiere per sterilizzarli; levò i boxer e li gettò nel cesto dei vestiti da lavare e controllò la temperatura dell’acqua nella Jacuzzi che aveva appena riempito facendo creare delle morbide bollicine.
Infine prese il suo Ipod e infilò le cuffie nelle orecchie immergendosi nell’acqua.
Aveva sistemato il bagno in modo che assomigliasse ad una vera e propria Spa rigenerante: aveva spento le luci ed acceso delle candele profumate sul bordo della Jacuzzi; dalla finestra proveniva un solo spiraglio di luce proveniente dal giardino che gli illuminava mezzo volto.
Non ci volle molto, fra la musica rilassante di Sting e la stanchezza post-sbornia, a addormentarsi profondamente.
 
Agnes sbatté la porta della propria camera e decise che aveva bisogno di un fottuto bagno rilassante dopo quella giornataccia.
In riunione era stata accettata l’idea di Sabine di assumere un terzo stilista: sarebbe rimasto in prova fino ad aprile ed a maggio avrebbero deciso se assumerlo o meno. Se lo avessero assunto avrebbe partecipato anche lui alla realizzazione della nuova collezione Spring/Summer per le settimane della moda.
Sarebbe stata d’accordo SE non si fosse trattato di LUI. Del suo odiosissimo, maledettissimo, antipaticissimo fratellastro.
Aveva urlato contro la madre che non voleva Bill al suo fianco a dirigere l’azienda e Sabine le aveva professionalmente risposto che, come si era anche lei resa conto, lei e Bill avevano MOLTO di più in comune di quanto pensasse.
Quella frase l’aveva fatta rabbrividire, perché, sì, in effetti era vero: le loro collezioni consegnate per il diploma erano a dir poco simili. E questo era piuttosto inquietante, visto che lei e Bill, due anni prima non si erano MAI conosciuti, né tanto meno incontrati.
Sciolse i capelli e si spogliò restando in intimo.
Aveva anche pensato che fosse stato Bill in persona a dare a Sabine il suo Book, in modo da guadagnarsi un posto in azienda; lo aveva chiamato opportunista e con tanti altri appellativi coloriti che la madre aveva smontato con fermezza dicendo che era stata lei a chiedere a GORDON il book del figlio, con la scusa di volerlo valutare. E Bill di tutto questo non sapeva nulla.
Chiuse a chiave la porta della sua stanza e si recò nel bagno accanto.
Si chiuse la porta alle spalle e sussultò guardando la vasca già occupata da qualcuno: Tom sonnecchiava fra la schiuma e un turbante gli copriva i cornrows.
Notò l’atmosfera e si disse che evidentemente aspettava proprio lei: avrebbe dovuto farsi perdonare per la sera prima, o no?
Si sfilò gli slip e sganciò il reggiseno gettandoli nella cesta.
Facendo attenzione alle candele sul bordo, si immerse delicatamente nella vasca mettendosi a cavalcioni sulle gambe del ragazzo che sembrava profondamente addormentato.
La scarsa luce che lo illuminava non aiutava per nulla ed Agnes pensò che fosse troppo smielato ed eccitante per i suoi gusti ed anche per quelli di Tom.
Posò il viso nel collo del ragazzo e lo baciò sotto la mascella maliziosamente, mentre con la mano accarezzava il suo addome fino ad arrivare all’inguine.
<< Tomi…>>, sussurrò languida mordendo il pomo d’Adamo del ragazzo e con una mano afferrò il suo membro dolcemente iniziando a muoverlo. << Voglio farmi perdonare…>>.
Bill mugugnò nel sonno e si morse le labbra pensando che non era proprio il momento di fare certi sogni che gli avrebbero lasciato solo un’erezione e una voglia immensa di sbattere la sorellastra su un qualsiasi piano orizzontale.
Agnes continuò a muovere il membro del fratello, sorridendo compiaciuta nel sentire la sua reazione. << Allora mi senti.>>, sussurrò e dolcemente gli levò le cuffie dalle orecchie poggiandole sul piano di marmo. << Hey.>>, mormorò ancora leccando il suo lobo.
Peccato che ben presto si accorse che QUELLO non ERA affatto il LOBO dilatato del suo fratellastro. NON DEL SUO FRATELLASTRO TOM.
Bill di canto suo sgranò gli occhi sentendo quella voce e ben presto si accorse che, NO, non stava affatto sognando e che, SI’, la sua sorellastra stava nuda su di lui ed aveva fra le mani sul SUO membro e le labbra sul SUO lobo.
Ben presto si trovarono faccia a faccia con gli occhi sgranati ed entrambi all’unisono diedero un urlo.
<< Mio DIO, CHE CI FAI TU QUI???>>, Agnes si alzò di scatto uscendo dalla vasca e cercò di coprirsi le parti intime con le mani.
<< COSA CI FAI TU QUI!?>>, urlò Bill avvicinando a sé quante più bollicine possibili per coprirsi. << Sei tutta NUDA!! Tutta nuda SU DI ME. Ed avevi la mano…..>>.
<< SO dove era la mia mano!!>>, urlò lei cercando un asciugamano. << Pensavo fossi TOM!>>.
<< SEI CIECA???>>, urlò Bill imbarazzato. << DIO, mi stavi facendo una sega. Dio!>>.
<< Ripeto: PENSAVO FOSSI TUO FRATELLO GEMELLO.>>, scese dal gradino di marmo ed afferrò un asciugamano.
Bill, col viso in fiamme, fece scivolare lo sguardo lungo la sua schiena e un particolare gli fece gelare il sangue nelle vene.
Freiheit.
Mentre Agnes usciva sbattendo la porta la sua mente riuscì a fare due più due e presto gli venne l’istinto di lasciarsi annegare, lì, nella Jacuzzi.
Agnes e la sua spogliarellista erano la stessa persona.
Afferrò il suo telefono e scrisse un messaggio ben preciso ad una persona ben precisa:
Sono fottuto, Andi. Fottutamente fottuto. La prossima settimana ti voglio qui e non cercare scuse… ho appena scoperto di essere innamorato di una PROSTITUTA. xoxo Bill.
Mentre le lacrime gli scivolavano sul viso, un senso di rabbia lo invadeva.
ORA avrebbe dovuto dimenticarla. Per sempre.
   
 
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