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Autore: Jane The Angel    18/06/2008    7 recensioni
"-Mi spiace. Non me la sento. Non sono pronto.- Mi dice solo queste parole, poi si volta e se ne và. Non ha nemmeno la decenza di aspettare di essere solo con me.,,
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jane pensa/parla          Jane canta              Erik pensa/parla          Erik canta            Cantano insieme

Ali in gabbia, occhi selvaggi

   -Mi spiace. Non me la sento. Non sono pronto.-
   Mi dice solo queste parole, poi si volta e se ne và. Non ha nemmeno la decenza di aspettare di essere solo con me. Me lo dice qui, con metà del cast del mio prossimo spettacolo, Notre Dame de Paris, a portata d’orecchio.
   Le lacrime iniziano a bagnarmi le guance, ma non voglio che mi vedano: corro nello spogliatoio femminile e mi lascio cadere su una delle panche, maledicendo Josh, chiedendomi come ho fatto a credere di essere innamorata di lui.   
   Lui diceva di esserlo di me… ma in questo senso devo essere grata per ciò che è successo.
   Devo ringraziare il risultato positivo di quello stupido test.
   Se non fossi rimasta incinta, non avrei capito con che razza di persona stavo per dividere il resto della mia vita.
   Incinta… non posso crederci.
   Dio, è troppo presto! Ho solo diciotto anni!
   E sono sola. Sola, perché avevo deciso di stare con lui, con Josh.
   È bello… è anche affascinante. Questo mi ha reso cieca al resto.
   E ora mi trovo incinta, mi trovo con un neonato nel ventre, figlio di un uomo che credevo di amare e che non mi ha mai amata davvero.
   
Ali in gabbia, occhi selvaggi,
non potranno più volare
e l’infanzia dagli oltraggi
tornerà mai ad amare…

   L’amore… che idiozia. Ecco a cosa mi ha portato, questa mera illusione.
   Madre a diciotto anni. Madre single.
   Come me la caverò da sola?
 
Cos’ho fatto io di male?
Io ballavo per le strade
E cantavo per la gente
Quelle melodie gitane…

   Mi ha detto che si era innamorato di me vedendomi ballare.
   Ha detto che quando cantavo sentiva la voce degli angeli.
   E adesso? Dov’è andato a finire tutto quest’ardore?
   Scomparso.
   Mi ha lasciata, sola, con un bambino.

Dove sei mio campanaro?
Mio Quasimodo ti chiamo!
Vieni qui a tirarmi fuori,
fammi uscire o morirò!

   Non ce la faccio da sola. Non posso…
   Ho bisogno di te, Erik. Tu mi eri accanto quando Josh non c’era, avrei dovuto capirlo, avrei dovuto sapere che eri tu quello giusto per me.
   Ma ora è impossibile. Ora anche tu ti allontanerai da me.
   Ed è giusto, perché sono stata un’egoista. E lo sono ancora, perché solo adesso, ora che ho bisogno di te, mi accorgo di quanto è preziosa la tua presenza.

Ma dove sei, Esmeralda?
Dove ti nasconderai?
In che vita sei caduta?
Brutto sogno è la realtà…

   L’ho vista correre via in lacrime e avrei voluto seguire quel Josh e massacrarlo di botte.
   Ma non posso farlo: devo andare da Jane, capire cos’è successo.
   Qualunque cosa sia, è colpa mia. Già: lo sapevo che l’avrebbe fatta soffrire, ma non ho mai fatto nulla. Avrei dovuto dirle ciò che provo per lei, strapparla dalle braccia di quel bellimbusto. Ma ho avuto troppa paura, paura che lei mi rifiutasse, e ora che lei ha capito che la realtà non è un sogno, che il principe azzurro non esiste, ha di certo bisogno di una spalla su cui piangere.

Forse tu te ne sei andata
Col tuo amato capitano
Senza un vero matrimonio,
come in un rito pagano…

   Forse Josh è con lei… forse, vedendola piangere, l’ha raggiunta e hanno fatto pace.
   Trovarla stretta tra le sue braccia mi spezzerebbe il cuore, ma non ha importanza: voglio solo che lei sia felice, e se è questo che desidera, allora è quello che voglio anche io.

