Entro nel mio appartamento buio, ma non accendo la luce. Stasera ho bisogno di riflettere, di pensare e il bagliore accecante del mio lampadario potrebbe distogliermi dal mio obiettivo. Mi tolgo la giacca lentamente, le scarpe e mi siedo sul mio divano con le braccia dietro la testa e lo sguardo rivolto al soffitto. Non è stata una settimana come le altre. Ho provato tanti sentimenti contrastanti in questi giorni che mi hanno stancato sia fisicamente che mentalmente.

E' iniziato tutto con un caso sotto copertura. All'inizio sembrava andare tutto perfettamente, ma poi Ziva ha quasi perso la vita combattendo con un assassino. Quando l'ho saputo il mio cuore ha cominciato a battere incessantemente e non ho potuto fare a meno di preoccuparmi e di chiedere a McGee come stesse. Strano come certi sentimenti vengano a galla solo quando rischi di perdere una persona, vero?

Quando l'ho vista la prima volta dopo l'incidente ho intuito subito che c'era qualcosa che non andava. Volevo aiutarla e volevo vederla sorridere come solo lei riesce a fare. E' strano ma mi piace farla ridere, mi fa sentire come se fossi la persona più fortunata sulla faccia della terra. Ma quando questa volta ho allungato una mano per spostarle i capelli, lei mi ha quasi rotto un braccio. Ma l'ho capita...voglio dire aveva appena avuto un'esperienza traumatica, no? Ovvio che non si sentisse in vena di essere toccata. Ma a Michael l'ha permesso.

Ripensare a lui mi suscita ancora una forte fitta allo stomaco. Ed è quello che ho provato vedendoli insieme in quel bar.
All'inizio sono riuscito a trattenere la gelosia perchè capivo che Ziva non era se stessa. Non riusciva a pensare lucidamente. E così ho insistito per invitarla a bere qualcosa e farla sfogare. Ma ha rifiutato. Ed è andata a letto con Michael.

Come ha potuto lasciare che qualcun altro la consolasse al di fuori di me? Come è potuta andare a letto con un sospettato?
La gelosia si è mescolata alla preoccupazione e il tutto si è trasformato in odio feroce. La volevo strangolare e non sto usando un eufemismo. Una parte di me mi diceva che dovevo capirla, starle vicino in un momento così difficile, ma tutto ciò a cui potevo pensare era lei a letto con quell'uomo. Credevo che provasse qualcosa per me, e invece in quel momento sembrava che io non esistessi per lei.

Il mio odio mi ha portato a volere a tutti i costi che Michael fosse il complice...doveva esserlo, così Ziva sarebbe stata costretta a lasciarlo. Infantile vero? Bè lo sono sempre stato e forse erroneamente penso che lei mi appartenga come una vera anima gemella. Strano perchè se Ziva non me ne avesse parlato quel giorno vicino al distributore di merendine credo che io non ci avrei mai pensato. Ma ora ritengo che sia più vero che mai, se escludiamo il fatto che lei stava per rovinare tutto...

Quando Abby con la sua voce strillante ha riferito a tutto il mondo che Michael non era il colpevole, sarei voluto morire.
Non volevo chiamarla, non volevo perderla. Ma questa volta ha vinto la parte più razionale di me e il mio senso di colpa nell'averla trattata da schifo.

Nei due giorni successivi ho notato che Ziva stava lentamente tornando se stessa, e non so come stamattina mi sono reso conto che aveva lasciato Michael. Mi ha guardato, davvero guardato dalla sua scrivania, come mi guarda ultimamente quando crede di non essere vista, con gli occhi lucenti e sarcastici e un mezzo sorriso dolce dipinto sul viso. Ed ho capito che era tornata lei e che saremmo tornati al nostro vecchio rapporto fatto di battutine, scherzi e sguardi che dicono più di mille parole. Quanto durerà tutto questo? Molto probabilmente fino a che non succederà qualcosa che ci costringerà ad ammettere ciò che proviamo. E a quel punto il nostro rapporto di odio-amore dovrà prendere una piega che ci spaventa, che ci preoccupa, ma che ci renderà felici oltre ogni aspettativa.

Fino a quel giorno credo che non darò mai più Ziva per scontata.