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Autore: Lurilala    17/02/2014    1 recensioni
[1251 parole] [One-shot] [Dedicata alla mia Angy con tanto love!] [ShiroNagumo appena abbozzata]
{Perchè quegli occhi di fili d'argento intrecciati avevano qualcosa in più degli altri, erano i soli a vedere qualcosa ovunque, qualcosa di bello e speciale, qualcosa da ritrarre con follia su un pezzo di carta, i soli che riuscivano a vedere in un ammasso di fili viola un sorriso.}
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Claude Beacons/Nagumo Haruya, Shawn/Shirou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Painter


C'era dannatamente freddo, quella sera scura.
Pioveva tanto, pioveva forte, e il ticchetio della pioggia rendeva spettrale persino il parco per bambini.
Che poi, Nagumo non sapeva nemmeno perchè ci fosse andato.
Forse aveva solo bisogno di pensare.
Aveva litigato con Hiroto, di nuovo, e si erano picchiati, di nuovo.
Riuscivano sempre a urlarsi, e per qualsiasi motivo -spesso stupido-.
Sentiva ancora nelle orecchie le grida del rosso, e la pioggia non aiutava di certo.
Ed era uscito.
Sì, fuori pioveva a dirotto, e lui era uscito.
Di sicuro si sarebbe preso un raffreddore, se non di peggio.
Ma aveva bisogno di stare da solo, e già si stava maledicendo prendendo a calci i sassolini bagnati e sporchi di fango.
-Ciao.-
Sussultò, e trattenne un grido di spavento, scorgendo fra gli alberi che costellavano il parco una figura bianca, seduta su un tappeto di muschio, leggera, protetta dalla pioggia sotto un vecchio abete.
Quasi pensò di aver avuto un'allucinazione -magari aveva già la febbre-, ma poi capì che era solo un ragazzino albino.
Sospirò, già pronto a zittirlo con tutti gli insulti che conosceva per lo spavento che gli aveva fatto prendere, ma le parole gli morirono in gola a contatto con quegli occhi bigi e belli, bagnati da gocce che cadevano incastrate fra le ciglia, occhi grandi e infantili.
Un sorriso timido stava docilmente posato su quel visetto candido, contornato da ciocche che ricadevano argentee sulle spalle, sotto il peso dell'acqua.
Si riscosse dopo un attimo di incertezza, rispondendo scontroso al saluto.
Il sorriso dell'altro non si spense, ma si ampliò ancora di più, colorando la sua espressione di spensieratezza.
-Mi chiamo Fubuki Shirou, tu?- Esclamò, e la sua voce era incredibilmente chiara e calda, come quella di un bambino.
-Nagumo Haruya.- Sbuffò il rosso, sedendosi di fianco all'albino, e gettando un'occhiata su quello che teneva sulle ginocchia.
Sbattè gli occhi incredulo a quella vista: un foglio da disegno stava sulle gambe incrociate di Fubuki, così zuppo che Haruya non riusciva a spiegarsi come riuscisse a disegnarci sopra.
Perchè sì, Shirou teneva fra le mani un pastello viola, e tanti altri di svariati colori stavano sparsi davanti a lui.
-Che stai facendo?- Sbottò contrariato, senza staccare gli occhi dall'ammasso di righe sul disegno dell'albino.
Quello riportò lo sguardo sul foglio, sorridendo.
-Disegno.- Disse semplicemente, iniziando a tracciare segni delicati con il pastello, con movimenti morbidi della mano, movimenti leggiadri, con la stessa delicatezza con cui si sfiora una preziosa teca di cristallo.
-Piove, Fubuki.-
-Già.-
Nagumo sospirò. -Sei pazzo.- Concluse semplicemente, e l'altro alzò lo sguardo, confuso.
-Perchè?- Domandò infatti, con ancora la matita colorata a mezzaria.
-Non potevi disegnare a casa tua?- Chiese retorico il rosso, lanciandogli un'occhiata sarcastica.
I tratti dell'altro si addolcirono.
-A casa mia c'era troppo buio.- Mormorò, e quell'affermazione aveva qualcosa di sinistro, qualcosa che Haruya non riusciva a capire, ma che gli mandò brividi lungo la schiena.
Non lo diede a vedere, e borbottò un "Accendevi la luce" che fece ridacchiare Shirou.
-Ti piace?- Cambiò argomento l'albino, passandogli il foglio zuppo sulle ginocchia.
Nagumo lo squadrò qualche secondo.
-Cos'è?- Chiese, mentre il suo sguardo si perdeva fra infiniti filamenti indaco, sfumati d'azzurro e d'arancione, con ombre chiare e scure, e colori che si fondevano, che si uccidevano fra loro, lottando in forme indefinite e splendenti.
-Un sorriso.- Sospirò Fubuki, perdendo il suo sguardo color polvere fra le gocce di pioggia che cadevano frenetiche dal cielo.
-I-Io non v-vedo un sorriso, Fubuki...- Chissà come si sentì mancare l'aria, Nagumo, improvvisamente paralizzato da una paura ingiustificata, e che si ingrandì ancora di più quando Shirou si girò verso di lui, sorridendo dolcemente.