   La porta si apre e io alzo lo sguardo: è Erik.
   Mi guarda per un attimo, lo sguardo fisso. Vorrei darmi un contegno, asciugarmi le lacrime, ma non posso, non ce la faccio.
   Viene accanto a me e si inginocchia a terra, prendendomi le mani.
   -Piccola, cosa succede?- mi domanda –Cosa ti ha fatto?-
   -Mi ha lasciata.- singhiozzo.
   -Non è altro che un idiota. È solo lui a perderci.- mi consola accarezzandomi una guancia per asciugarla dalle lacrime.
   -Ma io… sono incinta, Erik.- rivelo in un sussurro, e scoppio a piangere ancora più forte: dirlo ad alta voce lo ha reso così reale…
   Mi fissa, immobile, e sento le sue mani stringersi sulle mie. Ora se ne andrà, lo so, e io sarò di nuovo sola.
   All’improvviso, mi attira a sé e mi tiene stretta, accarezzandomi i capelli con dolcezza.

Non mi dire che tu muori
Senza pianti e senza fiori…
Non permettere che un prete
Metta in croce in te l’amore…

   La sento singhiozzare sulla mia spalla e la stringo più forte. Voglio prendere a pugni quell’idiota, quello schifoso, che l’ha lasciata così. Ma ancora di più voglio tranquillizzarla, darle tutto l’amore che merita.
   -Ssssh…- le sussurro –Jane, andrà tutto bene.-
   -No… non andrà bene. Sono sola, Erik, come posso riuscire a crescere un bambino da sola?-
   La faccio alzare e la guardo negli occhi.
   -No, piccola, non sei sola. Ricordi? Io sono il tuo campanaro…- dico, riuscendo a farla sorridere.

   Incredibile, è riuscito a farmi sorridere. E come sempre quando sono con lui, mi viene voglia di cantare.

 -Pensa a un giorno che era festa…-

   Lui mi risponde subito, senza staccare gli occhi dai miei, stringendomi le mani.

   -La tortura della ruota…-

   Quando l’ho conosciuta, ero torturato dal pensiero di mia moglie, del mio primo amore, morto in un incidente d’auto tre anni fa. È stata Jane a farmi tornare a vivere, e ora non la lascerò.

-Io t’ho dato un sorso d’acqua…-

-In quel sorso ti baciai…-

-E qualcosa ci ha legati,
per la vita e per la morte…
Qualche cosa di segreto,
tanto forte tra di noi…-

   Si porta le mie mani alle labbra e le bacia dolcemente, poi mi accarezza la guancia. Non posso credere di aver capito solo ora ciò che mi lega a Erik, ora che è troppo tardi, ora che aspetto il figlio di un altro.

Ali in gabbia, occhi selvaggi,
non potranno più volare,
è l’infanzia degli oltraggi
tornerà mai ad amare?

   Ci guardiamo negli occhi, come se non potessimo fare altro, come se distogliere lo sguardo potesse esserci fatale.
   Già da tempo so cosa Erik prova per me, ed ora so che anche io sento lo stesso per lui.
   Ma non posso fargli una cosa del genere, non posso chiedergli un tale sacrificio.
   Così distolgo lo sguardo, ritiro le mie mani dalle sue.
   -Scusa…-
   -Scusa? Perchè?- mi domanda, rimanendo inginocchiato davanti a me.
   -Perché sono una stupida…-
   -Ti amo.-
   Le sue parole vanno dritte al mio cuore, mi torturano l’anima –No Erik…-
   -Si.- ribatte, deciso –Si, ti amo. Ti prego, guardami… guardami negli occhi e dimmi che non mi ami.-
   Mi giro verso di lui. Provo a pronunciare le parole che mi ha chiesto, ci provo con tutta me stessa. Ma non posso, non ce la faccio, e abbasso lo sguardo –Erik…-
   -Mi ami?- mi domanda.
   -Aspetto un figlio…-
   -Lo so.-
   -Da un altro.-
   -Lo so. Non mi importa.- risponde facendomi sollevare il volto verso di lui –Non conta chi è suo padre, se tu mi ami… se noi ci amiamo…-
   -Che stai dicendo?- domando con le mani tremanti e il cuore che batte forte.
   Non risponde, ma mi bacia. Dolcemente, con cautela, mi abbraccia, come se temesse di farmi del male. Poi ci separiamo, e a stento il mio cuore non esplode di gioia alle sue parole.
   -Se lo vuoi, sarà come se fosse mio.-

________________Nota di Herm90
Ecco il mio contributo alla sfida disneyana^^ Jane è il mio alter-ego, Esmeralda il mio personaggio disney, quindi... eccomi qui! La canzone "Ali in gabbia occhi selvaggi" è di Notre Dame de Paris.
Dedicata alla mia sister Titty: dai vedrai che si risolve!!!!
e in generale alle disneyane: vi voglio un mondo di bene siete uniche!!!!
  
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