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Autore: Rainia    17/02/2014    1 recensioni
Katniss e Peeta ormai hanno formato una famiglia con tanto di figli un po' pestiferi, ma adorabili; danno il meglio di loro come genitori e vogliono far sentire i loro figli al sicuro. C'è un pensiero, però, che rimane fisso nella mente di Katniss e, quando i suoi stessi figli le chiedono di lei, Katniss è pronta per raccontare dell'angelo custode dei suoi figli: è pronta per parlare di Prim.
Dal testo:
Camminano sul Prato e ridono, poi si buttano a terra, in seguito si alzano e s'incorrono. Hanno sei e quattro anni; lei ha i miei capelli, ma gli occhi sono come il cielo: sono luminosi.
Il bambino ha i miei occhi e i capelli sono come il miele, splendenti come l'oro.
Sono entrambi perfetti.
Sono puri.[...] — Mamma, ti manca Primrose? — mi chiede Simon. Annuisco, ma gli sorrido. Prim sarebbe stata una brava zia. — E ora dov'è? — continua a chiedere il biondino. Prendo entrambi i miei figli in braccio. Cosa dovrei dire? È difficile parlare di morte a dei bambini anche se conoscono la storia degli Hunger Games e sanno perfettamente che i genitori ne presero parte.[...]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Primrose Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Angelo custode.

 

 

 

Camminano sul Prato e ridono, poi si buttano a terra, in seguito si alzano e s'incorrono. Hanno sei e quattro anni; lei ha i miei capelli, ma gli occhi sono come il cielo: sono luminosi.

Il bambino ha i miei occhi e i capelli sono come il miele, splendenti come l'oro.

Sono entrambi perfetti.

Sono puri.

 

Un giorno diremo loro dove stanno giocando: un cimitero. È orribile, ma è la verità, il Prato è un cimitero che racconta la storia del Distretto e dei suoi abitanti; racconta la distruzione totale del luogo in cui siamo nati e cresciuti, ma racconta anche la nostra vittoria. Racconta di come Panem è diventata libera.

 

Si avvicinano a me. — Mamma, mamma! — dicono in coro. — Mamma, andiamo da papà? — mi chiede la piccola. Annuisco, quindi le prendo la mano destra e ci avviamo verso la panetteria. Lei tiene il fratellino per mano.

Sono le nove di sera; Peeta apre la panetteria sempre alle sei durante il pomeriggio, quindi lo troveremo sicuramente indaffarato, ma lui trova sempre del tempo per la sua famiglia. Quando arriviamo, troviamo solo cinque clienti; Peeta e il suo aiutante (un ragazzo di nome Nicholas) stanno servendo tutti. Attendiamo che la panetteria diventi vuota, poi ci avviciniamo al bancone dove Peeta tiene una cassetta beige per gli incassi. — Papà! — dicono in coro Prim e Simon. Il padre li abbraccia e prende entrambi in braccio (rimane pur sempre il ragazzo che sollevava sacchi giganti di farina). — Papà, mi dai un dolcetto? — chiede Simon; Peeta annuisce, li rimette giù e va in cucina, per poi ritornare qui con due muffin al cioccolato; Prim e Simon li prendono e li mangioano bramosamente. Nicholas torna in cucina a preparare altro; prendo da parte mio marito e ci dirigiamo verso il retro del locale. — Peeta... — inizio a dire, ma il biondo mi ferma: — Lo so, Katniss. — mi dice. Domani è il giorno in cui seppellimmo Prim. È duro quel giorno, ma non solo per me: Peeta vorrebbe raccontare di Prim ai bambini, ma non voglio... Sarebbe dura, già lo so. Per me è anche un po' difficile chiamare mia figlia col suo nome perché è quello della mia sorellina... Per mio marito è difficile chiamare il nostro ometto "Simon".

Simon... era il nome del signor Mellark ed è quello del bimbo biondo. È stato una specie di regalo che feci al biondo quando ero nuovamente incinta; ricordo che gli dissi di saper già come chiamarlo, ma Peeta insisteva per "Alexander".