-Tu non vuoi vedere un sorriso, Nagumo-san.- Gli rispose pacato, e il suo sorriso divenne inquietante, illuminato dalle sfumature astratte delle gocce che gli inumidivano il visetto pallido.
Deglutii, Haruya, e improvvisamente si sentì spaventato da quelle linee viola.
"Sono solo righe e lui è pazzo" continuava a ripetersi, senza riuscire a convincersene davvero.
-Perchè sei qui, Nagumo-san?- Domandò l'albino, facendolo sussultare.
Alzò le spalle, recuperando la sua espressione sfrontata, e gettando il disegno fuori dal riparo offertogli dalle fronde di un abete.
La carta parve quasi sciogliersi, completamente innondata dall'acqua feroce, il colore che si disperdeva fra le foglie marcie, e le labbra di Shirou si arricciarono di dispiacere, ma non disse niente.
-Hai litigato con qualcuno, Nagumo-san?- Chiese ancora Fubuki, dato che l'altro non rispondeva.
Solitamente avrebbe negato e inventato una scusa, Haruya, ma strinse le labbra e restò in silenzio.
Non sapeva perchè, ma sentiva che con Shirou si poteva essere sinceri.
Perchè quegli occhi di fili d'argento intrecciati avevano qualcosa in più degli altri, erano i soli a vedere qualcosa ovunque, qualcosa di bello e speciale, qualcosa da ritrarre con follia su un pezzo di carta, i soli che riuscivano a vedere in un ammasso di fili viola un sorriso.
Sentiva che Shirou capiva, Shirou si fermava e immortalava ogni attimo con una matita dalla punta fine, Shirou sapeva comprendere tutto di una persona semplicemente guardandola negli occhi.
Era pazzo, ed era la sua pazzia a renderlo così affidabile.
-Sì.- Un bisbiglio gli scivolò dalle labbra, e Fubuki sorrise.
Shirou lo fissò qualche secondo negli occhi, quasi cercasse qualcosa nelle sue iridi di miele, e poi prese con calma un foglio, posandolo sulle ginocchia, e raccolse un pastello giallo sporco di fango.
La terra bagnata gli scivolava sulle dita dal legno della grafite, ma non se ne curò, e iniziò a tracciare qualcosa sulla carta.
Erano onde splendenti di sfumature ora intense e ora leggere, sfumature dei primi raggi del sole, profondi e forti e al contempo delicati e leggeri; erano la trasfusione di pensieri e incubi ricamati d'oro, un riflesso di un sogno dimenticato, qualcosa che aveva sapore di mistero e di pioggia.
Rimasero in silenzio, i due ragazzi, cullati dal ticchettare costante della pioggia, che ricordava la ninnananna dell'infinito.
Stettero fermi per tempo interminabile, mentre Fubuki disegnava, accartocciato su se stesso, come se fosse intento a rovesciare sentimenti su quel foglio che già straboccava di colori, senza perderne nemmeno una goccia, perchè anche la più piccola era importante.
Quando si raddrizzò, pareva stanco, ma incredibilmente felice.
Si alzò in piedi, e scarabocchiò qualcosa a lato del foglio.
-Beh, si è fatto tardi.- Disse allegro, raccogliendo i suoi pastelli e infilandoli in una borsa appoggiata al tronco, dove stava un album traboccante di fogli.
Terminò in fretta, e Nagumo non parlò, forse sfinito da quel silenzio calmo in cui era affondato.
Si concesse un ultimo sguardo agli occhi argentei e incredibilmente freschi di Fubuki, nonostante le gote arrossate e i capelli bagnati che ricadevano sbarazzini sulle spalle.
-Ciao, Nagumo-san. Spero di rivederti presto.- Sorrise ancora, e l'ultimo sorriso che gli dedicò fu forse il più bello.
Corse via, e solo quando fu lontano Haruya si riscosse, rabbrividendo e sbuffando.
Lanciò uno sguardo all'orologio che teneva al polso, e quasi non lanciò un grido, accorgendosi che erano quasi le due.
Hiroto lo avrebbe ucciso di sicuro, e Hitomiko gli avrebbe dato una mano.
Si alzò, imprecando contro il tempo e contro quel ragazzino inquietante che se ne era appena andato.
Si tirò sulla testa il cappuccio, e corse via, veloce, senza voltarsi indietro.
E a terra stava un disegno ormai consumato dalla pioggia, carta colorata di viola di cui rimaneva solo una striscia ben definita, trasportata dai fiotti di fango che gli stavano intorno.
Una linea di carta zuppa con i bordi leggermente tirati verso l'alto.
Un sorriso.











OOOOkkkkkaaayyyy...
Non so come mi sia venuta in mente.
Davvero. <.<""
E' tutta colpa di Angy, non mia!! >o<
No, forse è anche un po' colpa mia. ^^"
Dopo aver letto la sua fic mi sono messa a scrivere, ed è uscito questo.
Quindi questa fic è dedicata a lei, alla mia gemellina fanatica di licheni e pazzia, ma a cui voglio un mondo di bene! <3
Sono in vena di cose coccolose, già. :3
Beh, che dire, vi lascio, spero che la fic vi sia piaciuta! ;)
Ciao ciao! ^.^/
Lucchan 
  
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