Il nome di mio padre... pensai quando mi disse come voleva chiamarlo; dopo battibecchi e litigi per giorni e giorni, decidemmo di chiamarlo "Simon Alexander", o meglio, Prim decise di chiamarlo così.

 

Maaaaaamma! Papààààà! — gridano i bambini che ci raggiungono ridendo. Io prendo in braccio Simon, Peeta prende Prim e le fa il solletico. — Mamma, chi era Primrose? — mi chiede il bambino. Sgrano gli occhi: non ne avevo mai parlato in loro presenza. Come fanno a saper di lei?, mi domando. Sembra che mi abbiano letto la mente perché Prim mi spiega che la nonna l'aveva menzionata. Mi sembra quasi imposssibile che mia madre sia diventata nonna...

Peeta mi guarda e i suoi occhi mi domandano: "Lo diciamo?". All'inizio rimango ferma e muta, poi metto a terra Simon e gli prendo la masno destra; Peeta fa la stessa cosa con Prim.

Ci dirigiamo all'esterno e ci sediamo sulla panchina che si trova di fronte alla panetteria. È dura parlare di lei, ma lo faccio per loro: — Primrose era... era una ragazzina coraggiosa dai capelli biondi e gli occhi azzurri; portava spesso delle treccie e, ogni volta che metteva una camicia con una gonna, la maglietta le usciva fuori e la chiamavo "paperella". Le piaceva sentirmi cantare e io lo facevo ogni volta che aveva un incubo. Lei era anche la vostra zietta —.

Era tutto il mio mondo. Sono passati anni da quando quei pacchetti con i paracaduti atterrarono nel giardino di Snow uccidendo tutti con le bombe nascoste; sono passati anni da quando Prim è morta, ma ricordo ogni particolare di quel giorno e di quelli seguenti; sono passati anni da quel "Tu mi ami. Vero o falso?" che mi ha salvata dal barato in cui ero sprofondata, ma mi sembra che tutto ciò sia accaduto soltanto ieri.

Mamma, ti manca Primrose? — mi chiede Simon. Annuisco, ma gli sorrido. Prim sarebbe stata una brava zia. — E ora dov'è? — continua a chiedere il biondino. Prendo entrambi i miei figli in braccio. Cosa dovrei dire? È difficile parlare di morte a dei bambini anche se conoscono la storia degli Hunger Games e sanno perfettamente che i genitori ne presero parte. Rimane comunque difficile parlare di distruzione: non è forse vero che i bambini dovrebbero vivere spensierati? Loro, però, vogliono sapere; lo leggo negli occhi di entrambi.

Se ne è andata in un posto migliore — dico. Prim mi prende una ciocca di capelli e se la rigira tra le mani. — Dove? La rivedremo? — mi domanda.

Lei vi guarda sempre. È il vostro angelo custode! Vi dirà cosa fare quando ne avrete bisogno e non smetterà di amarvi anche se non la vedrete — dice Peeta vendomi incontro. I bambini annuiscono. Rimaniamo in silenzio, ma un brontolio spezza l'aria di tensione che si era crata. — Mamma, papà, andiamo a mangiare? — chiede Simon. È sempre il solito: di pomeriggio pensa solo a mangiare. Peeta ed io ridiamo; ci alziamo tutti e quattro dalla panchina, poi Prim, Simon ed io ci dirigiamo a casa.

 

Starai sempre con noi. Questo lo so, Prim.

 

 

[Angolo autrice]

 

*Fa "ciao ciao" con la mano destra*

 

Salve. Io... credo che faccia schifo questa storia! ç_ç

Pensavo che venisse fuori qualcosa di più decente, ma non mi convince anche perché immaginavo questo momento in modo un po' diverso... A questo punto spero solo che i personaggi non siano OOC e che abbiate gradito l'idea.

 

Lasciatemi una recensione (corta, lunghissima, positiva, neutra o negativa che sia perché un autore deve sempre accettare il giudizio altrui: solo in questo modo ci si migliora!).

 

 

Spero che vi sia piaciuto questo momento in casa Mellark e che leggerete altre mie storie (ho altre due OS Everlark).

 

Grazie per aver letto! ^.^

 

Erica.

   
 
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